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Autore: LaVampy    31/08/2017    3 recensioni
cosa minaccerà la tranquilla vita quotidiana dei Viktuuri??
Genere: Angst, Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Victor, andiamo a casa-disse dolcemente Yuuri, appoggiandogli una mano sulla spalla, ma il compagno non rispose. Fissò quella lettera, stretta tra le mani. -Vorrei restare solo, Yuuri-sussurrò appena alzandosi. 

-Viktor, non credo che...-iniziò Yuuri, ma fu interrotto dalla voce carica di dolore del russo. 

-Ti prego Yuuri, non ho la forza per una discussione con te, ora. Solo, dammi... lasciamo solo, vai a casa-disse ancora. 

-Perché vuoi stare da solo ora ?-chiese ancora il compagno. 

-Cazzo Yuuri, mollami- ringhiò l'altro, allontanandosi, e lasciando un Yuuri visibilmente sconvolto, davanti alla panchina. Attese un paio di minuti, fino a quando Viktor non fu che un piccolo puntino lontano tra i palazzi, e chiamò Yuri. Il biondo parlò con il taxista e dopo poco Yuuri entro in casa, trovando l'amico seduto sul divano. 

-Viktor?-chiese, il biondo. 

-Vuole restare solo-disse l'altro. Poi scusandosi scappò in camera, per evitare di far vedere all'latro quanto il rifiuto del compagno, lo avesse ferito. Si spogliò, riempì la vasca di acqua calda e, sciolta dentro una bustina di sali delle terme, si lasciò andare ad un pianto a dirotto, cullato dall'acqua calda. Una volta sfogatosi, si rivestì, e scese nella sala. Cercò Yuri, ma senza successo. Si avvicinò alla libreria e aprì una delle ante, trovando dentro svariate bottiglie aperte. -Ma che diavolo sono?-disse allungando una mano e prendendone una in mano, portandosela al naso. 

-Cosa stai facendo?- chiese con ostilità Yuri, fermandosi sulla porta della cucina. 

-Potrei farti la stessa domanda- rispose l'altro, prendendo una bottiglia ed andando in cucina, svuotandolo il contenuto nel lavandino. 

-Ma sei idiota?- disse il biondo avvicinandosi e provando a togliergli di mano la bottiglia. 

-Credi non ti abbia visto? Hai le occhiaie, avrai perso almeno otto chili, se non di più. E stai tutto il giorno in casa-ringhiò il giapponese, buttando la bottiglia, andando poi verso la libreria per prendere altre due. 

-Ti prego, non farlo- mormorò Yuri, guardandolo. 

-Cosa?-chiese il giapponese, bloccandosi. -Cosa?-. 

-Non buttarlo, è l'unica cosa che mi aiuta-singhiozzò il biondo, lasciandosi cadere sul divano. -Non voglio pensare, non voglio pensare. Perché a me? Perché?-continuava a ripetere il biondo. 

-Mi spieghi cosa è successo?-chiese Yuuri, dolcemente, sedendosi vicino a lui. 

-Io e Altin ultimamente avevamo dei problemi, delle incomprensioni. Erano più i giorni che litigavamo che gli altri- iniziò il ragazzo. 

-Litigavate per cosa?- lo spronò a parlare l'amico. 

-Per delle cavolate. La carta igienica finita, il dentifricio aperto, il fatto che lui volesse un cane e io no. Voleva stabilità. Diceva che un cane serviva per incominciare ad allargare la famiglia. E io avevo paura. E dopo l'ennesima litigata, lui è andato via- spiegò. 

-Lui ?-chiese il giapponese, guardandolo. 

-Beh, gli avevo lanciato tutta la sua roba fuori dall'appartamento. Prima che arrivassero i giornalisti, il suo agente pagò due ragazzi per far finta di litigare, depistandoli. Ed evitando ad entrambi uno scandalo- spiegò l'altro, asciugandosi il viso con la manica della felpa. 

-Non ci siamo sentiti per dieci giorni... Poi è comparso quell'articolo sul giornale. Gli ho spedito il suo anello, e gli ho detto di non farsi più vedere- disse sottovoce. 

-Non avete parlato ?-chiese ancora il giapponese. 

-No, quella sera mi sono ubriacato e per la prima volta ho dormito...- spiegò arrossendo. 

-Da quanto va avanti questa storia ?-chiese Yuuri, alzandosi. 

-Da alcuni mesi- . 

-E non potevi venire in Spagna da noi ?-disse Yuuri, osservando l'amico. 

-Io non ci avevo pensato, era facile...-disse bloccandosi. 

-Era più facile attaccarsi alla bottiglia, che chiamare i tuoi amici?-finì per lui, il giapponese. 

-E' tutto un casino, mi manca tantissimo, e allo stesso tempo, lo odio- spiegò Yuri. Aprendo il cassetto del tavolino, tirando fuori una rivista. -Cos'ha che io non ho?-chiese piangendo. 

-Nulla YuriO-disse abbracciandolo e chiamandolo con il suo nomignolo. -Nulla- ripetè. Poi si alzò prese le riviste, uscì di casa e le gettò nel cassonetto della carta. 

-Avrei dovuto farlo io- disse alzandosi e asciugandosi gli occhi. -Scusami, ti ho buttato addosso i miei problemi, quando tu...-. 

-Io devo solo parlare con Viktor, e cercare di fargli cambiare idea-rispose il giapponese, convinto. 

-Non credo ci riuscirai, lo sai ?-disse il biondo, guardandolo. 

-Quando voglio posso tutto, anche soffiare un oro, ad un poppante- rise Yuri, felice di vedere il biondo ridere di gusto alla battuta.  

Verso l'ora di cena di Viktor, non si avevano ancora notizie, e Yuuri, ormai molto preoccupato per il compagno, gli inviò un messaggio. 

"Dimmi solo che stai bene" scrisse Yuuri. 

"Non sto bene" rispose poco Viktor. Poi il telefono segnalò l'arrivo di un nuovo messaggio. "Dobbiamo parlare". Ed un brivido attraversò la schiena del giapponese. 

-E' vivo ?-chiese poco dopo Yuri, osservandolo. 

-Ha detto che dobbiamo parlare-rispose Yuuri, sedendosi sul divano, in silenzio. La mente che scorreva ai pochi dobbiamo parlare, che spesso terminava con dormite sul divano e giorni interi di incazzatura. 

-Magari, ha preso una decisione- disse il biondo, allungandogli una tazza di the caldo. 

-Senza...- disse Yuuri, accennando un sorriso amaro, e prendendo la tazza tra e manoi. 

-Yuuri, hai sempre vissuto facendoti mille seghe mentali, non era una cosa che dovevi decidere tu. Ma di Viktor. Viktor è in questa situazione...-. 

-Ma che diavolo stai dicendo ?-sbottò il giapponese. -Siamo sposati, siamo una coppia e le scelte si fanno in due-. 

-L'amore finisce Yuuri. Continui a vivere nel tuo bellissimo mondo fatato, ma la realtà,  fuori, è ben diversa. E prima o poi ti prenderà a calci nel culo. Quindi, apri gli occhi-disse semplicemente. 

-Stiamo parlando di me o di te ?-chiese l'altro, poco dopo, rilasciando sull'amico tutta la rabbia, la frustrazione e la preoccupazione dell'intera storia. -Tu non hai mai creduto nell'amore, sei sempre stato cinico e Sa solo Dio, la fatica che ha fatto Altin i primi mesi. Sbattendo contro la tua corazza, fatta di parolacce, insulti. Sei sempre stato un misantropo, e se sei cambiato è stato grazie alla sua pazienza. Io vivo nel mondo fatato, ma almeno ho le palle di affrontare Viktor, tu sei stato solo in grado di attaccarti alla bottiglia-. 

E Yuri incassò in silenzio il colpo, anche se faceva male.Faceva male quel fiume in piena. Facevano male quelle parole, sputate per rabbia, dal suo migliore amico. Facevano male perché era la verità, e lui lo sapeva. Sapeva di aver sbagliato con Beka, ma era troppo incazzato, e aveva preferito chiudersi a riccio. Allontanandolo da lui. Era colpa sua se Otabek, lo aveva tradito. Era colpa sua. Lui aveva spinto il compagno, tra le braccia di un'altra persona. Ma cercò di non darlo a vedere. Odiava che Yuuri lo conoscesse così bene, l'unica persona che lo capiva così al volo, lo aveva tradito. Il nonno non c'era più e lui era nuovamente da solo. Si asciugò una lacrima, poi un'altra. Si alzò, barcollando appena, scostando la mano dell'amico. -Scusami- stava dicendo il giapponese, ma lui non lo lasciò terminare, alzando una mano. Si alzò, si diresse in cucina, posò la tazza e andò in camera, sbattendo appena la porta. 

Viktor, stava rileggendo per la centesima volta la lettera, ormai la sapeva a memoria. All'inizio, era talmente arrabbiato che passando davanti ad un piccolo bidone nel parco, ve l'aveva gettata dentro, per poi tornare sui suoi passi, dopo pochi secondi. Poi l'aveva osservata, senza avere il coraggio di aprirla. Nel piccolo parco, c'era un laghetto artificiale, e si fermò ad osservare le piccole famiglie intorno. E per un attimo si immaginò tra una decida di anni, seduto sulla panchina, vicino a Yuuri, che osservavano la loro bambina che rincorreva felice una palla. Fu un urlo ad attirare la sua attenzione. Una bambina singhiozzava al centro del laghetto. Il ghiaccio, si stava rompendo, forse a causa delle elevate temperature dei giorni scorsi. Non ci pensò su molto, tastò la superfice del ghiaccio cercando di capire quando fosse solido, poi appoggiandosi sulla pancia, raggiunse il centro, non prima di esseri tolto l'ingombrante cappotto, stando attento a non fare troppe brusche manovre. 

-Va tutto bene, tesoro- disse guardando la bambina, che una volta ripresosi dallo shock lo stava guardando, scuotendo la testa. 

-Ho paura-disse sottovoce, restando immobile, poi si spostò appena e il ghiaccio scricchiolò sotto di lei, e la bambina tornò a piangere. 

-Tesoro, guardami va tutto bene- disse ancora Viktor, cercando di tranquilizzarla. -Ora mi devi ascoltare però-disse delicatamente. -Devi cercare di prendere questo bastone-. 

-Se mi muovo cado nell'acqua e non so nuotare- aveva detto la bambina, piangendo e scuotendo la testa, muovendosi appena. 

-Tesoroascoltami. Io conosco molto bene il ghiaccio, e vedrai che se mi ascolti non si romperà, ma devi fidarti di me. Va bene? Io mi chiamo Viktor, e tu?-. 

-Lisa. Elisabeth-rispose in un sussurro. 

-Bene Lisa, ti fidi di me ?-chiese guardandola, e la bambina fece un segno affermativo con la testa. 

-Bene Lisa, ascoltami bene. Devi cercare di muoverti piano e prendere questo bastone e non mollarlo mai-disse nuovamente Viktor, sentendo cedere appena il ghiaccio sotto di se . La priorità ora era, fare in modo che la bambina cadendo, perché ormai era questione di un attimo, fosse almeno legata. Si guardò intorno. -Stai ferma Lisa, aspetta ho un'idea-disse. Vedendo che un uomo gli aveva gettato una corda. La prese e con l'aiuto del bastone la allungo vicino alla bambina. 

-Ora prendi questa corda e tienila forte, non mollarla, va bene, tesoro ?- disse il russo. Attese che la bambina prendesse la corda, poi facendo leva con le mani, scattò verso di lei, stringendola, mentre il ghiaccio sotto di loro, cedendo, si rompeva. 

-Grazie, grazie-continuava a ripetere la donna, guardando Viktor e cercando di abbracciarlo.  

-Non ho fatto nulla-rispose, stringendosi a  la coperta calda che gli aveva dato un paramedico. -Come sta Lisa?-chiese, preoccupato. 

-Sta benissimo, ha solo ingerito un po' di acqua e la portano in ospedale, per dei controlli-rispose un paramedico, mentre lui osservava l'ambulanza andare via. 

Un ufficiale di polizia lo avvicinò chiedendogli i dati, non prima di avergli fatto una ramanzina con i fiocchi.  

-Dove alloggia?-disse guardando i documenti. 

-A casa di un amico-rispose. 

-Vuole che le chiamo un taxi?-chiese, guardando i suoi vestiti bagnati. 

-Si, grazie. Il mio telefono credo sia finito in fondo al lago- ringraziò Viktor, prendendo il cappotto, alzandosi il cappuccio sulla testa, infilando le mani in tasca, toccando la lettera.  

Era seduto sulla volante al caldo in attesa del taxi, quando la aprì. Restando senza fiato. Con poche parole, Danika, si era giustificata e per un attimo sentì la mancanza della sua migliore amica. Famiglia. Una parola in cui Viktor non credeva. Gli unici famigliari che aveva si era avvicinato a lui, con l'intento di spillargli soldi. Ma Danika, come sempre, aveva ragione. Yuuri era la sua famiglia e nelle famiglie si litiga, si ci ama e si prendono decisioni. Avrebbe raccontato le sue paure al compagno, e le avrebbero affrontate. Ma di una cosa era certo, voleva vedere la figlia di Danika, quello glielo doveva. La sua migliore amica, contava su di lui e non l'avrebbe delusa. Avrebbe trovato una soluzione, magari cercandogli una famiglia, ma di certo l'avrebbe tolta da quel posto. 

-Signore?-lo chiamò un poliziotto, bussando sul vetro. -Il suo taxi- disse, indicando una macchina. 

-La ringrazio-disse scendendo, diede l'indirizzo e attesa di tornare a casa.  fu in quel momento che squillò il cellulare con un messaggio di Yuuri. Dopo avergli risposto, stava per metterlo via, ma lo riprese. Dovevano parlare e dovevano farlo subito. Lo aveva trattato malissimo, si era comportato al peggio, e sperava solo che Yuuri non fosse troppo arrabbiato. Esitò un secondo sulla porta, e poi si decise a bussare. Yuuri si spostò per farlo passare, e Viktor, una volta chiusa la porta lo baciò.  

-Sono stato uno stronzo-disse guardandolo negli occhi. 

-Dimmi qualcosa che non so-rispose il giapponese. 

-Ti amo?-domandò Viktor. 

-So anche questo-rispose il giapponese, accorgendosi dei vestiti zuppi del compagno.  

-Ho solvato una bambina da cadere nel lago ghiacciato-rispose, scuotendo le spalle, come ad archiviare la conversazione, come poco importante. 

-Ma cosa...- chiese il giapponese. Poi sbuffando gli tolse il cappotto e lo portò in bagno, gli tolse i vestiti e preparò l'acqua dentro la vasca, osservando il naso di Viktor sempre più rosso. 

-Dobbiamo parlare-disse trattenendo a stento un tremito nella voce. 

-Lo so, ma se non vuoi ammalarti devi entrare qui-rispose il compagno. 

-Ma è importante-rispose Viktor, testardo. Uscendo dalla stanza nudo, andando in sala e porgendo poi al compagno la lettera. 

Yuuri la aprì e la lesse, alzando poi gli occhi verso il compagno. -In acqua ora-disse indicando la vasca. 

-Yuuri...-disse Viktor, toccandogli una spalla. 

-Ho detto in acqua- ripetè con tono deciso il giapponese, facendo sbuffare il russo. 

-Sei dispotico- sorrise. -E comunque quello che ti devo dire è importante-disse ancora, guardando il compagno. 

-Anche conoscere tua figlia con la febbre alta, lo è-rispose il giapponese, chiudendo l'acqua e voltandosi. 

-Cos... cosa hai detto?- balbettò Viktor, sedendosi nell'acqua calda e sospirando di piacere. 

-Ormai conosco cosa succede qui dentro-disse toccandoli la tempia. -E so che volevi parlarmene, e si sono d'accordo-disse baciandolo. 

-Non ti merito, sono stato uno stronzo, eppure te...-disse con voce bassa. 

-Siamo una famiglia, giusto ?-disse spogliandosi ed entrando nella vasca con lui.

   
 
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