Anime & Manga > Tokyo Ghoul
Segui la storia  |       
Autore: Eeureka    27/08/2017    1 recensioni
– [[ aĸιra х тaĸιzawa ; мιnι long – qυaттro capιтolι ]] [[ Storia partecipante al contest L'oscurità prima dell'alba indetto da Ayumu Okazaki & AriaBlack sul forum di EFP ]]
Seidou questa volta ne è sicuro: studierà senza sosta e batterà Akira Mado, prendendo il massimo risultato ottenibile agli esami. O almeno così crede, prima di venire coinvolto proprio dalla sua avversaria nella sua prima indagine in assoluto.
– daʟ тeѕтo: « Cosa?! Ti sembra il caso di giocare a fare l'investigatrice? »
« Non è un gioco. »
[...] Takizawa la guardò non convinto. Non gli sembrava affatto una buona idea.
« Fa come ti pare » disse acido. « Se finisci nei guai non sarà colpa mia. »
Genere: Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mado Akira, Takizawa Seidō
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
01


I
l mangiatore di s
ogni
|| 04 - sogni ||
Image and video hosting by TinyPic


« Pa', lei è la mia fidanzata, Akira. » Sanjiro rivolse un sorriso sghembo alla ragazza.
« Oh » finse meraviglia il signor Nakano. « Sì, ricordo. Piacere Akira. » Fece un mezzo inchino. « Sanjiro mi ha parlato molto di te. So che sei un brillante genio, come d'altronde è anche il nostro vicino di casa, Seidou. » Si girò in direzione del ragazzo, ancora troppo scosso per parlare o anche solo per muoversi.
« Che peccato » riprese, rivolgendosi al figlio. « Quanto mi rincresce che tu non l'abbia potuto conoscere prima. È un bravo ragazzo, oggi mi ha aiutato a sistemare un paio di cose. E poi vuole diventare un investigatore di ghoul, non è notevole? »
Sanjiro a quelle parole non si trattenne dal lanciargli un'occhiata cupa.
Seidou rabbrividì, aveva il terrore che luccicava negli occhi. Mai avrebbe anche solo ipotizzato che quei due potessero essere imparentati, e anche avendoli davanti in quel momento stentava a crederci. Non si assomigliavano affatto, neanche un lineamento simile.
Sperò di trovare lo sgomento anche sugli occhi della sua compagna di classe, ma lei era imperturbabile. Il suo stupore era durato giusto una frazione di secondo e poi era tornata calma come non mai.
« Perché non ceniamo tutti assieme? » Propose l'uomo con tono cordiale.
Seidou voleva andarsene ribadendo che lo aspettavano a casa, ma non poteva abbandonare Akira lì.
« Signor... » esordì la ragazza.
« Nakano, prego. »
« Signor Nakano, ne sarei davvero lieta, ma ho dei lavori da completare prima di un esame, quindi non posso trattenermi oltre. Comunque, mi ha fatto davvero piacere conoscerla » simulò un sorriso, inchinandosi.
« Che peccato » sospirò l'uomo, arrendevole. « Vorrà dire che sarà per la prossima volta. »
Poi si voltò verso Takizawa. « Tu non mi sfuggi invece » e iniziò a ridere a gran voce. Seidou non comprese cosa avesse provocato quell'attacco d'ilarità improvviso.
« Mi offendo se non resti qui a cena, sono sicuro che tua madre sarà d'accordo. »
Lo fissò negli occhi come a non volergli lasciare alternativa.
Seidou, prima di riuscire a parlare, boccheggiò più volte e si schiarì la voce.
« Non credo che mia madre sia d'accordo: ieri sono tornato tardi a casa senza avvertirla. Oggi devo farmi perdonare. »
Lo sguardo di Nakano si rabbuiò per un istante. Non voleva lasciarlo andare.
Doveva avere un'alta considerazione del ragazzo, per credere che potesse in qualche modo essere d'intralcio per i suoi piani.
A conti fatti, Seidou, al di là degli studi che intraprendeva, non era ancora un investigatore e quindi non rappresentava alcun reale pericolo per un ghoul. Quindi Nakano, se era davvero Baku, o era imparentato con Baku, non aveva motivo di averne timore.
Cosa aveva fatto per insospettirlo a tal punto da non volerlo fare tornare a casa?
Aveva gettato per terra una statuetta di un essere mitologico, preso dallo spavento infondato del momento. Aveva dimostrato una notevole curiosità per l'incidente di cui aveva letto nell'articolo, e poi non aveva smesso di guardare Nakano con terrore crescente e malcelato.
Seidou si rimproverò per aver fatto trapelare troppo da se stesso. Guardò Akira e invidiò la sua espressione impassibile (anche se era all'oscuro di gran parte dei fatti, e quindi non aveva motivo di agitarsi).
« D'accordo » acconsentì l'uomo. « Torna a casa. » Il tono di voce tradiva il suo disappunto.
Seidou trattenne un sospiro di sollievo.
« Comunque » aggiunse poi, e il sorriso sul suo volto si allargò in maniera spropositata. « Cercherò di sdebitarmi per l'aiuto che mi hai dato al più presto. »

Takizawa e Akira camminarono l'uno accanto all'altra, non scambiandosi la parola. Appena si furono allontanati abbastanza dall'abitazione dei Nakano, Seidou non riuscì più a trattenere la risata isterica che costringeva nel petto.
Akira gli lanciò un'occhiata perplessa. Lui tentò di darsi un contegno e poi disse: « L'avresti mai detto? » lasciandola anche più confusa di prima. Subito dopo le chiarì la faccenda, ancora concitato dall'idea che Baku fosse un suo vicino di casa.
Le raccontò del signor Nakano, dell'articolo che aveva letto e che lo riguardava, della statuetta che aveva trovato in casa sua e della follia che gli era parso di scorgere nei suoi occhi. Insomma, tutte prove insufficienti e dettate dall'ansia, o almeno così erano state definibili prima che facesse il suo ingresso Sanjiro. A quel punto, che Nakano fosse coinvolto non c'erano più stati dubbi. E questo spiegava molte cose, per esempio il primo incontro avuto con Akira, quando lei stava pedinando un ghoul che si aggirava nel suo quartiere.
Lei lo guardò con serietà, un po' stupita che fossero giunti a quella conclusione per semplice coincidenza dei fatti. Tirò fuori dalla tasca un foglietto di carta. Seidou lo riconobbe: era la lista delle vittime di Baku.
« Quindi erano due, e ce la siamo cavata per un pelo, avrebbero potuto ucciderci. Immagino che non l'abbiano fatto perché era troppo avventato come gesto, e tua madre sapeva che eri a casa del tuo vicino. Se tu fossi scomparso questa notte, il primo indiziato sarebbe stato Nakano. Suppongo che di me invece non sospettino nulla, mi hanno lasciata andare molto facilmente. »
« Allora » disse Seidou, non riuscendo a trattenere un sorriso soddisfatto. « Questa volta l'abbiamo trovato davvero. » Non seppe spiegarsi il perché, ma improvvisamente l'idea che il caso fosse concluso gli diede solo appagamento, nessuna delusione.
« Eh già » fece Akira. Non c'era segno di felicità o soddisfazione in lei, invece. « Ce l'abbiamo fatta. »
Continuarono a camminare senza meta, allontanandosi dal quartiere. Non erano mai stati così vicini, sembravano quasi amici.
« Dovremmo... » disse Takizawa, incerto se proseguire o no. « Festeggiare. »
Forse era stata l’euforia a farlo parlare: era esaltato per essere riuscito a sfuggire alle misteriose intenzioni di Nakano. Si diede dello stupido quando il sopracciglio di Akira si inarcò a dimostrare la sua perplessità.
« Festeggiare? » ripeté, confusa. Non aveva mai pensato che festeggiare fosse una cosa utile, e tendeva ad evitare tutto quel che fosse considerabile una perdita di tempo.
« Sì, beh... » distolse lo sguardo Seidou. « Sai, è il nostro primo caso risolto. »
Qualcosa nel tono imbarazzato di Takizawa le fece credere che per una volta valeva la pena provare.
« Sì » concesse, e involontariamente un sorriso si profilò sul suo volto. Ma Takizawa, per fortuna, era voltato dall’altra parte; non poteva accorgersene. « Dovremmo festeggiare. »


- —∞— -

Era il giorno degli esami e Seidou non era preparato come avrebbe dovuto.
Un lancinante dolore alla testa lo colpiva a intermittenza, perché il giorno prima era rimasto sveglio fino alle tre del mattino a ripassare l'intero programma. Le domande che scorrevano sotto i suoi occhi gli parevano scritte in arabo, e si ritrovò spesso senza sapere come rispondere.
Sarebbe stato saggio da parte sua studiare nei due giorni che gli erano rimasti, anziché solo nell'ultimo, ma il primo era rimasto a letto fino alle due per riprendersi dalla sbornia che aveva seguito i festeggiamenti. Già, lui e Akira ubriachi, a ridere come cretini assieme, l'attimo dopo a insultarsi a vicenda, e a continuare così all'infinito. Un quadretto non molto appropriato per i primi della classe.
Il pomeriggio invece, dopo essersi ripreso, l'aveva trascorso a ricostruire i fatti, recuperando una sequela di immagini sfocate senza né capo né coda. C'era un ricordo però che gli era rimasto impresso: lui e Akira si erano baciati. O quasi baciati. L'unica immagine nitida che aveva era l'istante prima che le loro labbra ci scontrassero, uno davanti all'altra, con pochissimi centimetri a dividerli. Erano sotto casa di lei, e subito dopo Seidou le aveva detto tutte le cattiverie possibili. Le aveva spiegato che non sopportava che fosse più brava di lui negli studi, e che per questo lo irritava essere attratto da lei.
Questi erano i pallidi frammenti che conservava. Aveva delirato, forse perché le parole di Nakano su come i secondi finissero nel dimenticatoio l'avevano ferito.
Scosse la testa, poi lanciò un'occhiata alla compagna di classe con cui non aveva più parlato: aveva i capelli legati in una treccia, e qualche ciuffo ribelle che le ricadeva sul viso. Era concentrata e con rapidità rispondeva ai quesiti che le si presentavano davanti.
Seidou tornò a concentrarsi sul suo test.


« Akira! » La ragazza, quando le si accostò, era appena uscita dall'accademia e camminava spedita per il cortile. Seidou restò turbato da quell'improvvisa vicinanza, come se non ci fosse più abituato. « È giunto il momento, no? »
Lei si fermò, si soffermò sul sorriso imbarazzato di Takizawa e non poté evitare la punta di dubbio che le impastò la voce: « Il momento di cosa? »
« Come di cosa? Abbiamo risolto un caso! Dobbiamo portare le nostre ricerche alla CCG. »
Akira si morse il labbro inferiore e si guardò attorno, come se non volesse rivelare qualcosa di scomodo.
« Oh, già » fece, e la ferì lo sguardo esaltato che aveva Takizawa. « Non te l'ho detto, ma l'ho già fatto ieri. »
L'entusiasmo negli occhi di Seidou scemò. « Cosa? Pensavo che l'avremo fatto assieme » disse, deluso. « Comunque hai detto che abbiamo lavorato assieme, giusto? »
Akira distolse lo sguardo, rimanendo in silenzio.
Lui sentì germogliare qualcosa nel petto: era un pizzicore ancora leggero, ma caustico, bruciante.
« Ti sei presa tutti i meriti? » Soffiò. Gli occhi vuoti, le sopracciglia corrugate.
« Certo che no, solo che non l'ho portato alla CCG. Non potevo andare lì con un fascicolo che non potevo a conti fatti possedere. L'ho consegnato a mio padre, mostrandogli il nostro lavoro. » Sul suo viso nacque l'ombra di un sorriso nostalgico. « È stato davvero orgoglioso di me. Cioè, di noi. »
« Quindi sarà lui a parlare di noi ai suoi colleghi? »
« Cosa? No. Non può andare lì e dire “questo caso l'ha risolto mia figlia e un suo amico”. Al di là della già scarsa considerazione che purtroppo hanno i suoi colleghi di lui, nessuno gli crederebbe. Ma poi che importanza ha? Abbiamo fatto arrestare due ghoul, mi sembra già una grande soddisfazione. »
La sensazione nel petto si era ingigantita e ora percepiva un fuoco che ardeva e lo corrodeva dall'interno.
« Quindi abbiamo fatto tutto quel lavoro per farci dire bravi dal tuo paparino? » Inveì.
Lei indietreggiò.
« Di certo io non l'ho fatto per ottenere un premio dalla CCG, ma non so perché tu l'abbia fatto. »
Lui la guardò in cagnesco. « Ah, capisco. Giusto, tanto la buona parola per te la può mettere tuo padre, quindi non hai bisogno d'altro. »
« Come scusa? » Inarcò un sopracciglio. « Quando hai accettato credevo mi volessi dare una mano, non che volessi qualche merito importante! »
« Volevo aiutarti infatti, ma credevo che qualche riconoscimento dopo ce lo saremmo meritato. Soprattutto io, visto che ho scoperto che Nakano era coinvolto. »
« Soprattutto tu? » rise, sardonica. « L'hai scoperto per puro caso. Non mi sembra invece che sia stato tu a continuare ad uscire con un ghoul per incrementare le informazioni in nostro possesso. »
L'atmosfera si era fatta pesante.
« Scusami » disse Akira poi, riprendendo la sua solita compostezza. « La prossima volta mi ricorderò quanto per te sia importante ottenere trofei, più della tua stessa vita e di quella degli altri. »
« Lo sarebbe anche per te se già non ne avessi a bizzeffe. »
Lei gli voltò le spalle e andò via, irritandolo ancora di più.
L'aveva aiutata e cosa aveva ottenuto? Nulla, se non che una grande rabbia nel petto. Ma a lei cosa poteva importare? Tanto il suo destino era segnato, i cento ottenuti a ogni esame la facevano già brillare sotto un’aurea di perfezione incorruttibile. E lui invece, per l'ennesima volta nella sua vita, si era impegnato per ottenere nient'altro che un pugno di sabbia da spargere al vento.

- —∞— -




Era il giorno dei risultati, e Seidou si dirigeva a scuola per scontrarsi con la realtà.
Era passato un mese dell'ultima volta che aveva visto Akira. Il signor Nakano e suo figlio erano stati arrestati, e sua madre era rimasta sconvolta.
Akira una volta gli aveva inviato un messaggio:

A: Mio padre mi ha detto com'è finito il caso. Nakano non è un ghoul, è un semplice psicopatico ossessionato dalla vittoria. Quando un collega gli ha “rubato” il suo sogno, se lo è ripreso, e ha deciso di levarli a chiunque altro. Dice che nessuno si è mai reso conto dei secondi, e di quanto loro soffrano e non si meritino dei ladri che rubino con tanta facilità ciò che è loro. Assurdo, no?
Il suo piano si è bloccato finché non ha salvato un bambino dalla strada. Quel bambino era un ghoul, e gli è presto tornato molto utile per quello che era il suo piano.
Lui dirigeva, Sanjiro eseguiva.
Dopotutto, Sanjiro non ha mai avuto un carattere forte, né è molto intelligente. È stato una marionetta nelle mani di un esperto burattinaio.
Ricordati che se sono stati arrestati è grazie a noi due.

Per un attimo aveva provato l'impulso di risponderle, di chiederle scusa per quel che era successo. Si era chiesto di sfuggita se il modo in cui aveva agito fosse conseguenza delle parole di Nakano, inconsapevole che anche Takizawa fosse un eterno secondo come lui.
Alla fine non le aveva risposto.

Arrivato fino all'accademia, trovò davanti alla bacheca dei risultati un bel po' di aspiranti investigatori. Erano ammassati e sgomitavano per scoprire come se l'erano cavata, mentre Seidou non sapeva neanche che aspettative avesse.
Si morse il labbro trovando la sua posizione.
Quinto. Un posto che non gli si addiceva affatto. Ma provò quasi sollievo per non essere arrivato secondo, o almeno fin quando non vide svettare al primo posto il nome di Akira Mado.
Sospirò. “Non ho ancora fatto nulla perché sono troppo presa dal caso”. Quelle parole gli rimbombarono nella mente, punzecchiandolo.
Alla fine, l'unico a perdere i sogni era stato lui. Non era arrivato primo con gli studi, non aveva ottenuto i meriti che gli spettavano, e non aveva legato con la ragazza di cui era innamorato (anche se forse un rapporto tra loro due non sarebbe mai potuto esserci).
Non è colpa tua, gli mentiva la sua mente per rendere il tutto meno doloroso.
« Takizawa... » a qualche metro di distanza c'era proprio lei, Akira. Aveva lo sguardo incerto, quasi dispiaciuto, e piano piano gli si stava avvicinando.
Seidou fece un passo indietro, non pronto a quello scontro.
Le diede le spalle e s’incamminò verso l'uscita, pronto a tornare a casa con le sue sconfitte.
È colpa sua.







  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Ghoul / Vai alla pagina dell'autore: Eeureka