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Autore: saralh    28/08/2017    0 recensioni
«Temo di più l'odio di una persona che la mia morte. Temo di più farmi una brutta reputazione che qualsiasi altra cosa.» Dio mio, ma com'è possibile che lui pensi sempre ciò che penso anche io? Voglio salvarlo. Voglio salvarlo ad ogni costo.
«Quando ho incontrato te, è cambiato tutto... Tu mi hai salvata. Sentirsi niente è la cosa più brutta al mondo. Sapere di vivere in un mondo dove tutti ti evitano e ti giudicano, ti fa solo pensare ad una cosa... e maledetta me, stavo per farlo. E ancora oggi ci penso, ci penso sempre. E' un tormento.» Non riesco a trattenere le lacrime, il peso del mondo è tutto dentro me, difficile da mantenere. Piango dietro ad uno stupido cellulare, fissando una stupida chat, ma con le emozioni a mille.
«Potrei dire lo stesso io... I don't wanna see you go.» Voglio abbracciarlo, stringerlo a me. Io e lui siamo fin troppo simili. I nostri demoni sono fin troppo compatibili, e giuro che lo amo. Lo amo con tutta me stessa.
Storia su Oliver Sykes dei Bring Me The Horizon.
Tratta da eventi realmente accaduti.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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My head is haunting me 
and my heart feels like a ghost.
Son passati tre anni dall'ultima volta in cui pensai che forse la morte sarebbe stata l'unico rimedio. Non c'era nessuno con me. Soltanto me stessa. Non so con quale forza, non so con quale pensiero, ma ci fu qualcosa nella mia testa che mi disse "puoi farcela".
L'anno dopo, loro mi insegnarono che forse, il rimedio, sarebbe stato soltanto avere qualcuno accanto che avesse fatto si che io mi sentissi bene.
E con loro, son stata bene. Anche se forse sarebbe servito qualcos'altro.
I demoni son rimasti sempre lì. In quella testa piena di canzoni, melodie, parole.
E quando riuscivo, ci pensavo.
Ci pensavo al passato.
Bastava una foto, una parola, una brutta canzone, una lametta.
Bastava una fottuta sciarpa, delle pillole, un coltello.
Ogni piccola cosa, anche innocente, mi ricordava la sofferenza di quegli anni.
Ero davvero così sola?
Così sola da pensarci ancora ed ancora?
Ero davvero l'unica con dei demoni?
Evidentemente no.
Non lo ero affatto.
***
14 Settembre 2015.
Ed eccomi qua, a camminare per le strade isolate di Sheffield tra le prime luci del mattino con le cuffiette a pensare. Pensare che in realtà, è proprio vero : la vita è una cascata. 
Il giorno prima a piangere la morte di mia nonna, e adesso qui, felice dalla voglia di rivedere i miei compagni.
Assurdo.
Mi ci vuole ancora un chilometro per arrivare a scuola, e la mia mente affollata di pensieri non vuole degnarsi di fare spazio ad un po' di pace.
Mi fermo in un bar a prendere un caffè quando sento qualcuno bussare sulla mia spalla.
«Buongiorno Sarah!» la mia migliore amica Lena, sempre la solita a farmi prendere degli enormi spaventi. Siamo amiche da ben tre anni, ci siamo conosciute su internet e ci siamo incontrate per la prima volta quando lei si è trasferita qui a Sheffield da Stoccarda, Germania. Che fortuna avere una migliore amica che di punto in bianco si trasferisce nella città in cui vivi eh? Merito dei suoi genitori che hanno trovato un lavoro qui. Amo troppo il suo stile : è una skater, amante dei capelli colorati, con un piercing al labbro ed uno al naso, e ovviamente anche amante della musica, proprio come me.
«Giorno Lena, caffè anche tu?»
«Si dai.» Risponde con la faccia assonnata mentre si strofina gli occhi.
Preso il caffè, ci dirigiamo verso la scuola.
Primo giorno oggi, e la Dalton era più affollata del solito.
Entrate in classe ci sistemiamo all'ultimo banco, unico banco a tre posti libero.
Amo la mia classe, ognuno di noi ha almeno una rotella fuori posto. Tra gente che fuma erba, gente malata di sport, e psicopatici come me e Lena. 
Non ci son dubbi, la classe migliore, almeno secondo me.
«Buongiorno, scusi il ehm ritardo..» un ragazzo nuovo tutto tatuato entra in classe. Prima volta che lo vedo in vita mia. E' castano, dagli occhi color miele e i capelli non troppo corti. Indossa una maglia con su scritto "Drop Dead" e degli jeans strappati.
Lo vedo avanzare verso me, per poi sedersi nel terzo banco accanto al mio.
Lena mi toglie d'avanti e inizia subito a parlarci.
«Ciao! Ehm sei nuovo? Da dove vieni? Come ti chiami?» sempre la solita a tempestare di domande.
«Si, sono nuovo.. mi chiamo Oliver, vengo da Ashford..» ha un non so che di misterioso, occhi lucidi e un po' timido ma allo stesso tempo inquietante con quell'aspetto da ragazzo cattivo.
Inizia a fissare il banco con una matita in mano, per poi incominciare a scriverci su.
E' totalmente immerso nei suoi pensieri, non parla, è innocuo. 
Finito il primo giorno esco dalla classe per poi soffermarmi con Lena nel cortile della scuola, prendo una sigaretta dallo zaino per poi accenderla.
«Io torno a casa, tu che fai?» mi chiede Lena mentre prende il suo skate.
«Rimango un altro po' per finire la sigaretta così chiedo anche informazioni sul corso di tedesco.» Lena incomincia a ridere, poiché ha sempre pensato che io ed il tedesco (e i tedeschi) non saremmo mai andati d'accordo. Anche se le ho sempre fatto credere il contrario.
Finisco la sigaretta mentre Lena va via, quando ad un tratto sento una voce.
«Ehm, Sarah giusto?» è Oliver, il ragazzo nuovo nonché mio compagno di banco.
«Si!» abbassa gli occhi di tanto in tanto, come se ci sia qualcosa che gli porti vergogna.
«Io sono ehm, Oliver, ma tu puoi chiamarmi Oli se vuoi..» ogni parola un colpo di tosse. Sembra a disagio, cosa vorrà?
Continua il discorso pensieroso.
«Potrei chiederti una sigaretta?» oh ecco. Fuma anche lui. Solitamente non offro sigarette a nessuno, è una mia fissazione. Ma come potrei mai negare una cosa come questa ad un ragazzo così tenero?
«Certo, tieni» sorrido in modo timido. Lui ringrazia, sempre con lo sguardo assente.
Iniziamo a parlare del più e del meno.
«Come mai ti sei trasferito qua?» chiedo incuriosita. 
«Mia madre ha trovato lavoro qua, e ha pensato fosse la cosa giusta da fare. Voleva tutta la famiglia con lei, quindi ci siam trasferiti tutti. Inoltre forse ho più possibilità di coltivare la mia più grande passione, ovvero la musica.» anche lui con la musica. Ho sempre immaginato ci fosse qualcosa di diverso in quel ragazzo.
«Canti? Che genere ti piace?» butto la sigaretta ormai finita per poi sistemare lo zaino.
«Amo cantare. Ero in una band li ad Ashford, ma è tutto durato per un anno e mezzo. Poi gli altri si sono dedicati allo studio, ed io beh, io qui a Sheffield. Amo il metal, il rock, il punk. Qualunque cosa sia "pesante" diciamo.» questo ragazzo inizia ad essere sempre più interessante. Canta, ama la musica, ha quest'aspetto così trasandato ma allo stesso tempo è molto, ma molto timido. 
Guardo l'orologio, cazzo, è tardi.
«È stato un piacere parlare con te Oli, ma adesso devo proprio correre a casa.. Ci vediamo domani!» mi sarebbe piaciuto restare a parlare di più con lui. Peccato. Ma c'è ancora un anno scolastico d'avanti, almeno credo.
Oli mi saluta con un bacio sulla guancia, e di corsa corro a prendere il bus che mi avrebbe riportata a casa.
Arrivo a casa alle 16 in punto.
Apro la porta e trovo mia madre e Lena perse in una conversazione.
«Lena? Cosa fai qui?» comincio a ridere per la sua espressione strana. Le voglio troppo bene e non la cambierei per nessun'altra persona al mondo. 
«Ehm nulla, avevo voglia di vedere tua madre.. ehm.» tutte scuse, ovviamente. 
«Dai forza, dimmi perché sei qui!» inizia a ridere mentre mia madre mi guarda malissimo, probabilmente erano intente a spettegolare in mia assenza.
«Quando ti ho detto che sarei tornata a casa, in realtà ho aspettato un po' di più per vedere cosa facevi, e ti ho visto parlare con Oliver, il ragazzo nuovo. Lui era rosso come un peperone mentre parlava con te, troppo tenero. Sembrate così simili.. Due psicopatici.» ma cosa le passa per la testa? Spiarmi dopo la scuola? Ecco perché le voglio un casino di bene.. Si prende sempre cura di me. 
Inizio a spiegarle il perché della discussione tra me e Oliver, e lei sembra non capire, iniziando con le solite espressioni divertite e con le battutine.
«Andiamo di sopra per un po'.» le dico perplessa.
Appena arrivate di sopra noto di avere ben 150 messaggi non letti. Noto subito il gruppo della classe, con un nuovo numero inserito. Non c'è il nome, solo una foto di Billie Joe Armstrong e uno stato che dice "take your hand and go away". Saluto sul gruppo con un messaggio, per poi controllare tutti i messaggi : era il numero di Oliver.

   
 
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