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Autore: 7vite    28/08/2017    0 recensioni
La vita di Doremi e le sue amiche è cambiata definitivamente da quando le sei apprendiste hanno deciso di rinunciare per sempre all'uso dei poteri magici, scegliendo di restare a vivere nel mondo degli esseri umani.
Le loro strade si sono divise, ognuna di loro ha intrapreso un cammino diverso, promettendosi però di restare amiche per sempre.
Ed è qui che le incontriamo nuovamente, alle prese con i problemi che affliggono tutte le adolescenti.
Riusciranno a gestire le nuove avversità senza l'aiuto della magia?
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA-
 
 
Il cielo quella notte era di un nero inteso che pareva quasi fosse fatto di velluto, e le innumerevoli stelle che lo puntellavano sembravano in qualche modo più luminose del solito. La luna piena dominava sul firmamento più brillante che mai, come se possedesse luce propria.
Nessuno poteva ammirare quello spettacolo della natura a quell’ora tarda, perché in effetti quasi tutti gli abitanti di Misora si trovavano già sotto le coperte e dormivano profondamente.
Tutti tranne uno.
Una ragazzina di undici anni dai capelli color rosso fuoco raccolti in due odango, comoda dentro il suo pigiama giallo a pois viola, se ne stava al buio nella sua cameretta. Col viso schiacciato tra due pugni e la mente che vagava senza sosta, Doremi fissava con aria nostalgica fuori dalla finestra.
Si potrebbe pensare che a tenerla sveglia quella notte fosse l’ansia causata dal primo giorno di scuola media, ma in realtà c’era dell’altro; Doremi non riusciva scacciare l’idea che, a partire dal giorno seguente, sarebbe stata per la prima volta da sola.
Le sue cinque migliori amiche avevano preso strade ben diverse dalla sua da dopo il diploma di scuola elementare:
Melody, la ragazza buona e gentile dai modi affabili, che era stata sua compagna sin dai tempi dell’asilo, avrebbe frequentato l’accademia privata femminile Karen Girls’.
Sinfony, la sportiva del gruppo col dono della schiettezza, era tornata ad Osaka dove viveva coi genitori, che si erano finalmente ricongiunti dopo quasi quattro anni di separazione.
Lullaby, l’affascinante idol priva d’inibizioni, girovagava per il paese sostenendo provini e nel frattempo frequentava lezioni private.
Mindy, l’ambiziosa e vivace americana, era tornata a New York assieme ai suoi genitori e avrebbe frequentato lì la scuola media.
Hanna, la piccola streghetta che Doremi aveva cresciuto insieme alle sue amiche, era tornata nel mondo della Magia e avrebbe frequentato l’asilo assieme ai suoi coetanei.
Per quanto Doremi ci provasse, non riusciva ad allontanare il senso di solitudine che la assaliva ogni volta che s’immaginava in una nuova classe, lontana dalle persone più importanti della sua vita, quelle con cui aveva condiviso gioie e dolori, nonché il più grande segreto della sua vita.
Per tutta l’estate aveva cercato di tenersi impegnata facendo volontariato in uno studio veterinario, ma adesso che la scuola stava per ricominciare era tutto più difficile.
Sospirò chiedendosi se anche le altre ragazze provassero i suoi stessi sentimenti.
Dopo la cerimonia del diploma, solo pochi mesi prima, Doremi aveva tenuto una festa in casa e in quell’occasione tutte le ragazze avevano ricevuto un regalo dai loro genitori, come premio per essere state ammesse alla scuola media: un telefono cellulare nuovo di zecca, che gli avrebbe permesso di tenersi in contatto nonostante le distanze geografiche.
Doremi avrebbe voluto scrivere un messaggio alle sue amiche, ma sapeva che quello era l’orario meno opportuno. Pigiò un tasto che fece illuminare il display, e lesse l’ora. Avrebbe di sicuro fatto meglio a dormire, di lì a poche ore sarebbe iniziata la sua prima lezione alla scuola media.
Con le gambe pesanti si trascinò sul letto e vi si gettò con poca grazia. Afferrò la sveglia sul suo comodino e verificò che fosse stata attivata, poi si coprì interamente il corpo con il lenzuolo leggero che si trovava ai suoi piedi e chiuse gli occhi sforzandosi di vuotare la sua mente.
Ma a chi voleva darla a bere? La sua testa era più piena che mai, così piena che sarebbe potuta scoppiare da un momento all’altro.
 
 
La sveglia trillava insistentemente segnando le sette e mezza. Doremi zittì il fastidioso ronzio con un colpo ben assestato.  “Non può essere già mattina, sto sicuramente sognando.” Pensò e si riabbandonò sul letto ronfando.
Stava sognando di cavalcare un unicorno selvatico che si librava allegramente nel cielo, passando tra gli arcobaleni e facendo capriole pericolosissime. D’un tratto un pettirosso spennacchiato li raggiunse e  bloccò la strada, arrestando la loro corsa.
«Doremi, hai intenzione di arrivare in ritardo persino il primo giorno di scuola media?»
Le chiese con una fastidiosa voce familiare.
«Non credevo potessi arrivare a tanto, e dire che dovresti essere più matura e responsabile!»
Doremi serrava i pugni con aria offesa. L’unicorno si stava lentamente rimpicciolendo.
«E invece sei sempre la solita irresponsabile combina guai.»
Diventava sempre più piccolo, e sostenere il peso della ragazza era sempre più difficile.
«Ti avevo detto che neppure la sveglia musicale sarebbe servita, ma tu hai voluto insistere per comprarla.
»
Sempre più piccolo…
«E come al solito avevo ragione, guarda, l’hai già rotta. Come si può essere così imbranati?»
Non ne poteva più di sentirsi così insultata, fece per aprire bocca e controbattere, ma l’unicorno era sparito con un sonoro “puff” e Doremi stava precipitando per terra.
«Aaaah!»
Si ritrovò sdraiata sul pavimento della sua stanza, Bibì la fissava da sopra il suo letto.
«Ma che fai? Cadi?»
Le chiese con la stessa voce del fastidioso uccellino del suo sogno. Massaggiandosi il bernoccolo che le si era formato sulla fronte Doremi squadrò la sorellina minore dal basso verso l’alto.
«Eh? Ma sei già vestita.»
Bibì fece un salto e la raggiunse sul pavimento.
«Certo, non volevo rischiare di arrivare in ritardo per il primo giorno di scuola dopo le vacanze estive, a differenza di qualcun altro io ci tengo a certe cose.»
Allungò una gamba sorvolando la goffa figura di Doremi che giaceva ancora per terra e raggiunse la porta.
«Anzi ti consiglio di darti una mossa. Sono già le otto meno dieci.»
«Che cosa?»
Urlò Doremi, correndo da una parte all’altra della cameretta per raccattare la sua roba. Non riusciva a crederci, anche questa volta sarebbe arrivata in ritardo, che vergogna!
«Certo che Bibì poteva pensarci anche prima!»
Diceva tra sé e sé, infilando il collo dentro la sua maglietta rosa preferita.
Il suo stomaco brontolò rumorosamente.
«Oh che disastro, dovrò sbrigarmi se voglio mangiare qualcosa.»
Piagnucolò passandosi le mani sullo stomaco.
Una voce la raggiunse dal piano inferiore.
«Doremi stai ancora dormendo? Alzati, è tardissimo.»
“Uff, e me lo dici solo ora, mamm
a?

Rifletté mentre gettava alla rinfusa i libri nello zaino.
Quando finalmente fu pronta scese di corsa le scale e si diresse di volata in cucina, afferrò una fetta di pane tostato che la mamma aveva cosparso di burro e in un secondo era già di fronte all’ingresso di casa.
«CiaoScusateNonPossoFermarmiCiVediamoDopoScuola!»
Aveva urlato senza nemmeno scandire le parole. I signori Harukaze e Bibì fissavano la porta aperta con aria interrogativa.
«Ma quello… Era un uragano?»
Domandò Keisuike passandosi un dito sulla guancia. Sua moglie Haruka sospirò profondamente.
«No, solo tua figlia Doremi, che deve essersi appisolata.»
«Certe cose non cambieranno proprio mai.»
Sentenziò Bibì solenne, sorseggiando il suo the caldo.
I genitori annuirono con un’espressione delosata.
 
Stava correndo già da qualche minuto, quando finalmente la sagoma della scuola media pubblica di Misora invase la sua visuale.
Doremi arrestò la corsa riprendendo fiato. Tutto quel movimento di prima mattina le aveva già sciupato molte energie. Si poggiò le mani sulle ginocchia respirando affannosamente.
“Prometto che non mi addormenterò mai più.”
Giurò a se stessa, asciugandosi la fronte sudata col dorso della mano. Forse a questo punto poteva rallentare il passo.
Discese a grandi passi la collina che portava al vialetto privato della scuola media pubblica di Misora.
«Doremi!»
Una voce alle sue spalle la costrinse a voltarsi. Doremi fece un gran sorriso agitando la mano.
«Marina, che piacere vederti! Oh, sono così felice che ci sia anche tu.»
Affermò correndo ad abbracciarla.
«Avevo così tanta paura che sarei stata sola soletta, ma ora sono felice.»
Raccontò versando lacrime di commozione (insomma quelle divertenti degli anime).
Marina sorrise amabilmente ricambiando il suo abbraccio.
«Ma non sarai affatto sola! Non sai che buona parte della nostra vecchia classe frequenterà questa scuola?»
Gli occhi di Doremi si ridussero a due puntini. Scosse la testa.
«No, veramente non ne avevo idea.»
Confessò imbarazzata, grattandosi la nuca, ma Marina la rassicurò.
«Sì, non devi affatto preoccuparti, sono certa che capiterai in classe con qualcuno dei vecchi compagni. Capisco che non dev’essere stato semplice per te separarti da Melody, Sinfony e dalle altre.»
Doremi scosse la testa, mentre le due ragazze continuarono a camminare in direzione della scuola.
«No, ma non è così tremendo.»
Mentì.
«Siamo rimaste in contatto, e poi sono certa che farò tantissime nuove amicizie.»
Affermò, ripetendo le esatte parole che le aveva pronunciato Sinfony per telefono solo pochi giorni prima. Per un attimo Doremi provò un po’ di invidia nei confronti dell’amica; come poteva essere sempre così ottimista? Perché solamente lei sembrava soffrire la lontananza?
«…e anche Tetsuya.»
Mentre era persa nei suoi pensieri, Marina aveva fatto l’elenco degli ex alunni della scuola elementare che avrebbero ritrovato nella loro scuola.
«Che cosa anceh Tetsuya? Spero proprio di non ritrovarmelo in classe quest’anno!»
Aveva commentato Doremi stringendo un pungo. Marina, che non si era neppure accorta dell’attimo di estraniamento della sua amica, sorrise.
«Spero che capiteremo nella stessa classe noi due. Tu sei sempre così divertente.»
Le aveva confessato infine. Doremi sorrise di rimando. Anche lei si augurava lo stesso.
 
«Mh, ci sono meno studenti di quanto mi aspettassi.»
Commentò Doremi dopo che ebbero varcato il cancello principale della scuola.
«Ma come non lo sai? I ragazzi del primo anno cominciano un giorno prima rispetto a tutti gli altri, in modo che lo smistamento nelle nuove classi possa svolgersi con più calma.»
«Ah? Non lo sapevo.»
Marina annuì ed indicò una grande bacheca.
«Quelle liste costituiscono i nuovi appelli, andiamo a dare un’occhiata.»
Passarono un paio di minuti cercando i loro nomi sulla lista, insieme ad altre decine di studenti che facevano lo stesso.
«Qui non ci sono… Neanche qui… Ehi Marina, ho trovato Kaori, guarda! Pare che sarà in classe assieme a Oota del trio SOS, non la invidio proprio… Ehi ma qui c’è il tuo nome!»
Disse infine, facendo posto all’amica.
«Hai ragione, quella è la mia data di nascita. Doremi, guarda! Ci sei anche tu.»
La rossa seguì il dito che indicava proprio il suo nome. Improvvisamente sentì un tuffo al cuore, l’idea di essere nella stessa classe con qualcuno che conosceva già da sei anni la faceva sentire molto meglio.
«Vediamo chi altri c’è…  Sugiyama… Sachiko… Masaru… e Tetsuya. Ah che bello, ma siamo già in sei!»
Una gocciolina spuntò sulla fronte di Doremi.
«Anche Tetsuya… eeeh. Non c’è proprio possibilità di sfuggire al destino!»
Disse infine con un tono rassegnato, ma Marina era decisa a risollevarle il morale.
«Guarda il lato positivo, non sarai completamente da sola in una classe tutta nuova.»
Le disse infine, prendendola per mano e correndo verso la classe 1-C.
Doremi sorrise. Aveva proprio ragione.
  
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