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Autore: Threathlist    29/08/2017    1 recensioni
In una taverna di Bilgewater quattro uomini partecipano ad una partita di poker ad alto rischio. La posta in gioco è molto più alta di quanto possano immaginare.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gangplank
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'Amante della Sirena è la taverna quintessenziale. Sporca, malfamata, sempre piena fino all'orlo. Fuori Re e Regine dei pirati si contendono il dominio delle isole, ma la taverna rimane in piedi ed aperta sotto qualunque regime. Il proprietario si limite ad abbassare la testa e a mostrare riverenza al tiranno di turno: così il tributo viene pagato e l'Amantecontinua ad accogliere la sua clientela.

Tagliaborse e mercanti vengono trattati nello stesso modo sotto il sorriso allegro della vecchia polena, appesa all'alto soffitto come un angelo custode. Proprio sotto la scultura di legno sta un largo tavolo circolare, intorno al quale si è radunata una consistente ed eterogenea folla. Quattro gentiluomini, o quanto di più lontano esista dal concetto di gentiluomo, si approcciano a giocarsi un'ingente somma di denaro.

Umagu è un colosso scuro, arrivato a Bilgewater da Buhru. Ogni centimetro di pelle è ricoperto di tatuaggi o di cicatrici, guadagnate in dozzine di scorrerie ed arrembaggi. L'immagine del Kraken lambisce i suoi occhi con lunghi tentacoli arricciati, segno duplice della sua fede e la sua ferocia...che fin troppo spesso significano la stessa cosa.

Grandhem McIntyre conta le sue monete, distratto. Molti si chiedono dove questo miserabile mercante di spezie abbia trovato l'oro per rimettersi in piedi dopo il suo ultimo fallimento. Una ricca amante, sussurrano alcuni. Una rapina andata a segno, forse. Non che importi agli avvoltoi che gli volteggiano intorno, in attesa di un attimo di debolezza.

Calico Connor ha organizzato questa bisca, e si accende con calma un sigaro dall'aria costosa. E' di gran lunga l'uomo più interessante in questa taverna: impiccato da Sarah Fortune qualche mese prima, il disgraziato è tornato ostinatamente nel regno dei vivi. La sua storia ha attirato molti degli spettatori radunati intorno ai giocatori.

Jack Sanders non vorrebbe essere qui. Jack Sanders vorrebbe essere tra le braccia della sua prostituta preferita, una bellezza dalla pelle di velluto e gli occhi di smeraldo, di cui si è stupidamente innamorato. Ma le sue risorse quasi esaurite lo hanno costretto ad inseguire quest'occasione.

I giocatori hanno accettato i termini comuni. Il tabacco ed il rum sono stati già preparati per saziare gli inevitabili desideri che emergeranno al prolungarsi della nottata. La musica, per quanto non sia buona né sofisticata, è presente.

Connor mescola il mazzo con un sorriso e McIntyre lo spezza dopo un'attimo di esitazione. La prima mano viene distribuita.


Le prime mani sono state giocate tra risate ed insulti, come tradizione. Qualche gioiello di poco conto giace al centro del tavolo mentre somme crescenti cambiano padrone con la stessa volubilità dei venti.

Sanders ha una buona mano. Una donna di picche gli sorride, abbastanza da sbancare i suoi compagni. Forse. "Calico" Connor è stato fin troppo silenzioso in questo giro. Potrebbe essere il segno di una scala leviatano, o semplicemente un bluff. Impossibile dirlo a causa delle labbra serrate dell'ex-impiccato.

E' il momento di farlo ciarlare.

"Quindi, Calico..." un segno all'oste ed il boccale è nuovamente colmo. "hai intenzione di tenerci sulle spine per tutta la nottata?"

Qualche grida di approvazione. Ottimo.

"Già, uomo impiccato." commenta Umagu con un ghigno di sfida. Le sue carte sono a faccia in giù, quasi dimenticate sul tavolo. "Abbiamo bevuto abbastanza per sentire la storia della tua rinascita, ed i nostri spettatori sono curiosi e affamati."

Connor sorride, come un bambino colto in fallo. Inghiotte quel che rimane del suo boccale e lo sbatte sonoramente sul legno due volte, attirando un'attenzione che ha già su di se.

"E sia. Ma parlare mi secca la gola e fomenta l'appetito, quindi che venga portato altro rum e qualcosa da mettere sotto i denti, pagati dal piatto del vincitore!"

Nessuna obiezione. Davanti a tremileduecento Kraken dorati del totale una cena per quattro è una minuzia. Cameriere vestite a malapena si affollano al tavolo, mentre McIntyre inizia a scambiare le carte.

"Dunque. Come alcuni di voi sapranno, la nostra magnanime Miss Fortune ha deciso bene di appendermi su dal pennone della Torre Marcia. Questo era stato il suo verdetto dopo avermi accusato, tra le altre cose, di avere accoltellato uno della sua ciurma. Cosa che diniego con tutto il mio animo; poiché al servizio della puttana scarlatta non ci sono che cani e maiali, quindi non era certo un uomo quello in cui ho lasciato il machete."

L'aria si fa pesante. Solitamente, gli insulti al Capitano Fortune sono sussurrati a malapena. Questa spavalderia preoccupa alcune degli avventori, che abbandonano frettolosamente la taverna.

Connor si fa cambiare due carte, dandovi un'occhiata sommaria prima di tornare alla sua storia. "In ogni caso, nonostante fossi completamente innocente, mi sono trovato ben presto a penzolare con i piedi nel vuoto ed un cappio al collo. Per mia fortuna il boia era incredibilmente ubriaco, al punto da annodare il peggior cappio che io abbia mai visto; l'animale mi annoda giacca e corsetto insieme al collo e mi getta oltre il pennone, senza nemmeno curarsi di chiedere le mie ultime parole o di darmi una morte pulita! Un cafone ed un maleducato, dico io..." allunga una mano su una piccola pila di monete, raddoppiando la posta. Umagu si ritira con un grugnito, mentre gli altri due accettano l'offerta.

"...rimango per quasi dieci minuti sospeso. Ho avuto la fortuna di infilare una mano sotto la corda ed in quel momento non rischio la morte per soffocamento. Ma non ho modo di scalare la corda , l'aria mi sta scappando dai polmoni e sono tragicamente sobrio. Sul procinto di raccomandare la mia anima alla Dama Barbuta, o a qualunque divinità stessi pregando in quel momento. Una delle quali doveva essere in ascolto, perché un gentiluomo nascosto spara al pendaglio, tranciando il cordone. La caduta? Un dolore infame, ovviamente, ma di gran lunga preferibile alla morte da appeso. Piombo giù nelle acqua della Squama, passando dritto al regno dei sogni. E sarei morto affogato, che è anche peggio di morire impiccato, se non mi avessero trascinato fuori di lì..."

Il narratore si prende una pausa, segnalando nel mentre di essere pronto a scoprire le carte. Grandhem è il primo ad abbassare una miserabile coppia, seguito dal tris di Sanders. Connor sorride dietro un colore, che gli vince la mano ed un centinaio di Kraken.

Jack è indispettito: era certo di aver letto nella grandiosità della prosa l'insicurezza di un bluff. Inspira profondamente. La notte è ancora giovane, la sua pila d'oro ancora alta, ed è troppo preso per disperarsi.


La risata roca ma allegra di Umagu riempie la taverna, sostituendo la metà mancante della folla. L'ora si sta facendo tarda ed il silenzio prolungato di Connor ha deluso molti degli spettatori delusi.

Anche il gioco si sta avviando alla sua conclusione. McIntyre diventa sempre più nervoso, contando le poche monete rimaste. Il Buhru, forte dei recenti incassi, guida il gruppo con ben millecinquecento sessanta dobloni. Jack Sanders lo segue a ruota, forte di una buona letture degli altri giocatori: le sue vincite si sono fatte sempre più consistenti negli ultimi giri.

Calico Connor è nuovamente il buio. Le sue finanze hanno subito qualche colpo, ma le sue labbra si sono finalmente sciolte. Bagnandole appena di rum procede a servire distrattamente, prima di ricominciare a parlare.

"Allora, dove ero rimasto?"

"Venticinque Kraken per giocare." risponde distratto McIntyre. Le sue riserve gli permetteranno forse altri quattro giri, prima di essere costretto ad abbandonare il tavolo.

"No, no. Intende con la storia. Eri stato trascinato fuori dall'acqua, paylangi. Dal tuo misterioso benefattore." Persino Umagu si è interessato al racconto, sembra. Connor lo ringrazia con un cenno e riprende il racconto mentre osserva la sua mano.

"Ah, si. Il gentiluomo, o meglio colui che aveva mandato il gentiluomo, era un capitano indipendente. Così ho scoperto quando mi sono risvegliato, sputando acqua e bestemmie come una balena blasfema." Le sue labbra si arricciano, compiacendosi dell'allitterazione...o forse delle sue carte.

"Questo grand'uomo mi parla, da salvatore a salvato, e mi fa l'onesta offerta di un lavoro stabile. La sua ciurma, come mi ha spiegato dopo una salda stretta di mano, aveva un certo bisogno di nuove reclute. Chi meglio del buon vecchio Calico Connor, lingua d'argento amata nei moli di ogni isola dell'arcipelago, per rimpinguarne le fila?"

Approfitta della domanda retorica per alzare la puntata, ma nessuno scende in campo con lui.

"Suvvia, amici miei." commenta con un sorriso colpevole.

"Storia affascinante, vecchio mio." Jack Sanders mostra i canini e parla con sicurezza. "Ma la lingua ti si scioglie soltanto quando le carte ti sorridono." Grandhem si gratta il mento, annuendo.

"Ai demoni!" Il misero raccolto viene incassato. "Sono troppo onesto per questo gioco, in ogni caso." Una nuova risata scorre sul tavolo. Il cantastorie è in effetti pessimo: solo la fortuna sfacciata lo ha tenuto sopra McIntyre, e a malapena.

Jack Sanders comincia a chiedersi perché un giocatore di tale basso calibro abbia organizzato una bisca così rischiosa.

"Sarà meglio che io finisca la storia, allora, così da non tradirmi al prossimo colpo di fortuna."

Il gioco riprende con un ritmo tempestoso. Monete e carte cambiano di mano a rotta di collo, e per tutto il tempo Calico Connor continua a parlare.


"Il tal capitano mi ha fatto un discorso così accorato e così sincero che non ho potuto che giurare sotto la sua bandiera. Del resto sono tutto tranne che un ingrato. Così torno a fare il mio lavoro, con il cuore pieno di gratitudine e la tasca piena di Serpenti d'Argento. Non qui, ma nelle isole esterne. In ogni porto ed in ogni bettola dal Mare dei Dannati alla Fiamma Azzurra, ogni uomo con due mani ha avuto un'occasione per unirsi alla crescente ciurma. Grazie ai miei sforzi e a quelli di altri come me abbiamo popolato le navi di una nuova flotta, forte di tre galeoni e quattro fregate."

C'è un silenzio di tomba, adesso. Quella menzione è fin troppo specifica.

McIntyre si guarda intorno, confuso. Umagu rimane impassibile. Jack Sanders deglutisce.

"A questo punto, con le stive ben cariche dei primi bottini e gli uomini felici e soddisfatti, il capitano mi ha dato un lavoro piuttosto particolare. Carte, amici miei?"

Quasi di riflesso, Sanders ne fa scivolare tre.

"Il gentiluomo mi ha chiesto di trovare qualcuno per lui. Un tale che, in totale mancanza di buona fede, ha venduto i suoi compagni ed ha abbandonato la sua causa per un sacco di monete ed il perdono di una sgualdrina. Un'essere infame e codardo, che si è nascosto per mesi vivendo della paga del suo tradimento, come un grasso e vile ratto..."

Il gioco è passato in secondo piano. Jack scatta per alzarsi, ma trova il kukri di Umagu alla sua gola. "Suvvia, Jack. Non hai ancora visto le tue carte."

"Umagu, che cazzo..." "Silenzio, Jack. Voglio sentire come finisce la storia."

Il coltello non lascia spazio a risposta. La porta alle spalle di Jack si apre, con un cigolio ed un rumore di passi incostanti.

"Quindi! Come stanare un ratto di fondo, se non con l'esca giusta? L'infame in questione è un giocatore di una certa fama, e persino i fondi guadagnati con un atto così spregevole devono esaurirsi prima o poi. Con un piccolo prestito da parte dell'illustre capitano ho organizzato una trappola per topi, qui nella nostra piccola taverna. Il mio care amico e collega qui..." una breve pausa, indicando con un cenno Umagu. "si è offerto di unirsi alla giocata per assicurarsi che tutto andasse liscio."

Grandhem decide di aver sentito abbastanza e salta fuori dal tavolo, raccogliendo i pochi Kraken che gli sono rimasti e sparendo dalla vista prima ancora che la sua sedia tocchi terra. Con lui si dileguano gli spettatori neutrali rimasti, fuggendo dall'uscita più vicina e lasciando indietro rum e cibo.

"Mister McIntyre ha deciso di non partecipare a questo giro, a quanto sembra. Tu cosa mi dici, Sanders?"

Connor prende tre carte dal mazzo e le mette a faccia in giù accanto alla mano di Jack. Un movimento del kukri intima di scoprirle.

La più bassa tra le scale complete. La Mano del Morto.

Ed è una nuova mano, metallica, ferma, a posarsi sulla spalla di un ormai terrorizzato Jack Sanders.

Una voce gutturale. "Quindi, Jack. Perché non racconti a me e alla mia nuova ciurma quello che hai fatto."

L'assurdità della situazione vince sulla paura, e Jack ride di gusto. "Tu sei morto, Gangplank. Sei morto con la tua nave, già nella baia. Non ho paura dei morti."

"Aye." L'uomo lascia andare la sua spalla e si muove lentamente verso il posto vacante, rimettendo in piedi la sedia gettata a terra. Il braccio è un meccanismo arrugginito, la pelle è stata corrosa dal sale, i capelli scoloriti. Ma è lui, il deposto Re dei Pirati, tornato dal regno dei morti.

"Il debole e fin troppo compassionevole Gangplank è morto. Dal relitto della Deadpool il mare ha sputato un nuovo, ben più deciso, capitano. Un capitano che tu hai venduto al primo istante di paura, consegnando alla cagna i tuoi fratelli giurati per un pugno di monete; nascondendoti nei vicoli e nelle catapecchie di quella che era la mia città, tappandoti le orecchie ad ogni notizia del mio inevitabile ritorno."

Con il braccio buono sbatte una borsa di pelle, stracarica di gemme e Kraken, sul tavolo. "Rispetto i codardi, Jack, ma solo finché sono io ciò che temono. Questo è stato il tuo errore: hai avuto paura del capitano sbagliato."

Gangplank posa un singolo rubino sul tavolo, e fa un cenno a Connor. Il barlume di un nuovo coltello si avvicina alla mano destra di Sanders.

"Calico, andiamo, non..."

"Per questo" lo interrompe con un ruggito il capitano risorto "ho deciso di instillare in te un po' di sano terrore, Jack Sanders! E perché non farlo con un piccolo gioco? IL prezzo per giocare sono...due dita."

Calico Connor fa calare il coltello, e Jack urla come non ha mai urlato prima d'ora in vita sua mentre il sangue bagna il legno del tavolo.

"Avanti, vecchio mio. Hai ancora una mano per tenere le carte, ed è il tuo turno."

  
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