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Autore: Veni Vidi Jackie    26/08/2017    0 recensioni
Guidare sicuri in via Trieste, a Lido di Ciomarea
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il motorino era esattamente dove lo avevo lasciato: in piedi sul vuoto, in mezzo al cielo.

Louis Sinatra fermò la macchina e mi guardò sorridendo.

- Bene – disse – credo che questo sia il tuo capolinea. Ricorda: nessuna domanda quando tornerai giù. Non raccontare a nessuno di questa esperienza -

Mi sentivo confuso quanto prima. - Okay...-

Mi allungò di nuovo la mano. - E’ stato un piacere conoscerti, Alessandro. -

Ricambiai il saluto e scesi dall’auto, camminando nel vuoto: feci molta fatica a non farmi prendere dal panico.

- Ricorda: nessuna parola! Non devi parlare con nessuno, Alessandro! - mi esclamò dietro Sinatra, mentre raggiungevo Will. - Niente di niente! -

Annuii più volte per fargli capire che avrei tenuto la bocca chiusa e indossai il casco, per poi salire sul motorino.

- Metti in moto e quando sei ad una certa velocità spingi il manubrio in basso, proprio come se dovessi scendere. Io ti guarderò da lontano – mi consigliò

- D’accordo. -

In realtà sapevo già come fare: non avevo certo dimenticato le mie acrobazie di qualche minuto prima. Oppure di qualche ora prima? Non sapevo più quanto tempo fosse passato…

Misi in moto e partii, percependo lo sguardo di Louis Sinatra su di me.

Quando fui ad una certa velocità, feci pressione sul manubrio verso il basso e riuscii a perdere quota. Piano piano mi resi conto di stare sorvolando via Einaudi, vicino a dove avevo spiccato il volo. Mi abbassai fino a toccare la carreggiata e, una volta “atterrato”, costeggiai la Fossa del Prete (uno sporco fossato) per poi girare in via Martiri delle Foibe. Raggiunsi uno stop e dopo pochi secondi ero in via Trieste.

Rieccomi qui, sul luogo del misfatto. Stavolta fui attentissimo: superai il cartello “strada dissestata” e le prime buche. Ed eccolo lì: il sollevamento stradale che mi aveva giocato quel tiro mancino.

Parcheggiai Will a bordo della strada e mi soffermai a guardare con più attenzione quel “dosso” naturale. Era davvero alto: c’era da stupirsi se nessuno, guidando un motociclo, ci avesse mai lasciato le penne. Feci attenzione che non passassero veicoli e mi chinai, per vederlo ancora meglio.

Soddisfatto del mio sopralluogo, guardai l’orologio: le tre e un quarto, ero stato in cielo per circa mezz’ora.

Tornai al motorino e nel mentre che mi sistemavo il casco scorsi un movimento dietro un albero, uno dei tanti pini che costeggiavano via Trieste sul lato destro. Mi ero parso di aver visto un uomo che mi sbirciava, qualcuno che si era subito ritratto dietro il tronco non appena lo avevo scorto. E, avevo paura anche solo pensarlo, mi sembrava che assomigliasse molto a Louis Sinatra, l’uomo delle stelle: aveva gli stessi abiti. Non ne ero sicuro, ma questa era stata la mia impressione.

Mi allontanai da Will per avvicinarmi al pino in questione, facendo attenzione a non fare rumore. Quando fui abbastanza vicino mi fermai, timoroso di soddisfare la mia curiosità. Preso coraggio, accelerai il passo e superai il tronco: non c’era nessuno.

Piuttosto confuso, me ne tornai da Will e in quegli stessi istanti ebbi la forte impressione di essere spiato da qualcuno. Mi girai indietro, ma stavolta non vidi niente nemmeno dietro i pini. Forse mi ero sognato tutto…

Accesi il motorino e ripartii: c’era una giornata al mare da trascorrere.

 

 

L’aver trascorso il pomeriggio in spiaggia coi miei amici mi fece completamente dimenticare la mia disavventura di qualche ora prima: arrivato a casa, intorno alle 18:30, ero ormai certo che mi fossi sognato tutto.

Era stato un sogno, un’allucinazione, o forse uno scherzo dovuto al caldo.

Eppure sembrava così reale…

No, non ci dovevo pensare. Ogni volta che mi sorgeva un dubbio, anche un minimo dubbio che in realtà non mi fossi sognato nulla, mi mettevo a fare qualcos’altro pur di non pensarci: soprattutto ascoltare la musica.

Fu durante la notte che cambiai idea. Feci un sogno: stavo volando in cielo con Will, il mio motorino. Incrociai una ragazza su uno scooter, la stessa che avevo visto il giorno precedente, che mi aveva superato senza nemmeno degnarmi di uno sguardo. Stavolta, però, non appena ci incrociammo si girò verso di me e disse:

- Questo non è un sogno. -

Nient’altro.

Riportai l’attenzione dalla ragazza a davanti a me e stavolta non c’era Louis Sinatra in auto che rischiava di colpirmi, ma l’uomo che avevo intravisto in Via Trieste, quello nascosto dietro un albero. Avevo ragione: era vestito proprio come Louis Sinatra. Mi guardava da sotto il cappello di feltro, con le mani in tasca e le gambe leggermente divaricate. Aveva uno strano sorriso sulla faccia, che non mi piaceva affatto.

Andavo troppo veloce per evitarlo: mi stavo già preparando all’impatto, mentre lui non si era minimamente scomposto. Era ancora nella stessa posizione, con lo stesso sorriso. Nel momento di colpirlo, però, mi svegliai di soprassalto.

In poche ore avevo cambiato idea: non avevo sognato.

Era successo davvero.

  
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