18
ADDESTRAMENTO
-parte
prima.
Keros si risvegliò con un gran mal di
testa. Forse aveva decisamente esagerato la sera prima…
Ancora assonnato, si
alzò dal letto. Aveva preparato l’indispensabile
per la partenza, lanciò solo
un ultimo sguardo dal balcone. Da lì, vedeva le guardie che
costantemente sorvegliavano
il palazzo. Non vi erano altre creature, tutti ancora dormivano. In
silenzio,
si apprestò a lasciare la stanza. Sobbalzò
trovando Simadé fuori dalla porta.
“Volevo augurarle buon viaggio”
sorrise
l’incubus “Posso essere utile?”.
“Io… Non…”
borbottò il principe, ancora
piuttosto intontito “Vieni con me…”.
Insieme scesero le scale e raggiunsero la
zona del palazzo adibita alle cucine ed alle stanze della
servitù. Keros chiamò
vicino a sé una donna, e la presentò a
Simadé.
“Lei coordina tutta la servitù
del
palazzo” spiegò il principe
“Sarà lei a dirti cosa fare in mia assenza. Grazie
a lei imparerai in fretta”.
“Al vostro ritorno…”
annuì la donna
“…questo ragazzo sarà un perfetto
assistente personale!”.
Keros si congedò, lasciando
lì Simadé.
Ricominciò a camminare in fretta, verso l’uscita.
“Non saluti tuo padre?” gli
parlò una voce
femminile.
Sapeva che si trattava di Lilith, una
delle poche persone che potevano rivolgere simili parole al principe
reale.
“Salutatelo voi per me”
rispose, con un
mezzo sorriso “I vostri saluti saranno di certo
più graditi”.
Lilith voleva avvicinarsi, porgere saluti
più appropriati a chi si apprestava a stare via molto, ma
Keros non gliene
diede modo e lasciò l’edificio.
L’addestramento si svolgeva in una zona
impervia dell’Inferno. Senza edifici, inadatta a viverci, era
popolata da
bestie pericolose. Intravedendo una di quelle bestie, Keros
pensò all’uovo che
aveva fatto nascere da bambino. La creatura nata da
quell’uovo ora era stata
affidata al suo nuovo servo e si rese conto che era lei ciò
di cui avrebbe
sentito di più la mancanza. Dopo parecchi giorni di cammino,
sapeva di essere
giunto alla meta, anche se non vedeva anima viva. Percepiva
però delle
presenze.
Era buio, il terreno era nero e roccioso,
così come nera era l’aria. Un forte odore di zolfo
e fumo, ben più forte di
quello della capitale, gli fece arricciare il naso. Poggiò
la sacca con le sue
cose e cercò di capire che cosa stesse percependo. Poi
capì di essere sotto
attacco da più fronti. Si difese come poté ma era
circondato e si sentì
sollevare da terra, preso per i polsi. Due grossi demoni, gemelli, lo
squadrarono.
“Che bella bestiola avete catturato
questa
sera…” parlò una voce, androgina.
Dal buio, si avvicinò un’ombra
e il
principe capì immediatamente chi aveva davanti. Ancora
sollevato per i polsi,
si dimenò fino a farsi lasciare, cadendo ai piedi di colui
che parlava. Era un
demone elegante, che stringeva fra le mani una frusta intrecciata.
Camminò, con
alti stivali con il tacco, fino a raggiungere il principe. Ne
scostò il viso
con il manico della frusta.
“Tu devi essere Astaroth”
ipotizzò Keros.
“Tu?” storse il naso il demone,
con
quattro corna affusolate “Mettiamo bene in chiaro alcune
cose, fragolina. Per
prima cosa, qui non frega un cazzo a nessuno chi tu sia o sia stato.
Qui sei
una recluta, l’ultimo arrivato, hai la stessa importanza di
una nocciolina.
Devi portare rispetto a me, che sono colui che ti farà
capire cos’è veramente
l’Inferno, ed ai tuoi compagni. Se vorrai a tua volta
rispetto, te lo dovrai
guadagnare”.
“Ok…”.
La frusta di Astaroth schioccò, a pochi
centimetri dalle orecchie di Keros.
“Ok?! Oh, ora ti ho inquadrato. Moccioso
insolente. Che tu sia il figlio del re qui non conta una sega, chiaro?
Perciò
impara ad usare in modo adeguato la lingua, o verrai punito di
conseguenza.
Rivolgiti a me in modo adeguato, chiaro?”.
“Sì… Sissignore”
annuì Keros.
“Meglio, fragolina. Ora alzati. Non
credere che qui ci sia qualcuno che ti porti le valige”.
Il principe si alzò in fretta,
sistemandosi per togliere la polvere che aveva su capelli e vestiti.
Alcuni
demoni risero.
“Non avrai tempo per la messa in piega e
la cipria al naso” ghignò Astaroth, giocherellando
con la frusta “Qui obbedirai
ai miei ordini. Sempre. Se stai dormendo ed io ti chiamo, devi correre.
Se stai
mangiando ed io ti chiamo, devi correre. Se ti stai segando pensando
alla
sorella del tuo migliore amico, devi correre. Se stai piangendo
pensando alla
mammina, devi correre. Chiaro? Farai quel che ti dico, quando te lo
dico. Dimentica
il tuo bel palazzo, con i suoi balli in maschera, i dolcetti
d’alta cucina e le
servette che ti allacciano le scarpe. Capito?”.
“Capito…”.
“Perfetto. Per prima cosa, mostrami quel
che sai fare”.
Astaroth urlò un nome e comparve una
demone. Aveva l’aria piuttosto aggressiva, vestita con pelli
e corazze di
animali di quella zona. Sorrise divertita, quando vide il principe.
“Combattete” ordinò
Astaroth, invitando la
donna a non uccidere la nuova recluta.
La femmina scattò immediatamente. Keros
gettò la borsa a terra e basto quel breve attimo per perdere
di vista
l’avversaria. Era sparita, nascosta fra rocce e piante. Gli
altri demoni
facevano un gran baccano per impedirgli di percepirne la presenza con
l’udito.
Lei provò ad attaccarlo dall’alto. Lui
riuscì a reagire in tempo e si scansò.
La demone, capendo che aveva di fronte qualcuno in grado di vedere al
buio,
cambiò strategia e sfruttò il territorio che la
circondava. Lo conosceva molto
bene, quindi per lei fu facile tendere un agguato. Keros
l’attaccò con il
fuoco, stanco di vederla saltellare a nascondersi. Lei
schivò le fiamme,
spalancò le ali e scese in picchiata, allungando una gamba.
Era estremamente
veloce e colpì più volte il principe, che
contrattaccò come poteva. La demone
sembrava divertirsi, deriderlo.
“Fragolina!” chiamò
Astaroth.
Keros si voltò, ricordando tutti i
discorsi che gli erano stati propinati in precedenza, e la demone lo
atterrò
colpendolo alle spalle.
“Sai perché ti ha
sconfitto?” ridacchiò
Astaroth.
Keros, ancora a terra, arricciava il naso
con fastidio. Gli altri demoni ridevano.
“Perché è una
stronza?” ipotizzò il
principe.
“Anche. Ma principalmente
perché conosce
il territorio ed ha colto subito i tuoi punti deboli. Inoltre tu sei
stato un
vero coglione a distrarti”.
Keros non rispose. Non sapeva che anche le
donne si addestrassero, si stupì nel vederne un gruppetto
fra gli spettatori a
quello spettacolo imbarazzante.
“Sei un demone di fuoco”
riprese Astaroth
“Cosa interessante. E vedi al buio. Ma non credere che queste
qualità ti
aiuteranno. Cercherò però di insegnarti ad essere
meno coglione… Per ora direi
basta perdere tempo con il culo per terra. Questo vale per tutti.
Ricominciate
a correre”.
Tutti i demoni iniziarono a correre, lungo
un percorso d’addestramento fatto di ostacoli ed imprevisti
dovuti alle bestie
ed alle piante autoctone. Il principe capì di doversi unire
a loro.
“Dove lascio la mia roba?”
chiese,
indicando la propria sacca.
“Corri, fragolina!” gli
urlò, di risposta,
Astaroth.
“Non mi chiamo fragolina!”.
“Tu qui ti chiami come cazzo decido io.
Ed
ora muoviti!”.
Capendo che era inutile ribattere, il
principe iniziò a correre dietro ai suoi nuovi compagni
d’addestramento.
Smisero di correre dopo diverse ore.
Sfinito, Keros iniziò a chiedersi cosa gli fosse passato per
la testa. Che ci
faceva lì? Però scacciò subito quel
pensiero. Doveva farcela!
Vide gli altri demoni allontanarsi,
addentrandosi fra alberi neri.
“Ti consiglio di fare altrettanto, nuovo
arrivo” suggerì una demone “Devi
procurarti il cibo”.
“Oh…ok…grazie…che
tipo di cibo?”.
“Quello che c’è. Se
ci riesci. E poi
dovrai crearti un rifugio per dormire”.
“Che? Ma io
pensavo…”.
“Pensa meno e muoviti di più.
Te lo
consiglio!”.
Keros tentò invano di catturare
qualcosa.
Però non conosceva la zona e non gli andò troppo
bene. Raccolse qualche frutto,
consapevole di doversi impegnare di più. Serviva la carne
per avere le energie
sufficienti a sopportare l’evidente pazzia di Astaroth. Era
stremato, quindi
rimandò la costruzione del giaciglio a dopo una bella
dormita. Non riposò molto
a lungo però, perché udì la voce di
Astaroth che lo chiamava.
Corse a raggiungerlo, lo trovò intento a
fissarsi le unghie smaltate, seduto su una sedia di tronchi e foglie.
“Ti ho dato forse il permesso di dormire,
fragolina?”.
“No” ammise il principe
“Però gli altri
dormivano ed io…”.
“E tu niente. Tu devi fare quello che ti
dico io. E non ti ho detto di dormire. Gli altri si sono meritati il
riposo, tu
no”.
“Che volete che faccia,
signore?” si
arrese il giovane.
“Già meglio. Vedrai che bel
lavoro farò
con te, principessa fragola”.
Keros si morse il labbro, con fastidio, ma
rimase in silenzio.
Astaroth gli lanciò ordini a caso per
ore.
Alla fine, pretese di vedere il giaciglio del principe. Il giovane
sospirò e
tentò di creare qualcosa di vagamente decente. Ma era
stremato e buttò cose a
caso, tanto per far felice il generale.
“Ti sconsiglio di accontentarti di un
mucchio simile” commentò Astaroth “Ma se
ti senti soddisfatto, dormi pure”.
Il giorno seguente iniziò con
l’ennesima
corsa. Alcuni demoni furono richiamati e si dedicarono alla lotta.
Keros li
osservava, distratto. Sembravano tutti più forti e
determinati di lui.
“Non abbatterti”
mormorò un demone che gli
correva a fianco “Tutti noi siamo stati picchiati da quella
femmina. Lei ha
terminato l’addestramento, ma le piace stare
qui…”.
Il principe storse il naso non sapendo
come potesse piacere restare in un luogo simile. Però
dovette ammettere di
sentirsi sollevato, un pochino.
Per l’ora del pasto, Keros
trovò il
proprio giaciglio completamente distrutto dalle bestie del posto.
“Siete qui per essere
addestrati” parlò
Astaroth, camminando davanti alle reclute in fila “E
farò di tutto per farvi
rimpiangere la vostra scelta”.
Sorrise, qualcuno si lasciò sfuggire una
risatina. Il generale era vestito di scuro. I vari encomi che portava
sul petto
erano gli unici punti di luce. Dietro di sé, trascinava un
lungo mantello nero,
per coprirsi dai venti gelidi che in quel momento sferzavano
incessanti.
Provenivano dal Cocito, la zona fredda, ed erano insopportabili.
“Io sono un demone di prima generazione,
come sapete” riprese Astaroth “Quando quelli come
me furono cacciati dal
Paradiso, tutti insieme ci ritrovammo in un luogo come questo.
Interamente come
questo. Niente belle città, niente bei palazzi, niente
comodità. Niente luce.
Come pensate che ci siamo sentiti? Alcuni di noi ne furono devastati,
si
lasciarono morire. Ma il nostro re, Vostra Altezza Lucifero, rese
l’Inferno il
mondo che conoscete. Voi, demoni di seconda, terza, quarta e via
discorrendo
generazione, avete trovato tutto pronto su un bel piattino. Questo fa
di voi
dei demoni un po’ meno demoni? Penso di sì. Ma non
temete: sono qui a rimediare
a tutte le vostre lacune”.
Il suo ghigno era malvagio, Keros
percepì
un brivido lungo la schiena. Capì che avrebbe dovuto
metterci molto più impegno
di quanto credesse per superare quell’addestramento.
Finito il discorso, Astaroth diede ordine
di mettersi a coppie e combattere. Poi chiamò a
sé il principe e lo condusse nel
suo rifugio. Era una tenda, fatta con pelli e corazze di animali vari.
“Siediti” lo invitò,
mettendosi comodo.
Keros si guardò attorno. Quel posto era
decisamente più confortevole del mondo esterno. Era caldo,
grazie alle pelli,
ed aveva qualche confort come sedie, tavoli ed alcolici.
“So che l’esordio non
è dei migliori.
Faccio con tutti così” sorrise Astaroth,
maleficamente.
“Non dovevo aspettarmi nulla di
diverso”
ammise Keros, restando in piedi.
“Tu sei il figlio di Carmilla,
giusto?”.
“Sissignore”.
“Hai i suoi occhi. Era una gran
donna…”.
“Pare la conoscessero
tutti…”.
“Probabilmente è
così. Gran gnocca. Tu hai
le sue capacità?”.
“Di seduzione?
Circa…”.
“Sei un vampiro. Usi il fuoco. Che altro
sai fare?”.
“Io? Ecco…”.
Non sapeva cosa dire. Pensava agli demoni
là fuori. I gemelli erano grossi il doppio di lui e
parecchio più minacciosi.
“Fragolina…” gli
sorrise Astaroth, questa
volta con meno cattiveria “…non ti hanno insegnato
a non giudicare un demone
dall’aspetto?”.
“Me lo hanno ripetuto mille volte. Ma non
ho mai imparato”.
“Ah, ecco. Perché
vedi… La femmina che ti
ha sconfitto, così come me e perfino tuo padre il re, non
siamo di certo
grandi, grossi, pelosi e brutti. Dico bene?”.
“Dite bene ma come fate
a…?”.
“Sono bravo ad intuire i pensieri. E poi
io ed il re abbiamo parlato di te. Era preoccupato, sai? Ti faccio
queste
domande non per impicciarmi dei fatti tuoi ma per trovare per te il
perfetto
compagno d’addestramento. La creatura con cui compirai
maggiori progressi”.
“Capisco…”.
“Dunque… Che sai fare? Sei un
tentatore? Un
Incubus? Un punitore?”.
“Io sono un tentatore. Circa”.
“Che vuol dire
‘circa’?”.
“Devo ancora completare il mio percorso
di
studi”.
“L’anima finale, intendi? Sei
molto
giovane ancora! Per quanto riguarda il fuoco, so che ti ha addestrato
Asmodeo
quindi sono certo che saprai usarlo egregiamente.
Poi…?”.
“Non mi viene in mente
nulla…”.
“Così arrogante eppure con
l’autostima
sotto i tacchi. Sei ben strano”.
“Parecchio,
sì…”.
“Va bene. Da domani combatterai anche tu.
Ti farò sapere con chi. Oggi osserva quel che fanno gli
altri”.
Keros obbedì. Osservò i suoi
compagni,
divisi in coppie. Alcune erano miste ed era quelle che destavano
maggiormente
la sua attenzione. Rabbrividì per il freddo. Capì
che restando fermo si sarebbe
congelato e così tentò di copiare qualche mossa.
Sobbalzò quando vide una delle
femmine accanto a sé, con espressione perplessa.
“Cerchi di fare come loro?”
chiese lei.
“Cerco di non morire di
freddo…”.
“Uno come te non può contare
sulla forza
bruta. Concentrati sull’agilità. Devi essere
veloce, più veloce di qualsiasi
demone ben più grosso di te possa comparire sul tuo
cammino”.
“Grazie,
però…”.
“Dai… Ti mostro come si fa. Il
generale
Astaroth mi ha insegnato praticamente tutto…”.
Capitolo
corto, ma sto per andare in ferie e sto leggermente uscendo ti testa :P
comunque, vi lascio il link alla mia paginetta fb appena nata.
Lì carico le
storie (come questa, ovviamente) ed alcune fan art. Ne ho caricata una
da
pochissimo proprio su questo capitolo. Sarei molto felice se gli deste
un’occhiata.
E magari lasciate un like ;) a presto!!
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