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Autore: miseenabime    25/08/2017    3 recensioni
"Una delle cose che il suo primo cavaliere aveva cercato di farle capire, e che lei aveva notato nel corso di quell’incontro, era che Jon Snow non si sarebbe piegato. [...] aveva capito che l’unico modo per fare di Jon Snow un alleato era guadagnarsi la sua fiducia, e Jon Snow non si sarebbe mai fidato di un’estranea."
Ambientato dopo la 7x03.
Il soggiorno di Jon Snow a Dragonstone da più punti di vista e lo sviluppo della relazione con Daenerys.
Vorrei tanto essere in grado di gestire una storia con più trame e personaggi, ma siccome sarebbe solo un bel casino, si parlerà principalmente di chi si trova a Roccia del Drago. Ah, dovrebbe avere 9 capitoli (prologo escluso). Buona lettura :)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Davos Seaworth, Jon Snow, Missandei, Tyrion Lannister
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6: Socha

 

“C’è una pioggia che deve bagnare
e c’è un tempo che deve passare
perché c’è un dolore che deve scavare
poi magari se ne andrà.
Poi magari.
C’è un silenzio che deve calare
e c’è un rimpianto che deve restare dov’è
C’è un ricordo che deve far male
quello no, non se ne andrà.
Ma io non ci perdonerò.
Condannati a ricordare tutto il tempo
per pensare a errori che ora non faremo più.
Ma io non ci perdonerò.
Io non ci perdonerò.”

 

 – R. Francesco

 

 

Jon aveva sempre odiato le porte. No, non è vero. Ma le celle, quelle erano assolutamente insopportabili. Erano passati solo un paio di giorni e la sua rabbia per essere stato trattato come l’ultimo dei criminali dalla ragazza,– quella ragazza – era altalenante: prima pensava che sì, effettivamente, aveva sbagliato e subito dopo mandava tutto a farsi fottere perché no, non poteva trattarlo così, non poteva dopo quello che era successo tra di loro. Tecnicamente, quello che stava per succedere. Ma era così, un giorno tempesta, un giorno deserto, e mai una conferma ai suoi milioni di dubbi. Il silenzio era diventato la sua casa e quando dei passi si avvicinarono, li udì subito, e li riconobbe subito.
«Non sono stato io» affermò ad alta voce.
«Nemmeno il tempo di chiederti come stai»
«Non sono un traditore» ribadì, più duramente di prima. Il folletto comparve dall’ombra del corridoio, con una torcia in mano.
«Su questo si potrebbe discutere» ora rientrava completamente nella sua visuale, il viso rovinato dalle cicatrici illuminato dalla luce gialla del fuoco.
Jon si sentì offeso «Credi davvero che-»
«Hai mandato dei corvi senza permesso, già questo potrebbe essere considerato tradimento» lo interruppe Tyrion.
«Ho solo scritto alla mia famiglia e a Sam!»
«Quale parte di senza permesso non ti è chiara, bastardo?» Tyrion rifletté un attimo «Beh, mi domando se sia ancora il modo giusto di chiamarti».
Jon si ammutolì.
«Avresti semplicemente potuto chiedere» ribadì il nano.
«Erano questioni delicate» cercò di difendersi il ragazzo «E poi…» aggiunse incerto, guardando il pavimento «non volevo creare altri problemi a Daenerys, ne ha già troppi»
«Daenerys»
«Sì»
«Ripetimi l’ultima improbabile scusa, per favore»
«Non è una scusa» ribatté il giovane «E ho detto che non volevo crearle altri problemi»
«Ah, quindi mi stai dicendo che l’hai tradita per il suo bene?!»
«Non l’ho tradita!» Jon si alterò, iniziando ad alzare la voce e avvicinandosi alle sbarre «Perché avrei dovuto farlo?! Finalmente ho trovato qualcuno che – mi piace – condivide i miei ideali» cercò di finire la frase nel modo più convincente possibile.
«I tuoi ideali» ripeté Tyrion sarcasticamente.
«…sì»
«Giovane» iniziò il folletto «sarò pure basso, brutto e magari anche grasso, sicuramente un alcolizzato, ma non sono stupido. Non sono i suoi ideali, che guardi incantato ogni volta. Con quella faccia da pesce lesso, insopportabilmente smielata».
Jon rimase in silenzio, non sapendo cosa rispondere.
«L’hai ferita» Tyrion ruppe il silenzio.
«Anche lei» ribatté subito Jon.
«Non sei nelle condizioni di lamentarti»
«Mi tratta come un criminale!»
«Beh, lei avrà anche esagerato ma tu hai oggettivamente sbagliato»
«Non doveva trattarmi così» disse, con lo sguardo basso.
«Il fatto che provi qualcosa per te non ha fatto altro che peggiorare la situazione» Jon alzò la testa verso di lui, perplesso.
«Andiamo, l’ho detto prima, non sono stupido. E non negare che la cosa sia reciproca» Jon stava per replicare, ma Tyrion lo zittì, alzando un dito e apostrofandolo «Ah ah, shh, non mentire»
«Ormai non importa più» rispose Jon, un po’ troppo sconsolato per qualcuno che aveva appena cercato di negare.
«Credo che tu sia innocente, Jon Snow» il folletto ci pensò un attimo «Jon S-, Jon, ehm, Jon il-cognome-che-più-ti-aggrada»
Jon non rispose alla provocazione sulla sua famiglia «Credi che io sia innocente, ma mi hai attaccato fino ad ora»
«Stavo solo cercando di averne la prova, della tua innocenza e dei tuoi… ideali» Jon strinse le labbra a quella frecciatina non troppo velata «questa sera le parlerò»
«Ma non mi dire» rispose Jon fingendosi incredulo «intercederai per me, te ne sono grato»
«Faresti meglio a esserlo davvero» gli rispose Tyrion, facendo dietro front nel corridoio.
Jon lo vide allontanarsi e si pentì quasi subito di averlo preso in giro, d’un tratto ebbe paura che avesse frainteso.
«Tyrion, diglielo!» si affrettò ad avvertirlo
«Cosa?» gli chiese il folletto, in lontananza
«Che è importante per me!»
«Lei o uscire di qui?» gli domandò, sparendo definitivamente dalla sua vista.
Lei.
«Entrambe» Jon lo disse più a sé stesso che a qualcun altro, Tyrion se n’era già andato.

 

-

 

Daenerys era arrabbiata. Era arrabbiata con lui, da quando aveva messo piede a Roccia del Drago l’aveva considerato un uomo con dei valori, con un onore, la cui parola valesse qualcosa, invece si era rivelato l’opposto. Era arrabbiata perché, in quella sala, al suo arrivo, aveva parlato con una persona dalle idee simili alle sue, qualcuno in cui, in un certo senso, rivedeva anche una parte di sé stessa, quella parte orgogliosa e forte, che non si era mai lasciata abbattere da nessun ostacolo che avesse incontrato nel corso del suo cammino. Era arrabbiata perché dalle sue parole, dai suoi comportamenti, si era fatto conoscere davvero come una brava persona, qualcuno di cui ci si potesse fidare, di un’integrità morale che pensava fosse estremamente rara, quasi estinta, in questo continente, in questo mondo dilaniato dalla guerra e schiavo di inganni, sotterfugi, tradimenti ad opera di uomini senza scrupoli il cui obiettivo primario è la ricchezza, il potere e la sottomissione dei più deboli. Invece, anche quel briciolo di speranza che aveva visto in Jon Snow, si era dimostrato nient’altro che un miraggio.
Poi era arrabbiata con sé stessa. Lo era perché lui aveva finto, l’aveva usata e lei gliel’aveva lasciato fare. Era così delusa dal suo comportamento, nel corso degli anni aveva imparato, a sue spese, che lungo il tragitto della vita avrebbe incontrato tante maschere e poche persone, ma non pensava che anche lui potesse rivelarsi tale. Un’altra cosa che aveva imparato era non esporsi troppo, nascondere la sua vulnerabilità in modo che gli altri non potessero usarla per i loro scopi, invece con lui non si era data ascolto, si era aperta, aveva lasciato, anche se per poco, che riuscisse a conoscerla più a fondo e lui aveva usato quel privilegio, che ora lei si sentiva di definire atto di debolezza, per ottenere ciò che voleva e nel mentre, incurante, farle male.
D’un tratto un senso di vuoto le attanagliò lo stomaco e sentì il bisogno immediato di sedersi. Il fuoco era l’unica fonte di luce ora che era calato il sole, nel suo scoppiettio e nelle sue scintille trovò un po’ di conforto.
Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, poi sentì bussare alla porta della stanza. Non rispose, ma la porta si aprì comunque.

«Maestà» la voce del suo primo cavaliere arrivò dall’ingresso «è tutto apposto?»
«Perfettamente» rispose cercando di mascherare le sue emozioni.
«Ho notato che non state particolarmente bene da quando…» Daenerys gli lanciò un’occhiata e Tyrion fece qualche passo verso di lei «Sono solo preoccupato per voi… voglio solo assicurarmi che stiate bene»
«Va tutto bene»
«Vostra Grazia ultimamente siete stanca, distratta, assente, non possiamo mettere in atto i nostri piani se state così. Se è a causa di Jon Snow allora non dovreste tenerlo prigioniero»
«Come osi?» Daenerys si alzò in piedi «Mi ha tradita!»
«Questo io non credo»
«Devo ancora capire da che parte stai, dalla sua o da quella della tua famiglia»
«Nessuna delle due, sto dalla parte di persone in cui credo e che stimo, voi due. Jon Snow sarà pure un bastardo, un orgoglioso e noioso uomo del nord, ma non è un traditore. Così come voi non siete ingenua ma nemmeno invulnerabile, e pensare di esserlo e poi sentirsi feriti sì, può portare a fare scelte impulsive, ma non sempre giuste e non sempre incontrovertibili».
Daenerys rimase in piedi a guardarlo, nonostante il divario di altezza, mentre cercava di metabolizzare le sue parole.
«Non ti tradirebbe mai» aggiunse il folletto.
«E come lo sai?»
«Per come ti guarda» Daenerys capì dove voleva arrivare e sentì la rabbia mischiarsi alla tristezza nel suo stomaco, ma cercò di mantenere un contegno, da vera regina.
«Era questo il suo scopo, no?» sorrise amaramente tentando di ironizzare, ma senza successo.
«Credo che non avesse previsto di innamorarsi»
Quella frase fece accelerare il cuore di Daenerys, cosa che lei stessa non sopportò.
«Non è innamorato»
«Oh no, sono sicuro che si incanta a guardarti perché soffre di sindrome da deficit di attenzione»
Daenerys strinse le labbra «Questo non significa che non mi tradirebbe» replicò.
«Vorrei che aveste avuto la possibilità di conoscere Ned Stark, ha pagato un presunto tradimento con la sua vita. Invece era l’uomo più onorevole e degno di essere chiamato lord che abbia mai conosciuto. Io ho conosciuto lui e poi ho conosciuto il suo bastardo, beh così credo, Jon Snow e, per quanto quel ragazzino assomigli al padre in poco e nulla, una cosa hanno sicuramente in comune: non sono traditori. Le nostre prove non sono schiaccianti e Jon Snow non merita di stare in prigione. Non posso biasimarti, maestà, so cosa significa sentirsi traditi da chi – si ama – si è guadagnato la nostra fiducia e so che dopo tutto quello che hai passato questa è la tua più grande paura, ma so anche che sei ragionevole e che sai riconoscere i tuoi errori, e alla fine farai sempre la cosa giusta. Anche per questo sono venuto da te dall’altra parte del mondo, anche per questo ti ho scelta come mia regina».
Daenerys rimase colpita da quelle parole e, proprio mentre stava per replicare, un corvo gracchiò e si appollaiò sul davanzale della finestra.

 

-

 

«Sei qui per giustiziarmi?» il rumore dei suoi tacchi sulla pietra aveva risvegliato Jon dal leggero sonno in cui era caduto e quando, nella penombra, aveva visto la sua figura dai capelli argentei illuminata dalle fiamme della torcia, dentro di lui era rimontata tutta quella rabbia che sembrava sparita, fomentata da un enorme senso di umiliazione.
«No» Daenerys si avvicinò alla cella e, scandendo ogni gesto, estrasse le chiavi e aprì la porta. Jon restò ammutolito per la sorpresa. «Ero arrabbiata» fu lei a rompere il silenzio che era calato tra le mura della prigione «ero delusa. Non so se più da te o da me stessa. Ho sbagliato, riconosco il mio errore, ti ho trattato nel peggiore dei modi senza nemmeno sentire le tue motivazioni, senza dare la possibilità di spiegarti. Non sto cercando di giustificare il mio comportamento, Jon, voglio solo farti capire che, probabilmente, in cuor mio, non sarei mai riuscita ad accettare che tu fossi un traditore, e la sola idea mi ha fatto… ho perso il controllo, mi dispiace. Credo che – tu – sentirmi tradita sia il mio punto debole. So che ora sarai arrabbiato con me, ne hai tutte le ragioni, ma vorrei che accettassi le mie scuse e, ehm, ecco» la ragazza aprì completamente la porta della cella «sei libero di andare. E non dico solo qui, sei libero anche di tornare a casa» fece un passo a sinistra, facendosi da parte, in modo che Jon potesse passare.
Jon uscì dalla cella ancora incredulo per le parole che aveva sentito. Aveva immaginato di fare una sfuriata, di rinfacciarle il suo comportamento e la sua diffidenza verso di lui ma adesso, vedendola così sinceramente dispiaciuta – e anche un po’ in imbarazzo – tutta la sua rabbia stava, piano piano, scemando. Pensò all’idea di poter tornare a casa, di poter, finalmente, rivedere le mura di Grande Inverno, rivedere la sua famiglia, tornare con l’ossidiana che era riuscito ad estrarre e fabbricarne delle armi. Poi però il suo sguardo – e i suoi pensieri – fu catturato di nuovo dalla ragazza in piedi accanto a lui e, all’improvviso, si rese conto che non poteva – e non voleva – lasciarla.
«Sono ospite e non ho obbedito alle regole di casa tua, anch’io ho sbagliato, scusami» le disse riconoscendo i suoi errori. Daenerys gli rivolse un leggero sorriso e Jon capì che, da quel viso, non si sarebbe mai potuto allontanare.
«Credo che… fossi arrabbiata più per questioni personali, che non per un presunto tradimento» disse Daenerys, cercando di nascondere l’imbarazzo.
«Credimi» Jon le prese le mani «Quello che è successo… quello che sento nei tuoi confronti, non c’è niente di falso o programmato o qualsiasi altra cosa. Veniva da qui» con un gesto delicato poggiò una delle mani di Daenerys sul suo torace, nel punto in cui, sotto ai vestiti, la pelle, la carne, stava il suo cuore.
«Io voglio crederti» gli rispose con la voce un po’ tremolante.
«Allora guardami» Jon le si fece più vicino e Daenerys percepì l’aumento nella velocità di scorrimento del sangue in ogni vena del corpo, mentre il cuore batteva più veloce «Guardami negli occhi e dimmi cosa vedi»
Sono sicuro che si incanta a guardarti perché soffre di sindrome da deficit di attenzione.
Credo che non avesse previsto di innamorarsi.
Le parole di Tyrion le risuonarono nella testa mentre scrutava negli occhi scuri del ragazzo che le stava di fronte e, senza nemmeno rendersene conto, vi si perdeva poco a poco. Jon le si avvicinò ancora e una delle sue mani le cinse dolcemente il collo, mentre le accarezzava la pelle con le dita. Mentre il suo viso si avvicinava, Daenerys riusciva a sentire il suo profumo, che non se n’era andato del tutto nonostante i giorni passati nella cella e già le sembrava di percepire il pizzico della sua barba sopra la pelle delicata delle sue guance, mentre all’interno tutto il suo corpo si agitava in silenzio. La paura la invase tutto d’un tratto, il timore di sbagliare di nuovo, di lasciarsi andare un’altra volta la travolsero come un’onda in mare aperto e, con un movimento istintivo, spostò la testa di lato.
«Dovreste riposare. E rimettervi in forze» gli disse frettolosamente, mentre si affrettava a liberarsi di quella situazione, dove le sue debolezze avrebbero prevalso di nuovo, e si dirigeva con passo veloce verso l’uscita.
Jon era a dir poco spiazzato.
Ci saranno altre occasioni.
Aveva detto.
Non me ne pento, non farlo nemmeno tu.
Evidentemente, Daenerys se n’era pentita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Autrice
Allora, partiamo dal titolo e del suo significato: "Socha (noun.): the hidden vulnerability of others"
poi ci sono due citazioni, una quando Tyrion parla degli sguardi di Jon, l'altra quando Daenerys gli dice che dovrebbe riposare, entrambe provenienti dalla 7x06.
Mi scuso se non sono riuscita ad aggiornare prima, anche se comunque rientro nella settimana, ma il capitolo è risultato più lungo del previsto (pensavo davvero sarebbe stato corto, visto le poche cose che dovevano succedere) e l'esame di giovedì mi sta con il fiato sul collo. A tal proposito, non aspettatevi il prossimo capitolo (che potrebbe essere il penultimo o l'ultimo, -sigh- dipende da cosa decido di mettere/tagliare/non lo so) prima di giovedì/venerdì/fine settimana. Ringrazio tutti quelli che mi hanno lasciato una recensione, qui e nelle altre one-shot (PS se non le avete ancora lette buttateci un'occhio), per il tempo che mi hanno dedicato e per i complimenti :)
Vi saluto e vi aspetto al prossimo capitolo,
Hyp.

  
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