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Autore: Fonissa    28/08/2017    1 recensioni
"Il rosso è il mio colore preferito. Ma non il rosso di un pennarello o il rosso del tramonto, ma il vivido rosso del sangue che scorre. Quel bel colore che esce quando il mio coltello affonda nella carne delle mie vittime. Mi sento così bene quando lo faccio, mi sento finalmente me stessa.
Questo lato di me appena conosciuto... perchè non è venuto fuori prima? Eppure è questo che io sono. Non posso scappare a me stessa, devo accettarlo e andare avanti.
Io sono un'assassina"
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' notte fonda quando mi intrufolo di nuovo nel giardino di Hiroji, ma questa volta lui è lì ad aspettarmi. Gli sono serviti tre giorni interi per preparare di nascosto tutto l'occorrente. Tre giorni in cui non ho messo nemmeno il naso fuori dalle fogne, non dopo che avevo visto la polizia cercarmi casa per casa.

Ha con sè uno zaino abbastanza capiente, ma non troppo grosso in modo da non avere problemi nel portarcelo dietro. In mano ne ha un altro simile, che mi porge.

"Quel borsone mi sembra scomodo da portare, ed è anche abbastanza rovinato. Prendi questo, era... di Taniko." aggiunge alla fine, abbassando lo sgaurdo.

"Hiroji, non c'è bisogno." provo a dirgli. Nemmeno io me la sento di approfittare di qualcosa di Taniko, dopo che non ho fatto nulla per salvarla. Avrei dovuto immaginare che la sua morte avrebbe traumatizzato Hiroji, perchè non sono intervenuta?

"No, ti prego, prendilo. Consideralo un piccolo passo per il perdono, sia da parte mia, sia da parte di te stessa."

Io annuisco, prendendo lo zaino e inziando a spostare le mie cose dal borsone. Una volta fatto, metto lo zaino dietro le spalle e il borsone su una. Non so quanto potrebbe essere utile, ma ha comunque tracce di me, è meglio abbandonarlo nelle fogne che nei cassonetti. Akio si accomoda in una delle tasce dello zaino. Velocemente scavalchiamo la recinsione e andiamo verso il tombino, guardandoci intorno prima di sollevarlo. Scendo le scale saltando direttamente a terra quando sono a mezzo metro di distanza dal terreno, buttando il borsone nel fiume putrido di fronte a me.

"Che facciamo ora?" mi chiede Hiroji, mentre inziamo a camminare dritto, anche senza sapere dove andare esattamente.

"Dobbiamo andarcene, e alla svelta. Le ricerche su di me sono sempre più intense e quando i tuoi genitori si sveglieranno denunceranno la tua scomparsa. Si sa che sono stata io a salvarti da quel pazzo che entrò a scuola, potrebbero collegare le cose. Anzi, per essere più cauti..." prendo il mio telefono, gettandolo a terra e calpestandolo fino a ridurlo in poltiglia. Un'altra persona mi avrebbe considerata pazza, ma il ragazzo al mio fianco mi guarda con uno strano scintillio negli occhi.

"Così non potranno rintracciarci tramite il tuo telefono, giusto?"

"Esattamente. Avrei dovuto farlo prima, ma mi serviva ancora per qualche cosa..." rispondo, evitando di dire dei messaggi anonimi che gli avevo mandato una decina di giorni fa. Se Hiroji è al mio fianco, non ho bisogno del telefono.

"Capisco. Io il mio l'ho lasciato direttamente a cas-" si interrompe bruscamente, trascinandomi in una fessura nella parete, facendomi segno di fare silenzio. Io annuisco, sperando che il buio non faccia notare il rossore sulle mie guancie causato dalla vicinanza. Mi fa segno di guardare fuori, e così faccio, strabuzzando gli occhi alla vista di una poliziotta con torcia e radiolina.

"Qualcuno ha detto di aver visto scendere una ragazza qui giù, deve essere lei..." stava sussurrando tra sè e sè. Per poco non mi lascio scappare un'imprecazione. A quanto pare, qualcuno deve avermi intravisto. Provo a sbirciare intorno, ma l'unica strada possibile è quella bloccata dalla donna.

"Devo ucciderla." sussurro, iniziando a prendere il coltello. Hiroji mi blocca la mano e il contatto mi fa sussultare. Sono talmente convinta che voglia fermarmi dall'uccidere un'altra persona che per poco non cado a terra dallo stupore quando caccia un pezzo di corda dal suo zaino.

"Usa questa -mi dice a bassa voce- soffocala. Se tu la accoltellassi urlerebbe, e non sono sicuro che sia l'unico poliziotto in zona. In più, un coltello insanguinato lascierebbe facilmente tracce."

Annuisco, prendendo il pezzo di corda e posando lo zaino ai piedi del ragazzo, insieme a Akio, per muovermi più liberamente e mettendomi i guanti che porto sempre in tasca.

"Come fai a sapere tutte queste cose?" gli chiedo, prima di passare all'azione. Lui mi guarda stordito.

"Non lo so, le parole mi sono uscite di bocca da sole."

Io lo guardo confusa, poi poso lo sguardo sulla mia prossima vittima. In quel momento, girata di spalle e a soli tre metri da noi, sarebbe stata facile da eliminare. Conto fino a tre e poi scatto. Non ho mai strangolato qualcuno, ma come al solito il mio corpo si muove da solo, mentre la mia vista si offusca. In tre grandi passi sono dietro di lei e con un piccolo balzo sento le mie mani che le stringono la corda intorno al collo, sempre di più, fino a quando la poliziotta non è costretta ad accasciarsi. Prova a dimenarsi e ad afferrare la pistola alla sua cintura, ma con un calcio alla mano glielo impedisco. Quando riesco a vedere bene di nuovo, la donna è stesa a terra, con il viso blu e la lingua gonfia. La guardo bene e faccio una smorfia. Nessuna goccia di sangue a imbrattare i suoi capelli castani o la sua divisa. Semplicemente un corpo vuoto, con gli occhi, anch'essi castani, rivolti verso un altro mondo. Decido che preferisco molto di più usare il coltello.

Prendo la targhetta che porta sulla camicia, leggendola: Hitomi Ogawa. Sogghigno leggendolo. Mi piace immaginare che siano tutti là sopra, Arata, Yumoto e Hitomi, le mie uniche tre vittime, a guardarmi e a sperare nel mio fallimento.

Hiroji si avvicina a me, guardando il cadavere con lo stesso scintillio di poco prima. 

"Come fai a non essere spaventato?" gli chiedo, mentre mi da il mio zaino. Decido di metterci dentro la corda; anche se ho scoperto che non è il mio modo di uccidere preerito, potrebbe tornarmi utile.

"Hikaru, quando ho chiesto di venire con te, già sapevo a cosa andavo incontro."

"Capisco..." rispondo. Eppure, quel suo sguardo quasi felice rivolto al cadavere non può far altro che incuriosirmi. Che abbia trovato il compagno di crimine giusto? Il solo pensiero mi fa sorridere timidamente.

"Ci saranno altri poliziotti, e sono anche armati..." dice Hiroji guardando la strada davanti a sè.

"Sei preoccupato?"

"Non molto. Io credo in te, e sono convinto che ci porterai sani e salvi lontano da qui."

  
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