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Autore: AveAtqueVale    30/08/2017    3 recensioni
Cercava di impedirsi di sperare troppo su come sarebbe terminata la serata, voleva evitare di credere fermamente in qualcosa che sarebbe potuta anche andare diversamente da come si era aspettato, tuttavia non ci riusciva. Dentro di sé sapeva che era la cosa giusta, che non c'era motivo al mondo per cui qualcosa potesse andare storta.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Era tutto pronto, finalmente.

Alec guardò la tavola con occhio critico cercando di ripassare mentalmente in rassegna tutto ciò che aveva in programma per quella sera e verificare di non aver dimenticato nulla. La tavola era stata elegantemente apparecchiata. Era stata dura trovare in casa tutto ciò che serviva per organizzare una cena come quella; solitamente Magnus schioccava le dita e lasciava che, magicamente, la tavola si preparasse da sola sebbene più di qualche volta Alec avesse tentato di convincerlo a lasciargli fare da sé, con le sue mani. Ma ogni volta lo stregone anticipava i suoi tentativi di occuparsi della casa per lui con un semplice movimento della mano. Questa volta tuttavia Magnus non c'era e perciò non aveva potuto fermarlo dal decidere di preprare la cena con le sue sole forze.

Una tovaglia bianca ricopriva il tavolino di ferro intarsiato mentre un paio di spesse candele rosse erano state accuratamente posizionate al centro della tavola, protette da due piccole cupole di vetro perchè il vento non le spegnesse. I piatti e l'argenteria erano stati accuratamente lucidati e puliti, disposti ai due opposti del piccolo tavolo rotondo, dove altrettante sedie erano state sistemate. I tovaglioli erano stati ripiegati con cura, i bicchieri erano così puliti che ci si sarebbe quasi potuti specchiare. Quella cena aveva portato via tutta la giornata allo Shadowhunter che, per quel giorno soltanto, aveva lasciato le redini del comando dell'Istituto al suo parabatai.

La cena era praticamente pronta: aveva lasciato il cibo a nel forno così che non si raffreddasse sebbene lo avesse spento per evitare di bruciare le portate che aveva diligentemente cucinato con estrema attenzione. Adesso non rimaneva che attendere l'arrivo di Magnus che, secondo i suoi calcoli, non avrebbe dovuto tardare ancora molto. Aveva fatto in modo che Izzy lo tenesse impegnato con un qualche certo incarico per il Clave per tutto il giorno, così da essere sicuro di avere abbastanza tempo per poter preparare ogni cosa senza fretta. Sapeva che sua sorella sarebbe stata l'alleata perfetta per organizzare quella serata e perciò neppure per un istante si era preoccupato del fatto che Magnus potesse tornare da un momento all'altro a smascherare i suoi intenti.

Il ragazzo inspirò a fondo; l'aria della sera era frizzante e pungente sulla sua pelle, la vista dal terrazzo del loft dello stregone era davvero meravigliosa. Certo, dava su una trafficata e vissuta città statunitense, ma il modo in cui le luci brillavano nel buio della notte lasciava quasi immaginare di trovarsi al di sopra di un oscuro mare straziato di fulgide stelle. Lo Shadowhunter si passò una mano, nervosamente, fra i capelli arruffati, incapaci di stare al loro posto, mentre con l'altra si assicurava che la giacca del suo completo non avesse alcun tipo di piega. Per l'occasione aveva voluto indossare uno dei suoi abiti più eleganti, un completo scuro che risaltava la forma del suo corpo senza tuttavia stringere particolarmente su di sé. La camicia era bianca, sotto e non aveva indossato alcun tipo di cravatta o farfallino: odiava sentire la gola costretta.

Aveva invero sbottonato solamente i primi due bottoni lasciando intravvedere oltre il colletto della camicia le forme della runa permanente che aveva da anni disegnata lungo il collo. Inspirò a fondo, piano, stringendo le labbra. Si sentiva nervoso eppure in una maniera piacevole; non aveva propriamente paura, era sicuro di ciò che stava facendo e non c'era la minima traccia di esitazione o dubbio nel suo cuore e nelle sue intenzioni. Era più quel tipo di deliziosa tensione che precede l'avverarsi di qualcosa di grandioso. Cercava di impedirsi di sperare troppo su come sarebbe terminata la serata, voleva evitare di credere fermamente in qualcosa che sarebbe potuta anche andare diversamente da come si era aspettato, tuttavia non ci riusciva. Dentro di sé sapeva che era la cosa giusta, che non c'era motivo al mondo per cui qualcosa potesse andare storta.

«Alexander?»

La voce di Magnus mise fine al suo rimuginare.

 

***

 

Era stata una giornata a dir poco impegnativa.

A quanto pareva l'Istituto aveva bisogno dei servigi dell'High Warlock of Brooklyn (perdonatemi ma Alto Stregone proprio nun me piace come suona -N.d.R.) per risolvere un paio di situazioni piuttosto delicate. Dapprima avevano bisogno di veder analizzati alcuni oggetti sospettati di essere incantati da qualche sortilegio oscuro, poi è stato necessario creare un portale che li portasse dall'altra parte della regione dove era stato avvistato un demone minore in una zona fortunatamente deserta. Magnus non aveva ben chiaro il motivo per cui ci fosse tutta quella fretta di accorrere nonostante il demone fosse ben lontano dalla civiltà in quel momento, ma quando Isabelle Lightwood aveva bisogno di qualcosa, sapeva sempre trovare il modo di convincerti a farla.

«Non capisco perchè non possiate andare con i vostri mezzi. Prima che quel demone arrivi ad incrociare qualche traccia di civiltà ci vorrà del tempo. Il fatto che io stia con uno Shadowhunter non vuol dire che sia tenuto ad aprirvi portali quando più ne avete voglia. Non sono mica un taxi» aveva detto Magnus con le mani a giocherellare pigramente con una delle frecce poste sulla rastrelliera delle armi all'interno dell'Istituto. Da quando aveva conosciuto Alec si era ritrovato ad essere improvvisamente affascinato dalla forma di quelle armi. Antiche, forse persino più di lui, eppure ancora ad oggi così elegantemente letali.

«Non stai con uno “Shadowhunter”» sottolineò Isabelle con la voce quell'ultima parola con fare eloquente. «Stai con mio fratello» precisò come se questo potesse in qualche modo cambiare il rapporto che intercorreva fra loro in termini professionali. «E comunque perchè correre il rischio? Quella zona sarà anche boschiva e deserta, ma non è raro che di questi tempi delle famiglie vadano ad aggirarsi da quelle parti per un breve campeggio.» continuò a spiegare lei aggirando il tavolo con quei suoi movimenti felini e sensuali che, almeno su Magnus, non avevano alcuna efficacia. Si avvicinò allo stregone fermandosi ad un passo soltanto di distanza, il capo inclinato verso la spalla destra e sulle labbra quel sorriso più simile ad un ghigno che ad una espressione di cordiale simpatia. «Vuoi davvero correre il rischio che quel demone si imbatta in una sfortunata famiglia solo perchè vuoi sottolineare la tua indipendenza dalle richieste del Clave?» La domanda era stata posta con il tipico tono di chi sapeva di aver già vinto, quel tono che lasciava intendere che non sarebbe arrivata alcuna risposta a replicare.

E, difatti, Magnus aveva alla fine sbuffato sonoramente e roteato gli occhi verso l'alto con fare stizzito, agitando le mani piene di anelli per aria come per voler troncare la discussione.

«Va bene. Basta che ci sbrighiamo. Vorrei tornare a casa e fare un lungo bagno caldo in attesa che tuo fratello torni dalla sua missione.» sbuffò sottolineando con tono platealmente ironico il riferimento ad Alec, lanciando una occhiata pungente ad Izzy. Non che fosse realmente infastidito, ovviamente; sapeva bene che i Lightwood di quella generazione erano diversi. Beh, forse non lo erano davvero, forse avevano imparato ad esserlo, ma qual che fosse la verità non volevano sfruttarlo. In qualche modo tenevano davvero a lui soprattutto ora che la sua relazione con Alec era divenuta seria e stabile, palesemente importante per chiunque avesse speso un secondo del suo tempo per prestarci attenzione.

Izzy aveva annuito e quindi erano partiti.

La missione però non si era rivelata breve e rapida come Magnus aveva creduto; Isabelle aveva impiegato ore intere per trovare il demone e lo stregone aveva dovuto attendere che lei lo scovasse ed uccidesse prima di potersene andare, visto che doveva riportarla indietro all'Istituto. Aveva perso una intera giornata dietro i bisogni del Clave e di Isabelle e la cosa peggiore è che non ne avrebbe neppure ricavato alcunché se non l'incondizionata gratitudine di Alec. E magari un qualche ringraziamento speciale. Okay, forse messa in questi termini non era una idea così pessima quella di non farsi pagare dall'Istituto.

Appena tornati a New York non aveva lasciato modo alla ragazza di incastrarlo in qualsiasi altra richiesta da Shadowhunter: ha salutato di gran fretta e aveva voltato le spalle incamminandosi verso la città diretto verso casa.

Senza che se ne accorgesse era calata la sera e lentamente il suo stomaco aveva iniziato a brontolare dalla fame. Forse il suo bagno caldo avrebbe potuto aspettare un paio d'ore. Aveva raggiunto il loft in poco tempo ed una volta entrato in casa era rimasto colpito dal fatto che Alec non fosse ancora tornato. O meglio. La sua giacca era appesa, le chiavi poggiate sul solito mobile, ma di lui non c'era traccia. Così si era ritrovato a chiamarlo sperando di vederlo comparire da qualche parte, sporto verso il corridoio che dava sulla camera da letto.

«Bentornato»

La calda voce dello Shadowhunter lo raggiunse dritta all'orecchio. Un sussurro basso, dolce, che sembrava volergli carezzare la pelle. Magnus sentì le braccia di Alec cingergli i fianchi, il suo corpo premuto contro la sua schiena in un abbraccio protettivo e gentile. Era stata una piacevole sorpresa quel suo modo di accoglierlo in casa, gli strappò un sorriso appagato dalle labbra.

Alec andò a far girare lo stregone nella sua stretta così da averlo adesso facci a faccia, tenendolo ugualmente stretto a sé attorno alle sue braccia. Il sorriso sul viso del Nephilim era sottile, gentile, di quelli pacati che aveva sempre in volto quando erano da soli. Magnus non mancò di notare l'ordine che quel giorno ostentava da tutta la sua figura solitamente piuttosto sobria; niente vecchie magliette o felpe bucherellate per Alec Lightwood, oggi.

«Dovrei star dietro ai capricci di tua sorella più spesso se posso godermi questo tipo di reazione una volta a casa» sorrise lo stregone con tenerezza, rilassando lo sguardo, le sue braccia a salire lungo i bicipiti dello Shadowhunter. Alec sorrise snudando appena i denti, abbassando di poco lo sguardo, timidamente.

«Vieni. Ho preparato la cena» disse dopo qualche secondo il Nephilim rialzando lo sguardo, posando le labbra sulla fronte dello stregone e conducendolo con un braccio attorno ai suoi fianchi verso la terrazza. Magnus era deliziato dalle premure di Alec e non sapeva bene come dover interpretare quello che stava succedendo; Alec era a suo modo un tipo romantico ma era raro che ostentasse in maniera così palese i suoi sentimenti. Era più il tipo che sussurrava ciò che provava all'orecchio mentre ti stringeva con tutta la sua forza a sé più che il tipo da spettacolari dimostrazioni pubbliche, sebbene nella loro storia non fossero mancate alcune di quelle nei momenti più delicati. Insomma, hanno iniziato ad uscire assieme dopo che Alec l'aveva baciato di fronte a tutta la comunità Shadowhunter di New York e dintorni, era bene tenerlo a mente.

«C'è qualcosa di cui vuoi farti perdonare, Alexander?» domandò Magnus mentre prendeva posto al suo lato del tavolo, un soffio di brezza gentile a scivolare sulla sua nuca esposta, sulle guance morbide. «O c'è qualche particolare ricorrenza che mi sta sfuggendo di mente?» continuò, sorridendo, seguendo Alec con lo sguardo.

Il ragazzo sorrise a sua volta e l'osservò scrollando le spalle. «Nessuna delle due. Sono tornato presto a casa e ho pensato di fare qualcosa per noi, sai...» spiegò semplicemente, andando a quel punto a raggiungere la cucina per prendere la cena. Estrasse dal forno una prima teglia colma di patate dal colorito dorato e dal profumo invitante e del pollo accuratamente arrostito. L'odore era delizioso e l'aspetto altrettanto invitante. Preparò due porzioni in due piatti puliti e stette ben attento a non macchiarsi il completo scuro per poi tornare in terrazza e porre dinnanzi ai loro posti i rispettivi piatti.

Si sedette di fronte a Magnus, nel silenzio della notte. I rumori del traffico erano ovattati e distanti da quell'altezza e le luci della città non facevano che da cornice all'atmosfera creata dalle candele posizionate sulla tavola: Isabelle aveva avuto una buona idea suggerendogli di preparare la cena lì.

«Quindi Izzy oggi ti ha fatto ammattire?» domandò Alec versando un po' del vino presente nei loro bicchieri a calice, lo sguardo ad alternarsi fra la bottiglia ed il viso dello stregone, attento a non rovesciare neppure una goccia di vino.

Magnus, dal canto suo, stava tagliando elegantemente la carne che aveva nel piatto e aveva portato alle labbra una prima porzione; masticò lentamente e sollevò lo sguardo su Alec quando egli gli pose quella domanda. Depose le posate e, portando la destra a sollevare il calice ormai pieno, deglutì la poltiglia masticata con un mezzo sorriso sulle labbra.

«Non più del solito. Ma sembrava che oggi spuntasse un'emergenza dopo l'altra.» ammise il Nascosto bevendo un sorso di vino. «E insomma, sai com'è fatta. Quando ha bisogno che si faccia qualcosa...»

«...Non c'è modo di dirle di no» concluse Alec, al suo posto, sorridendo con fare di scuse. «Ho presente.» aggiunse divertito, guardando Magnus negli occhi. «Forse, in fin dei conti, avevo davvero qualcosa di cui farmi perdonare» riprese la domanda posta dallo stregone poco prima sul motivo di quella cena.

Magnus sorrise e i due presero a mangiare tranquillamente godendosi quel raro momento di quiete nel pieno della sua bellezza. Di tanto in tanto quando i loro sguardi si incrociavano i loro sorrisi si facevano imbarazzati, come quelli di due bambini che si osservano di nascosto da lontano incapaci di distogliere lo sguardo.

«E tu? Cosa hai fatto oggi, Alexander?» domandò dopo un po' Magnus bevendo un altro sorso di vino, i piatti quasi vuoti dinnanzi a loro.

Alec deglutì il suo boccone e lo guardò tenendo le posate ferme a mezz'aria sopra al piatto, la carne completamente finita e poche patate ancora rimaste da mangiare. «Ho accompagnato Jace in missione. Nei giorni scorsi avevamo registrato la presenza di alcuni casi di omicidi ad opera di vampiri. Qualcuno si stava divertendo a dissanguarli, così siamo andati a controllare. Alla fine pare che si trattasse di un unico individuo» spiegò lo Shadowhunter prendendo il proprio bicchiere. «Ha trasformato un paio di mondani e li ha lasciati da soli con la loro sete e questo aveva spiegato quelle morti. Quando siamo andati a cercarlo per consegnarlo al Clave, però, abbiamo saputo che il suo clan ci aveva pensato prima di noi. Non volevano avere guai con gli Shadowhunters e così l'hanno ucciso e si sono presi la responsabilità di seguire i due nuovi ragazzi e di spiegar loro ogni cosa»

In realtà Alec non era andato con Jace; era rimasto tutta la giornata a casa ad occuparsi di preparare quella cenetta perchè fosse perfetta, tuttavia quella che aveva raccontato era in parte la verità. Jace aveva davvero partecipato a quella missione quel giorno, soltanto che invece di essere accompagnato dal suo parabatai era stato assistito da Clary.

«Abbiamo deciso di dar loro fiducia. Terremo d'occhio la situazione per un po'. Se dovessimo trovare qualche altro ferito o morto riconducibile ad un loro attacco interverremo definitivamente, ma voglio credere che non succederà» si strinse nelle spalle riponendo a posto il bicchiere, pulendosi le labbra con il tovagliolo.

Magnus annuì, comprensivo, felice di quanto appena udito. Un tempo non troppo lontano a nessuno Shadowhunters sarebbe mai neppure passato per la mente di dar fiducia ad un vampiro. In qualche modo le cose stavano davvero cambiando, migliorando, sebbene a piccoli passi.

«Beh, mi fa piacere saperlo.» commentò sincero mangiando quindi il suo ultimo boccone di patate.

Alec sorrise, contento, annuendo appena con il capo.

«Mi era mancato passare un po' di tempo così. Con te.» ammise a quel punto alzando lo sguardo sullo stregone, la mancina a scivolare ora sul tavolo, allungandosi su di esso per raggiungere la destrorsa dell'altro. Magnus l'avvicinò d'istinto alla sua, lasciando che le loro dita s'intrecciassero, lo sguardo fisso in quello del ragazzo davanti a lui. Quelle parole esplosero nel suo petto come un fuoco d'artificio, scatenando una ondata di calore che si andava allargando sempre più fino a riempirlo da capo a piedi. Col pollice carezzava il dorso della mano dello Shadowhunter, ricalcando alcuni tratti della runa incisa su di esso.

«Anche a me. Non credevo che essere a capo della nostra gente potesse portarci via così tanto tempo.» ammise lo stregone con un sorrisetto amaro.

Alec annuì appena, con un movimento appena accennato del capo. «Volevo che questa giornata fosse per noi, sai. Preparare qualcosa per te, qualcosa che ti piacesse» mormorò Alec sentendosi ora leggermente in imbarazzo. Non che avesse difficoltà a mostrare i suoi sentimenti al suo fidanzato: ha sempre parlato chiaramente e con sicurezza di ciò che provava per lui da quando aveva accettato dentro di sé di non star provando nulla di sbagliato o perverso. Tuttavia non era molto ferrato in quel genere di situazioni: cenette romantiche, vestiti eleganti, corteggiamento, erano tutte cose che non avevano mai fatto parte della sua vita prima che quell'uomo entrasse a farne parte. Così aveva cercato di fare il possibile per realizzare qualcosa che potesse gratificare e compiacere l'altro, aiutato dai suggerimenti di sua sorella e di Jace e pregando che tutto andasse per il verso giusto e che non si ritrovasse a fare una delle sue solite, stupide figure. Per l'occasione si era addirittura fatto disegnare da Jace una nuova runa dell'agilità per evitare di ritrovarsi ad inciampare sui suoi piedi durante la serata o di inciampare sulle gambe del tavolo e rovesciarlo all'aria.

«Come... ehm» si schiarì la voce guardandolo timidamente. «...come sto andando?» domandò con un principio di sorriso sulle labbra e un enorme carico di tensione sulle spalle.

Magnus si sentì stringere il cuore come ogni volta che Alec si ritrovava a dirgli così direttamente ciò che pensava. Si sentiva disarmato e sorpreso, colto alla sprovvista dall'improvvisa, tenera schiettezza dello Shadowhunter. Le sue labbra si distesero in un sorriso sincero e toccato poco prima di smuoversi per rispondere alla sua domanda. «Piuttosto bene, devo ammettere».

Lo sguardo dello stregone scese lungo la linea della sua mascella, del collo, lì dove la sua runa preferita era stata disegnata indelebilmente sulla sua pelle; scivolò oltre il colletto della camicia bianca leggermente sbottonata e poi seguì la forma dei pettorali appena sotto di essa, il tessuto liscio e pulito della giacca a dargli un'aria elegata e composta che raramente gli aveva visto addosso. Era veramente bellissimo ed il pensiero che avesse deciso di fare tutto quello per lui lo rendeva felice in maniera inquantificabile.

«Sai che adoro vederti indossare qualsiasi cosa non sia una vecchia felpa da allenamento» osservò lo stregone mentre una scintilla andava a bruciare ora nel suo sguardo, brillando di una luce indefinita. «Tuttavia sai anche che adoro anche quando non indossi nulla.» sorrise lo stregone con quel suo fare felino che portò Alec a sogghignare a sua volta, carezzando la mano del Nascosto con il proprio pollice, lentamente.

«Sì, credo che tu possa avermelo accennato un paio di volte» scherzò con fare ironico, a voce bassa, senza mai distogliere lo sguardo dal compagno.

I due rimasero in silenzio per qualche breve ma interminabile istante guardandosi negli occhi con un vago sorriso malizioso dipinto sulle labbra. «Vogliamo rientrare?» domandò Magnus mentre qualsiasi traccia di divertimento andava svanendo dalla sua voce, sostituite da un calore sottile, carezzevole che scurì appena il tono rendendolo irresistibilmente sexy.

Alec annuì alzandosi elegantemente dal suo posto con un unico e fluido movimento del corpo, scivolando via dal tavolo con estrema grazia. Magnus ne rimase impressionato ben sapendo quanto solitamente fosse difficile per Alec muoversi così sinuosamente e seguì il suo movimento senza mai lasciare la presa sulla mano altrui.

Superarono la soglia che portava verso l'esterno e tornarono in casa, muovendo pochi passi verso l'interno per fermarsi praticamente nel mezzo della stanza, fra il divano ed un basso tavolino di legno di quercia. Magnus si fermò di fronte ad Alec andando a porre sul suo petto le sue mani. Lo Shadowhunter l'osservò con dolcezza portando la mancina sulla guancia dello stregone, carezzandone lo zigomo con un lento movimento del pollice. Si perse nello sguardo altrui andando ad avvicinare il proprio viso a quello del ragazzo. Sfiorò le sue labbra con le proprie, chiudendo gli occhi, sentendo la familiare sensazione della barbetta appena accennata del Nascosto contro il mento. Le labbra di Magnus erano calde, morbide e accoglienti; erano un porto sicuro per lui, uno di quei posti in cui poter essere se stessi, in cui potersi sentire liberi e perdersi semplicemente per un tempo incalcolabile. E Alec, oh, Alec amava perdersi in lui. Amava sentire la sensazione delle sue labbra che si schiudevano sotto le proprie, il calore dei suoi respiri propagarsi nella sua bocca, come se potesse vivere semplicemente nutrendosi di quelli. La destrorsa scivolò dietro la schiena dello stregone andando a stringerlo più stretto a sé, impedendogli di fuggire. Le mani di Magnus invece salirono fino al collo di Alec dove poi presero differenti direzioni; l'una andò fino alla guancia, sfiorandola con dolcezza, e l'altro dietro la nuca, aggrappandosi a quei corti ciuffi di capelli corvini che ne coprivano la superficie.

Il bacio si fece più profondo, le loro labbra umide; l'iniziale dolcezza lasciò rapidamente il passo ad un vago bisogno di intimità guidato da una passione sempre crescente. Le loro lingue si trovarono in pochi attimi, danzando ad un ritmo lento ma sensuale, capace di accrescere man mano l'urgenza di aversi.

La mano sulla nuca di Alec scese fino a tornare sul petto dello Shadowhunter andando silenziosamente a sbottonare, uno per volta, i bottoni della sua camicia. Alec ansimò nella bocca di Magnus trattenendo un gemito sottile, prima di far scivolare la man destra su quella dello stregone, fermandone il movimento.

«Aspetta» ansimò riaprendo gli occhi, guardandolo in viso, con le labbra gonfie e arrossate dai baci. Magnus alzò a sua volta le palpebre mostrando questa volta il suo vero sguardo; le iridi castane erano ora di un color giallo-verde tipico delle iridi feline mentre le pupille si erano ristrette ed allungate in due piccole fessure. L'incantesimo di glamour era svanito e Magnus era adesso se stesso al cento per cento. Alec impazziva per quella versione dello stregone ed era riuscito, nel tempo, a far sentire Magnus a suo agio nel mostrargli liberamente il proprio marchio.

Inizialmente aveva avuto come timore di spaventarlo o di vederlo allontanarsi per via di quella diversità che lo catalogava istantaneamente come demone. Tuttavia Alec trovava realmente affascinante quel lato di lui e credeva che i suoi occhi fossero realmente bellissimi. Desiderava che Magnus si sentisse a suo agio con lui, che non avesse timore di essere se stesso e per questo gli aveva più volte chiesto, mentre erano soli, di mostrargli i suoi veri occhi, di annullare qualsiasi incantesimo avesse attivo per nasconderglieli.

«Aspetta un attimo. Devo...» si fermò schiarendosi la voce, deglutendo, cercando di riacquisire un minimo di contegno. Era così dannatamente difficile rimanere lucidi quando Magnus era fra le sue braccia. «...Devo prendere una cosa» disse allora guardando negli occhi il Nascosto che, dal canto suo, si ritrovò a guardare l'altro con una espressione a metà strada fra la sorpresa e la delusione per quell'improvvisa interruzione.

«Oh» commentò lo stregone spiazzato, passandosi il pollice sinistro sul labbro inferiore, l'espressione piuttosto interdetta ma tranquilla, quasi divertita. «Proprio ora?» domandò nascondendo una risatina mentre Alec sorrideva radioso.

«Sì.» rispose con dolcezza, andando ad allungarsi verso di lui per lasciargli un piccolo bacio sulla fronte. «Faccio presto. Ma tu devi chiudere gli occhi, okay?» mormorò lo Shadowhunter iniziando a sentire ora il nervosismo consumargli le viscere, fargli ribollire il sangue nelle vene. «E' una sorpresa»

Magnus lo guardò assottigliando lo sguardo, sospettoso, con le labbra strette in un sorriso incuriosito. Ma alla fine sospirò e alzò le mani con fare di resa. «D'accordo, d'accordo» acconsentì chiudendo ora gli occhi. «Ma fai presto, Alexander. Non mi dispiaceva il modo in cui stava procedendo la serata poco fa»

Alec ridacchiò e si allontanò dallo stregone con le ali ai piedi.

 

***

 

«Magnus.»

La voce di Alec era nervosa. C'era un tremito leggero nel suo tono che tuttavia non era riconducibile ad una qualche sorta di timore o preoccupazione. Era quel genere di tensione che anticipava i grandi eventi, le grandi scelte. Era quel genere di tensione che pizzicava la pelle dall'interno e che faceva tremare l'anima.

Quando lo stregone riaprì gli occhi, comodamente seduto sul sofà con le gambe accavallate e le braccia placidamente stese lungo lo schienale del divano, si ritrovò a schiudere le labbra dalla sorpresa. Sgranò leggermente gli occhi, le pupille feline a restringersi fin quasi a sparire mentre Alec gli offriva un mazzo di rose bianche, inginocchiato ai suoi piedi.

La sua espressione era impaziente, era nervosa, ma in senso gentile e radioso.
Le labbra erano tese nell'evidente sforzo di mantenere un sorriso tranquillo, ma era evidente che se non stava tremando era tutto merito di un grande sforzo di volontà.

Magnus afferrò i fiori d'istinto, senza quasi realizzare cosa stesse accadendo, allungando le mani verso quelle di Alec. L'odore delle rose era pungente, penetrante. Inebriante. Dava alla testa quasi quanto la sensazione delle labbra dello Shadowhunter sulla sua pelle. C'erano anche altri fiori a far da contorno, dai colori delicati e chiari, che straziassero la monotonia bianca delle rose: Alec si sera sentito a disagio a dover acquistare dei fiori bianchi. Per uno Shadowhunter era il colore della morte, sebbene sapesse che per le altre razze fosse un colore assai diverso.

«Oh, Alexander...» sorrise goffo, sorpreso, sentendo improvvisamente svanire la leggera traccia di dispiacere per quell'attimo di passione interrotto poco prima. Alec si umettò le labbra, teso, lasciando andare i fiori fra le mani dello stregone, urtando appena e per sbaglio uno dei suoi vari anelli.

«Io... non sono molto bravo in queste cose. Non so esattamente cosa si dovrebbe fare per stare con qualcuno.» iniziò col dire lui smuovendo le labbra, guardando l'altro negli occhi, nervosamente. Sapeva che anche lui poteva capire le sue parole, dopotutto era sempre stato Magnus ad organizzare i loro appuntamenti, le loro serate. Era lui a condurre il gioco, a proporre qualsiasi cosa loro avessero mai fatto nella loro relazione tranne poche rare eccezioni come quella di quella sera che, a suo modo, si ritrovava ad essere unica nel suo genere. «Non sono mai stato con nessuno prima di te e...» la sua voce tremò appena, si bloccò, come incerto su come proseguire quel discorso, teso. «...non voglio che ci sia nessun altro dopo di te. Tu sei l'unico per me. Non so se esistano davvero le anime gemelle, ma se esistono so che tu sei la mia. So che sei qualsiasi cosa si avvicini a quel concetto, che non potrò amare mai nessuno come amo te. Perchè senza di te io non vivo. Io... non posso»

Assieme a quelle parole, dal petto di Alec, parve scomparire un peso immenso. Il peso di un sentimento così forte, così pressante, così immenso da impedirgli di esprimerlo perfettamente anche nonostante quelle forti e sentite parole. La sua voce era intrisa di sincerità, i suoi occhi scintillavano onesti e Magnus sapeva che Alec non avrebbe mai mentito. Non così, non a lui, non guardandolo dritto negli occhi.

Lo stregone sentì qualcosa sciogliersi nel petto, un calore bruciante pervaderlo mentre gli occhi si faceano improvvisamente lucidi, scintillanti di una gioia selvaggia, mai provata prima. Per la prima volta in tutta la sua esistenza, si trovò a sentirsi inesperto tanto quanto lo stesso Alec. Aveva amato varie persone nel corso dei secoli, aveva avuto diverse relazioni più o meno serie, ma mai nessuna era stata davvero eterna. Nè per lui, né per la controparte che, in qualche modo, finiva sempre col lasciarlo prima della fine. Ma questa volta... questa volta c'era qualcosa di diverso in quello che stava succedendo. Alec non aveva mai usato con leggerezza le parole, era sempre stato un tipo attento nel fare promesse o nel dire qualsiasi cosa. Inoltre era uno Shadowhunter e Magnus ben sapeva quanto l'amore di un angelo fosse assoluto. Quando un Nephilim si innamorava di qualcuno lo faceva in una maniera così totalizzante e piena da non lasciare dubbi sulle sue promesse. Aveva visto coi suoi occhi cosa era capace di fare l'amore di uno Shadowhunter: lo aveva visto in Will Herondale, lo aveva visto in Jem Carstairs, lo aveva visto in Jace Herondale. Ed ora, sebbene non avesse osato sperarlo, lo vedeva in Alexander Lightwood.

«Magnus, io ti amo. Amo tutto di te e so che niente, niente potrà mai cambiare quello che provo per cui sono assolutamente sicuro quando dico che voglio passare il resto della mia vita con te, se tu lo vuoi» Le mani del ragazzo andarono a scivolare verso la mano libera dello stregone, racchiudendola fra le proprie. Non gli stava porgendo alcun anello, alcun gioiello, solamente l'antro caldo e rassicurante delle sue mani calde e forti. Lo guardava con adorazione, con la palpabile emozione di qualcuno che stava contemplando qualcosa di meraviglioso ed impossibile. Magnus sentì la gola stringersi, le labbra schiudersi, mentre quasi sembrava non realizzare davvero ciò che stava accadendo. Ciò che stava per arrivare, ciò che silenziosamente aveva già iniziato a riempire il silenzio nella stanza.

«Magnus Bane... vuoi sposarmi?»

Alec lo chiese con la voce incrinata da una venatura profonda di emozione e, forse, una lieve sfumatura di terrore. Non aveva avuto paura fino a quell'ultimo momento. Se doveva pensare al suo futuro non vedeva altro che la sua vita di sempre, con Magnus al suo fianco. Non riusciva ad immaginare un futuro senza lo stregone accanto a sé, una esistenza di cui lui non fosse parte integrante e fondamentale. Aveva donato a Jace parte della sua anima attraverso un legame sacro e divino, attraverso una runa che univa i loro esseri in uno unico e superiore. Ma con Magnus era tutta un'altra cosa. Lui aveva strappato parte dell'anima di Alec dal suo cuore con disarmante dolcezza, con una delicatezza tale da impedirgli di rendersene conto. Lo aveva fatto con la forza di un uragano impedendogli di fermarlo. Aveva bisogno di quell'uomo tanto quanto ne aveva bisogno di Jace che era un riflesso di se stesso. E forse anche di più.

Se qualcuno glielo avesse chiesto, lui avrebbe risposto con certezza che fra dieci anni si sarebbe trovato in qualche Istituto a combattere demoni per poi tornare a casa da Magnus e vivere con lui la parte umana della sua esistenza. Non riusciva ad immaginare un futuro diverso. Era quasi ovvio, per lui. Ma adesso che si ritrovava a chiedere ad alta voce all'altro di passare il resto dei suoi giorni assieme, iniziava a sentire la paura che magari per l'altro potesse non essere la stessa cosa. Iniziava a temere davvero la risposta di Magnus che, dal canto suo, era come paralizzato dall'emozione.

Osservava Alec dal suo posto sul divano con i fiori stretti al petto con una mano, e l'altra racchiusa fra i palmi del Nephilim. Lo guardava con gli occhi scintillanti di lacrime mute. Brillavano più dei glitter che accerchiavano e circondavano la forma morbida e allungata dei suoi occhi, con le labbra increspate in un sorriso sconvolto. Un sorriso che sciolse qualsiasi timore dal petto dello Shadowhunter.

«...Sì.» sussurrò con voce flebile, un soffio sottile che parve quasi perdersi nel vento. «Sì, Alexander» sottolineò aprendosi in un sorriso felice, pieno, scivolando in ginocchio a sua volta, sul pavimento, dinnanzi ad Alec, lasciando i fiori sul divano dietro di sé. Portò le sue mani a circondare il volto dello Shadowhunters mentre i loro volti trovarono naturalmente la loro strada per incontrarsi. Si baciarono con violenta dolcezza; non c'era lussuria, non c'era malizia in quel bacio, eppure era intenso e sentito e vorace come quelli che anticipavano una lunga notte di passione.

I due ansimarono, gemettero, baciandosi una, due, tre volte senza quasi riuscire a respirare; sigillarono così quella promessa, con fretta, con urgenza, con bisogno, stringendosi l'un l'altro aggrappandosi a tutto ciò che di più caro avevano al mondo.

Si separarono solo diversi minuti dopo, ridacchiando, guardandosi con gli occhi che brillavano di felicità, le labbra umide dai loro baci, arrossate, gonfie. Le iridi feline di Magnus brillarono nella camera semi-buia come braci ardenti. Alec si umettò le labbra, si schiarì la voce e continuò a guardare l'altro negli occhi carezzando il suo viso con la mancina. «Io... non so come siano i matrimoni per i mondani. O per gli stregoni o per chiunque altro. Ma per noi Shadowhunters un matrimonio è qualcosa di sacro in senso letterale. E' qualcosa che viene sancito dagli Angeli attraverso delle rune simili a quelle per unire due parabatai» spiegò il ragazzo guardando l'altro. «E' qualcosa che vale per la vita» mormorò con un sorriso sincero, caldo, che trovò una sorta di riflesso più malinconico sul volto di Magnus.

«Alexander... sai che io non posso...» iniziò a dire lui con tono triste, mortificato, allungando una mano per carezzare la guancia del Nephilim col pollice sinistro. Lui era un Nascosto, era un mezzo Demone e la sua pelle non era in grado di sopportare la presenza ed il potere di una runa angelica, di qualunque tipo essa fosse.

Era evidente quanto Alec sembrasse tenere a quel tipo di cerimonia, quanto per lui fosse importante quella tradizione tipica della sua specie e lo stregone si sentì colpevole di non poter esaudire quel suo desiderio, sebbene sapesse che non fosse ovviamente colpa sua.

Ma Alec si ritrovò a sorridere e scuotere leggermente il capo, portando le mani a prendere qualcosa dalla tasca interna del suo completo.

Era un foglio di carta ripiegato.

Lo tese verso Magnus che, aprendolo, notò il disegno di una runa su di esso.

Sollevò lo sguardo interrogativo su Alec che, dal canto suo, aveva estratto dalla sua tasca lo stilo.

«L'ha creata Clary.» spiegò riferendosi alla runa. «E' una runa nuziale speciale. Può unire Shadowhunters e Nascosti, senza ferirli.» sorrise lui felice, soddisfatto, vedendo lo stupore comparire ora sul volto dello stregone, incredulo.

Magnus non aveva mai sentito di una cosa simile prima, era normale che una parte di lui fosse preoccupata all'idea di tentare qualcosa del genere. Ma Alec non avrebbe mai rischiato a cuor leggero la sua vita per una cosa simile. Quando aveva chiesto a Clary se potesse creare una runa simile, lei si è concentrata ed ha trovato nella sua mente il disegno perfetto e preciso della runa di cui aveva bisogno. A volte le rune comparivano nella sua mente in maniera sfocata ed imprecisa quando non riusciva a comprenderne a pieno il senso ed il potere. Altre, come in quel caso, erano brillanti e nitide come se le avesse disegnate centinaia di volte e con le loro forme trasmettevano chiaramente nella sua mente il significato del loro potere. In una manciata di minuti la ragazza aveva trovato la giusta runa che corrispondesse al bisogno di Alec. L'aveva disegnata di getto, con eleganza, tracciando su carta ciò che vedeva nella mente. Era sicura che Magnus non avrebbe corso alcun pericolo, sentiva nel suo cuore, nelle sue ossa che quella runa era fatta per unire e proteggere, fatta per unificare ciò che era diverso. Alec in un primo momento era stato incerto, ma la sicurezza nella voce di Clary ed il suo sorriso lo avevano rassicurato in poco tempo.

Inoltre, non avrebbe saputo spiegarlo, ma mentre si esercitava a disegnarla, aveva come sentito dentro di sé qualcosa di diverso; di rune ne aveva tracciate a migliaia nella sua breve vita, era un esercizio all'ordine del giorno per uno Shadowhunter, e per chi non era Clary le rune erano solamente simboli e disegni. Quella volta, però, per la prima volta sentì come le rune fossero davvero un linguaggio e non solamente una lista di rappresentazioni. Era una lingua antica, sacra e potente e ogni linea tracciata con la matita o con lo stilo parlava di un sentimento, di un bisogno, di una capacità. Quell'unica runa era riuscita a fargli sentire nelle vene il senso di un linguaggio che fino a quel momento non aveva mai davvero sentito appartenergli.

«Non dobbiamo usarla se non vuoi. Ma ho pensato che... beh, volevo poter lasciare qualcosa di mio su di te, un legame che possa sopravvivere a qualunque cosa» Anche alla sua morte, ma questo è qualcosa che il Nephilim preferì non specificare. Non voleva rovinare il momento con una triste considerazione sul loro futuro.

Magnus osservò la runa per lunghi istanti, dubbioso. Si fidava di Clary ovviamente e sapeva che Alec non avrebbe rischiato la sua vita con leggerezza. Tuttavia non aveva mai sentito della possibilità che una Nascosto potesse tollerare il potere di una runa angelica. Era affascinato e atterrito assieme da quella possibilità e si ritrovò perso nelle sue riflessioni silenziosi per lunghi istanti prima di rialzare il capo e guardare Alec negli occhi. Poteva chiaramente leggere l'impazienza nelle sue iridi azzurre, il bisogno di sapere cosa lui ne pensasse.

«Io non potrò disegnare alcuna runa su di te. Nelle mie mani lo stilo non funzionerebbe» disse dunque Magnus, alla fine, inspirando piano, le labbra incurvate ai lati verso l'alto in una sorta di ghigno rassicurante. «Tuttavia posso imprimere su di te un marchio, esattamente come quello di qualunque stregone. Qualcosa che possa unirti a me come la tua runa mi unirà a te.» propose, il ragazzo, guardando Alec negli occhi.

Lo Shadowhunter sgranò appena lo sguardo, fissandolo sorpreso. Per un istante Magnus temette che potesse non aver gradito la sua proposta, che l'idea di avere qualcosa di “stregonesco” addosso potesse repellerlo. Ma subito quella folle idea venne spazzata via dalla genuina e semplice reazione del giovane.

«Davvero? Puoi farlo?» domandò lui basito, quasi attratto dall'idea come un bambino davanti ad un fenomeno che non poteva comprendere. Magnus ne rimase colpito, interdetto, ritrovandosi una volta ancora a lasciarsi andare ad una risatina intenerita sotto il suo sguardo.

«Oh, Alexander» sorrise lui andando quindi a ricercare il suo viso per lasciargli un nuovo, candido bacio. Un bacio tenero, gentile, privo di qualsiasi tipo di pretesa. Un bacio che sapeva di conforto e gratitudine al tempo stesso.

«Quindi... non è stato un caso che io sia stato via da casa tutto il giorno, vero?» domandò Magnus, dopo poco, guardando il Nephilim negli occhi, ricolmo di dolcezza nello sguardo ancora incredulo e felice. Alec arrossì appena portandosi una mano fra i capelli, timidamente.

«Beh...» mormorò impacciatamente. «Doveva essere una sorpresa»

Magnus rise liberamente, inclinando appena il capo all'indietro.

«Beh, ottimo lavoro Alexander! Sono sinceramente sorpreso» commentò divertito, intenerito, riabbassando il viso e scuotendo appena il capo con fare colpito, addolcito.

Alec si sentì fiero di sé, felice come mai lo era stato in tutta la sua vita.

«Quando vorresti farlo?» domandò quindi lo stregone, alla fine, con voce bassa, morbida, portando una mano a scivolare lungo il collo di Alec, il pollice a tracciare i contorni della runa che da sempre aveva attirato le sue attenzioni. «Il matrimonio, intendo» aggiunse specificando la sua domanda.

Lo Shadowhunter lasciò risalire la propria mano lungo il braccio del Nascosto, andando a trovare il dorso della sua, sul proprio collo. La prese con dolcezza lasciandola risalire fino alla guancia, ruotando appena il capo così da poter poggiare le labbra sul suo palmo. Un bacio tenero, leggero, che sapeva di devozione ed affetto sincero.

«Il Clave non accetterà mai un matrimonio misto per ora, per giunta fra due uomini. Sicuramente non dentro l'Istituto comunque, non con una cerimonia ufficiale. Non so nemmeno se riconoscerebbero la legalità della runa creata da Clary a dirla tutta» spiegò Alec con una sfumatura di rammarico nella sua voce, mentre continuava a carezzare la mano di Magnus con fare leggero, guardandolo dritto negli occhi, perdendosi in quelle iridi giallastre, nei lineamenti eleganti e giovani del suo eterno fidanzato diciannovenne. «Perciò, considerando che in qualche modo non ci serve il permesso e l'aiuto di nessuno...» mormorò ancora, piano, avvicinandosi all'altro col busto, col viso, portando le labbra a sfiorare la linea della sua macella, della gola, del collo, sotto l'orecchio. «...perchè non ora?» propose a bassa voce, strofinando piano il naso contro la pelle dello stregone, lasciando una scia leggera di baci lungo il suo collo, fin dove permetteva la giacca che aveva indosso.

Magnus schiuse le labbra sgranando appena gli occhi, ruotando il capo verso l'altro. I loro volti erano vicini, estremamente vicini e i loro respiri s'infransero caldi contro i rispettivi visi. Alec era incredibilmente bello; aveva la pelle bianca e perfetta tipica della sua famiglia e dei lineamenti decisi ma delicati. Il viso aveva una forma elegante, definita, ed un naso dritto e perfetto. I suoi occhi azzurri scintillavano di una emozione intensa ed i capelli color della notte ricadevano ribelli attorno ai tratti del volto. Le sue lunghe ciglia nere disegnavano tratti sottili sugli zigomi alti mentre le sue labbra schiuse rappresentavano un richiamo incredibile per lo stregone.

Stava accadendo tutto estremamente in fretta eppure non ne era spaventato; era solo sorpreso. Era sicuro della sua scelta ed era sicuro che Alec non si sarebbe mai tirato indietro da quell'impegno. Si fidava di lui, si fidava dei suoi sentimenti e del loro amore. Ormai era sicuro che il loro sarebbe stato il rapporto più significativo ed importante della sua intera, infinita esistenza. Sarebbe stato immortale del tempo e lui avrebbe potuto finalmente comprendere ciò che Tessa in tutti quegli anni, aveva portato nel suo cuore. L'amore eterno per uno Shadowhunter vissuto molti anni fa. E proprio in virtù di questa consapevolezza, proprio sapendo quanto poco tempo avessero a disposizione per lui che vedeva i secoli trascorrere sotto i suoi occhi come fossero poche ore, si ritrovò ad annuire, sorridendo sornione al suo fidanzato.

«Dove dobbiamo farla questa runa?» domandò allora, a bassa voce, quasi come se avesse timore che alzare la voce più di così potesse spezzare l'incantesimo. Alec sentì il petto dolore a causa della forza con cui il suo cuore stava battendo contro lo sterno. Il sangue fluiva al doppio della velocità nelle sue vene e tutto sembrò svanire attorno a loro, soli nella loro piccola bolla di felicità.

«Sul cuore» sussurrò come in una sorta di trance senza distogliere lo sguardo da Magnus neppure per un istante.

Lo stregone non disse altro ma lasciò che le proprie dita andassero a sfilare dapprima la giacca, lasciandola cadere in terra, e poi a sbottonar la camicia di seta color vinaccia che aveva addosso. Le sue iridi feline rimasero incatenate a quelle di Alec per tutto il tempo, il loro respiro trattenuto inconsciamente per tutto il tempo, fino a quando anche l'ultimo bottone non fu libero ed il tessuto non scivolò dalla pelle di Magnus lasciando scoperto il petto dell'uomo, nudo sotto i lembi aperti della camicia.

Alec si umettò le labbra e il suo sguardo scese allora lentamente dal suo viso fino al collo, le clavicole, il petto di lui. Si soffermò sul sinistro, lì dove si trovava il cuore dello stregone. Poggiò una mano sulla sua pelle, sulla sua carne e la trovò calda al tatto. La pelle era liscia come sempre ed i muscoli sottostanti tesi e compatti. Magnus trattenne il respiro mentre Alec, stilo alla mano, rialzava lo sguardo sul suo volto.

«Ti amo» mormorò guardandolo negli occhi, come a voler suggellare una promessa. «Fino alla fine dei miei giorni»

«Ti amo anche io» rispose Magnus sicuro, annuendo, portando la mancina a posizionarsi sulla gota destra del ragazzo. «Fino a che avrò vita» E nel suo caso si parlava di davvero molto, molto tempo.

Alec sentì una stretta al petto all'udire quelle parole e sorridendo combatté l'istinto di baciarlo ancora per abbassare lo sguardo sul suo petto. Inspirò a fondo e quindi portò la punta dello stilo a poggiarsi sulla sua carne. Incise i tratti della runa che aveva imparato a disegnare nelle ultime settimane e avvertì il corpo di Magnus irrigidirsi appena. Ci vollero pochi secondi prima che il disegno fu completo e quando Alec allontanò lo stilo dalla sua pelle, i due si ritrovarono ad osservare la runa risplendere sulla pelle dello stregone di una calda luce dorata. Magnus sentì il cuore battere forte, emozionato, agitato mentre realizzava che aveva funzionato. Stava bene, non faceva male, anzi; sentiva una sensazione di protezione e unione e calore pervaderlo e riempirlo in maniera quasi soverchiante. Lo sguardo che rivolse ad Alec fu colmo di commozione ed amore, al punto che quasi si lasciò sfuggire una lacrima di viva gioia.

Alec sorrise innocentemente, felice, snudando i denti bianchi con fare ingenuo. Era così palese la gioia sul suo volto... Magnus si sentì pervaso da una ondata di amore così violenta che se ne sentì quasì spaventato. Forse era per via della runa, forse era la consapevolezza di aver affidato a lui la sua esistenza. Forse non lo aveva mai amato tanto come in quel momento.

«E ora?» mormorò lo Shadowhunter sentendosi improvvisamente impacciato, imbarazzato, non sapendo bene cosa aspettarsi dall'altro.

Magnus sorrise, rimanendo con la camicia aperta e strofinandosi le mani fra loro come per volerle riscaldare prima del suo numero di magia. «E ora è il tuo turno» rispose con voce melliflua andando a sistemarsi sulle ginocchia, la schiena ben dritta, tenendo le mani sollevate a mezz'aria con gli anelli a riflettere alcuni raggi di luce provenienti dalla stanza attorno a loro. «Che tipo di marchio desideri?» domandò alla volta del ragazzo sbattendo le palpebre, osservandolo in viso.

Lo Shadowhunter, preso in contropiede, si ritrovò a pensare ad un miliardo di caratteristiche diverse che, tuttavia, non sentiva appartenergli. Non voleva un marchio che lo accomunasse semplicemente agli stregoni. Voleva qualcosa che rendesse immediatamente chiaro a tutti che lui apparteneva ad uno stregone. Voleva che il tocco di Magnus fosse perfettamente visibile su di lui, qualcosa che urlasse a gran voce il suo nome.

«Occhi da gatto» rispose allora, d'un tratto, colto dall'improvvisa consapevolezza di sapere perfettamente cosa desiderava da lui. Magnus l'osservò interdetto, sorpreso, sgranando gli occhi, a labbra schiuse. Era un marchio estremamente visibile, impossibile da nascondere se non tramite alcuni precisi accorgimenti. Era qualcosa che lo stesso stregone aveva cercato di nascondere per secoli prima di conoscere lui. Lui che lo aveva accettato in ogni sua parte, lui che aveva dimostrato di apprezzare ed amare persino quella parte di lui che urlava al mondo intero l'esistenza della sua parte demoniaca.

«Ne sei... sicuro?» domandò lui a mezza voce, emozionato e timoroso insieme dalla semplicità con cui Alec aveva richiesto quell'esatto marchio.

«Sicuro» annuì lo Shadowhunter senza esitazione.

Magnus sorrise ricolmo di tenerezza, ritrovandosi però a storcere appena il naso. «Ma a me piacciono i tuoi occhi, Alexander. Sono la cosa che prima di ogni altra mi hanno richiamato a te» rivelò lo stregone quasi con fare infantile, portando Alec a sentirsi improvvisamente quasi speciale. Ancora stentava a credere che fra tutti Magnus avesse scelto proprio lui ed ogni volta che sentiva dalle sue labbra un qualche riferimento alla loro reciproca appartenenza si sentiva galvanizzato. Riusciva a stupirsi di essere il ragazzo di Magnus anche durante il loro stesso matrimonio. «Allora cambiane solo uno» propose alla fine il Nephilim con un sorriso, portando Magnus a sorridere ed illuminarsi di gioia.

Ci volle un secondo prima che le mani dello stregone andassero a muoversi sinuosamente dinnanzi al viso di Alec. Delle scintille blu scaturirono dalle dita dell'uomo andando a brillare come fiamme tiepide. Lo Shadowhuter rimase al suo posto, immobile, senza mai distogliere lo sguardo. Alla fine vide le scintille scoppiargli dinnanzi al viso e in una manciata di secondi svanire richiamate dalle mani dello stregone. Quando guardò Magnus, questa volta, i suoi occhi erano di due tonalità diverse. L'uno azzurro e brillante come il cielo, l'altro di una sfumatura giallo-verdastra che richiamava in maniera bizzarra l'occhio di un gatto.

«Oh beh, è stato il fidanzamento più rapido della storia del mondo, credo. Abbiamo proprio stabilito un record questa sera, Mr. Lightwood» ridacchiò, Magnus, sporgendosi appena verso l'altro per portare una mano sotto il suo mento.

«Mr. Lightwood?» domandò Alec con un sorriso che si apriva sul suo volto da orecchio a orecchio, il cuore a martellargli furiosamente nel petto mentre quelle parole scivolavano deliziose fino al suo cervello.

«Beh, adesso è un uomo sposato.» mormorò Magnus avvicinando il viso a quello di Alec, il naso a scivolare piano sulla pelle della sua guancia, ripercorrendo la forma della mascella, mentre le sue labbra si posizionavano delicatamente sul suo collo, sulla forma della runa ivi posta.

Alec rabbrividì a labbra schiuse, avvertendo il significato profondo di quella parola fin dentro le vene. «Sposato» sussurrò piano assaporando il senso di quel concetto fra le labbra, distratto solamente dalla sensazione dei baci dello stregone lungo il collo, le sue mani che lentamente stavano andando a sbottonare la sua camicia.

«Sposato» concordò Magnus in un soffio di voce, risalendo ora la linea del suo collo fino a raggiungere il suo mento. Poggiò la fronte contro quella del Nephilim e andò a specchiare i propri occhi in quelli ora bicromatici dei suoi. Non riusciva ancora a credere a quanto era appena successo, quanto era appena accaduto. Magnus Bane. High Warlock of Brooklyn. Sposato con uno Shadowhunter.

Alec, da parte sua, si perse nello sguardo magnetico del marito e si ritrovò a stringere il suo corpo al proprio, portandolo a sedersi su di sé, a cavalcioni sulle proprie gambe, seduti sul pavimento del soggiorno. «Mi piace come suona questa parola, Mr. Bane» sussurrò lui con una mezza risatina bassa, sensuale, andando a far scivolare le proprie mani sui fianchi dello stregone, sotto la camicia aperta, per sentire la pelle nuda del suo corpo sotto le dita.

Magnus sorrise a sua volta, snudando i denti bianchi, andando a far scivolare la giacca del completo del Nephilim lungo le braccia, la schiena, fino a farla ricadere al suolo. «Anche a me.» ammise a bassa voce con un sussurro caldo, leggero, contro le labbra dell'altro. «E sai cos'altro mi piace?» domandò allora passando questa volta a far scivolare via dal suo corpo la camicia, lentamente, attento a carezzare nel mentre la pelle delle sue spalle e del suo petto con le dita.

«Cosa?» domandò Alec deglutendo, in estasi, ancora incredulo di quanto appena accaduto.

«Mio marito»

E con quelle ultime parole Magnus mise fine ad ogni nuova ed eventuale conversazione. Le labbra dei due si trovarono in un istante e con esse i loro corpi. La serata era ufficialmente finita ed era ora giunto il momento di dar inizio alla loro notte.

La prima notte di nozze, la prima notte di una nuova vita.

Una vita che ora non avrebbe più compreso solo l'uno o solo l'altro, ma entrambi, uniti in un'unica esistenza, un'unica anima.

Un unico cuore.

 

 

Si ringrazia @kidbrennank (su Twitter) per la trama.   

   
 
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