Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    31/08/2017    3 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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18

ADDESTRAMENTO

-parte prima.

 

Keros si risvegliò con un gran mal di testa. Forse aveva decisamente esagerato la sera prima… Ancora assonnato, si alzò dal letto. Aveva preparato l’indispensabile per la partenza, lanciò solo un ultimo sguardo dal balcone. Da lì, vedeva le guardie che costantemente sorvegliavano il palazzo. Non vi erano altre creature, tutti ancora dormivano. In silenzio, si apprestò a lasciare la stanza. Sobbalzò trovando Simadé fuori dalla porta.

“Volevo augurarle buon viaggio” sorrise l’incubus “Posso essere utile?”.

“Io… Non…” borbottò il principe, ancora piuttosto intontito “Vieni con me…”.

Insieme scesero le scale e raggiunsero la zona del palazzo adibita alle cucine ed alle stanze della servitù. Keros chiamò vicino a sé una donna, e la presentò a Simadé.

“Lei coordina tutta la servitù del palazzo” spiegò il principe “Sarà lei a dirti cosa fare in mia assenza. Grazie a lei imparerai in fretta”.

“Al vostro ritorno…” annuì la donna “…questo ragazzo sarà un perfetto assistente personale!”.

Keros si congedò, lasciando lì Simadé. Ricominciò a camminare in fretta, verso l’uscita.

“Non saluti tuo padre?” gli parlò una voce femminile.

Sapeva che si trattava di Lilith, una delle poche persone che potevano rivolgere simili parole al principe reale.

“Salutatelo voi per me” rispose, con un mezzo sorriso “I vostri saluti saranno di certo più graditi”.

Lilith voleva avvicinarsi, porgere saluti più appropriati a chi si apprestava a stare via molto, ma Keros non gliene diede modo e lasciò l’edificio.

 

L’addestramento si svolgeva in una zona impervia dell’Inferno. Senza edifici, inadatta a viverci, era popolata da bestie pericolose. Intravedendo una di quelle bestie, Keros pensò all’uovo che aveva fatto nascere da bambino. La creatura nata da quell’uovo ora era stata affidata al suo nuovo servo e si rese conto che era lei ciò di cui avrebbe sentito di più la mancanza. Dopo parecchi giorni di cammino, sapeva di essere giunto alla meta, anche se non vedeva anima viva. Percepiva però delle presenze.

Era buio, il terreno era nero e roccioso, così come nera era l’aria. Un forte odore di zolfo e fumo, ben più forte di quello della capitale, gli fece arricciare il naso. Poggiò la sacca con le sue cose e cercò di capire che cosa stesse percependo. Poi capì di essere sotto attacco da più fronti. Si difese come poté ma era circondato e si sentì sollevare da terra, preso per i polsi. Due grossi demoni, gemelli, lo squadrarono.

“Che bella bestiola avete catturato questa sera…” parlò una voce, androgina.

Dal buio, si avvicinò un’ombra e il principe capì immediatamente chi aveva davanti. Ancora sollevato per i polsi, si dimenò fino a farsi lasciare, cadendo ai piedi di colui che parlava. Era un demone elegante, che stringeva fra le mani una frusta intrecciata. Camminò, con alti stivali con il tacco, fino a raggiungere il principe. Ne scostò il viso con il manico della frusta.

“Tu devi essere Astaroth” ipotizzò Keros.

“Tu?” storse il naso il demone, con quattro corna affusolate “Mettiamo bene in chiaro alcune cose, fragolina. Per prima cosa, qui non frega un cazzo a nessuno chi tu sia o sia stato. Qui sei una recluta, l’ultimo arrivato, hai la stessa importanza di una nocciolina. Devi portare rispetto a me, che sono colui che ti farà capire cos’è veramente l’Inferno, ed ai tuoi compagni. Se vorrai a tua volta rispetto, te lo dovrai guadagnare”.

“Ok…”.

La frusta di Astaroth schioccò, a pochi centimetri dalle orecchie di Keros.

“Ok?! Oh, ora ti ho inquadrato. Moccioso insolente. Che tu sia il figlio del re qui non conta una sega, chiaro? Perciò impara ad usare in modo adeguato la lingua, o verrai punito di conseguenza. Rivolgiti a me in modo adeguato, chiaro?”.

“Sì… Sissignore” annuì Keros.

“Meglio, fragolina. Ora alzati. Non credere che qui ci sia qualcuno che ti porti le valige”.

Il principe si alzò in fretta, sistemandosi per togliere la polvere che aveva su capelli e vestiti. Alcuni demoni risero.

“Non avrai tempo per la messa in piega e la cipria al naso” ghignò Astaroth, giocherellando con la frusta “Qui obbedirai ai miei ordini. Sempre. Se stai dormendo ed io ti chiamo, devi correre. Se stai mangiando ed io ti chiamo, devi correre. Se ti stai segando pensando alla sorella del tuo migliore amico, devi correre. Se stai piangendo pensando alla mammina, devi correre. Chiaro? Farai quel che ti dico, quando te lo dico. Dimentica il tuo bel palazzo, con i suoi balli in maschera, i dolcetti d’alta cucina e le servette che ti allacciano le scarpe. Capito?”.

“Capito…”.

“Perfetto. Per prima cosa, mostrami quel che sai fare”.

Astaroth urlò un nome e comparve una demone. Aveva l’aria piuttosto aggressiva, vestita con pelli e corazze di animali di quella zona. Sorrise divertita, quando vide il principe.

“Combattete” ordinò Astaroth, invitando la donna a non uccidere la nuova recluta.

La femmina scattò immediatamente. Keros gettò la borsa a terra e basto quel breve attimo per perdere di vista l’avversaria. Era sparita, nascosta fra rocce e piante. Gli altri demoni facevano un gran baccano per impedirgli di percepirne la presenza con l’udito. Lei provò ad attaccarlo dall’alto. Lui riuscì a reagire in tempo e si scansò. La demone, capendo che aveva di fronte qualcuno in grado di vedere al buio, cambiò strategia e sfruttò il territorio che la circondava. Lo conosceva molto bene, quindi per lei fu facile tendere un agguato. Keros l’attaccò con il fuoco, stanco di vederla saltellare a nascondersi. Lei schivò le fiamme, spalancò le ali e scese in picchiata, allungando una gamba. Era estremamente veloce e colpì più volte il principe, che contrattaccò come poteva. La demone sembrava divertirsi, deriderlo.

“Fragolina!” chiamò Astaroth.

Keros si voltò, ricordando tutti i discorsi che gli erano stati propinati in precedenza, e la demone lo atterrò colpendolo alle spalle.

 

“Sai perché ti ha sconfitto?” ridacchiò Astaroth.

Keros, ancora a terra, arricciava il naso con fastidio. Gli altri demoni ridevano.

“Perché è una stronza?” ipotizzò il principe.

“Anche. Ma principalmente perché conosce il territorio ed ha colto subito i tuoi punti deboli. Inoltre tu sei stato un vero coglione a distrarti”.

Keros non rispose. Non sapeva che anche le donne si addestrassero, si stupì nel vederne un gruppetto fra gli spettatori a quello spettacolo imbarazzante.

“Sei un demone di fuoco” riprese Astaroth “Cosa interessante. E vedi al buio. Ma non credere che queste qualità ti aiuteranno. Cercherò però di insegnarti ad essere meno coglione… Per ora direi basta perdere tempo con il culo per terra. Questo vale per tutti. Ricominciate a correre”.

Tutti i demoni iniziarono a correre, lungo un percorso d’addestramento fatto di ostacoli ed imprevisti dovuti alle bestie ed alle piante autoctone. Il principe capì di doversi unire a loro.

“Dove lascio la mia roba?” chiese, indicando la propria sacca.

“Corri, fragolina!” gli urlò, di risposta, Astaroth.

“Non mi chiamo fragolina!”.

“Tu qui ti chiami come cazzo decido io. Ed ora muoviti!”.

Capendo che era inutile ribattere, il principe iniziò a correre dietro ai suoi nuovi compagni d’addestramento.

 

Smisero di correre dopo diverse ore. Sfinito, Keros iniziò a chiedersi cosa gli fosse passato per la testa. Che ci faceva lì? Però scacciò subito quel pensiero. Doveva farcela!

Vide gli altri demoni allontanarsi, addentrandosi fra alberi neri.

“Ti consiglio di fare altrettanto, nuovo arrivo” suggerì una demone “Devi procurarti il cibo”.

“Oh…ok…grazie…che tipo di cibo?”.

“Quello che c’è. Se ci riesci. E poi dovrai crearti un rifugio per dormire”.

“Che? Ma io pensavo…”.

“Pensa meno e muoviti di più. Te lo consiglio!”.

 

Keros tentò invano di catturare qualcosa. Però non conosceva la zona e non gli andò troppo bene. Raccolse qualche frutto, consapevole di doversi impegnare di più. Serviva la carne per avere le energie sufficienti a sopportare l’evidente pazzia di Astaroth. Era stremato, quindi rimandò la costruzione del giaciglio a dopo una bella dormita. Non riposò molto a lungo però, perché udì la voce di Astaroth che lo chiamava.

Corse a raggiungerlo, lo trovò intento a fissarsi le unghie smaltate, seduto su una sedia di tronchi e foglie.

“Ti ho dato forse il permesso di dormire, fragolina?”.

“No” ammise il principe “Però gli altri dormivano ed io…”.

“E tu niente. Tu devi fare quello che ti dico io. E non ti ho detto di dormire. Gli altri si sono meritati il riposo, tu no”.

“Che volete che faccia, signore?” si arrese il giovane.

“Già meglio. Vedrai che bel lavoro farò con te, principessa fragola”.

Keros si morse il labbro, con fastidio, ma rimase in silenzio.

Astaroth gli lanciò ordini a caso per ore. Alla fine, pretese di vedere il giaciglio del principe. Il giovane sospirò e tentò di creare qualcosa di vagamente decente. Ma era stremato e buttò cose a caso, tanto per far felice il generale.

“Ti sconsiglio di accontentarti di un mucchio simile” commentò Astaroth “Ma se ti senti soddisfatto, dormi pure”.

 

Il giorno seguente iniziò con l’ennesima corsa. Alcuni demoni furono richiamati e si dedicarono alla lotta. Keros li osservava, distratto. Sembravano tutti più forti e determinati di lui.

“Non abbatterti” mormorò un demone che gli correva a fianco “Tutti noi siamo stati picchiati da quella femmina. Lei ha terminato l’addestramento, ma le piace stare qui…”.

Il principe storse il naso non sapendo come potesse piacere restare in un luogo simile. Però dovette ammettere di sentirsi sollevato, un pochino.

Per l’ora del pasto, Keros trovò il proprio giaciglio completamente distrutto dalle bestie del posto.

 

“Siete qui per essere addestrati” parlò Astaroth, camminando davanti alle reclute in fila “E farò di tutto per farvi rimpiangere la vostra scelta”.

Sorrise, qualcuno si lasciò sfuggire una risatina. Il generale era vestito di scuro. I vari encomi che portava sul petto erano gli unici punti di luce. Dietro di sé, trascinava un lungo mantello nero, per coprirsi dai venti gelidi che in quel momento sferzavano incessanti. Provenivano dal Cocito, la zona fredda, ed erano insopportabili.

“Io sono un demone di prima generazione, come sapete” riprese Astaroth “Quando quelli come me furono cacciati dal Paradiso, tutti insieme ci ritrovammo in un luogo come questo. Interamente come questo. Niente belle città, niente bei palazzi, niente comodità. Niente luce. Come pensate che ci siamo sentiti? Alcuni di noi ne furono devastati, si lasciarono morire. Ma il nostro re, Vostra Altezza Lucifero, rese l’Inferno il mondo che conoscete. Voi, demoni di seconda, terza, quarta e via discorrendo generazione, avete trovato tutto pronto su un bel piattino. Questo fa di voi dei demoni un po’ meno demoni? Penso di sì. Ma non temete: sono qui a rimediare a tutte le vostre lacune”.

Il suo ghigno era malvagio, Keros percepì un brivido lungo la schiena. Capì che avrebbe dovuto metterci molto più impegno di quanto credesse per superare quell’addestramento.

Finito il discorso, Astaroth diede ordine di mettersi a coppie e combattere. Poi chiamò a sé il principe e lo condusse nel suo rifugio. Era una tenda, fatta con pelli e corazze di animali vari.

“Siediti” lo invitò, mettendosi comodo.

Keros si guardò attorno. Quel posto era decisamente più confortevole del mondo esterno. Era caldo, grazie alle pelli, ed aveva qualche confort come sedie, tavoli ed alcolici.

“So che l’esordio non è dei migliori. Faccio con tutti così” sorrise Astaroth, maleficamente.

“Non dovevo aspettarmi nulla di diverso” ammise Keros, restando in piedi.

“Tu sei il figlio di Carmilla, giusto?”.

“Sissignore”.

“Hai i suoi occhi. Era una gran donna…”.

“Pare la conoscessero tutti…”.

“Probabilmente è così. Gran gnocca. Tu hai le sue capacità?”.

“Di seduzione? Circa…”.

“Sei un vampiro. Usi il fuoco. Che altro sai fare?”.

“Io? Ecco…”.

Non sapeva cosa dire. Pensava agli demoni là fuori. I gemelli erano grossi il doppio di lui e parecchio più minacciosi.

“Fragolina…” gli sorrise Astaroth, questa volta con meno cattiveria “…non ti hanno insegnato a non giudicare un demone dall’aspetto?”.

“Me lo hanno ripetuto mille volte. Ma non ho mai imparato”.

“Ah, ecco. Perché vedi… La femmina che ti ha sconfitto, così come me e perfino tuo padre il re, non siamo di certo grandi, grossi, pelosi e brutti. Dico bene?”.

“Dite bene ma come fate a…?”.

“Sono bravo ad intuire i pensieri. E poi io ed il re abbiamo parlato di te. Era preoccupato, sai? Ti faccio queste domande non per impicciarmi dei fatti tuoi ma per trovare per te il perfetto compagno d’addestramento. La creatura con cui compirai maggiori progressi”.

“Capisco…”.

“Dunque… Che sai fare? Sei un tentatore? Un Incubus? Un punitore?”.

“Io sono un tentatore. Circa”.

“Che vuol dire ‘circa’?”.

“Devo ancora completare il mio percorso di studi”.

“L’anima finale, intendi? Sei molto giovane ancora! Per quanto riguarda il fuoco, so che ti ha addestrato Asmodeo quindi sono certo che saprai usarlo egregiamente. Poi…?”.

“Non mi viene in mente nulla…”.

“Così arrogante eppure con l’autostima sotto i tacchi. Sei ben strano”.

“Parecchio, sì…”.

“Va bene. Da domani combatterai anche tu. Ti farò sapere con chi. Oggi osserva quel che fanno gli altri”.

Keros obbedì. Osservò i suoi compagni, divisi in coppie. Alcune erano miste ed era quelle che destavano maggiormente la sua attenzione. Rabbrividì per il freddo. Capì che restando fermo si sarebbe congelato e così tentò di copiare qualche mossa. Sobbalzò quando vide una delle femmine accanto a sé, con espressione perplessa.

“Cerchi di fare come loro?” chiese lei.

“Cerco di non morire di freddo…”.

“Uno come te non può contare sulla forza bruta. Concentrati sull’agilità. Devi essere veloce, più veloce di qualsiasi demone ben più grosso di te possa comparire sul tuo cammino”.

“Grazie, però…”.

“Dai… Ti mostro come si fa. Il generale Astaroth mi ha insegnato praticamente tutto…”.

 

 

Capitolo corto, ma sto per andare in ferie e sto leggermente uscendo ti testa :P comunque, vi lascio il link alla mia paginetta fb appena nata. Lì carico le storie (come questa, ovviamente) ed alcune fan art. Ne ho caricata una da pochissimo proprio su questo capitolo. Sarei molto felice se gli deste un’occhiata. E magari lasciate un like ;) a presto!!

 

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