PORCELAIN




 

Non ricordo esattamente quando è iniziato. Ricordo le tue parole circa il poter stare insieme sebbene nessuno ci volesse insieme.
Sei un'ombra dopotutto, gli altri nobili non badano a te; ti sei sempre paragonato all'ombra che sta dietro a ciò che il sole illumina ma permettimi di dirti che, per me, sei una stella, mille volte più luminosa del sole.
Tua moglie mi guarda male molto spesso: quando siamo a tavola a giocare a carte, quando mi avvicino alla tua camera o ti lancio uno dei miei soliti sguardi, per ricordarti che sei mio alla fin fine e che nulla ci può dividere.



Accarezzo quella pelle che alla luce del giorno riflette, bianca, quasi come fosse porcellana. Faccio passare le mie dita tra quei capelli scuri che spesso mi ritrovo riversati sul mio viso quando litighiamo e finiamo, come bambini che fanno la lotta, per terra l'uno sopra l'altro per poi esplodere come mille stelle in una risata cristallina all'unisono.
Ascolto la tua voce profonda che ora mi racconta dei tuoi sogni più reconditi o delle tue sensazioni circa l'ultima decisione di tuo fratello.
Mi avvicino al tuo corpo che profuma di lavanda, come sempre, e subito mi viene voglia di baciarti, di averti tutto per me mentre la luce entra dalle finestre ed uno dei valletti storce chiaramente il naso d'innanzi a ciò che probabilmente ha capito succederà.
Schiocco le dita e tutti i presenti nella stanza escono, facendola diventare ancora una volta il nostro nido d'amore.
Ridi mentre ti bacio perchè i miei baffi ti solleticano e mentre percorro tutto il tuo corpo tu appari assorto nei tuoi pensieri: a cosa pensi, Philippe? A noi? Alla guerra?



Mi fermo dunque e ti guardo mentre con gli occhi spenti osservi gli stucchi del soffitto della tua camera. Sollevi dunque la testa dal cuscino e mi osservi, quasi malinconico.
Allungo una mano e ti lascio una carezza sulla guancia che, a causa di quel gesto e di questo scambio di sguardi, si colora appena di rosa.
Per tutta risposta ti sorrido e mi piego davanti a te per poterti baciare l'addome e lasciare una piccola scia umida di segni leggermente rossi.
Hai davvero una pelle stupenda, senza alcuna imperfezione nonostante tu sia spesso a lezione di spada e a contatto con l'aria dei campi di battaglia.
Diventiamo un groviglio di braccia e poi una cosa sola.
L'aria si riempie delle nostre voci che, quasi all'unisono, raggiungono l'estasi per poi portarci a cadere sul letto, l'uno a fianco dell'altro stanchi ma soddisfatti.
Mi guardi e sorridi, ricordandomi quanto mi ami.
Ovviamente ricambio.



Le giornate a Versailles trascorrono piuttosto piatte: si va nel salone dove si gioca a carte, si beve del vino e poi ci si inchina quando entra il re o anche solo passa per quella sala, tuttavia quando sono con te, Philippe, la giornata assume dei toni più rosati e tutto sfuma lasciandoci soli in quel palazzo pieno di luce e di futuro.
Tutto sparisce: la guerra, i tuoi doveri, le mie preoccupazioni...penso sia per questo che ti amo.