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Autore: Summer11    28/08/2017    2 recensioni
ATTENZIONE QUESTA STORIA E' IL SEQUEL DI "QUANDO IL CUORE COMANDA". Per chi non la conoscesse, troverete a inizio episodio il link della storia.
Sono passati otto anni dalla nascita della piccola Faith. I bambini sono cresciuti diventando dei complicati adolescenti in cerca di autonomia. C'è aria di scontri in questa grande famiglia che ha lottato tanto per riunirsi e diventare così bella e particolare...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 11
-Nuove conoscenze.-


-Quella notte, Samuel, aveva appena finto di rileggere i curriculum dei vari candidati che aveva incontrato quella sera. Spense la luce del suo ufficio e uscì chiudendo la porta a chiave. Aveva già deciso a chi dare il lavoro. C’erano stati dei ragazzi che sembravano davvero in gamba, li avrebbe richiamati il giorno seguente con la buona notizia. Gli erano sembrati dei ragazzi pronti a tutto per quel lavoro, ragazzi di cui avrebbe potuto fidarsi, ma sopratutto erano ragazzi pronti a sacrificarsi per quel duro lavoro.
D’altronde, anche Samuel aveva fatto tanti sacrifici durante la sua vita per arrivare ad avere il suo ristorante sempre pieno, poter assumere personale, istruirlo e gestirlo.-

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6 anni prima. Los Angeles, California.

Emily: Siamo tutti pronti? Non vedo l’ora di metterci in viaggio!

-Quell’estate, Dylan, Emily, Sarah, Samuel e altri ragazzi del college, avevano organizzato una bella vacanza di gruppo per festeggiare la fine dell’anno accademico. Sarebbero andati in un campeggio al mare. Sam, Emy e Dylan c’erano abituati, da piccoli i genitori li portavano sempre in vacanza in campeggio e si divertivano da matti. Comunque, la mattina si sarebbero rilassati sotto il sole e la sera si sarebbero scatenati alle varie feste. Quello era il loro piano. Tutti non stavano più nella pelle. Sarah guardò Emily.-

Sarah: Ma dov’è Samuel?
Emily: Non lo so. Pensavo fosse venuto a prenderti, ma a quanto pare non è così!

-Dylan passò vicino a loro caricando il borsone della sua fidanzata in macchina. Emy lo fermò.-

Emily: Amore, sai dov’è Sam?
Dylan: No, pensavo che lui e Sarah sarebbero arrivati insieme!

-Sarah lo guardò e sbuffò. Proprio in quel momento videro la macchina di Samuel sfrecciare per poi parcheggiare. Lui scese dalla macchina, e la sua ragazza gli andò incontro davvero spazientita.-

Sarah: Ma è possibile che tu sia sempre in ritardo? Dai, aiutami a mettere i bagagli in macchina, gli altri sono già tutti pronti!

-Samuel la guardò dispiaciuto.-

Samuel: Non caricare i bagagli sulla mia macchina, andrai con Dylan ed Emy
Sarah: Cosa vuol dire che andrò con loro?

-Dylan ed Emily sentendosi tirati in ballo si avvicinarono cercando di capire cosa stesse succedendo.-

Samuel: Io non posso più venire!
Sarah: Cosa? Perché? Abbiamo già dato la caparra, anche tu!
Samuel: Lo so! Patrick mi ha chiamato stamattina presto

-Patrick era il suo capo. Samuel continuò.-

Samuel: Gli avevo chiesto le ferie per questi giorni e lui all’inizio me le ha concesse con tranquillità
Emily: Cosa è successo allora?
Samuel: Stamattina sono andato nel suo ufficio. Mi ha detto che questa settimana, dato che ci va di mezzo il 4 Luglio, siamo pieni di lavoro e che preferirebbe avermi qui. Al che gli ho detto che avevo già dato la caparra!
Dylan: E lui cosa ti ha detto?
Samuel: Ha detto che avrebbe capito se lo avessi mandato al diavolo e me ne sarei andato in vacanza. Capiva ciò che mi stava chiedendo e quanto io sacrifichi per questo lavoro. Però mi ha detto che se fossi rimasto a lavorare questa settimana, mi avrebbe dato finalmente la promozione a capo cuoco, un aumento notevole di stipendio e tre settimane di ferie successive a questa settimana. Non potevo rifiutare!
Emily: No, certo che non potevi rifiutare, Sam! Sono così felice per te!

-Subito sua sorella lo abbracciò e lo guardò.-

Emily: Mamma e papà saranno così orgogliosi di te!

-Samuel sorrise e guardò i suoi amici.-

Samuel: Quindi, scusate, ma resto qua!

-Sarah lo guardò incavolata nera.-

Sarah: E cosa ce ne facciamo delle tue ferie la settimana prossima? Il campeggio è ora! Perché il tuo stupido lavoro deve sempre rovinare tutto?
Samuel: Io sto decidendo di restare. E’ una grande occasione, lo sai!
Sarah: Se solo ti fossi iscritto al college come tutti i ragazzi normali…
Samuel: Non riprenderemo questo argomento, Sarah, specialmente qui davanti a tutti!
Sarah: Sempre troppo pigro per lo studio, eh? Adesso guarda, non ti puoi nemmeno fare una vacanza. Mi lasci andare da sola!
Samuel: Non sei sola! Ci sono tutti gli altri
Sarah: Sono l’unica senza il proprio ragazzo lì!
Samuel: Non sto rinunciando a partire con voi per divertimento! Come fai a non capire?
Sarah: Avresti potuto mandarlo al diavolo questa volta. Potevi farlo. Sei sempre ai comodi di quel grassone!
Samuel: Ehi! Attenta a come parli. E’ l’unico che mi abbia preso con sé subito dopo il liceo. Mi ha aperto la sua porta e mi ha sempre trattato come un figlio! Mi ha insegnato davvero tanto
Sarah: Il punto è che non devi essergli eternamente grato! Non ti ha fatto una benedizione. Puoi anche ribellarti!
Samuel: Sono stanco di ascoltarti. E’ come parlare ad un muro!

-Samuel abbracciò Emily e diede il cinque a Dylan.-

Samuel: Buona vacanza ragazzi! Divertitevi anche da parte mia
Dylan: Ti faremo vedere le foto appena torniamo. Sai che là non c’è campo! Poi potremmo organizzare qualcos’altro quando tu sarai in ferie. Non preoccuparti!
Samuel: Grazie, amico!

-Samuel salutò gli altri ragazzi e tornò alla sua macchina. Doveva correre a lavoro. Sarah si voltò verso Emy.-

Sarah: Non solo non viene, ma nemmeno mi saluta!
Emily: Beh, lo hai fatto incazzare. Devi stare dalla sua parte, non remargli contro. Così non lo aiuti minimamente. Non credi che avrebbe voluto venire con noi e rilassarsi il 4 Luglio invece di essere sommerso dal lavoro? Non aveva molta scelta!

-Sarah li guardò sbuffando per poi salire sulla macchina di Dylan mentre vedevano Samuel partire per andare a lavoro.-
>>>

-Quel flashback apparve nella mente di Samuel fresco come un fungo di montagna appena spuntato dopo giornate di pioggia. Era un episodio che aveva ancora chiaro e lucido nella sua mente. Chiudeva a chiave le porte del ristorante immerso in quel ricordo, quando fu risvegliato dal tocco di una ragazza che lo guardò. Entrambi erano sotto la pioggia, ma quella ragazza era completamente fradicia, dalla testa ai piedi. Quella sera aveva stranamente piovuto parecchio a Los Angeles.-

Ragazza: Scusa, sei tu il proprietario del ristorante?

-Samuel la guardò senza darle importanza e riprese a chiudere le porte.-

Samuel: Sì!
Ragazza: Vorrei fare il colloquio!
Samuel: No, scordatelo. Ho chiuso i colloqui ore fa
Ragazza: Ti prego, ho bisogno di questo lavoro!
Samuel: Saresti arrivata in tempo per i colloqui se te ne fosse importato qualcosa. Ho già scelto chi assumere!
Ragazza: Dai, non fare lo stronzo! Io sono qui, tu pure e hai le chiavi del ristorante

-Samuel la guadò accigliandosi. Quella ragazza doveva avere un bel caratterino, ma essere anche abbastanza stupida. Insomma, preghi per un lavoro e poi dai dello stronzo a chi ti potrebbe assumere? Non è una mossa molto intelligente.-

Samuel: E perché mai dovrei farti fare il colloquio? Non mi stai dando buone motivazioni per aiutarti. Vai a casa, è tardi!
Ragazza: Senti, ho avuto un’indelebile giornata di merda. Mi sono trasferita qui da Chicago qualche giorno fa per stare con il mio ragazzo che, indovina un po’, oggi ho trovato nel nostro letto a spassarsela con una troia. Ho preso le mie cose più importanti e ho ficcato tutto dentro una valigia dimenticandomi la mia borsa con dentro il portafoglio, non che ci fossero dei soldi all’interno, ma almeno i documenti. Tutto questo mentre cercavo di non pensare a tutto lo schifo che i miei occhi avevano appena visto. Sarei arrivata in tempo per questo stupido colloquio con te, se solo avessi avuto il mio cellulare con me. Anche quello stava dentro quella maledetta borsa che sta ancora a casa di quel verme. Avrei potuto guardare su google maps dove si trovasse il tuo diavolo di ristorante. Non mi sono data per vinta, ho cercato di andare a memoria, avevo già visto questa strada, ci sono venuta in metropolitana qualche giorno fa. Rischiandomi una super multa, prendo la metro, sì, peccato che fosse dalla parte sbagliata. Penso di scendere alla prima fermata e tornare indietro, il che era un buon piano, sarei arrivata leggermente in ritardo, se non fosse stato per quella speciale metro che non si è fermata se non al fottuto capolinea, un’ora e mezzo dopo. Scendo e la riprendo dalla parte giusta, ed ecco come spendo un’altra ora e quarantacinque minuti. Arrivo alla giusta fermata e scendo dalla metro, quasi incredula di toccare terra. Mi pento in un istante di essere scesa appena il diluvio universale si scaglia su di me. Al che, penso come mai non abbia preso un ombrello, ed ecco che le immagini del mio ragazzo e di quella sgualdrina dai capelli blu, mi riaffiora in mente accompagnandomi qui. In tutto questo non ho la minima idea di dove andrò a dormire stanotte. Quindi, una fottuta senzatetto, senza cellulare, soldi, documenti, nuova in città e completamente zuppa d’acqua, ti sta chiedendo di poter sostenere il colloquio!

-Lei lo guardò ed aggiunse.-

Ragazza: Per favore!

-La ragazza riprendeva fiato mentre Samuel la guardava con indifferenza, anche se doveva ammettere che fu sorpreso da quanto velocemente, quella ragazza, riuscisse a parlare senza prendere fiato. La vide starnutire. Samuel si mise il cappuccio della felpa sulla testa e parlò.-

Samuel: Vieni, ti offro una tazza di caffè a casa mia!
Ragazza: Magari, se ce l’hai, qualcosa di più forte!

-Samuel scosse la testa e sorrise, iniziò a camminare e lei lo seguì in silenzio.

Quella stessa notte, in casa McKay, il telefono squillò, mentre Alex e Rachel guardavano un film dopo aver cenato. Rachel andò a rispondere.-

Rachel: “Pronto?”

-Dall’altra parte del telefono una voce femminile più che familiare parlò.-

Brittany: “Grazie!”
Rachel: “Per cosa?”
Brittany: “So cos’avete fatto. Anche se siete troppo orgogliosi per ammetterlo. Siete abituati ad avere quasi sempre ragione. Come ci si sente ad essere dall’altra parte?”

-Rachel sorrise.-

Rachel: “Uno schifo. Davvero uno schifo”
Brittany: “Dylan ed Emily hanno cenato da noi. Erano più felici che mai. Emy si è scusata per aver rovinato il giorno del Ringraziamento”
Rachel: “Oh!”
Brittany: “Le ho detto di non preoccuparsi, era già stato completamente rovinato da Jasmine!”

-Rachel rise e Brittany continuò.-

Brittany: “So che siete andati a parlare con lei”
Rachel: “Te lo ha detto Emy?”
Brittany: “No, non c’è stato bisogno. Conosco vostra figlia come se fosse la mia, Emy non avrebbe mai cambiato idea così velocemente senza che qualcuno la facesse ragionare”
Rachel: “Ci dispiace, Britt. E ad Alex dispiace di averti puntato il dito contro minacciando Dylan”
Brittany: “Eravate arrabbiati e comunque sembra essere tutto sistemato”
Rachel: “Tra noi è tutto a posto? Per Oliver?”
Brittany: “Come se nulla fosse accaduto. Cinese a casa nostra domani sera?”
Rachel: “Assolutamente!”

-Intanto, nel suo appartamento, Samuel ospitava quella ragazza tanto strana ai suoi occhi. Le diede degli asciugamani.-

Samuel: Tieni, mentre preparo la cena puoi fare la doccia!

-La ragazza li prese e lo guardò mentre Samuel continuava.-

Samuel: Puoi dormire in camera mia stanotte, io dormirò sul divano. Vieni, il bagno è da questa parte, puoi usare tutto ciò che ti occorre. Il phon è dentro questo armadietto, okay?
Ragazza: Grazie…..
Samuel: Oh, Samuel, mi chiamo Samuel McKay!
Ragazza: Io sono Wendy Locke!
Samuel: Wendy, come…
Wendy: Sì, lo so!

-Lei sorrise ed entrò in bagno con la sua roba. Quando Samuel sentì l’acqua scorrere, iniziò a cucinare. Circa un’oretta dopo, mentre finivano di mangiare pasta al ragù, Wendy si leccava i baffi di quella bontà, mentre Samuel la prendeva in giro per via del suo nome.-

Samuel: Andiamo, sei la prima bimba sperduta!

-Wendy scosse la testa.-

Wendy: Wendy non è una bimba sperduta. Te l’ho già detto!
Samuel: Mi vuoi davvero insegnare qualcosa sulla mia storia preferita?
Wendy: Ah, sì? E’ la tua storia preferita?
Samuel: Cavolo, sì! Ho sempre desiderato poter essere Peter Pan e non crescere mai. Starmene sulla mia bella isola a sonnecchiare, volare e sconfiggere i pirati!
Wendy: Oh Dio, Peter Pan è il tuo cartone preferito e non sai che Wendy non è una bimba sperduta?
Samuel: Lo è!
Wendy: Noo! Jane, è la prima bimba sperduta!
Samuel: Chi è Jane?

-Wendy si portò le mani alla bocca indignata.-

Wendy: Come, non sai chi è Jane? E’ la figlia di Wendy!
Samuel: COSA?! Wendy non ha figli!
Wendy: Sì, in Peter Pan 2!
Samuel: No, zitta! Non esiste un Peter Pan 2!
Wendy: Esiste! Jane è la figlia di Wendy ed è lei che Peter nomina come prima bimba sperduta!

-Samuel si mise le mani in testa.-

Samuel: Non ci credo! Come posso essere rimasto indietro?!

-Wendy rise mostrando quel suo perfetto sorriso. Solo in quel momento, Samuel, si rese conto di quanto quella ragazza fosse carina. Aveva i capelli scuri lunghi e mossi, finalmente asciutti, degli occhioni scuri e la pelle color cioccolato al latte. La ragazza aveva dei tratti davvero delicati, totalmente inadatti ad una pazza del genere, anche se Samuel doveva iniziare ad ammettere che la compagnia di Wendy non gli dispiaceva affatto. Lui sorrise.-

Samuel: Vuoi un altro po’ di vino?
Wendy: No, grazie. Sono a posto!

-Anche lei lo guardò e notò quanto Samuel diventasse simpatico una volta rotto il ghiaccio. Si chiedeva come mai in quella casa ci fossero solo loro.-

Wendy: La tua ragazza è fuori città?

-Domandò Wendy indicando a Samuel le foto di Sarah sparse per la casa. Lui bevette un altro bicchiere di vino e la guardò.-

Samuel: Ha preso la maggior parte della sua roba e ora non ho la minima idea di dove sia. Aspetto che torni!
Wendy: Perché?
Samuel: Perché mi ha lasciato con un biglietto. Non si lasciano le persone con un biglietto
Wendy: Invece sì, lo fanno. I codardi lo fanno
Samuel: Io la amo!
Wendy: Secondo te lei ti ama, dopo averti lasciato con un biglietto?
Samuel : Lei tornerà
Wendy: No, non tornerà, Samuel!

-Lui la guardò perdendosi in quegli occhi scuri. Si alzò dalla sedia e cambiò argomento.-

Samuel: Sarai stanca, vieni, ti mostro la mia camera e ti do le lenzuola pulite

-Wendy annuì, non lo avrebbe forzato oltre. Le dispiaceva davvero, Samuel dopotutto sembrava essere un bravo ragazzo.-

Meraviglieee!
Ecco che aggiorno anche qui!
So che questo capitolo è interamente incentrato su Samuel, ma era di fondamentale importanza.
Cosa pensate di Wendy? Vi piace? Come sempre, fatemi sapere!
Ora vi allego le foto.
 
Ecco Samuel e Wendy
Alla prossima,
Sum <3

  
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