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Autore: slenderguy93    26/08/2017    1 recensioni
Ormai sono passati due mesi da quando la vita di Dante è stata stravolta.
E' stato costretto ad accettare che nascosto dal nostro, esiste un altro mondo, violento e spietato, abitato da creature antiche e potenti oltre l'umana immaginazione.
Tuttavia sembra che sia riuscito a raggiungere un equilibrio... destinato a spezzarsi nuovamente con l'arrivo di vecchie e nuove conoscenze.
Dal testo:
“La promozione si è esaurita, ed anche il mio BB è al limite.
Inizio a planare verso il suolo, lo sguardo fisso verso terra; non riesco ad incrociare quello degli altri. Ero la carta vincente del piano, ma non sono riuscito a compiere il mio dovere…
“…Ho perso il conto dei complimenti che ho fatto stasera, ma questi sono davvero sinceri e soprattutto meritati. Era da un paio di secoli che non subivo un colpo del genere.” Kokabiel è atterrato poco prima di me, e mi concede il primo sorriso privo di follia e derisione che gli abbia mai visto fare.
Peccato che non me ne freghi un cazzo che provi rispetto per me. Avrei dovuto sconfiggerlo ad ogni costo…”
Seconda parte di DxD Tales. E' consigliato di leggere prima Knocking on Hell's Doors.
Genere: Azione, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Asia Argento, Nuovo personaggio, Rias Gremory, Yuuto Kiba
Note: Cross-over, Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'DxD Tales'
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Mi trovo al piano terra del vecchio edifico scolastico, davanti ad una grande doppia porta bloccata da un grosso lucchetto e numerosi sigilli magici. Insieme a me ci sono Rias e il resto della scacchiera, e Xenovia, che ha insistito per essere presente al rilascio del primo alfiere della nostra padrona.
Pare che le anticipazioni che ci ha dato la rossa fossero sufficienti a catturare la sua attenzione. Ma vi starete chiedendo perché ho specificato primo
“Mmm! Non vedo l’ora di conoscerlo, nyo!” sento le gambe farsi di pastafrolla, e le orecchie fischiarmi. Vedendo la mia espressione, Koneko mi dà qualche pacca incoraggiante sulla schiena.
Lo so, potrebbe sembrare esagerato però… quel tipo ha davvero effetti devastanti sulla mia psiche. Ma andiamo con ordine…
 
Il giorno prima.
 
“Dante-kun, sono lieta di annunciarti che abbiamo deciso di accogliere un nuovo membro nella scacchiera: vi conoscete già, ma credo siano opportune le presentazioni di rito. Prego.” Alle parole di Rias, un individuo che speravo di non rivedere per un bel pezzo fa la sua comparsa nell’aula del club. Un intensa sensazione di gelo penetra nelle ossa…
“Ciao, Dante-san. Sono felice di incontrarti di nuovo… spero che questa volta non sverrai dall’emozione! Sono il nuovo alfiere della squadra, nyo!”
…………………Mil-tan.
Non. È. Possibile.
“…piacere mio. …sarò felice di lavorare con te…” sto cercando di rendere la mia voce il meno sepolcrale possibile, ma non sono certo del risultato. Speravo che quest’idea malsana avesse abbandonato la testa di Rias, ma è chiaro che mi stavo illudendo.
“Bene, vi comunico inoltre che l’ordine di tenere sigillato il mio primo alfiere è stato revocato. Pare che i risultati dei nostri ultimi due scontri abbiano impressionato il Gran Re, l’Arciduca, e il resto dei piani alti, e che mi reputino pronta per controllarlo. Domani andremo a rilasciarlo.” Lo sguardo incuriosito di Xenovia è puntato su di lei, mentre gli altri hanno delle espressioni complicate.
…Chissà che tipo è. Perlomeno non è un altro travestito disturbato, no?
 
Ora.
 
Le restrizioni sono state rimosse, e la porta spalancata. Appena la luce ha iniziato a penetrare nella stanza buia però, è partito uno strillo acuto.
“Noooooooo!” Rias sospira, ed entra nella stanza.
“…Buongiorno anche a te. È bello vedere che le energie non ti mancano...”
“Perchéééééééé?!”
“Ara, il sigillo è stato rimosso, puoi uscire ora.”
“Nooooo! Questo posto è beeeeello! Non voglio incontrare personeee!” io e Xenovia siamo così confusi da scambiarci un occhiata perplessa. Poi distogliamo bruscamente lo sguardo.
Kiba e Koneko invece scuotono la testa amareggiati, e seguono Akeno e la Buchou all’interno. Perciò non ci resta che imitarli.
La stanza lascia filtrare giusto un filo di luce dalle persiane, ed è arredato in stile gotico come il resto dell’edificio, ma alcuni particolari stonano un tantino: peluche, soprammobili vezzosi e cuscini e coperte rosa. E quella bara nera nell’angolo più oscuro.
Nascosta dietro un divanetto, si intravede una ragazzina dai capelli color platino e gli occhi porpora. Probabilmente è albina, a giudicare dal pallore della pelle che la fa somigliare ad una bambola di porcellana, e al momento sta tremando un sacco.
Però… visti quella bara e quell’aspetto, non sarà mica—
“Oh cielo, ma quanto sei carino, nyo!” sento le gambe indebolirmisi.
“…Un momento. Cosa hai appena detto Mil-tan?! Carino?” fisso meglio l’alfiere, che indossa la classica uniforme femminile della Kuoh.
Fa che abbia capito male… fa che abbia capito male… fa che abbia capito male…
“Ma certo nyo, non lo pensi anche tu?” fa lui/lei posandosi le grosse mani sulle guance.
…non è quello che intendevo, dannazione!
Akeno si accorge del mio orrore crescente e si gira verso di me.
“Esatto Dante-kun. Gasper-kun è un maschietto.” fa con uno sguardo malizioso.
Kiba e Koneko corrono verso di me sorreggendomi.
“…Capisco. Dunque hai questo tipo di gusti, Rias-buchou…” faccio con la voce e l’espressione che avresti se il tuo migliore amico ti pugnalasse alla schiena.
Lei sospira nuovamente e scuote la testa.
“Ti assicuro che  è solo una coincidenza, Dante-kun.”
 
“Ieri notte, ho fatto un sogno. Il nostro team era completo, e composto da gente forte, affidabile, e soprattutto, priva di gravi disturbi psicologici. Nella mia vita precedente devo essere stato un assassino di massa, altrimenti non mi spiegherei il karma* che mi ritrovo…”
Rias, Akeno e Kiba se ne sono andati per effettuare alcuni preparativi per il summit, ed hanno scaricato su di noi (e me in particolare ovviamente), il compito di trascinare Gasper Vladi fuori dalla stanza ed abituarlo nuovamente alla convivenza civile… nonché di preparargli pure un programma di allenamento, già che ci siamo.
Compito che questo recluso di un mezzo-vampiro sta rendendo quasi impossibile.
“…Scritti e sogni delle persone sono transitori.” Lancio uno sguardo esasperato a Koneko, autrice di questa perla di saggezza.
“…e gli incubi? Anche quelli sono transitori, vero?” lei si limita a sbattere le palpebre, ed a iniziare a svuotare metodicamente una terrina colma di dolcetti dopo essersi stravaccata sul divano.
Ed ecco che se ne va anche la mia ultima alleata…
“…Senti, Gasper-kun. Sei davvero sicuro di non voler nemmeno provare ad uscire? Al momento a scuola ci siamo solo noi ed il Consiglio Studentesco—”
“Noooo! Per me il mondo esterno è impossibile! Ho paura! Ed anche se uscissi, causerei solo problemi agli altri!” sbuffo, decisamente seccato. Faccio un cenno a Xenovia, e con una manovra a tenaglia, ci avviciniamo a lui dai due lati del divano dietro cui è nascosto.
E all’improvviso, tutto diventa bianco. La mia mente è come bloccata, e solo dopo quello che scopro essere un intero minuto, riesco a riprendermi.
Forbidden Balor View.
È il nome del Sacred Gear di Gasper: praticamente gli permette di congelare il tempo bloccando oggetti e persone all’interno del proprio raggio visivo.
Il problema è che lui teme il suo stesso potere, e in perfetto stile mutante di casa Marvel, non è in grado di controllarlo. Da qui la sua agorafobia e il timore di ferire gli altri, nonché l’ordine dei piani alti di tenerlo segregato.
Inoltre, visto il suo terrore di tutto e tutti, anche il livello del suo potere è in costante crescita dato che gli SG traggono forza dalle emozioni. Stando a Rias c’è pure la possibilità che in un prossimo futuro raggiunga il Balance Breaker come me e Kiba… e con una capacità di questo tipo, non oso pensare al caos che potrebbe causare se non impara a gestire il suo SG.
“Mph, così non va Dante-san, Xenovia-san. Ci vuole gentilezza e delicatezza, nyo! Lasciate fare a me…” Mil-tan si avvicina al nostro fuggitivo (che però non ha ancora lasciato la stanza, limitandosi a dribblarci e lasciarci congelati nel tempo), e comincia a parlare amabilmente con lui. La cosa incredibile, è che dopo l’iniziale spavento nel vederselo/a avvicinare, lui non fugga nuovamente mettendosi invece ad ascoltarlo nervosamente.
Dopo pochi minuti stiamo tutti osservando senza parole quei due.
Ora immaginatevi la scena: un ragazzino in uniforme femminile, che fino a poco fa era chiaramente in piena crisi isterica, se ne sta tranquillo(quasi) ad ascoltare i complimenti ed i consigli di moda, arredamento, trucchi… ugh, ed altra roba, di un bestione supermuscoloso di oltre due metri vestito da maghetta.
…Voglio cavarmi gli occhi.
[…Partner. Quella… ragazza, ha ragione. Se fossi un po’ più calmo e lucido anche tu avresti capito che rimproverarlo ed inseguirlo non è la tattica migliore per convincerlo.]
Sbuffo. Ddraig ha ragione naturalmente, ma come dire… al momento non c’ho proprio palle di stare dietro anche a sti’ qui…
“…State tranquilli. Anche se Mil-tan risulta il— la più adatta per fargli superare l’agorafobia... mi occuperò io del suo allenamento. Tirerò fuori lo spirito guerriero che giace sepolto dentro di lui!” fisso Xenovia allucinato. Ma questa ragazza—
“…buona fortuna.” Ecco, Koneko mi ha rubato le parole di bocca.
Sembra che quei due siano giunti ad una svolta. Muovendosi cautamente nell’ombra di Mil-tan, Gasper prende fiato e coraggio raggiungendoci.
“Io… sono spiacente. Dante-senpai, Xenovia-san… so che state facendo tutto questo per il mio bene ma… ho paura, ne ho sempre avuta degli estranei. D’ora in poi cercherò di… affrontare i miei problemi. Spero di poter ancora contare sul vostro aiuto.” Dopo qualche istante di sbigottito silenzio, annuiamo.
“Certamente, sarà un piacere. Credo che ci convenga procedere per gradi: oggi consiglierei di limitarci ad un giro dell’edificio, mentre domani inizieremo l’allenamento in giardino, che ne dici?” lui abbozza un timido sorriso cercando di mascherare il terrore crescente al sentir nominare il mondo esterno.
“F-farò del mio meglio!”
 
 
[Lathian]
 
 
Ci troviamo nella sala più interna di un immane palazzo costruito in Giada Celeste, una delle pietre più resistenti esistente tra i mondi conosciuti. Ciononostante, esso sta comunque tremando a causa delle formidabili onde d’urto rilasciate nel campo d’allenamento del cortile esterno.
Siamo giunti fin qui per ottenere un supporto fondamentale per la nostra supremazia nel prossimo conflitto. In teoria lo avremmo già, ma in situazioni come questa c’è una prassi da seguire…
Dopo un attesa di quasi mezz’ora, finalmente i boati cessano. Percepiamo le due soverchianti aure che stavano causando tutto quel frastuono calare, e di lì a poco nella sala entrano una bellissima ragazza orientale vestita con un kesa* bianco, e un uomo biondo con una folta barba, indossante solo dei pantaloni corti e dei sandali, nonché impugnante una grande mazza da guerra dorata che ancora sfrigola di fulmini residui.
“Xandelsur, vecchio bastardo! È da mezzo secolo o giù di lì che non ti fai vivo… avanti, facciamoci un goccio.” A un cenno dell’ultimo arrivato, sul tavolino di fronte a noi compaiono un’anfora e quattro coppe. Il nostro boss fa un lieve inchino, che ci affrettiamo ad imitare.
“È un piacere anche per me rivederla, Imperatore Celeste. Accetterò la Sua offerta, ma i ragazzi non sono ancora maggiorenni, perciò temo che dovranno rifiutare” ci lancia un occhiata ammonitrice. Io tengo la bocca chiusa, Zaldor invece…
“…Eddai, non è gentile rifiutare un offerta simile! Crede davvero che non riusciamo a reggere un po’ d’alcool?” la faccia del nostro capo in qualche  modo si scurisce ulteriormente.
“…Ha una corrispondenza ad un grado alcolico superiore al 200%. Non potete reggerlo.” Per poco la mandibola del mio partner non casca a terra.
“…assurdo. Come diavolo è possibile una cosa simile?” alla sua domanda, sbuffo molto forte.
“…Il Soma è una bevanda divina. Fidati: è possibile.” …provo ancora vergogna al pensiero di cosa ho combinato e come mi sono ridotto quando ne ho bevuto un po’ alla fine del mio apprendistato con il sensei… le bastonate ricevute la mattina dopo sono state le più dolorose e meritate della mia vita. 
“Xandelsur, quanto volte ti ho detto di lasciar perdere questi formalismi durante gli incontri in privato? Indra e basta va più che bene, e questo vale anche per voi due, baldi giovanotti.” Il padrone di casa si accomoda sul mastodontico trono di fronte a noi, e dopo essersi materializzato addosso una camicia hawaiana rossa e un paio di occhiali da sole, ed aver trasformato la sua arma in un grosso gioiello attaccato ad una collana che si infila al collo, con un cenno del dito riempie due coppe facendo fluttuare l’anfora. Quindi una di essa vola verso di lui, l’altra dritta in mano al boss.
“…Lathian, Zaldor. Mi sembrate entrambi in forma.” Mentre quei due si perdono in discorsi che riguardano i vecchi tempi, la ragazza ci raggiunge. La sua aura, che fino a poco fa rivaleggiava con quella del sovrano del Monte Sumeru, è ora pressoché impercettibile.
“Almyora-senpai. Lo sei anche tu, sebbene risulti difficile crederlo dopo che ti sei scontrata col Dio della Guerra e della Vittoria… non sei neppure un po’ sudata.”
“Questo perché mi sono cambiata. Sia d’abito che di forma, se mi aveste vista pochi minuti fa… diciamo solo che non va per il sottile nemmeno durante gli allenamenti.”
“Abbiamo sentito… sul serio, mi chiedo come tu riesca a reggere il suo Vajra*: quella roba dovrebbe essere letale anche per la maggior parte delle altre divinità!” lei sorride leggermente.
“…ho i miei metodi. Volete fare una visita a maestro Wukong? Sarebbe in ritiro meditativo, ma avervi nuovamente qui entrambi potrebbe convincerlo a—” Zaldor scuote la testa agitato.
“…Neanche per idea! L’ultima volta che l’abbiamo interrotto durante un ritiro ci siamo ritrovati col cranio fratturato!”
“Concordo! Non è assolutamente il caso di disturbarlo!” lei ride piano.
“…Allora che ne dite di salutare Morsalon? Ormai è prossimo alla fine dell’addestramento, sarebbe felice di rivedervi in un momento così importante.” Annuiamo.
“Facci strada.” Lei inizia a guidarci per il palazzo.
Morsalon.
È il più giovane dei quattro draghi metallici ad avere un talento nel Senjutsu tale, da essere stato accettato come allievo da Sun Wukong* in persona. Ovviamente gli altri tre siamo io, Zaldor e la nostra Senpai.
Dopo mezz’ora arriviamo dinnanzi a un sala sotterranea protetta da sigilli divini di altissimo livello, sorvegliata da due nostri compagni, un marut* ed un siddha*. Scambiamo quindi i saluti con i guardiani, che ci aprono il portone.
Una volta entrati, esso si chiude dietro di noi, ma non ci facciamo caso, presi come al solito da ciò che ci circonda: un’infinità di rientranze nelle pareti che ospitano su morbidi e caldi cuscini centinaia e centinaia di uova. Sopra di esse, dei cristalli intagliati emanano un intensa perturbazione cronale, tenendoli in stasi temporale.
Dopo un paio di minuti passati a contemplarle, iniziamo a salire l’enorme scala a chiocciola al centro della sala. Ogni decina di metri, una balconata semovente permette di raggiungere le pareti che ospitano quei cuccioli addormentati.
…è uno spettacolo desolante e meraviglioso.
Meraviglioso perché loro rappresentano il nostro futuro, e stanno ricevendo le migliori cure di cui la nostra razza ed i  nostri alleati dispongano.
…Desolante, perché fino a due secoli fa avrebbero potuto crescere e schiudersi normalmente, invece di essere messi da parte come delle… rimanenze.
Anche noi tre abbiamo atteso a lungo in questo luogo, come molti altri nostri predecessori. Inizialmente era perché i nostri leader avevano deciso di limitare le nascite per non abusare dell’ospitalità di Indra-sama, che ci aveva offerto rifugio durante la caccia dell’alleanza dei diavoli.
Poi, dopo che la nostra nuova casa nel cuore dell’Himalaya era divenuta agibile, perché lo spazio per il nostro popolo non era sufficiente per tutti. I lavori di ampliamento stanno proseguendo tutt’oggi, ma scavare milioni di tonnellate di roccia e poi smaltirle, scolpendo ed incantando l’interno delle montagne più grandi del pianeta, è un po’ complicato perfino per noi.
Ed anche con l’aiuto dei nani che si sono uniti a noi, e il supporto delle divinità vediche, c’è un limite a quanto spazio possiamo ricavare da una singola montagna senza comprometterne la struttura, e soprattutto senza lasciare tracce magiche rilevabili dall’esterno.
Continuiamo a salire, fino a che non raggiungiamo il penultimo piano: lì troviamo quello che all’apparenza sembra un giovane elfo dagli ondulati capelli rossi. Sta fissando intensamente un paio di uova ramate, posizionate una di fianco all’altra.
“…Morsalon, hai visite.” Al richiamo di Almyora-senpai, lui si gira verso di noi.
“…Fratelli Anziani Lathian e Zaldor. È un piacere rivedervi.” Si batte un pugno chiuso nell’altro palmo, offrendoci così il saluto del guerriero. Ricambiamo entrambi, con mia grande sorpresa.
…per qualche motivo, da quando Zaldor ha preso le distanze dallo stile tradizionale concludendo l’addestramento con il sensei dopo soli vent’anni, ha sempre cercato di evitare di comportarsi da praticante. Mi sarei aspettato un “ehilà” od un cenno del capo.
“Piacere nostro. Sembra che il tuo controllo sul ki abbia ormai raggiunto il mio… ed anche la sua qualità è migliorata parecchio. Come ci si poteva aspettare da un allievo diligente come te.”
“…le tue parole mi onorano, Fratello. L’energia del fulmine che invece scorre dentro di te, si è fatta molto più intensa e temibile… sembra che tu abbia avuto modo di metterla alla prova.” Lui annuisce serio.
“Hai ragione, sebbene ancora non abbia trovato nemici soddisfacenti. Comunque siamo venuti qui per congratularci per il tuo ormai prossimo termine dell’addestramento, anche se suppongo che proseguirai con l’apprendistato come Lat… ormai manca poco anche alla tua prova di iniziazione, giusto?” lui ci sorride.
“Vi ringrazio. In effetti, stavo giusto valutando quale bestia sia adatta a provare le mie capacità di guerriero…”
“Mi auguro tu riesca a trovare quella giusta. Noi invece siamo nel bel mezzo di una missione di vitale importanza, e non sappiamo se e quando ritorneremo.” lui annuisce. Credo di sapere cosa voglia fare il mio amico borchiato ora…
“Bene, mi spiace fare questa toccata e fuga, ma avrei una questione importante di cui occuparmi… Sorella, puoi accompagnarmi nella forgia divina?” lei lo osserva attentamente, quindi dopo aver salutato me e Morsalon, si allontana insieme al mio partner.
“…di corsa come sempre, vedo. Piuttosto, che ne dici di un duello? Se lo facciamo nel arena vicino alle grotte degli Immortali, potremmo attirare l’attenzione del maestro senza rischiare bastonate in testa…” …l’idea non è malvagia, mi dispiacerebbe andarmene da qui senza prima vedere Wukong-sensei. Iniziamo a scendere le scale, ma noto che lui lancia un’ultima, malinconica occhiata alle due uova.
…fa male al cuore vedere scene come questa, è qualcosa a cui non ci potremo mai abituare.
Devo trovare un modo per fare sì che nessuno debba mai più ritrovarsi in una situazione del genere… in poche parole, garantire alla nostra razza la sicurezza necessaria per poter vivere nuovamente alla luce del sole.
Purtroppo, al momento la soluzione attuabile è solo una.
 
 
[Dante]
 
 
Sto salendo una lunga scalinata che porta al tempio shintoista(adeguatamente risistemato su misura per i diavoli) della città. Sotto l’arco d’ingresso mi attende Akeno, che ovviamente indossa il suo abito da miko.
“Ben arrivato Dante-kun. Mi dispiace averti chiamato così all’improvviso, ma la tua presenza è necessaria. Una persona ci sta attendendo...” il suo corpo mostra un po’ di tensione, e sebbene la sua espressione sembri serena come al solito, mi sembra di vedere un ombra su di essa.
“Ciao, Akeno-san. Sono curioso di scoprire a chi devo l’onore di questa chiamata…” una luce dorata inizia a propagarsi dall’ingresso del santuario.
“A me. Sei il Sekiryutei suppongo… piacere di conoscerti.” Essa si affievolisce, permettendomi di vedere un bel giovane biondo, vestito con una tunica immacolata. La sua voce è così calda e serena, dal mettermi quasi a disagio, e mi accoglie con un lieve sorriso.
Inoltre, nonostante sia estremamente repressa, emana un’aura sacra che posso definire tranquillamente immensa. Direi che è uno dei quattro Big del piano di sopra…
“Sono Michele, il capo degli angeli. C’è una questione di cui vorrei parlassimo.” Akeno lo raggiunge e ci fa strada all’interno del santuario principale.
…mi sa che c’è qualcosa di grosso in ballo.
 
L’area centrale del santuario interno è contornata da una serie di enormi pilastri in legno massiccio, che portano ad un altare che emana una sensazione di pericolo tale da farmi scattare istantaneamente in guardia.
[…una Dragon Slayer?]
“…la verità è che pensavo di darti questa. Stai tranquillo: è stata trattata in modo da non danneggiarti con il solo contatto…” una spada dai bordi inferiori dentellati fluttua verso l’arcangelo, che me la porge.
“…una spada sacra ammazzadraghi?!” lui annuisce.
“Si tratta di Ascalon, la spada di San Giorgio.” …ah, non sapevo che la sua spada fosse sacra ed avesse pure un nome…
“Con molta cortesia, dal momento che ti sto dando questo, dovresti essere in grado di gestirla… anche se sei un diavolo con il potere di un drago. Pensi di essere in grado di assorbirla con il Gift del Boosted Gear?” …Ddraig.
[Dipende da te. Gli SG rispondono alle emozioni, se lo desideri…]
“…per quale motivo mi sta facendo questo dono?”
“Perché il summit di domani è un opportunità per sbarazzarci di conflitti inutili, che non porterebbero altro che danno alle nostre tre fazioni. Le altre mitologie potrebbero approfittare della nostra debolezza per attaccarci, ora che la scomparsa di nostro Padre è stata rivelata. Questa spada è il mio regalo alla fazione dei Maou, ed ho ovviamente inviato qualcosa anche ad Azazel. Ho anche sentito parlare di spade sacro-demoniache… tutto questo è confortante.” La sua espressione non cambia di una virgola neanche parlando di queste cose o davanti la mia palese riluttanza. Beh, era abbastanza prevedibile… 
…regali e simboli. Capisco tutto, tranne una cosa…
“Abbiamo sentito da un drago che ci si opponeva che il Sekiryuutei è diventato un demone, perciò questa spada è un saluto ed un regalo. Da ora in poi sarai probabilmente bersagliato da nemici di tipo drago e forse anche dall’Hakuryuukou. Ho pensato che potesse essere una buona arma di supporto.” Ah. Quindi è così che stanno le cose.
“Molto generoso da parte vostra, ma… in pratica, mi sta chiedendo di accettare questa spada per diventare il vostro deterrente contro i draghi metallici?” dentro di me percepisco un impulso, una sensazione che mi spinge a rifiutare quest’arma. Razionalmente, anche se diventassi il loro ammazzadraghi ufficiale per me sarebbe comunque un vantaggio, visto che il mio potere aumenterebbe.
Però… ah.
Ora ho capito: non voglio trovarmi in debito con coloro che hanno permesso la cacciata di Asia e Xenovia per i loro comodi. Ma soprattutto, accettando questa spada sento che mi troverò inevitabilmente a combattere Lathian.
“…indipendentemente da ciò, saranno le loro azioni a definire il rapporto con la nostra mitologia. Hai forse qualche motivo per rifiutare?” annuisco deciso.
“Sì. Vi consiglio di regalarla ad un vero diavolo della fazione Maou. Io in realtà sono anche un agente dei Grigori dopotutto… che ne dite di Saji Genshirou? È il possessore di 2 dei 4 SG di Vritra, e pare stiano lavorando per riunire anche gli altri. Mi sembra un candidato migliore di me per i vostri scopi.” Lui inarca un sopracciglio emanando un po’ di sorpresa.
“…Quindi le cose stanno così. Capisco, farò come hai suggerito.” Rimane a fissarmi per qualche istante, quindi ripone nuovamente l’arma nel suo alloggiamento.
…devo chiederglielo. Devo sentirglielo dire.
“È stato interessante conoscerti, Dante Nandini…”
“…Un attimo, ci sarebbe una questione importante di cui dovrei parlarle.” Lui si blocca per un istante, poi scuote il capo dispiaciuto.
“…Temo al momento di non disporre proprio di tempo libero. Se hai qualcosa da chiedermi, potrei farlo dopo—anzi, anche durante, il summit. Per ora dovremo salutarci qui.” Stringo lievemente i denti, ma ci scambiamo cortesemente i saluti… quindi svanisce in una luminosa distorsione spaziale.
Un silenzio pesante cala nel santuario.
“…Però. Non mi aspettavo certo che finisse così. Dopo tutta la fatica che ho fatto per modificare quest’arma insieme a Michele-sama… come pensi di risarcirmi Dante-kun?” sembra che stia facendo una delle sue solite scenette ammiccanti, ma in realtà Akeno mi pare abbastanza stanca, e non solo fisicamente.
“…beh, per una volta potrei essere io a prepararti il tè. Se mi dici dove tieni il necessario…” uno dei suoi sorrisetti fa la sua comparsa.
“…Audace. Autoinvitarti a casa di una fanciulla quando è sola…” …quindi vive qui. O viveva, visto che ormai anche lei si è trasferita nel condominio ristrutturato.
“…va bene, seguimi.”
 
Ci troviamo in una sala da cerimonia del tè, Akeno è seduta comodamente davanti al tavolino, mentre io sono alle prese con gli strumenti del caso.
Lo so, sono un pirla. Essendo questo un tempio shinto, ed essendo Akeno specializzata nel servire il tè, avrei potuto intuire che non sarebbe stato così facile. Ma alla fine prendo mano anche con il chasen (il frullino di bambù), e termino la preparazione.
“Ok, direi che così può andare. Procedi, Dante-kun.” Verso il tè, quindi prendo il vassoio e raggiuntala, le poggio di fronte la tazza fumante. Quindi torno indietro sistemandomi dall’altro capo del tavolino.
Osservo il tè verde bollente e rigorosamente senza zucchero. Bisognerebbe consumarlo il più caldo possibile, ma non ci tengo ad ustionarmi la lingua.
“Quindi hai lavorato con ‘La Spada di Dio’ per sistemare Ascalon…”
“Sì, in questo santuario si sono svolti i rituali per le modifiche specifiche. Posso sapere il vero motivo per cui l’hai rifiutata?” la squadro attentamente.
“…sono in debito con Lathian, e diventare un ammazzadraghi non mi pare la via migliore per ripagarlo. Ddraig mi ha anche spiegato perché la sua razza ce l’ha con la nostra: stando così le cose non mi sento di biasimarli, né di dar loro ulteriori motivi per attaccarmi.” Lei socchiude gli occhi, fissando la propria tazza.
“…Sei davvero una persona troppo giusta per il tuo stesso bene. Ma è veramente l’unico motivo?” sospiro. Anche in queste condizioni, riesce a leggermi così facilmente...
“No: Asia e Xenovia. In ogni caso, non intendo dovere nulla ai responsabili della loro sofferenza.” Un sorriso diverso dal solito le si forma sul viso.
Però, in verità… oltre quei due motivi, c’è qualcos’altro che mi ha spinto a rifiutare. Una strana sensazione, come un vago presentimento…
“Capisco, sono delle ragazze fortunate. Da quel che ho sentito presto anche lei verrà iscritta alla Kuoh.” Annuisco. Mentre dice quelle parole, le torna però quell’espressione che ha avuto durante l’incontro con Michele.
E mi rendo conto perché mi sembrava familiare: è molto simile a quella che ha avuto per tutta la durata della crisi con Kokabiel. Credo di aver capito l’origine del suo problema.
“Allora, vogliamo parlare dell’elefante nella stanza?” lei sbatte le palpebre confusa.
“La tua particolare avversione per gli angeli, i caduti in particolare direi. Ha per caso a che fare con tuo padre?” lei contrae le sopracciglia, e beve un sorso di tè. Dopo un paio di minuti di silenzio, riprende la parola.
“Esatto. Mia madre era una fanciulla di un certo santuario in questo paese. Ho sentito che un giorno salvò Barachiel gravemente ferito, e dal destino di quel giorno sono nata.” Dietro di lei, si aprono le sue ali. Solo ora mi rendo conto che una di esse è coperta da un incantesimo illusorio… che svanisce in questo preciso istante.
La sua ala destra non è da pipistrello, ma piumata.
“Sono ali sporche, un ala da diavolo ed una da angelo caduto… io le possiedo entrambe.” Afferra le piume della destra.
“Mentre odiavo queste ali, incontrai Rias e divenni un demone—ma ciò che ne è venuto fuori è questa creatura disgustosa che le possiede entrambe. Ah, questo mi si addice… per colei che ha del sangue sporco che le scorre nelle vene.”
…ed ecco che parte un’altra flag*. Come se non bastassero Gasper e Mil-tan…
“Come ti senti dopo aver saputo questo? Tu odi gli angeli caduti per quel che hanno fatto a te ed Asia-san, giusto? Per non parlare di Kokabiel… non è possibile che tu abbia una buona opinione di loro.” Prendo un ultimo sorso di tè.   
[Dante, pondera bene le tue parole: ciò che dirai in questo momento, avrà un effetto molto forte su questa ragazza.] …lo so.
“…quindi è questo ciò che senti tu? Beh, personalmente mi stanno sul cazzo Kokabiel ed i suoi sottoposti: nulla di più e nulla di meno. E direi anche Azazel, ma in questo caso la questione è un po’ più complessa. Vorrei piuttosto sapere cosa hanno fatto a te i caduti per guadagnarsi il tuo odio. A parte tuo padre che suppongo ti abbia abbandonata… per quale motivo li detesti tutti così, al punto da disprezzare perfino te stessa?” lei sbatte le palpebre stralunata. Apre la bocca come per replicare, ma sembra non trovare le parole.
“Vedi… sarà che noi europei, dopo la seconda guerra mondiale tendiamo a considerare tutti questi discorsi su sangue e razze un mucchio di pericolose stronzate… ma a me non frega proprio un cazzo che tu sia una diavola, una caduta o una via di mezzo. Dopotutto, se seguissi quelle idee considererei ancora ogni demone un nemico da distruggere, dopo aver incontrato Astaroth...” Le spalle le si curvano mentre abbassa il capo.
“…Infine, tra i caduti ho incontrato anche delle brave persone. Perciò, ripeto la domanda: da dove arriva tutto questo odio e disprezzo?”
[Alla fine l’elefante eri tu, partner: quello nella cristalleria.]
Spiacente, Ddraig. Prima questa ragazza si dà una svegliata, meglio sarà per tutti… lei in primis.
“……….Ti ringrazio, Dante-kun. Sapere che non mi disprezzi per ciò che sono mi fa piacere però… non sono ancora pronta per parlarti anche di quello. Sarà per un'altra volta.” Annuisco, e termino in silenzio il mio tè.
È vero. Ci sono cose che richiedono tempo per poter essere affrontate… per questo sarebbe meglio cominciare a farlo il prima possibile.
[E per quel che riguarda te?]
…anche. È ora di chiudere quel capitolo.
 
 
[Zaldor]
 
 
Stiamo scendendo ulteriormente, e dirigendoci verso l’area più interna del monte. Al centro di esso, si trova la forgia dove vengono create le armi divine.
Porgo ad Almyora il rotolo affidatomi da Eiko.
“Questo sarebbe per Indra-sama da parte della sua ambasciatrice. Vorrei che glielo consegnassi quando sarà libero.” Lei lo prende, quindi lo apre e lo legge. Nel frattempo abbiamo raggiunto la nostra destinazione, come testimonia l’enorme aumento di temperatura.
“Mmmh, quindi è questo che ti serve…” lancia un’occhiata alla tasca dimensionale da cui sto estraendo la mia spada.
“Esatto, però non mi ha spiegato a cosa si riferisse col potenziarla. E chi dovrebbe occuparsene, poi?”
“Questo penso di saperlo…” le lancio uno sguardo impaziente.
“Allora?” uno sbuffo d’aria fresca annuncia l’apertura del portone della forgia.
“Ehilà, ragazzi. Zaldor, corretto?” dietro di noi è appena comparso il grande capo in persona.
“Corretto, Indra-sama. È un onore fare la sua conoscenza.” …nonostante io e Lathian abbiamo passato entrambi alcuni decenni in questo luogo ad allenarci, non avevamo ancora avuto l’occasione di un faccia a faccia con il suo signore. Senza dire nulla, la mia accompagnatrice gli porge il rotolo.
Questi lo legge velocemente, soffermandosi sulle ultime righe.
“…Capisco. Devo dire che l’idea di trattare l’arma della famosa Ilexia non mi dispiace affatto. Avanti ragazzo, passa la spada che te la sistemo.” Spalanco gli occhi. Questo è… oltre ogni previsione.
Comunque, è la migliore situazione auspicabile: prima di conquistarsi i titoli di Dio della Guerra e della Vittoria uccidendo Asura* e Vritra, Indra era semplicemente il Dio delle tempeste. Chi meglio di lui può occuparsi di un arma connessa ai fulmini?
Gliela porgo rispettosamente, osservandolo attentamente.
Per prima cosa la poggia su un’incudine, dopodiché inizia a mormorare un mantra, levandosi nel frattempo il gioiello dal collo. Dalla spada inizia a venire generata una enorme quantità di youki, e compaiono numerosi sigilli demoniaci.
“Mph. Come prevedibile, è stato un superdemone ad occuparsene. Ma è meglio così: altrimenti sarebbe stato troppo noioso.” Delle sutre* buddiste compaiono a mezz’aria, e il loro potere divino inizia a scontrarsi con quello infernale che sigilla la spada. Intanto il gioiello genera un potente fulmine che si condensa in un globo fluttuante sul suo palmo.
Indietreggio leggermente per riflesso. I poteri rilasciati sono tali da causarmi un intenso tremore, perciò mi tengo a qualche metro di distanza.
“Dove vai? C’è bisogno anche del tuo intervento: la spada deve riconoscerti come nuovo padrone. Al mio segnale, colpiscila con il soffio più intenso e potente che puoi emettere.” I sigilli infernali stanno venendo spezzati uno dopo l’altro, ed il rilascio di youki si è ridotto di molto. Prendo un profondo respiro, e mi trasformo.
Ora occupo alcune decine di metri quadrati, e posso osservare l’operazione dall’alto. Inizio a caricare il mio soffio, mentre delle lievi scariche mi ricoprono il corpo facendomi brillare le scaglie.
Il globo nella mano di Indra intanto si è trasformato in un giavellotto sfolgorante, e lui lo usa per trafiggere il cuore della formula imprigionante: un sigillo più grande e complesso degli altri. Per qualche istante esso resiste, protetto da una barriera.
Poi si infrange e svanisce insieme ad ogni traccia di aura demoniaca, spazzato via dalla folgore divina.
“Ora!” rilascio il soffio, generando il più potente fulmine di cui sono capace, spedendolo dritto nella lama appena purificata. Questa si illumina come un faro, e per qualche istante mi pare di percepire una voce, calda e confortante.
Quindi l’Imperatore Celeste immerge il suo giavellotto dentro di essa, e mi porge un nastro di seta.
“Legalo attorno all’elsa, dopo ti spiego…” torno nella mia forma umana, ed eseguo rapidamente quanto mi ha detto. Appena finito, la spada sembra addormentarsi: tutti i poteri manifestati fino ad ora, svaniti.
“…ehm, per quale motivo ha inserito anche il suo di fulmine?” lui mi lancia un’occhiata meditabonda, quindi mi fa cenno di seguirlo. Raccolgo la mia arma, e camminiamo nuovamente fino alla sua sala del trono.
Il boss è sparito, perciò siamo solo noi tre.
“…Hai mai sentito parlare di Armi Divinizzate?” inarco le sopracciglia, mentre faccio mente locale.
“…forse, ma così su due piedi non ricordo esattamente…”
“Le Armi Divine sono create dagli Dei, e sono tali fin dal loro primo istante di esistenza. Infinitamente potenti ed indistruttibili, con poteri e volontà corrispondenti al loro proprietario originario. Oltre a noi, solo i semidei, o in alcuni casi straordinari, dei grandi eroi possono brandirle. Tuttavia, proprio come i grandi saggi che hanno raggiunto l’Illuminazione possono ascendere come Buddha, anche alcune armi o artefatti possono ottenere una ‘Divinizzazione’.” Spalanco gli occhi. Ora ricordo: ce ne aveva parlato maestro Wukong durante i suoi rari racconti delle sue imprese.
“Possono subire questo processo solo attraverso l’intercessione di un Dio o di un potere equivalente. Questa spada è già molto vicina alla fine della sua mutazione: da quanto ho sentito, tua madre la utilizzava anche come catalizzatore, perciò la cosa non mi stupisce affatto. L’unione di poteri e volontà di una potente spada sacra e di una Dragonessa Celeste può sicuramente dare vita ad un’Arma Divinizzata.” Sento il cuore martellarmi nelle orecchie. Quindi la voce di prima…
“…Tuttavia è morta prima della fine del processo: per poterlo concludere è necessario un erede con poteri e volontà speculari—“ mi lancia un’occhiata eloquente.
“—ed una quantità adeguata di energia simile. Tu sei ancora lontano dalla classe divina, quindi ho ritenuto opportuno donarvi una riserva di potere sufficiente per terminare la trasformazione. Vista però la tua attitudine ed i tuoi propositi…” indica il nastro legato all’elsa.
“…ho abbondato ed ho lasciato quella folgore nella sua forma originaria. La spada convertirà ed assorbirà gradualmente l’energia che le serve, ma allentando o rimuovendo il nastro potrai rilasciare il mio potere per annientare i tuoi nemici.” Sono senza parole. Tutto questo è fin troppo generoso, persino da parte di questo dio che ha deciso di supportare la nostra razza.
“…non so come ringraziarla. La sola cosa che posso prometterle è che farò tutto il possibile per sfruttare l’opportunità che mi è stata data.” Lui sogghigna divertito.
“Sono certo che lo farai. Mi piacciono i tipi determinati e combattivi come te, e sono curioso di vedere fin dove arriverai.”
“Più in alto di qualunque altro drago. Non può essere altrimenti, visto il mio obbiettivo… mia madre non può certo essere stata sconfitta da delle schiappe, e non appena avrò scoperto i responsabili non mi risparmierò: diventerò il più grande guerriero della mia razza.” La mia voce suona carica di arroganza perfino alle mie stesse orecchie… ma è la verità. Questo è ciò a cui punto, e non ho intenzione di nasconderlo a nessuno.
È la mia dichiarazione di guerra ai folli che due secoli fa hanno osato unirsi per annientare la nostra gente. 
 
 
[Dante]
 
 
Un’altra giornata volge al termine, e finalmente rientro a casa. È stata davvero snervante: tra il dover badare a Gasper e Mil-tan, e le amene discussioni con Michele ed Akeno, credo di aver raggiunto livelli di stress paragonabili a quelli che ho durante una vera battaglia.
Non sento Xenovia da nessuna parte. Di solito quando torna prima lei, al mio arrivo la trovo o fare i compiti e studiare, o ad allenarsi rafforzando il suo legame con la Durrandal, oppure ad ottenere ‘esperienza’ guardando filmini da certi siti...
Ripongo finalmente armi e bagagli ringraziando il cielo che oggi sia sabato (e rimediando la solita emicrania), e mi dirigo in bagno. Quando poggio distrattamente la mano sulla maniglia però, la voce di Ddraig mi risuona in testa.
[Partner, non so se ti conviene…] 
Nonostante ciò, apro comunque la porta.
…ho la vescica che mi scoppia. Che problema ci potrebbe—
Vengo assalito da una nube di vapore, e sento un brontolio divertito provenire dal mio compagno. Ed in mezzo alla stanza…
…si trova Xen, con addosso solo un telo che le copre le parti basse. Ah…
“…Bentornato. Mi spiace di aver usato il tuo bagno senza avvisarti, ma avevo voglia di usare la vasca, e visto che non c’eri…” deglutisco, puntando lo sguardo sul soffitto.
“—err, ciao. Non… non è un problema. Io… userò l’altro. Scusa per… l’intrusione.” Faccio un paio di passi indietro, e richiudo bruscamente la porta.
“…Aspetta. Avrei dimenticato l’accappatoio nel mio bagno, potresti portarmelo?” …nonostante le avessi offerto di usare quello grande con la vasca, lei ha non ha voluto “abusare della mia ospitalità”. Non mi resta quindi che fare quanto mi ha chiesto, stando attento ad evitare altri incidenti visivi.
Quindi ritorno nell’altro bagno, con l’immagine del suo corpo arrossato ancora stampata nella mente.
…cough, sul serio: come fa a farsi un bagno caldo con queste temperature? Ormai siamo in estate…
 
Abbiamo appena finito di cenare, e siamo entrambi seduti sul divano. C’è un silenzio strano, e nessuno di noi due sembra sapere cosa fare.
Potremmo metterci a meditare, o fare qualsiasi altra cosa ma… entrambi sentiamo di dover dire qualcosa all’altro, e non troviamo le parole. E il coraggio nel mio caso.
“…Senti. Volevo dirti che mi dispiace veramente per l’altra volta. Tu mi stavi aiutando, ed io mi sono comportata da stupida reagendo in quel modo esagerato. Se avessi saputo—“
“—Non potevi saperlo. Questo perché io non parlo mai con nessuno di ciò che mi tormenta veramente, perfino Ddraig fatica a intavolare discussioni su quegli argomenti. Quindi non crucciarti, è stato un inevitabile svolgersi degli eventi, inoltre… dispiace anche a me, pure io sono stato un tantino brutale.” Lei annuisce.
“Però se possibile, in futuro preferirei evitare situazioni di quel tipo quindi… quali sono le situazioni e gli argomenti che ti disturbano così tanto?”
“…beh, quello per motivi che immagino comprenderai e poi… la coercizione.” Lei mi fissa interrogativa.
“In altre parole, che la scelta delle persone, il loro libero arbitrio venga soppresso o fortemente limitato da dei bastardi per il loro tornaconto. Anche che sfruttino l’ingenuità o l’innocenza altrui per manipolarli.”
“…Capisco. Questo è decisamente qualcosa di condivisibile, l’altro…” ha assunto un espressione complicata, ed a tratti sofferente. Sembra star cercando di tirar fuori qualcosa, qualcosa che le costa molto anche solo pensare.
“Ci sono cose di cui è meglio parlare nel momento giusto: farlo in quello sbagliato può essere molto dannoso. Nel mio caso invece… credo che il momento sia arrivato.” Prendo fiato. È ora di affrontare i propri demoni.
“Vedi, in verità io non odio più i miei genitori. Tuttavia… ho provato molta rabbia e dolore a causa delle loro azioni.” Lei non sta fiatando, e cerca di evitare il mio sguardo. Le poggio una mano sulla spalla.
“Non sentirti in colpa. Avrei dovuto tirarlo fuori prima o poi… comunque. Il punto non è tanto che si litigassero la mia custodia come cani rabbiosi… sarebbe stato peggio se, ad esempio, volessero entrambi allontanarmi per non avere ogni giorno davanti agli occhi la prova di quel loro errore.” Sospiro pesantemente.
…Forse in realtà le cose invece sarebbero andate meglio così? No, non devo pensarci…
“Il punto è che lo facessero… per il mio bene. Se fosse stato il caso in cui uno, per ferire l’altro, gli sottrae l’amato figlio sarebbe stato più semplice. Un genitore cattivo divorato dall’odio, uno buono che cercava di proteggerlo… invece non era così.” Chiudo gli occhi, mentre i ricordi delle loro sfuriate di molti anni fa riemergono nitide.  
“…Entrambi volevano il mio bene, e pensavano che lasciarmi con l’altro sarebbe stato un errore imperdonabile per il mio futuro. È questo che mi ha fatto soffrire così tanto: essere causa di ulteriori conflitti tra di loro. Ho iniziato provare rancore sia nei loro confronti, che verso me stesso… ma alla fine ho capito la verità. E sono poi giunto alla conclusione… di dovermene andare non appena possibile. Suonerà codardo, ma non sapendo quale fosse la scelta giusta tra i due, ho deciso di non compierla.” 
“…quand’è che l’hai capito?”
“…alcuni anni fa direi. Ma non ricordo di preciso quando: tutto ciò che so, è che all’improvviso me ne sono reso conto, come se l’avessi sempre saputo” lei annuisce piano.
“È per questo che in una relazione reputi più importante la comprensione reciproca persino dell’amore…” la sua voce è un po’ debole, e lei stessa sembra alquanto abbattuta.
“…non è proprio così, e questo vale solo per le relazioni serie. Altrimenti basta un goldone* e via. Sai… credo che parlarne con qualcuno mi abbia aiutato per davvero. Grazie.” Lei si riscuote e mi guarda stupita.
“Non—non è stato doloroso parlarne? Non sei arrabbiato con me per averti pressato per raccontarmelo?” sorrido, sorprendentemente calmo.
“Sì, è stato doloroso ma… avevo già accettato tutto questo, parlarne è stato l’atto finale che chiude definitivamente la questione. Quanto alla tua proverbiale mancanza di tatto… ormai c’ho fatto il callo.” Lei arrossisce leggermente.
“Mi dispiace di non avere tatto…” fa con un’aria quasi imbronciata.
“Ahh, non pensarci. Piuttosto, che ne dici invece di vederci un film? È da quella volta della morra che non lo facciamo, ed ora abbiamo anche un televisore nuovo che aspetta il battesimo del fuoco.” Oltre ad aggiungere un’altra stanza degli ospiti come richiesto, Rias ha pensato di risistemarmi l’arredamento e gli elettrodomestici secondo gli standard demoniaci. In pratica, gli ultimi e più costosi modelli attualmente in commercio.
“…d’accordo. Ci vediamo il sequel?” mi blocco per qualche istante. Se non sbaglio quella volta avevamo visto…
…Ma guarda che sincronismo!
“…non vuoi?” mi riscuoto.
“Ehm no, va bene. Solo pensavo che considerati tutti i video che ti vedi te lo fossi già guardato…”
“…è stato il primo film che ho visto. Io ed Irina non siamo tipi da andare al cinema… quindi questo volevo vederlo insieme a te.”
“…e va bene! Chissà cosa succederà nel volume 2…” faccio ironicamente recuperando il dvd.
“…magari la Sposa uccide Bill?”
 
(Per capire il loro discorso è necessario aver visto Kill Bill 2)
 
Siamo ai titoli di coda, e Xen ha nascosto la testa in un cuscino. Il divano su cui ci troviamo può essere convertito in letto, ed abbiamo voluto testarlo godendoci il film in tutta comodità.
“…avresti dovuto dirmelo.” Ridacchio insensibilmente del suo imbarazzo.
“E spoilerarti così il colpo di scena principale? Nah, ti ho detto che sto bene. Non basta certo un film a farmi deprimere… per quanto abbia parti difficili da digerire.”
“È così crudele… se quei due si fossero compresi più a fondo non sarebbe finita così…” sta’ benedetta ragazza dà troppo peso alle mie opinioni, mi sa.
[In verità ne dà il giusto. C’è però da dire che il destino ti gioca parecchi scherzi…]
Non me ne parlare Ddraig.
“Sono cose che capitano… forse. Allora, ti è piaciuto?” la sua faccia riemerge dal cuscino, mostrando due occhi dorati alquanto sfuggenti, oltre che un po’ lucidi.
“…direi di sì. Anche se triste… è molto bello.” Sembra perdersi in qualche profonda riflessione. Poi sbadiglia profondamente.
“Se hai così tanto sonno puoi dormire qui. Direi che questo è un Signor divano-letto.” Lei annuisce con aria assente, e si sistema meglio. Io intanto recupero e le stendo sopra un lenzuolo.
“Secondo te, “Il postino suona sempre due volte”*…credi che esista davvero?” all’udire la sua voce sonnolenta, inciampo e per poco non crollo di peso sul divano, riuscendo ad atterrare più o meno dignitosamente. Di tutte le cose che ha visto, su questa si mette a pensare?!
Mi tiro un po’ su, e mi preparo a lanciarle la dovuta frecciata, ma mi accorgo che ormai è partita per il mondo dei sogni. Robe da matti…
Rimango immobile a fissarla per un po’, in parte divertito ed in parte esasperato, quindi faccio per alzarmi.
[Occhio partner…]
Mi sto sollevando, quando la voce di Ddraig mi ferma. E mi rendo conto di essere bloccato: senza che me ne accorgessi, questa testona mi ha afferrato il braccio.
È ora che metta alla prova le mie capacità stealth…
“…nnnf. Non fatelo… restate insieme…” …non sapevo parlasse nel sonno… sembra che il film l’abbia davvero colpita. Ma perché—
Si aggrappa più forte al mio braccio, neanche fosse una naufraga ad un salvagente. E a causa della mia ennesima metafora becera, ricevo l’illuminazione.
Possibile che lei—
[In quanto orfana cresciuta dalla Chiesa, sia particolarmente sensibile alle famiglie spezzate ed ai figli abbandonati dai genitori? Tu che dici?]
Rimango in silenzio a lungo, osservando il suo viso contratto.
…tutto ciò non mi è nuovo. Anche Asia era in una situazione simile, ma non sono riuscito ad aiutarla, ed ho delegato a Tobio.
Mi adagio al suo fianco, e spengo il televisore facendo sprofondare la stanza nell’oscurità.
…È ancora abbastanza agitata.
Quindi, prendo una delle sue mani nella mia, e con l’altra inizio a carezzarle delicatamente i capelli.
…credo di averla finalmente capita.
Lei non vuole necessariamente un figlio… ciò che desidera sopra ogni altra cosa è una famiglia. Soprattutto ora che è stata cacciata da quella che l’ha cresciuta.
Non so quanto io possa aiutarla, ma… non intendo più delegare i miei doveri, né tantomeno cercare di evitarli. Non voglio deludere né lei, né il Don, perciò…
Lentamente inizia a rilassarsi, ed anche la sua espressione si distende un poco.
“…questa è una missione che intendo portare a termine ad ogni costo.”
 
 
 
1 Karma: è il termine occidentale che sta ad indicare ‘l’atto’, l’agire volto ad un fine che innesca un principio di causa-effetto. Secondo la filosofia Giainista, esso è considerato l’elemento fondamentale che influenza l’anima nel ciclo delle reincarnazioni: le azioni buone portano ad un karma positivo, quelle malvagie ad uno negativo. Le anime con karma positivo tendono a rinascere in Cielo o in famiglie umane prospere e virtuose, quelle con karma negativo negli inferi o in forme di vita minori, come gli animali. Ma pare che abbia effetti anche nel corso della vita, influenzandola in base alle tendenza dell’individuo.
2 Kesa: abito tradizionale dei monaci tibetani. Si dice che sia stato cucito per la prima volta da Buddha in persona usando dei pezzi di sudari.
3 Vajra: la folgore di Indra, forgiatagli dall’artigiano celeste Tvashtri con le ossa del saggio Dadìchi per sconfiggere Vritra che, grazie a Shiva, aveva ottenuto l’immunità a quasi ogni tipo di arma. Ha la forma di una mazza, e si dice che sia superiore a tutte le altre armi e che possa tagliare facilmente le montagne.
4 Sun Wukong: la scimmia youkai protagonista del classico letterario “Il Viaggio in Occidente”. In Giappone è noto come Son Goku, difatti il protagonista di Dragonball è palesemente ispirato a lui. Se vi interessa la storia originale vi consiglio di recuperarlo, comunque alla fine del viaggio SPOILER ascende come Buddha, unendosi alle altre divinità del monte Sumeru.
5 Marut: il loro nome significa “non piangete”, e sono i compagni e le guardie di Indra. Sono spiriti che portano o scacciano la pioggia e le tempeste. Le versioni delle loro origini sono molteplici, secondo una sono dei veri e propri fratelli dell’Imperatore Celeste, secondo un'altra sarebbe stato lui stesso a generarli riducendo in 49 pezzi il feto della dea Diti che sarebbe dovuto diventare colui che l’avrebbe sconfitto. Sembra ricorrente invece il fatto che siano stati riconosciuti come divinità proprio tramite l’intercessione del loro capo. 
6 Siddha: anche noti come “realizzati”. Sono uomini che hanno raggiunto la liberazione, ma che non hanno ricevuto il titolo di Buddha rimanendo distinti dalle divinità. Io li vedo come gli Immortali che compaiono nelle novel di combattimento, dei saggi e/o combattenti che hanno raggiunto uno stato di comprensione superiore e l’immunità all’invecchiamento.
7 Flag: le ‘Event Flag’ sono condizioni variabili che nei videogame danno appunto il via a certi eventi. Sono particolarmente noti nelle visual novel, dove a seconda delle scelte la storia si sviluppa in maniera differente.
8 Asura(dio): il primo dio della guerra induista.
9 Sutra: nell’induismo sono elaborazioni filosofiche sapienziali che descrivono in versi succinti la metafisica, la cosmogonia(o origine dell’universo), come purificare il karma e molto altro.
10 Goldone: altresì detto preservativo.
11 Si tratta del titolo di un film erotico citato in Kill Bill 2.
 
 
 
NdA
 
Salve ragazzi.
Eccoci arrivati all’ingresso nel team di Gasper e… Mil-tan. L’idea di Shenron mi è piaciuta fin troppo, ed ho deciso di inserirla veramente, per la gioia di Dante. Oltretutto trovo che questi due alfieri formino una coppia letale, voi che dite?
E finalmente si arriva agli alleati dei draghi metallici, che sono nientemeno che uno dei tre pantheon maggiori. Inoltre, viene spiegato anche uno dei motivi per cui i due giovani draghi siano così overpowered: sopravvivere a decenni di addestramenti di Sun Wukong fa davvero miracoli.
Infine, Dante grazie alla chiacchierata con Akeno si rende conto che fuggire da ciò che si teme di affrontare non è una scelta saggia. Spero che il suo sviluppo, e il legame che sta forgiando con Xenovia risultino interessanti.
Con il prossimo cap avrà finalmente inizio il summit, e la storia subirà una bella accelerata, perciò...
Alla prossima!



 
   
 
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