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Autore: queenjane    27/08/2017    1 recensioni
Catherine Raulov cresce alla corte di Nicola II, ultimo zar di tutte le Russie, sua prediletta amica è Olga Nicolaevna Romanov, figlia dello zar. Nel 1904 giunge il tanto atteso erede al trono, Aleksej, durante la sanguinosa guerra che coinvolge la Russia contro il Giappone la sua nascita è un raggio di sole, una speranza. Dal primo capitolo " A sei settimane, cominciò a sanguinargli l’ombelico, il flusso continuò per ore e il sangue non coagulava.
Era la sua prima emorragia.
Era emofiliaco.
Il giorno avanti mi aveva sorriso per la prima volta."
Un tempo all'indietro, dolce amaro, uno spaccato dell'infanzia di Aleksej, con le sue sorelle.
Collegato alle storie "The Phoenix" e "I due Principi".
Preciso che le relazioni tra Catherine e lo zar e la famiglia Romanov sono una mia invenzione, uno strepitoso " what if".
Al primo capitolo splendida fan art di Cecile Balandier di Catherine.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Ella parlò con Nicholas.
“Non hai negato.”
“ Non potevo, Nicky, davvero, ho mentito tutta  la vita, ma.. non ce l’ho fatta. Non ha capito però ..  chi fosse il suo padre naturale.” Che Petr Raulov veniva nel suo letto, ubriaco fradicio, senza compiere l’atto, in quei pochi mesi, dal novembre 1893 all'aprile 1894, Ella aveva vissuto quella storia, la loro storia, che il suo matrimonio faceva schifo, nel novembre Alix aveva rifiutato lo zarevic, con una lunga lettera. Non poteva cambiare fede religiosa e lo liberava da ogni impegno, e .. Nulla. Si erano poi fidanzati nell’aprile del 1894, lei, Ella era rimasta incinta e .. Finis.
“Prenderò informazioni su questo francese .. poi Ella? Vuoi che lo faccia espellere dalla Russia.. o.. ordini controlli, potrebbero scappare.”
“È innamorata, Nicky, o pensa di esserlo. Verrà da te, per convincerti a convincermi.”
“Perdonami, Ella.”
“Non  è colpa tua, anzi. Se ne andrà Nicky, quindi tanto vale salvare il salvabile e .. ha il coraggio che io non ho avuto. Per me e te .. non era possibile, per una ragione o l’altra, inutile rinvangare il passato”Percepiva il respiro salato di lui tra i capelli, mentre la abbracciava.
“ Di  un principe si sposa per amore, Ella.”
“Ma nostra figlia sì. Voglio che abbia questo dono.. di sposarsi per amore.”
“ Così  sia, Ella.  Ma forse non è amore.”
“Loro credono di sì e tanto basta.. possiamo noi definire l’amore mio zar?”
 
 
10 aprile 1913, il giorno dell’udienza presa al volo con lo zar, oscillavo tra rabbia, orgoglio e passione, un ribollire di sensazioni che mi lasciava esausta, come i dubbi che mi rodevano.
Non sarei andata dalla zarina, le riserve che aveva verso mia madre potevano essere una arma a due tagli. Per Alessandra, il matrimonio era il destino migliore per una donna, ma io non volevo esserle debitrice, o, peggio, che si rifiutasse di aiutarmi, dato che asseriva che un figlio deve obbedire sempre ai genitori. Peraltro, si sarebbe convinta di avere avuto sempre ragione, che ero davvero una ribelle, una gramigna. E avrei  vestito la mia maschera, parlato con lo Zar.
In fondo, avevo già intuito.
“E’ un piacere vederti, Catherine, come stai?
“Bene, Maestà”
“Quanto siamo formali, sai che non importa.. Cosa devi dirmi di particolare?
“Che ho bisogno del vostro aiuto.” Diretta e concisa, la faccia tosta non mi faceva difetto, a quel punto giocai a carte scoperte, senza giri di parole.
“Per ..?
“Convincere mia madre a rivedere le sue posizioni. Mi sono innamorata, Maestà, e vorrei sposarmi, il prima possibile, lui si è proposto e io lo ho accettato.”
“E lei non è d’accordo-“Una diagnosi esatta e molto soft. Un eufemismo, ecco,
“Io sono innamorata di Luois de Saint Evit, non mi sposa per interesse, anche se potrebbe parere. Siete il mio padrino di battesimo, mi avete sempre detto che per qualsiasi cosa potevo rivolgermi a voi e .. desidero questo.” A posteriori, so di avere avuto una arroganza che poteva essere oltraggiosa, da ciarlatana e imbonitrice.
Cadde il silenzio, lui accese una sigaretta e le volute serpentine si innalzarono tra i libri e le boiseries verdi, eravamo nel suo piccolo studio privato, l’elegante scrittoio era coperto da carte su carte impilate con ordine. La barba castana, ove batteva il sole, si accese di riflessi color mogano e rame, come accadeva ai miei capelli per lo stesso fenomeno, strano che non vi avessi mai badato, come alle piccole rughe che aveva sul viso, intorno a occhi e bocca, leggere sulla fronte, era invecchiato tutto insieme?
“ A me? Cioè, perché sei venuta da me?”
Rimasi in silenzio, gli occhi fissi, senza abbassare lo sguardo e capii che Ella mi aveva fregato, mi aveva preceduto, una intuizione senza prove, come una folle idea che mi rimbalzava nel cervello da molte settimane e che soffocavo sul nascere, inorridita.
“Ho promesso, principessa, le promesse vanno sempre onorate, solo rispondi sinceramente a questo. Sei convinta, di tutto il cuore.”
“Si. Non è un capriccio, una mera infatuazione, anche se ho 18 anni, lui circa dieci in più, è cattolico e io ortodossa.”
“E via così. Una volta ti ho detto che possiedi coraggio, che avresti trovato la tua strada e .. Hai il mio consenso, fanne buon uso. “
“Grazie. GRAZIE”
Con poca principesca dignità gli buttai le braccia al collo, mi baciò sulla guancia, poi sancì che era il caso di festeggiare.
“Posso usare il telefono, io dovrei dirlo a ..”
“Accomodati, principessa, io esco.”
La sua risata passò la porta mentre componevo un certo numero, l’interno diretto dell’ufficio del mio fidanzato all’ambasciata.
“Luois, je suis moi.”
“Catherine .. Mon amour. “
“Oui, il a dit oui, je serai ta femme.
 “Catherine ?Je t’aime.”
“Moi aussi, je t'aime. Je t'aimerai pour toujours.”
 
Lo avevo voluto e la passione sarebbe sbocciata, mi voleva tutta intera, corpo e anima.. avevo osato e vinto,  come la principessa Ella.
Sei come tua madre.. ora e sempre, non pretendere di essere migliore di lei.
In fondo, Alessandra aveva ragione, pensavo solo a me stessa.
Variava l’equazione, il risultato era quello.
E ci siamo intese poi nella fine, peccato nel ritardo.
 
Quando uscii dallo studio, capii che il lieto annuncio, pur se in via informale era stato dato.
Maria Nicolaevna mi abbracciò, lei sognava da un pezzo i figli e il matrimonio, in via traversa era contenta per me,  Tatiana mi strinse il braccio e chiese degli addobbi, e di poter disegnare il vestito da sposa, Anastasia voleva fare la damigella e Alessio chiese se era il caso di dover vestire l’uniforme.
Alix sorrideva. Sghemba, dal suo divano, accanto a  lei Anna Vyribova che osservava il mio corpo snello, da vergine, lei che era stata sposata e rimaneva sempre vergine, che le nozze non erano state consumate, se non aveva giaciuto con Rasputin, cui era devota, si malignava di quello e molto altro.
Olga evitò di toccarmi, fece le congratulazioni e brindò alla mia.
Sapevo di averla ferita a morte, avevo deciso a capo fitto, senza parlare con lei.
L’avevo esclusa e messa all’angolo.
Ero come mia madre, pensavo solo a me stessa.
Come Giuda, l’ho rinnegata e tradita, lei mai.
 
 
Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine: “  Scrivo mentre attendiamo di andare a Ekaterimburg, i nostri genitori e Marie ci hanno preceduto, che Alessio non sta bene e non può ancora muoversi. La mia insonnia è ormai radicata, così che continuo ad annotare. Mio padre uscì dallo studio, dando il lieto annuncio. Rimasi di sale, poi salì una grande rabbia. Non eri una mia proprietà, mai lo sei stata, avevi diritto ai tuoi segreti, ma che ti ritrovassi fidanzata e presto sposa era una sorpresa .. INATTESA. E, immensa, la delusione di esser stata tagliata fuori da un avvenimento importante della tua vita, di non aver partecipato emotivamente alla tua scelta di sposarti, te che dicevi di non volerlo fare. Non eri tanto coerente, credimi. Ma oggi so che quando una persona soffre ben di rado si cura degli altri, una lezione che ho ben imparato, fino a renderti libera
 
Nel maggio 1913, la  famiglia Romanov si imbarcò in un pellegrinaggio commemorativo in onore di Michele I, risalendo il Volga con un battello a vapore fino a Kostroma ove viveva quando apprese di essere salito al trono.
Olga, sorella dello zar, rievocò le manifestazioni di lealtà, le folle riunite per dare una fuggevole occhiata, persone che si inginocchiavano per baciare l’ombra di Nicola II, gli applausi.
Mio zio R-R  scorse invece la mera curiosità, le celebrazioni non avevano colpito nessuno in particolare, le speranze del popolo di una rinascita, di un miglioramento non trovarono riscontro.
Comunque, l’arrivo a Mosca, capitale storica, ove Michele I era stato incoronato, fu un trionfo. 
Scesero alla stazione circondati da un numero incredibile di dignitari, lo zar salì su un cavallo bianco e cavalcò da solo, sessanta piedi davanti a tutti e alla sua scorta, verso il Cremlino dalle rosse mura circondato da una folla plaudente, come un conquistatore, facendosi beffe degli eventuali attentati.
Le decorazioni erano superbe, drappi di velluto con i simboli dei Romanov sul boulevard di Tyerskaya, ogni edificio coperto di pennoni, bandiere e quanto altro, forse ancora più suggestive di quelle di San Pietroburgo.
Nicola II scese nella Piazza Rossa, tutte le processioni religiose convergevano lì, si incamminò tra folle di sacerdoti metropoliti vestiti di velluto e raso, dalle lunghe barbe, vi era odore di cera e incenso che si levava dai turiboli, sacri inni vibravano nell’aria, camminando leggero sulla passatoia di velluto scarlatto per entrare nella cattedrale.
R-R sentì un colpo al cuore quando scorse il giovane zarevic, che doveva percorrere a piedi le ultime cento iarde come la zarina e le sue sorelle, prima di entrare nella cattedrale, una volta scesi dalle carrozze.
Stava a malapena in piedi, ancora i postumi dell’emofilia, o almeno così suggeriva un libro di recente pubblicazione, “Dietro il velo della Corte Russa”,  tanto che un cosacco della guardia lo prese tra le braccia, portandolo dentro, tra le esclamazioni addolorate di tutti.
Il piccolo  principe raddrizzò la testa e le spalle, senza fallo, deglutendo il nodo che gli serrava la gola, R-R si inchinò profondamente, fino a rimanere senza fiato, non aveva mai onorato gli zar Nicola II o suo padre Alessandro III con quel tributo.
 

“Ciao ragazzi, ci vediamo dopo tanto” ero passata da Peter Hof, la residenza imperiale per l’estate sul golfo di Finlandia, un pomeriggio di metà maggio, le rose e i lillà fiorivano, esatti, precisi
“Salvo nuove, sì, Catherine” Olga compì il gesto di darmi un bacio formale, a mezz’aria, senza toccarmi, guancia e braccia sospese, non mi sfiorava dall’annuncio del fidanzamento e del prossimo matrimonio. Nella forma era lieta per me, nella sostanza mi avrebbe messo all’angolo e scossa per le spalle, per capire, quella  rivelazione non le tornava.
Ma lei non doveva conoscere la mia disperazione, il senso di egoismo  ed impotenza
“Salvo nuove?”
“.. dopo il pellegrinaggio fluviale, siamo stati a Livadia” ricordai passeggiate sulla spiaggia, il suo braccio contro il mio, risate, ore dorate che non sarebbero più tornate, scherzi e risate durante una partita a tennis, una cavalcata.. le ore a discutere su Ulisse e Achille
“Vero, io dietro al matrimonio.. ogni giorno ne spunta una”
“Presumo,  e dopo la luna di miele dove contate di stabilirvi?”
“Parigi.. Luois è nato là, il suo incarico sta scadendo” avessi voluto, avessi chiesto allo zar che avrebbe richiesto a chi di competenza glielo avrebbero prorogato e non volevo, avevo chiesto di sposarlo e tanto era, Luois si sarebbe costruito la sua carriera per i talenti, non per i buoni uffici della sua fidanzata, non mi sposava per interesse di carriera.
“Ah..” e me ne andavo, e tanto, la voglia di sussurrare “Olga” e stare con lei non mi era passata, e viceversa, solo una smarrita intuizione.  Sbiancò leggermente, si riprese e rilevò che a  maggio si sposava la figlia del Kaiser tedesco, a giugno io, era l’anno dei matrimoni, poi ”Scusami, io devo andare a ..” generica e fece per allontanarsi.
“Olga..”  a bassa voce
“Catherine.” Mi girai svelta e lei aveva già cambiato espressione, e aveva sussurrato il mio nome, io il suo.
E tanto ero troppo avanti, non si poteva tornare indietro.  Mi appiccicai addosso un sorriso  e proseguii, lo zarevic mi era saltato tra le braccia.  “Cat, fammi un sorriso vero !! sei troppo tirata!”mi  scoccò un bacio e mi portò ad ammirare le rose bianche, un perfetto e candido tripudio.
 
Il grande evento regale del 1913 dell’Europa  fu il matrimonio a Berlino della figlia di Guglielmo II, imperatore di Germania, con il principe di Hannover, il 22 maggio. La città rutilava di bandiere, stendardi e pavesi, la stazione ferroviaria dove giungevano i vari sovrani era presidiata come un campo militare, da soldati  e agenti in borghese, per tema di attentati.
Il banchetto di Stato fu allietato da 250 ospiti, tra uniformi e gioielli era tutto un grande, immenso scintillio.
Il Kaiser, Guglielmo, in uniforme di gala da dragone reale inglese, l’ordine russo di Sant’Andrea di traverso sul petto, dava il braccio alla regina Mary d’Inghilterra, seguiva re Giorgio V, in uniforme da colonnello dei dragoni prussiani, conduceva la moglie del Kaiser. Lo zar, pure lui nell’uniforme di colonnello dei dragoni prussiani con l’ordine dell’Aquila nera degli Hohenzollen, dava il braccio alla zia del Kaiser, mentre Alessandra seguiva accompagnata dal principe ereditario tedesco, Guglielmo, alias “Piccolo Willy”
I festeggiamenti mascheravano la tensione, le danze il nervosismo, le candele nei lampadari di cristallo balenavano nei preziosi intarsi dei mobili e sui monili, un ultimo palpito di luce prima che scoppiasse la catastrofe.
Che l’anno dopo il mondo era in guerra, scoppiava il primo conflitto mondiale.

 
 
   
 
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