Gloria.

Il grande giorno è finalmente arrivato. La paura che ho provato per tutta la mia vita sembra essere sparita in un batter d'occhio.

Sorrido costantemente, seppur non di mia spontanea volontà: il sorriso è ormai inciso sul mio volto e, dopo questo giorno, mai più si spegnerà. Mi crederanno felice per l’eternità.

Procedo lentamente, di bianco vestita, lungo la navata della piccola ed accogliente chiesa. Il candore delle vesti che indosso contrasta con le scelte che di solito facevo sul fronte estetico. Questa purezza non mi si addice. Tuttavia, non ho potuto far altro che rispettare il volere di mia madre e lasciare che fosse lei a decidere il vestito.

Arrivata davanti all'altare, riesco a percepire lo sguardo di ogni singola persona in chiesa puntato sulla mia figura: un peso insostenibile, quasi insopportabile.

Mi faccio forza: questo è il primo giorno della mia nuova vita.

Sento molti dei presenti singhiozzare. Con movimento involontario, mi rivolgo verso mia madre, in prima fila, che tenta con ogni forza che ha in corpo di mantenere postura ed espressione composte, nonostante le copiose lacrime. Mio padre, che per tutta la vita ho osservato e seguito come creatura indistruttibile, sembra incredibilmente più fragile della consorte.

Il silenzio viene rotto dal fragore degli altoparlanti ai quali il microfono presente sull'altare è collegato. Il parroco, dopo aver posato i propri occhi sul pubblico, si accinge a pronunciare le decisive parole d’apertura della cerimonia:

Siamo qui riuniti per celebrare la scomparsa della giovane Gloria.