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Autore: Jessie_Tzn    27/08/2017    1 recensioni
«Dalla finestra della sua camera, Iris riusciva a vedere in lontananza gli aerei che spiccavano il volo e che, allontanandosi, diventavano sempre più piccoli fino ad essere un puntino di luce e, infine, sparire del tutto.
La ragazza dai folti capelli ricci voleva sparire come quegli aerei che ogni giorno vedeva decollare e viaggiare tra le nuvolette bianche del cielo. Forse la soluzione a tutti i suoi problemi era quella: andare via da quei luoghi, da quelle persone, da quei pensieri.»
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IV – Un grido e una promessa

La professoressa, al contrario di quanto si potesse pensare, non punì i ragazzi che avevano applaudito in alcun modo. La prof Tinelli era la migliore dell’istituto da tutti i punti di vista. Era vivace e le piaceva scherzare ma, allo stesso tempo, era severa nella sua materia. Chiedeva ai suoi allievi il massimo impegno, accettava solo due giustificazioni per entrambi i quadrimestri e durante i compiti in classe camminava per l'aula come un carabiniere alla ricerca di malviventi. C’è da dire, però, che beccava sempre qualche genio che cercava invano di copiare e questo la spingeva a continuare il suo cammino per l’aula finché non avessero consegnato tutti. In cambio, lei era sempre disponibile e gentile. Ripeteva le nozioni decine e decine di volte affinché tutti le capissero ed era l’unica a riferire ai suoi alunni le notizie importanti in anticipo per farli trovare avvantaggiati rispetto ad altri, come quel giorno.

«Tornando a noi» disse la prof sorridendo «ieri ho avuto modo di parlare con la professoressa Lentini che si occupa dell’organizzazione delle gite, la quale mi ha riferito che nei prossimi giorni circoleranno gli itinerari per i viaggi d’istruzione che si faranno il prossimo mese.» Non appena la prof ebbe terminato questa frase, gli occhi dei ragazzi si sgranarono al massimo, sorpresi ed entusiasti di aver ricevuto finalmente questa notizia tanto attesa. Alcuni si abbracciarono soddisfatti, altri cominciarono a giocherellare con penne e quaderni, altri presero di nascosto i cellulari e inviarono messaggi e altri si paralizzarono dall'emozione.

«Vi prego di non far sapere a nessuno che ve l’ho detto perché sapete che non mi sarebbe permesso. In ogni caso, con la scusa di voler dare un’occhiata agli itinerari, me li sono fatta consegnare con l’impegno di restituirli al più presto.» Si fermò un attimo per godersi i visi ansiosi dei suoi allievi, poi girò qualche pagina dal suo registro e continuò dicendo «Chiaramente, ho colto l’occasione per farmeli gentilmente fotocopiare dal signor Alfonso del primo piano ed ora li ho portati a voi» concluse il discorso sfilando dal registro dei fogli con su scritte tutte le destinazioni tra le quali poter scegliere e le mostrò sorridendo compiaciuta. A quel puntò i ragazzi non riuscirono a non gridare e, come se si fossero messi precedentemente d’accordo, cominciarono dei cori in onore della professoressa. Quest’ultima in un primo momento fu felice di vedere tale reazione ma poi si rese conto del gran baccano che stavano facendo e decise di rimettere ordine battendo la mano sulla cattedra e chiedendogli di abbassare un po’ la voce.

Fu così che tutta la giornata passò a discutere su quale meta scegliere. C’era mezzo mondo da visitare e non riuscivano a decidersi. Dinanzi ai loro occhi scorrevano tutti i nomi che figuravano su quella lista tra cui: la bellissima Venezia, la storica Firenze fino alla romantica Parigi e alla desiderata Londra. Queste furono le mete che vennero prese in considerazione mentre le altre furono scartate. Alessio e Rachele cominciarono già a fare dei calcoli per scoprire il cambio da euro a sterlina quanto valesse per poi diffondere il risultato a tutti i loro amici. Teresa, nel cambio d’ora, aveva già chiamato sua madre per chiederle il permesso che, ovviamente, le fu accordato per qualsiasi meta si fosse scelta. Giovanni e Luca stavano preparando la lista dei documenti necessari per partire. Paola e Olga, invece, la lista delle cose da mettere in valigia per essere pronte ad ogni evenienza.

Al primo banco, sulla destra dell'aula, gli occhi di una certa ragazza dai capelli ricci avevano iniziato a brillare di speranza. Quella voglia di partire, di allontanarsi, di cambiare aria sembrava trovare accoglienza nella possibilità di uno di quei viaggi e non le importava se a Parigi o a Londra o in qualsiasi altro Paese o città del mondo; le bastava anche solo mettere piede su quell’aereo che l’avrebbe portata tra persone nuove da conoscere, luoghi da visitare e sogni da realizzare.

C'era un solo problema: la sua famiglia non poteva permettersi una spesa di questo genere soprattutto se considerata facilmente evitabile e, quindi, non di vitale importanza. Suo padre era un modesto operaio e sua madre una casalinga e a stento riuscivano ad arrivare a fine mese senza debiti. Iris, che era sempre stata comprensiva nei confronti dei suoi genitori, non aveva mai avanzato richieste assurde che loro non avrebbero potuto soddisfare. Capiva che gli avrebbe fatto male non poter dare alla loro unica figlia ciò che voleva. La prima idea da scartare, quindi, era chiedere i soldi ai suoi genitori.

«Non è fantastico?» le chiese ad un certo punto Lorenzo aggiustandosi quel ciuffo di capelli che poggiavano sulla sua fronte. Lui non avrebbe avuto alcun tipo di problema in quanto, pur non essendo dei ricconi, i suoi genitori avevano la possibilità di muovere somme di denaro abbastanza alte. E seppur non avessero voluto dargli nulla, Lorenzo avrebbe potuto sfruttare quei soldi che conservava nel suo salvadanaio.

«Certamente.» gli rispose la ragazza dagli occhi castani sorridendogli. Non avrebbe mai confessato al suo compagno di banco il reale problema e così, mentre circolavano nella sua mente circa duemila strategie sul come recuperare un po’ di soldi, cercava di fantasticare sul viaggio insieme a Lorenzo.

Il suono dell’ultima campanella mise in pausa i numerosi commenti che erano circolati in quell’aula per diverse ore. Iris corse a prendere l’autobus e, dopo un quarto d’ora circa, era già arrivata a casa. Trovò facilmente le chiavi nella borsa grazie alla versione peluche di Tweety che aveva come portachiavi; le prese e aprì la porta. Ad accoglierla ci furono le urla dei suoi genitori che provenivano dalla cucina. Sua madre stava accusando suo padre di non riuscire a procurarsi abbastanza soldi per vivere e che era colpa sua se non riuscivano a trascorrere qualche giorno in serenità. Suo padre si difendeva dicendo che non poteva farci niente se la paga che gli spettava non era delle migliori perché il suo posto di lavoro nella fabbrica di magliette era l’unica cosa che era riuscito ad ottenere per smettere di essere un disoccupato.

Iris aveva ascoltato quei discorsi migliaia di volte, fino alla nausea, ed ogni volta che tornava da scuola era sempre la stessa storia.

«Sono tornata!» gridò chiudendo la porta. Quando la sentivano i suoi genitori chiudevano il discorso che, però, veniva solo rimandato alla prossima occasione.

«Ciao tesoro! È quasi pronto in tavola, sbrigati!» replicò la madre mentre terminava di cucinare. Iris andò in camera sua a posare la borsa e a togliersi la giacca. Successivamente passò nella camera di sua nonna per salutarla. Era una dolce signora di ottantasei anni che le voleva bene più di chiunque altro. Aveva capelli d’oro bianco e delle rughe sul suo viso, ma conservava quella bellezza interiore che trasmetteva, attraverso i suoi occhi castani, dolcezza e bontà d’animo. Iris provava per lei un amore che superava qualsiasi confine immaginabile.

«Menomale che la nonna più bella di tutte è capitata a me!» disse entrando nella sua camera. La nonna la salutò sorridendo e le chiese come fosse andata a scuola. Lei rispose che tutto era andato bene e, ovviamente, evitò qualsiasi riferimento ad Ugo e a quella possibilità di viaggiare che sembrava chiederle di non arrendersi, non quella volta.

I successivi quattro giorni non furono dei migliori. Il suo cervello stava andando in fumo a causa delle mille soluzioni alle quali aveva pensato ma che capiva poi essere infattibili. La notte dormiva molto poco e, nei rari momenti in cui riusciva a riposare, faceva dei paurosi incubi che la costringevano a svegliarsi e a convincersi che non fossero reali. Sognava di litigare con i suoi genitori, di essere derisa dai suoi compagni, di dover guardare l’aereo partire da casa mentre tutti gli altri vivevano quello che era il suo sogno. Era molto confusa, ma l’unica cosa della quale fosse sicura era che aveva bisogno di staccare la spina della routine per riprendere la sua vita in mano.

Un soffio di vento entrò dalla finestra della sua camera ancora aperta e le provocò dei brividi di freddo. Vi si avvicinò per chiuderla e, mentre guardava quel cielo senza stelle, promise a sé stessa che non sarebbe stata l’ennesima delusione.

 

#SpazioAutrice

Salve a tutti!

Vi ringrazio per aver letto la storia fino a questo punto e per aver votato e commentato il capitolo precedente, siete fantastici! :)

Approfitto di questo spazio per chiedervi: cosa ne pensate della piega che sta prendendo la storia? Secondo voi Iris riuscirà a racimolare la somma di denaro per partire?

Aspetto le vostre risposte nei commenti insieme ad eventuali consigli che vi sentite di darmi. Come sempre, le critiche costruttive sono ben accette!

Vi saluto con affetto e, se questo capitolo vi è piaciuto, non esitate a votarlo con una stellina!

Al prossimo capitolo! :)

 

 

   
 
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