Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Miky_D_Senpai    28/08/2017    2 recensioni
Dal testo:
"Si recò in infermeria, la tenda che contava più uomini sotto il suo riparo, ma nessuno, nemmeno il dottore a cui era affidata la vita di tutta la guarnigione sapeva.
Si recò alla loro tenda, che condividevano da quando erano stati trasferiti insieme a lui, li aveva allenati al suo stile di combattimento e li riteneva i migliori. Accompagnò il telo quel tanto che bastava per poter guardare la piccola stanza. I due giacigli erano vuoti..."
Prima mia storia sul fandom, ma potrei anche prenderci gusto xD
Buona lettura ^^
Genere: Guerra, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Paradise è un'isola. Una delle tante che devono essere colonizzate, una delle poche che nascondono un grande segreto. I coloni, quelli che dovrebbero essere i buoni di questa storia, stanno ampliando con la forza il loro territorio, sottraendolo alle genti a loro ostili, fino a quel momento rimasti per secoli in pace. Eppure nessun indigeno li aveva minacciati, anzi. I nuovi arrivati portavano nuove risorse e tecnologie, portavano nuove lingue e idee, ma soprattutto portavano nuove armi e morte. Minaccia? Cosa vuol dire minaccia? La minaccia è un corpo estraneo che rompe un equilibrio. Ma allora la minaccia era appena approdata da molto lontano.
Questo non lo pensava nessuno, nessuno finché Paradise non fu scoperta. Nessuno finché il suo segreto non fu a rischio. Nessuno finché non fu il chiodo fisso che affliggeva la popolazione. Chi era il cattivo?
Nei piani alti a nessuno importava, tutti volevano nuove ricchezze e nuove terre. Avevano già le terre, mancavano le ricchezze. Ma cosa c'entrava con la ricchezza un popolo così mite e misterioso? A quale potere potevano ambire i corrotti? Fu un militare, uno dei tanti, a scoprirlo a sue spese. Si trovò contro il potere, contro ciò che interessava ai suoi superiori. Si ritrovò contro quel mostro. Eppure non scappò. Bensì, lentamente, capì.
Non bastava capire, era ovvio, non bastava fermarsi. Non bastava avvertire tutti gli altri che una guerra contro qualcosa di non umano non poteva essere combattuta. Una guerra contro la natura non poteva estinguere la natura stessa. Si sarebbero ritrovati faccia a faccia, tutti quanti, contro quei mostri. E non avrebbero avuto la meglio.
Esseri fatti di energia, plasmati nell’aria che tutti respiravano. Esseri in cui il solo sangue che scorreva era la linfa vitale che portava alla luce interi boschi. Esseri le cui fauci, e il cui aspetto, ricordavano quello dei loro stessi aggressori. Esseri che nemmeno le fiamme avrebbero portato via. Esseri che proteggevano una cosa in particolare, oltre le leggende, oltre ogni valore.
Si imbatté in uno di quelli, in uno degli indigeni. L'aspetto femminile mascherava solo in parte gli aspetti grezzi dei suoi abiti, ma esaltava la follia che traspariva dai suoi occhi. Infuocava la curiosità che la spinse ad avvicinarsi a lui, brillava nel sorriso dell'attesa di una morte veloce. E si rifletteva nei movimenti del suo protettore.
Era stato lui ad essersi spinto oltre, ad aver attraversato quel piccolo tratto di mare che separa il continente da Paradise. Era venuto con pochi uomini, ma solo lui fu oggetto di tanto studio, solo lui si imbatté per la prima volta in quel popolo, di cui avevano solo sentito parlare. Ma anche i capi più avari dei popoli che avevano già sottomesso avevano deciso di non mettere piede su quelle sponde. Sopra le acque spiritate, un forte vento spingeva qualsiasi vela al largo, trascinando via i primi pescatori che si inoltravano in quei canali. Portando a temere, portando al dubbio e alla rassegnazione che Paradise fosse irraggiungibile o quanto meno inaccessibile. Ma l'uomo non avrebbe fatto tacere le sue armi a lungo, la sua sete lo chiamava sempre con più foga e dissetarsi di un nuovo territorio era l'unica cura.
Erano stati fatti solo dei sopralluoghi dall'esterno, essendo la foresta che si alzava al suo interno troppo fitta per una ricerca inesperta. Si discusse a lungo su come avrebbero dovuto affrontare il problema: tagliare, bruciare, ignorare. Ma quei soldati non erano lì per ignorare.
Lei si fece vedere, troppo poco furtiva per sfuggire alla sua attenzione e subito la curiosità si trasformò in paura e la sorpresa in caccia. Il bosco che lei conosceva non le fu d'aiuto, i saggi passi non furono troppo lesti e la distanza con l'uomo non era maggiore della portata della sua arma. Lui ebbe tutto il tempo di caricare la canna, camminando senza problemi nella selva, seguendo i suoi passi. La visibilità non gli permetteva un tiro facile, ma l'attesa fu ripagata. Una radura, bastò quella. Poté mirare senza decelerare, la nuvola provocata dal fucile svanì quasi subito.
Rantolò per terra, il sangue si liberò dal suo corpo sporcando le foglie attorno a lei. Lo scricchiolio delle foglie autunnali seguì i suoi movimenti, sempre più istintivi: cominciò a spostarsi sui quattro arti, tentando ancora di sfuggirgli. Lui si avvicinava, estraendo un arnese di minore gittata, percorrendo a grandi falcate la distanza che li separava. L'afferrò per una caviglia, la stessa su cui aveva appoggiato tutto il suo peso, e la fece strisciare verso di lui.
I compagni dell'uomo si erano lanciati tardi all'inseguimento dei due, ripercorrendo la stessa strada. Goffi tra le radici, incespicarono in un sasso che sporgeva tra gli alberi e si fermarono a scrutarne la superficie. Un simbolo antico prendeva parte della sua solidità, le linee che lo formavano seguivano il percorso di due ali incrociate, ma quella non fu l'unica cosa ad attirare il loro sguardo. Un suono, simile alla folle corsa di un grizzly sulle quattro zampe, si stava allontanando la loro. Impugnarono prontamente i fucili, ma la bestia non si stava curando di attaccarli, come se avesse qualcosa da proteggere. Non poterono scrutarne la forma, offuscata dalla vegetazione.
L'aveva fatta girare verso di lui, per darle il colpo di grazia, senza nemmeno studiare chi fosse o a quale tribù appartenesse, senza nemmeno interrogarsi sui disegni che le ricoprivano i vestiti o sulle deformazioni dei tronchi. Puntò un'altra arma contro di lei, ma indugiò guardandola sorridere. Un sorriso malato che lo bloccò. Le foglie stesse avevano cominciato a muoversi intorno a lui, nella piccola area in cui si trovavano. Il sole sembrava colpire solo i loro due corpi, gettando ombra sull'ambiente circostante, celando all'uomo il pericolo imminente.
Quel mostro l'avrebbe protetta, era il fine della sua creazione. Lo scopo per cui si era allontanato dall'altro gruppo con così tanta foga. Appena lui percepì il galoppo dell'essere alle sue spalle era troppo tardi. Non fece in tempo a girarsi che fu sbalzato via. L'aveva scansato come un fuscello, gli arti da umano avevano fatto da molla. Il mostro si innalzò per quattro metri, lasciandolo volare all'altezza degli alberi. Il corpo pallido illuminò il volto della ferita, la quale continuava a sorridere, sicura di poter stare tranquilla.
Si rialzò prontamente alla fine della sua parabola, ma anche il suo avversario fu rapido, ruggendo si scaraventò ancora contro di lui. La spada gli fu subito in mano, ma la sottile lama non poteva respingere attacchi tanto possenti. Si trovò dopo pochi secondi a patire l'affaticamento, mentre la sua preda non c'era già più. Ma l'aguzzino era diventato la preda, il pericolo davanti ai suoi occhi era più grande di ogni incubo, più reale di ogni paura, più forte di ogni speranza.
 
Due spade, un cavallo, tre rose, due ali.
Si risvegliò lontano, la tenda che lo copriva era molto familiare, ma non per questo aveva sperato di tornarci. Il terreno su cui era stata stesa la pelle d'orso che lo accoglieva era ancora bagnato, segno che l'accampamento era sorto da troppo poco tempo per asciugarlo. Eppure lui era stato via giorni.
Il castrum l'accolse più bruscamente di come avesse fatto quella fitta foresta. Ancora stordito, tentò di rimettersi sugli scarponi, respinto dal turbinio di informazioni che giungevano dall'esterno. Gli odori pungenti che lo avvolsero erano totalmente diversi da quelli che l'avevano accolto a Paradise, dove la natura era quasi incontaminata e l'odore della rugiada solleticava l'olfatto abituato alla polvere nera. Gli occhi, invece, furono accecati dal bagliore innaturale di quella radura. Nulla sembrava normale in quel posto, il quotidiano era diventato anomalo, il suo organismo stava cominciando a ribellarsi a quelle sensazioni artificiali. Eppure per lui era stato solo un sogno.
Era come se quella settimana fosse ricominciata, all’ingresso, esattamente come ricordava, comparve il suo superiore. La posa meccanica che assunse venne ritardata dalla stanchezza dei suoi arti, le bende che li coprivano gli impedivano di sembrare naturale. Appena gli fu concesso il “riposo” con un cenno, studiò le fasciature che lo bloccavano, la domanda balenò spontanea nella sua mente: era stato un sogno?
«Siediti, dobbiamo parlare» Non c’era preoccupazione nelle parole dell’uomo, parlarono solo di quali minacce avrebbero dovuto affrontare ancora in quelle terre, quell’isola fu l’ultima questione che toccarono. Il petto, nella morsa di tessuto, faceva fatica a recuperare aria, nonostante questo riuscì ad affrontare la conversazione. I capelli grigi del suo interlocutore erano rimasti schiacciati a lungo dal copricapo, i pochi dritti di quella zazzera gli riportarono alla mente l’erba luccicante che aveva attutito le sue cadute.
Una fitta lo fece tornare alla realtà, il comandante non si era accorto di nulla.
«Per l’isola Paradise, sono stati presi provvedimenti?» Quella domanda lo spiazzò: non lo sapeva. Tentò di rifletterci, ma il buio delle idee fu interrotto dal suo stesso interlocutore. «Quando sei tornato eri ancora cosciente, pensavo ci avessi già riflettuto» aggiunse.
Non era stato un sogno.
 
A nessuno importava degli uomini da quando altro era stato scoperto. Potevano perdere l’ultimo briciolo di umanità pur di appropriarsi della nuova scoperta, la sete di potere portò solamente una medaglia in più sul suo capo. Si ritrovò fuori dal banchetto degli ufficiali con la testa persa nei pensieri più oscuri, pensava ancora che una spilla in più sulla sua spalla non ripagava pienamente il suo impegno e la missione suicida che aveva portato a termine giorni prima. Si fermò di fronte alla sua tenda, con la fredda constatazione del fatto che, insieme a lui, c’erano i suoi diretti subordinati su quell’isola e che non li aveva ancora rivisti.
Si recò in infermeria, la tenda che contava più uomini sotto il suo riparo, ma nessuno, nemmeno il dottore a cui era affidata la vita di tutta la guarnigione sapeva.
Si recò alla loro tenda, che condividevano da quando erano stati trasferiti insieme a lui, li aveva allenati al suo stile di combattimento e li riteneva i migliori. Accompagnò il telo quel tanto che bastava per poter guardare la piccola stanza. I due giacigli erano vuoti e in ordine, la candela nella lanterna non veniva accesa da giorni e la polvere si muoveva lenta rendendo l’atmosfera tetra. Stava per andarsene, quando una folata di vento gelido gli mostrò la verità celata al centro della stanza, il cuore gli balzò in gola. Osservò inerme una foglia ancora verde poggiarsi su una delle due croci di faggio, piantate nell’erba appena ricresciuta e che già stava tentando di sollevarsi lungo il legno secco.
Una smorfia lo stava scrutando, fuori dalla piccola costruzione, lontana dal continente che avevano in pugno. Soddisfatta della vittoria sulla sua anima, pronta a colpire con molta più forza.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore
 
Salve!
Non sapevo sinceramente come comportarmi in un fandom con una così alta percentuale di storie a rating rosso e spero che una misera arancione riesca a non passare inosservata ^^”
Essendo la mia prima storia sul “L’attacco dei giganti” non pretendo il successone, ma ho voluto fare comunque del mio meglio :)
So che la one-shot lascia una quantità di domande uguale alla prima stagione dell’anime, ma ho deciso di lasciare alla vostra immaginazione le risposte, se non volete che trasformi la storia in una long, ai lettori la scelta ^^ io non ho scritto ancora nulla della trama, ma potrei avercela già in mente ^^”
La storia non contiene grossi spoiler, ma è sempre meglio precisarne la possibile presenza.
Grazie a chiunque sia arrivato fin qui, lo prendo come un caloroso benvenuto nel fandom!
Miky
   
 
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