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Autore: Cailiel    26/08/2017    2 recensioni
E quando sarai annegata nelle tue stesse lacrime, il valonqar chiuderà le mani attorno alla tua gola bianca e stringerà finché non sopraggiungerà la morte.
N.B.: La storia potrebbe contenere spoiler. La storia non segue le vicende del libro ma solo ed esclusivamente quelle della serie TV.
Genere: Dark, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jamie se n'era andato da diverso tempo e ora Cersei sedeva sul suo letto a baldacchino. 

Il calice di vino rosso fra le dita bianche ed affusolate era appoggiato sulle cosce snelle coperte dalla gonna dell'abito nero. Sedeva perfettamente eretta. Il viso era privo di emozioni ed il suo sguardo era perso nel vuoto, lontano nel passato.

Man mano che passava il tempo, sul bel viso vi si era dipinta una smorfia di rabbia mista a disgusto, inconsapevolmente digrignava i denti muovendo la mascella in modo impercettibile a causa dell'ira.
Lo specchio della toeletta attaccata al muro di pietra rifletteva la sua immagine. L'abito elegante, i capelli impeccabili, gli occhi vacui e la bocca distorta dal rancore. 

A diversi metri da lei, alle sue spalle, c'era una servetta.  L'immagine di quella donnina piccola a all'apparenza taciturna la riportò lentamente alla realtà.
Cersei non l'aveva mai vista prima di allora, non l'aveva nemmeno sentita o vista entrare, quasi fosse stata lì da sempre, come un oggetto appoggiato per caso su un mobile al quale ci si abitua fino al punto da non vederlo più. i
Non sapeva definire la sua età con precisione, aveva il capo chino e fissava il pavimento. Teneva le mani unite di fronte a se quasi avesse paura di lei. 

Chi non avrebbe paura di un leone arrabbiato? Cersei si prese qualche minuto per guardarla con disinteresse.

Lentamente la servetta alzò il viso che si rifletté nello specchio. Restò in silenzio per poi abbassare di nuovo gli occhi a terra.
Tutta quella sottomissione la faceva sembrare ancora più piccola ed insignificante.

E' giovane. Pensò la regina bevendo un sorso di vino. Potrebbe avere l'età di Myrcella.

Il ricordo della figlia defunta costrinse la regina a mandare giù un boccone amaro, quel nodo alla gola la soffocava ogni volta che ripensava alla sua piccola e innocente bambina. 
Sentì un'altra ondata di odio travolgerla e dovette stringere più forte il calice per non tremare.

Stese il braccio di lato, il calice era vuoto. La sguattera corse subito a riempirglielo.

No, quella nullità non aveva neanche un decimo della bellezza e della grazia di Myrcella.
I capelli della principessa erano delle morbide onde d'oro lucente ed il suo viso era un dolce cuore, la sua pelle era diafana e morbida al tatto mentre gli occhi brillavano di vita.
I capelli della serva, invece, erano lisci, castani e spenti, le arrivavano fino a metà della schiena. Il suo viso era troppo ovale e coperto da lentiggini sul naso e sulle guance. Gli occhi color caramello sembravano tristi e spenti. 

Sembra la figlia di qualche prostituta del borgo, una di quelle che Robert si sarebbe scopato per poi dimenticarsene. Pensò con cattiveria Cersei, il suo malumore andava via via aumentando.

Bevve un altro sorso di vino e lasciò di nuovo la sua mente vagare fra i ricordi remoti tornando a ignorare l'altra donna presente nella stanza che silenziosamente si era rimessa nello stesso posto di prima.

Gli occhi gialli di Maggy la Rana tornarono ancora una volta a fare capolino nella della regina, la loro malignità non sembrava volerle dar pace soprattutto ora che la sua profezia -la sua maledizione- si stava avverando.
Più cercava di dimenticare, di allontanarla dai suoi pensieri e più lei la tormentava; dapprima solo nei sogni poi anche durante le ore di veglia.

-Quando sposerò il principe?
-Mai. Tu sposerai il re.
-Ma sarò regina?
-Aye. Sarai regina... fino a quando non verrà un'altra regina, più giovane e più bella di te, a distruggerti e a portarti via ciò che avrai di più caro.

Cersei sbuffò appena: di quella cagna, Margaery Tyrell, non era rimasto che un cumulo di cenere portato via dal vento.
Si era, per poco, convinta di essersi liberata da quella piaga che si portava appresso da tutta la vita finché questa non le si era rivoltata contro.

-Il re e io avremo figli?
-Oh, aye. Sedici lui e tu tre. D'oro saranno le loro corone e d'oro i loro sudari.

Li aveva sterminati tutti. Tutti quei piccoli bastardi figli di Robert Baratheon. Nessuno di loro meritava la vita salva. Nessuno di loro meritava la corona, quella spettava ai suoi tre piccoli leoni dorati che aveva cercato invano di proteggere. Le erano stati portavi via troppo presto, troppo in fretta.
Una lacrima silenziosa le scivolò lungo la guancia, Cersei non se ne accorse nemmeno, la goccia si fermò sul mento per qualche secondo ed infine cadde nel calice.
La donna bevve anche quell'ultimo sorso di vino. Duro, come la sua vita da quando era rimasta una madre senza figli. 

-E quando sarai annegata nelle tue stesse lacrime, il valonqar chiuderà le mani attorno alla tua gola bianca e stringerà finché non sopraggiungerà la morte.

Valonqar, fratello minore in Alto Valyriano.

 

Si portò d'istinto la mano al lato del collo massaggiandolo con le dita. 
Lei era la più maggiore dei tre, ma sapeva che Jamie non avrebbe mai potuto farle una cosa del genere soprattutto ora che la credeva di nuovo incinta e Tyrion... quel mostro era troppo lontano da lei, troppo occupato a servire quella puttana Targaryen e il suo esercito di selvaggi.

In ogni caso le piccole mani dell'obbrobrio non avrebbero mai potuto toccarla, ne da viva ne da morta.

 

Si guardò per l'ultima volta allo specchio e poi tornò a guardare la serva, era tornata nella stessa posizione i prima, sembrava respirasse appena.

Cersei inclinò leggermente la testa, l'effetto dell'alcool si stava facendo sentire e la lucidità veniva meno ma almeno era certa che per quella notte non si sarebbe svegliata.
Sperava di cadere in un sonno senza sogni, lungo e riposante.

-Voglio dormire.- Disse alzandosi in piedi e lasciando il calice vuoto sul comodino. Fu immediatamente raggiunta dalla ragazza che iniziò ad aiutarla a togliersi l'abito.

-Come ti chiami?- Le chiese la regina una volta che si fu spogliata di quel vestito. Non le importava veramente del suo nome ma si stava dimostrato molto efficiente.

-Jeyne, mia signora.- Rispose questa appoggiando con cura il vestito di stoffa pregiata sullo schienale della sedia per poter poi prendere la vestaglia da notte.

Jeyne, pensò, è lo stesso nome di mia nonna.

-Da dove vieni, Jayne?-

La leonessa aveva notato come ogni qual volta parlasse la ragazza diventava tesa. Ora ne era certa: aveva paura di lei, come tutti del resto. E faceva bene.

-Dal borgo di Approdo del Re, mia signora, mia madre era una prostituta.- Le confessò questa mentre si abbassava per farle mettere le gambe nella veste da notte. Cersei inarcò un sopracciglio: era vergogna quella che sentiva nel suo tono di voce?

-E' evidente che nel borgo non ti hanno mai insegnato che alla Regina ti devi rivolgere con 'vostra maestà'.-

Il volto della ragazza parve perdere quel poco di colore che aveva. Nei suoi occhi la paura ricordava quella di un cervo braccato dai leoni e Cersei, segretamente, ci godeva a fare quell'effetto su di lei e sulla gente in generale. 
Erano tutti dei cervi nelle sue grinfie ed avrebbero fatto tutti la fine del suo defunto consorte se solo avessero osato intralciare la sua strada.

-No, vostra maestà, mi perdoni.- Le rispose in un sussurro la serva.

La leonessa la guardò un'ultima volta negli occhi marroni trovandola patetica. Avrebbe potuto schiacciarla come se fosse un insetto.

-Vattene.- Le disse soltanto. Il disprezzo traboccava dalla sua voce e prima che l'altra potesse risponderle, si voltò dirigendosi verso il letto nel quale si coricò iniziando a cercare una posizione comoda per potersi addormentare.

Forse con l'aiuto di un altro calice di... no.

Sentì la porta chiudersi e pensò che, se non altro, la servetta aveva ricevuto il dono del silenzio, cosa rara per la figlia di una puttana.

Si rilassò fra le lenzuola pulite e profumate. Il sonno era ormai alle porte.
Allungò di poco il collo affondando di più la testa nel cuscino. La seta fresca le carezzava la pelle donandole una sensazione piacevole.

Spalancò di colpo gli occhi e, seduta davanti a se, c'era lei: il viso illuminato da un sorriso sadico, gli occhi scintillanti alla luce delle candele, le dita avvolte intorno al candido collo bianco della regina. 

Cersei aprì bocca ma da essa non uscì neanche un suono. La morsa sulla sua gola era troppo stretta. 

-Ssssh.- La intimò Jayne con voce pacata. Alcune ciocche dei suoi lunghi capelli le stavano ricadendo ai lati del viso e sfioravano appena le mani che Cersei aveva portato ai polsi della serva per poterla allontanare da se senza alcun successo.

Niente era rimasto del cerbiatto spaventato di poco prima.

-Io ti capisco, sai?- Le disse con un filo di voce. Ma Cersei non capì, cercava ancora di allontanarla da se: -Anche io amavo mio fratello, più di come si ama un fratello.- Sussurrò mentre questa si dimenava sotto alla sua stretta di ferro. -E tu, tu me l'hai portato via.- Le sue dita affondarono ancora di più nella carne morbida della regina che guaì disperata. -Avevi per caso paura che il figlio di Robert Baratheon... Il suo primo figlio, il legittimo erede al trono, potesse rubare il posto a quel pazzo di Joffrey, era di questo che avevi paura?- Domandò Jayne inclinando il capo da un lato.

Gli occhi di Cersei erano ormai colmi di lacrime. Il suo viso era diventato di un intenso color viola a causa della mancanza d'aria, aveva smesso di opporre resistenza e per pochi attimi Jayne allentò la presa.

-No.- Jayne scosse la testa, il suo sorriso da sadico si era trasformato in qualcosa di più amaro e triste. -No.- Ripeté. -A Brandon non interessava la corona o il trono. Lui voleva entrare nella guardia reale per stare vicino a suo padre.- 

Cersei annaspò in cerca d'aria, le lacrime ormai non cessavano di scorrere. Eccolo, dunque, il suo Valonqar.

-Lui voleva sposarmi.- Adesso anche Jayne stava piangendo. -Avere dei figli con me.- La voce le tremò. -E tu hai rovinato tutto!- il suo era stato un grido silenzioso.

Cersei voleva urlare, sbraitare a pieni polmoni che qualcuno venisse a soccorrerla ma il nodo nella trachea non le faceva produrre alcun suono.

E quando sarai annegata nelle tue stesse lacrime, il valonqar chiuderà le mani attorno alla tua gola bianca e stringerà finché non sopraggiungerà la morte.

E così fu.

Jayne si alzò dal letto a baldacchino dove giaceva il corpo esanime della Regina Cersei Lannister.
Il suo bel volto ora era una smorfia di paura mischiata a dolore. Gli occhi spalancati erano inespressivi e l'unica cosa che gli conferiva luce erano le candele accese nella stanza fredda che ora sapeva di morte. Il cuscino bagnato dalle lacrime che ancora non si erano del tutto asciutte lungo le sue guance.

Silenziosa, come era venuta, Jayne se ne andò dalla stanza della regina e poi dal castello.
Quella che un giorno sarebbe dovuta essere la Regina dei Sette Regni, camminò a testa alta fra le strade di Approdo del Re. Era diretta al borgo,  quella notte avrebbe dovuto lavorare. I clienti erano tanti e bisognava soddisfarli tutti.  Lei era la loro regina dopotutto. La regina della strada.

Il suo corpo snello e il suo passo silenzioso la mimetizzavano nella notte. All'alba sarebbe scappata dalla città.

Il cuore le batteva ancora forte. Era viva e sola al mondo. Senza un padre, senza una madre e senza un amore. Senza l'amore che nutriva per il fratellastro brutalmente ucciso.

Brandon era morto. Re Robert era morto. I tre figli nati dall'incesto di Cersei erano morti. E ora era morta anche lei. 

La giovane levò gli occhi stellato. La notte era ancora lunga.

-Valar Morghulis.- mormorò.

 

  
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