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Autore: Ordinaryswan    27/08/2017    3 recensioni
Aria è una ragazza dolce ma chiusa. Aria ha paura del mondo esterno da quando suo padre l'ha abbandonata, anzi ha abbandonato lei e sua madre. Entrambe si fanno forza a vicenda ma l'unico pensiero della vita di Aria è quello di studiare e rendere orgogliosa sua madre. Forse non l'unico pensiero da quando una compagnia di ballerini americani piomberà in città e lei ci finirà dentro con tutte le scarpe (a punta).
Dal primo capitolo:
“Vuole forse ammalarsi il primo giorno di lavoro?” Girandomi notai solo quegli occhi di ghiaccio che mi stavano nuovamente fissando quasi arrabbiati. 
“Non mi ammalerò, mi lasci andare .. me la so cavare”
“Non mi sembra visto che non sa mettere nella borsa neanche un ombrello per ripararsi, sa com'è l'inverno.. lo conosce?” Faceva davvero ironia con me?
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Primo ballerino


L’ultima sera di quella vacanza decisero di uscire e di andare in un locale in cui c’era una band che suonava dal vivo. I giorni dopo quell’episodio erano trascorsi tranquillamente, poiché ero stata più lontana possibile da quel ragazzo presuntuoso e avevo invece approfondito la conoscenza con gli altri ragazzi che al contrario sembravano adorarmi.

Volendo sprofondare in qualcosa di blu che non fossero gli occhi di ghiaccio di Jaime che ogni tanto incrociavo, decisi di ordinare un “angelo azzurro” e sprofondare nel blu dell’alcool. Non avevo mangiato quasi nulla quindi il liquido alcolico entrò in circolo ben presto tanto che mi feci trascinare sulla pista da Richard che non smetteva mai di provarci con me in modo tenero e scherzoso. 

“Avresti proprio bisogno di qualche lezione” mi disse cercando di farmi capire come si ballasse una salsa. I passi non erano complicati ma lui andava troppo veloce e anche il pavimento, forse. 

Questo non mi fermò da ordinare ancora da bere, avevo un’insana voglia di sprofondare in un abisso per una sera e lasciarmi anche andare ma non fu neanche una scelta molto matura e saggia farlo davanti a questi ragazzi perfetti e ben educati.
Cominciai a muovermi al centro del palco fino a salire sul tavolo, avevo visto troppe volte 10 cose che odio di te per non essere condotta a farlo solo che quando iniziai a barcollare non vi era alcun Heath Ledger pronto ad accogliermi tra le sue braccia ma tutt’altro, sul tavolino si aggiunse Andrea che facendo finta di ballare mi portò via strattonandomi poco gentilmente.
Continuavo a blaterare scuse sul mio comportamento poco fine e per essermi messa in mostra ma Andrea se la rideva e mi scaricò sul divanetto. “Non c’era bisogno di questo per attirare l’attenzione di Jaime” mi sussurrò appoggiandomi la testa meglio sul divano. Che avesse capito qualcosa? Solo lui o tutta la compagnia?
Sprofondai nell’imbarazzo più totale quando un conato di vomito mi colse all’improvviso e corsi al bagno. Arrivai a stento a lavandino ma cercando di appoggiarmi alla squallida mensola di quel bagno per sostenermi quasi scivolai se non fosse stato per il braccio forte di un ragazzo che mi teneva a mezzo tra l’essere per terra e l’essere coperta di vomito.
Ero un totale schifo ed ero talmente confusa che volevo solo cadere in un sonno profondo così mi lasciai andare. 

Sentii un schiaffo, anzi diversi schiaffi, sulle mie guance e quando aprii gli occhi mi ritrovai su una macchina. Non sapevo con chi ero o forse lo sapevo ma non ero troppo lucida per rendermene seriamente conto. L’auto parcheggiò nel giardino della casa di Andrea, almeno non ero stata rapita da qualcuno che non conoscessi, ma sempre di rapimento si trattava. 

“Immaginavo fossi tu, prepotente guastafeste” quando aprii lo sportello vidi la figura muscolosa dell’etoille prendermi in braccio. Puzzavo e la mia maglietta era macchiata dal mio stesso vomito. Come poteva anche solo starmi accanto?

“Il prepotente guastafeste ti ha salvata da una situazione sconveniente ed imbarazzante per te stessa” entrò e si diresse subito al bagno. “Devi darti una ripulita”

“Mh” chiusi gli occhi nuovamente e sentivo le parole ovattate che mi dicevano che mi avrebbe spogliata lui se non mi fossi svegliata per infilarmi in doccia. 

Probabilmente fu l’imbarazzo a destarmi e decisi con quel briciolo di forza che mi rimaneva di farmi una doccia. 

Quando uscii trovai un accappatoio, probabilmente di Jaime, un asciugamano e un bicchiere d’acqua. Mi sentivo leggermente meglio. Annaspai al buio per trovare la mia stanza quando, ancora una volta e forse sarebbe stato sempre così, mi scontrai col biondo nel mezzo del corridoio. Jaime però non si mosse, mi sovrastava col suo corpo, le sue spalle, la sua altezza, tutto di lui mi fece in quel momento sentire piccola.
“Ti piace venirmi addosso o sbaglio?” in realtà stava sorridendo, non era scocciato, per una volta.
“È il tuo accappatoio, dovrei ridartelo” feci per spogliarmi davanti a lui talmente inconsapevole dei miei gesti ancora per colpa dell’alcool ma Jaime mi bloccò le mani e mi spinse nella mia camera accendendo la luce.
“Sei nuda” constatò. L’accappatoio era semi aperto e si intravedevano le curve dei miei seni e le cosce nude.
Mi carezzò il viso, passando il pollice sulle mie labbra e si chinò quasi per baciarmi. 

“Sei una distraction” mi soffiò sulle labbra.
In quel momento crollai provata dalla situazione e dalla stanchezza e lo mandai via mettendomi a letto a dormire. Avevo bisogno solo di quello. E di Jaime. Nel mio letto. Non potevo averlo pensato.

 

La mattina seguente eravamo tutti in macchina pronti a ripartire ed io ero consapevole che stavolta non avevo nessuna scusa per dormire in macchina, anzi, la sera prima ero crollata sul letto e avevo dormito beatamente. Il problema era solo uno, che, del poco che mi ricordavo, ricordavo bene le sensazioni accanto a Jaime e l’unico pensiero che avevo in testa era mi piaci. Per orgoglio e conoscendo come era fatto non glielo avrei mai detto perché si sarebbe messo a ridere o peggio mi avrebbe ignorato come sempre. Salii nel posto davanti in macchina poiché Maria, a differenza mia, aveva fatto molto tardi la sera prima e voleva solo dormire. 

Accennai un breve sorriso a Jaime che non sembrava stanco ma nemmeno moriva dalla voglia di guidare come era successo per l’andata. 

“Se sapessi ballare probabilmente l’unico ruolo che ti calzerebbe a pennello sarebbe quello della bella addormentata” borbottò partendo. Spiritoso.
“Ho esagerato tanto ieri sera?” domandai per riempire il silenzio. 

“Potevi fare peggio, non ricordi nulla?”

“Qualcosa” restai vaga perché tutto quello che mi ricordavo erano i momenti con lui e non era il caso di renderlo partecipe della mia fissazione momentanea, perché doveva per forza essere una cotta momentanea.
Di solito andava diversamente, erano sempre gli altri a provarci con me e se mi piacevano dicevo di sì ma poi mancava sempre quel qualcosa in più che mi spingeva a continuare la conoscenza, ma non mi era mai capitato di prendermi una cotta se non consideriamo quelle a 14-15 anni in cui i ragazzi più grandi sembravano delle divinità. Accettai qualche flirt solo per non sentirmi da meno rispetto alle mie amiche ma non mi ero mai aperta con un ragazzo, l’avevo sempre considerata un’esperienza fisica.

Non ero più un’adolescente per quanto mi sarebbe piaciuto tornare ad avere meno responsabilità.

La musica riempì tutto il viaggio direttamente dalla mia playlist di spotify, ogni tanto commentavo le canzoni. Sembravano piacergli. Ascoltavo tanta musica strumentale ma anche tante band alternative e qualcosa anche di particolarmente heavy, ma questo sembrò sorprenderlo più che lasciarlo basito. 

Parcheggiò nel vialetto di casa mia. Mia nonna era nel piccolo giardino a rimettere in ordine quando, vedendomi, venne verso di me.
Jaime prese la mia valigia e poi si mise al mio fianco, davanti a mia nonna. 

“Ciao ragazzi” disse con tono entusiasta.

“Buongiorno signora, sono Jaime, un collega di Aria” e porse la mano in avanti. 

“Piacere ragazzo, io sono la nonna di Aria e sarei ben felice di averti a cena stasera dato che hai portato sana e salva la mia nipotina” Quello era il momento in cui mi volevo sotterrare, ma tanto, tantissimo.
“Nonna, magari è stanco” balbettai alternando lo sguardo tra lui e mia nonna. 

“No va bene, mi porto anche la sorellina” disse a me “La ringrazio tanto” si rivolse poi a mia nonna che sorrise soddisfatta. 

 

Riposai qualche ora prima di mettermi a cucinare mentre mia mamma lavorava ancora. L’odore del ragù riempì tutta la cucina. Per una volta i ballerini avrebbero mangiato un bel po’ di carboidrati, d’altronde alle lasagne di mia nonna non si poteva dire di no.
Alle otto, puntualissimi, suonarono al cancello. Mia mamma si era addirittura truccata e anche mia nonna si era preparata al meglio. Non capitava di avere ospiti da quando il nonno era ancora vivo. Avrei voluto non pensarci ma vederle così belle mi portò subito ad essere malinconica. Abitavamo lontano da altri parenti e comunque erano parenti lontani, c’eravamo solo noi tre e così poteva essere. Io mi ero lasciata un jeans e una maglietta per comodità. 

Quando furono al portone li accolse mia mamma che si presentò, mentre io, poco accanto, ero già rossa come un peperone. Vidi Maria porgere dei pasticcini a mia mamma e poi corse ad abbracciarmi e si presentò infine a mia nonna.
Jaime invece salutò prima le signore e poi si chinò a lasciarmi un bacio sulla guancia ma i secondi che le sue labbra toccarono la mia pelle sembrarono infiniti.
Ci accomodammo subito senza troppi indugi. 

Dire che fu tutto perfetto era dire poco, ogni conversazione era spontanea ed era davvero tanto tempo che non vi era una cena così festosa nonostante l’aria fredda che trasmetteva Jaime, ma quella sera era meno fredda del solito. 

“Come si comporta Aria a lavoro, è professionale?” mia mamma ficcanasava sempre nelle mie cose. 

“Ogni tanto le capita di andare a sbattere contro delle cose” Prese la parola Jaime guardandomi “Ma a parte questo è brava” e sorrise a mia madre che già mi lanciava occhiate sospettose. Avendomi cresciuta lei, ero sempre come un libro aperto. 

“È perfetta! Assolutamente perfetta!” squillò Maria sovrastando la voce di Jaime. 

“Posso cortesemente chiedere dov’è il bagno?” Jaime si alzò scostando la sedia. I suoi modi risultavano sempre eleganti. Non ero esperta di uomini e non avevo mai avuto un uomo in casa ma ero sicura che lui fosse un ragazzo come se ne vedevano pochi. Galante, educato e rispettoso in tutti i suoi modi e anche nel modo di parlare.
“Ti accompagno” mi alzai subito come pronta a prendere una pausa con lui dall’interrogatorio di mia madre.
Lo accompagnai al piano di sopra e accesi la luce del bagno.
“Se hai bisogno di qualcosa…” 

“Non ho bisogno del tuo aiuto per fare pipì, a meno che tu non abbia voglia di sganciarmi i pantaloni” interruppe la mia frase scoppiando a ridere e mi offesi tremendamente per come si prendeva gioco di me. Volevo solo essere gentile. Mi girai ma mi fermò il polso e come la sera prima mi sovrastò con la sua altezza nonostante non fosse così tanto più alto di me, quei centimetri li sentivo eccome. 

“Non volevo insinuare qualcosa” provò a scusarsi. 

“No eh? Forse quello che ha voglia di sganciarsi i pantaloni sei tu” alzai il mento come a sentirmi superiore. Eravamo davvero tanto vicini. 

“C’è troppa tensione, capisci perché voglio che tu non sia più una distraction

“Ti prego smettila con questa parola” abbassai lo sguardo perché avevo paura di quello che poteva dirmi successivamente. “Ho capito che sono di troppo nella vostra compagnia”

“Tu non sarai più quella parola là se soddisfiamo, come si dice, certe esigenze fisiche” lo spinsi via con violenza. Offesa e arrabbiata. Cosa voleva dire? Sarei dovuta andare a letto con lui perché tra me e lui c’era tensione? Era questo il succo del discorso.
“Tu hai qualche problema” salì il disprezzo. Scesi le scale e quella fu l’ultima cosa che gli dissi in tutta la serata che si concluse poco dopo.

L’indifferenza era tutto quello che volevo provare, ma non ci riuscii, né il giorno dopo né quelli dopo ancora. Il lunedì seguente ero dentro il teatro presa a risistemare tutte le attrezzature tecniche che per la pausa primaverile erano state rimesse al suo posto. Ritrovare le stesse inquadrature non fu un’operazione semplice. Dovevo anche correggere tutte le luci. Quel giorno Newman mi aveva messo molta pressione per tutte le faccende che mi aveva affidato ma perlomeno era un modo per nascondermi dietro le quinte a lavorare e non pensare a nulla. Così me la raccontavo almeno. 

Per quel giorno non rimasi neanche a pranzo poiché avevo tante cose da fare all’università, pratiche burocratiche noiose.
Ne approfittai però per rivedere Valentina, amica e collega dal primo anno universitario.
“Finalmente ti vedo” mi disse lei porgendomi un tazza di caffè. Da quando avevo iniziato il tirocinio ero totalmente sparita ed i miei orari non corrispondevano con quelli di Valentina. 

“Tesoro, perdonami, il tirocinio mi sta rubando direttamente la vita”

“Possibile che tu faccia tutte queste ore?”
“Purtroppo sì, poi la compagnia è sempre piena di iniziative e finisco per essere coinvolta costantemente da quei ballerini” risposi girando il caffè nella tazzina. 

“E cosa mi dici di questi ballerini?” Disse maliziosa. Era bello parlare con un’amica.
Le raccontai tutto, dal primo giorno ad oggi. Ogni singolo dettaglio. I ballerini erano tutti fantastici ma il mio racconto si focalizzò solo su uno di loro.
“Voglio conoscerlo, è il primo ragazzo di cui mi racconti qualcosa da quando ci conosciamo… Deve aver qualcosa di speciale” scherzò la mia amica, ma questo mi fece riflettere.
Valentina mi ascoltò e cercai anche io di tornare sul pianeta Terra dove mi trovavo prima. L’ambiente universitario mi mancava e dopo il tirocinio ci sarebbe stata la laurea. Ero emozionata e mi saliva la malinconia, avrei messo finalmente un punto alla mia vita.


Buongiorno! Non sono sparita, ma ero in vacanza e la vacanza si è prolungata. Spero che l'attesa ne valga la pena ( Credici, sì ahah)
Ancora non l'ho fatto e vorrei ringraziare tutti coloro che stanno mettendo la mia storia tra le seguite, ricordate e preferite. Non sapete quanto lo apprezzo! 
Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo :)
Cri

ps. Per impegni lavorativi ed universitari sparirò per altri 15 giorni, abbiate pazienza 😩

 

  
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