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Autore: Allonsysilverongue    01/09/2017    2 recensioni
{Hayffie}
Pochi anni dopo la guerra, durante un periodo di pace, Panem si ritrova con un problema che richiede una drastica decisione.Viene emanata una legge sul matrimonio che costringe Haymitch ed Effie a sposarsi.
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Dal testo:
Capitolo 35
La porta della stanza dell'assemblea si aprì di botto. Haymitch si fermò e girò la testa vedendo Fulvia avventarsi dentro la stanza, dirigendosi verso di lui. Plutarch lanciò un'occhiataccia alla moglie, per aver avuto l'audacia di interrompere un importante colloquio.
"Che c'è?" Chiese Haymitch dall'angolo della bocca, i suoi occhi che scrutavano i membri del concilio in piedi davanti a lui.
"C'è una chiamata per te, è urgente, proviene dal Distretto Quattro."
"Probabilmente é Annie. Dille che la richiameró una volta che avrò finito," sussurrò.
Fulvia scosse la testa. "É Johanna Mason e ha detto che se non fossi venuto al telefono, avrebbe rilasciato una tua foto di dieci anni fa molto compromettente. Non so cosa significhi, ma sembrava molto seria."
"Sono nel mezzo di una– "
La donna assottiglió le labbra e gli strinse i bicipiti. "Aveva ragione lei, sarebbe stato difficile dissuaderti. Non volevo arrivare a questo, ma riguarda tua moglie."
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Traduzione storia di Allonsysilvertongue
Genere: Angst, Dark, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO UNO 

I suoi occhi scrutarono la sala del banchetto con ripugnanza. Un movimento alla sua destra catturó la sua attenzione, spingendo lo sposo a piegare il dito al vagante cameriere facendogli  cenno di avvicinarsi e indicandogli, poi,  il suo bicchiere di vino vuoto in modo che potesse essere nuovamente riempito. 

Una volta riempito fino all'orlo, lo tracannó in un solo ed unico sorso prima di allungare nuovamente il bicchiere per farsi versare dell'altro vino. Il ragazzo, già a disagio nella sua uniforme da cameriere, decise - sapendo che non sarebbe stata una scelta saggia allontanarsi troppo da lì- di restare fermo dove si trovasse. Così  prese posto difianco allo sposo, stando dietro alla sua sedia con una bottiglia pronta in mano.  

Affianco allo sposo, la sposa si morse il labbro inferiore, mentre il suo sguardo si posava ogni tanto sul bicchiere che l'uomo teneva in mano. Si morse la lingua per tenerla a freno. Sapeva benissimo che era ancora troppo presto per lamentarsi con lui del suo comportamento. La cerimonia era appena iniziata, non sarebbe stata un'idea molto saggia suscitare la sua ira, non quando i festeggiamenti dovevano durare ancora per un bel po'. 

Plutarch Heavensbee, un amico di vecchia data, scelse proprio quel momento per avvicinarsi ai due. Lo sposo lo guardò con disinteresse mentre l'uomo ansimava salendo la scalinata dove si trovava la lunga tavolata dove vi erano seduti gli sposi novelli. 

Plutarch fece loro un sorriso a trentadue denti.

"Congratulazioni," strinse la mano prima allo sposo e poi successivamente alla sposa.

"Haymitch Abernathy finalmete sposato. Chi lo avrebbe detto?"

"Non per scelta ," borbottó l'altro sotto voce.
Ignorando quell'osservazione gratuita, anche se nascondeva una tantino di verità, Plutarch continuò, "Vacci piano con l'alcool, Haymitch."

Non fu una sorpresa che le sue parole furono ignorate. Sospirando, Plutarch si girò verso la sposa, "Potresti tenerlo d'occhio, Effie? Non lasciare che si ubriachi troppo anche il giorno del suo stesso matrimonio."

"Ormai sono anni che lo faccio, Plutarch," rispose Effie, chiaramente non sopresa dal fatto che l'attenzione di  Haymitch fosse ora rivolta ad un grappolo d'uva.

Haymitch ne staccó una e iniziò a farla rotolare sul tavolo come se fosse una biglia, avanti e indietro, ripetutamente, ancora e ancora. Ovviamente aveva sentito quello che aveva detto Plutarch, e in fondo in fondo sapeva che doveva diminuire con i bicchieri di vino, ma lo avevano già costretto a sposarsi, perciò avrebbe fatto quello che più gli pareva il giorno del suo stesso matrimonio.  

"Dolcezza," si girò verso Effie, allentando la cravatta prima di sbottonare il primo bottone della camicia. "Quando finirà la cerimonia?"

"Non così presto. Manca ancora molto."

Questo non aiutava affatto. 

Allungando il collo verso il cameriere che si trovava dietro di lui, Haymitch gli tese ancora una volta il bicchiere e guardò come il liquido rosso scivolava dentro mentre veniva versato. 

"Non posso credere che sono davvero sposato con te ," disse all'improvviso Haymitch, senza - come sempre - un minimo di tatto. Questa fu la prima volta che parlò del matrimonio  da quando si trovarono davanti all'altare quella mattina.

"Hmm," mormorò evasiva lei. Lui si comportava come se lei avesse avuto una scelta, quando invece non ce l'aveva avuta affatto, proprio come lui. Pochi secondi dopo, però, si rese conto che questo non era del tutto vero. Lei avrebbe potuto scegliere qualcun altro.  

"Tu sei un incubo."

A quell'affermazione Effie lo guardò stizzita. 
Haymitch glielo aveva detto più volte durante gli anni in cui avevano lavorato assieme, ma allora  erano soltanto dei colleghi, mentre ora lei era sua moglie.

"Potrei immaginarmi un sacco di alternative in cui la mia vita avrebbe potuto andare a pezzi, ma per caso mi vedi che mi sto lamentando o ti sto insultando?" Rispose lei di rimando.

Haymitch rimase in silenzio. Per la millesima volta si guardò attorno, mentre i suoi occhi esaminavano ogni cosa.

"Hai organizzato tu il matrimonio? Scelto il catering? O le decorazioni?" Chiese curioso Haymitch, indicando la sala con un gesto della mano.
"No."
"Strano," la canzonó. "Pensavo che avresti colto l'occasione al volo e organizzato tu il tuo matrimonio o non l'hai fatto a causa mia? Non sono il tuo marito ideale, hmm?"

Se l'intenzione di Haymitch fosse stata quella di provocare una reazione da parte di Effie, ne restò deluso. Effie rimase impassible con lo sguardo rivolto davanti a sé.  Stava fissando Katniss e Peeta mentre ballavano il valzer in mezzo alla pista da ballo. Quando interruppero le danze, i suoi occhi vagarono poi da una coppia all'altra, notando che sembravano tutti più felici di lei, nonostante quello fosse il suo matrimonio. 

Prima, la sposa e lo sposo avevano aperto le danze, ma poi basta. Fu solo un ballo. Una volta che la musica terminò, Haymitch si rifiutò di prendere parte a qualsiasi altro tipo di ballo. Si buttò così sulla sua sedia- dove lì rimase-, con l'intento di ubriacarsi. 

"Hai intenzione di comportarti così per tutto il giorno? In modo distaccato e freddo?" Biascicó Haymitch.
"Lo sai cosa succederà dopo questa specie di festa, vero ?"

Lei,ovviamente, ne era a conoscenza, così come Haymitch. Era impossibile non saperlo, visto che lo scopo vero e proprio della nuova legge fosse quello di ripopolare Panem.

Però l'uomo continuò, come se Effie fosse all'oscuro di quello che ci sarebbe stato in serbo per lei, la sera delle sue nozze. 
Haymitch si piegò in avanti, le sue labbra ad un millimetro dal suo orecchio, "cerimonia di consumazione, " enunció, schioccando le labbra in modo rumoroso.

Poi rise, come se le avesse raccontato una barzelletta, e notò che, in replica a quello che aveva detto,  le narici di Effie si erano allargate e aveva assottigliato le labbra.

"Ad essere onesti non sono neanche sicura che venga chiamata in questo modo," gli rispose lei in modo secco. 

Haymitch ruttó rozzamente, costringendo Effie a guardarsi intorno allarmata, sperando che nessuno si fosse accorto del suo atteggiamento. Appoggiandosi allo schienale, l'uomo si toccó la pancia e le rispose, "no, davvero, quello é il termine. L'ha utilzzato Plutarch. Dobbiamo consumare il nostro matrimonio. Fare.. sesso, capito? Altrimenti le nozze non saranno più valide."

"Si, Haymitch, lo so," sospirò lei.

Alle volte sapeva essere molto rozzo.

"Non voglio. Non con te," mise su il broncio, come un bambino. Poi si toccó la punta del naso e chiuse gli occhi, emettendo un sospiro.

Deve essere molto orripilante per lui dover dormire con lei, pensò la bionda.

Effie lo aveva visto quasi sobrio in alcune occasioni e sapeva che, in quello stato, era in grado di riconoscere  il linguaggio del corpo e i messaggi non verbali  necessari a "leggere" qualcuno e a capire le sue sfumature. Era un talento che fu accuratamente perfezionato durante tutti quegli anni in cui cercó di accalappiare qualche sponsor, prima di lasciar perdere. Fu comunque un'abilità che usò pochissime volte con Effie. Lei era l'eccezione alla regola. Aveva innalzato un muro tra loro e, di conseguenza , Haymitch non aveva registrato il modo in cui le spalle di Effie si abbassarono e come le sue dita strinsero fortemente il bicchiere per farsi forza e impedire così di dire qualcosa di cui poi si sarebbe pentita. Se l'uomo avesse preso la briga di guardarla, avrebbe notato il dolore riflesso nei suoi occhi. 

Effie non sapeva per quanto tempo ancora sarebbe potuta restare seduta vicino a lui, pretendendo che tutto andasse a meraviglia.

Fu salvata da Annie che si avvicinò a loro, mano nella mano con suo figlio che aveva in bocca un ciuccio. 

"Congratulazioni! Spero che abbiate avuto un felice matrimonio," disse la donna, sorridendo loro dolcemente. 

Haymitch alzò il bicchiere in segno di ringraziamento, la sua vista che stava già incominciando a sfocarsi. Effie spinse indietro la sedia e si alzò per ringraziare in modo più appropriato la giovane. La ex accompagnatrice non aveva tanti amici da quando scoppiò la rivolta e Annie era una di quei pochi che ancora avesse.

"Grazie mille, Annie," disse la donna, abbracciando delicatamente la ragazza minuta. "Sono molto contenta che tu sia riuscita a venire al mio... matrimonio. Anche tu, tesoro," si rivolse poi al bambino, arruffandogli dolcemente i capelli.

Annie ricambió l'abbraccio, stringendola fortemente e dandole un conforto che in quel momento aveva bisogno.

"É un brav'uomo e tu sei una donna meravigliosa. Ti sei presa cura di me mentre eravamo in prigione. Ho 'visto' il tuo cuore. Quello di entrambi. Vi prenderete cura uno dell'altro, vero? Io ci sarò sempre per te, se hai bisogno chiamami, ok?" Sussurrò la ragazza al suo orecchio, strofinandole la schiena. 

Effie degludí a fatica,  annuendo con gratitudine. 

Con la coda dell'occhio Haymitch le stava osservando con curiosità. Voleva sapere che cosa le avesse sussurrato Annie nell'orecchio, ma si rifiutò di chiederlo ad Effie. Poi si accasció nuovamente sulla sedia, osservando i festeggiamenti con gli occhi semi-chiusi, convincendosi di non essere ancora ubriaco. 

Molte persone vennero a congratularsi con la nuova coppia, cosa che fece tenere occupata Effie per un bel po', apparte per lo sposo accanto a lei quasi ubriaco. La capitolina parlò e accettò i loro auguri anche da parte di lui, dato che Haymitch non li aveva nemmeno degnati della sua presenza, cosa che lei considerò assolutamente maleducata, ma che non disse ad alta voce, visto che i suoi parenti le stavano già facendo dei commenti malevoli per il fatto che avesse sposato un distrettuale ubriaco, quando avrebbe potuto sceglierne uno migliore tra quelli che avevano chiesto la sua mano.

Dentro di lui, Haymitch sapeva che avrebbe dovuto alzarsi e difenderla; facendo capire loro che non tollerava il modo in cui si stavano rivolgendo a sua moglie, ma non gliene importava più di tanto. Era ancora pieno di rabbia per il fatto che lo avessero costretto a sposarsi. Per giunta non era stato lui a forzare Effie ad invitare i suoi parenti. Nessuno lo aveva fatto. Fu lei l'unica ad insistere, sostenendo che non sarebbe stato educato, se non lo avessero fatto.

Che soffra, allora.

"Effie, tesoro," una piccola vecchia signora, tenendole la mano, la guardò implorante. "Non riesco a concepire il pensiero di te con... lui. E la consumazione..." la vecchia rugosa rabbrividí per il disgusto, sussurando con l'angolo della bocca.

Haymitch la sentì, nonostante il sussurro. Aveva anche il presentimento che lei volesse che lui la sentisse.

"Zia Ambrosia, grazie per essere venuta qui per il grande evento,"disse Effie piattamente, ripetendo la stessa frase per la millesima volta, quella notte. "Entrambi siamo-" 

"L'idea è semplicemente spaventosa, Effie cara. Non puoi in qualche modo raggirare la cosa? Sei sicura che lui possa riprodurre?" Continuò la vecchia, ignorando la nipote. 

Quell'interruzione fu la goccia che fece traboccare il vaso. Effie perse anche l'ultima briciola di pazienza che le era rimasta. 

"Non ci sarà... non ci sarà nessuna...'' stava cercando la giusta parola da utilizzare, prima di citare  quella che aveva utilzzato prima Haymitch, "nessuna 'cerimonia di consumazione' stasera," rispose bruscamente la biondina.

Difficilmente perdeva la pazienza con qualcuno, per cui l'ex mentore seppe che quello era il momento di intervenire.

L'uomo si alzò in piedi barcollando, utilizzando il bordo del tavolo come supporto. "Ti assicuro che sono perfettamente in grado di s-"
"Sì Haymitch, grazie," lo interruppe Effie.
Lui aggrottó la fronte, ma la sposa stava solo cercando di evitare uno scontro tra lui e sua zia.

XxX
Con il passare delle ore, Haymitch divenne più ubriaco ed Effie era molto preoccupata. 

C'erano paparazzi ovunque. La stampa avrebbe avuto qualcosa da mettere in prima pagina se fosse svenuto il giorno del suo matrimonio e  non sarebbe stato d'aiuto per la sua reputazione doverlo riaccompagnare nella stanza d'albergo.

Peeta notò il modo in cui gli occhi della capitolina guizzavano da una parte all'altra della sala, cercando di pensare ad una scappatoia prima che l'ex mentore svenisse; così attraversò la stanza per andare da lei.  

"Va tutto bene?"

La donna era più che sollevata nel vederlo. 

"No, guardalo Peeta!" Piagnucoló.

"Ubriaco! Uno pensava che avrebbe fatto un'eccezione oggi, ma ovviamante no."

Peeta ci pensó su per un momento, prima di spiegarle cosa fare. 
"Portalo nella vostra stanza. Mettilo a letto prima che possa mettervi in imbarazzo," disse il ragazzo, mentre guardò oltre la spalla un gruppo di persone con in mano una macchina fotografica. 

Invece di essere d'accordo con questa idea, Effie non sprizzava di gioia all'idea di trovarsi in una stanza da sola con lui. 

La donna scosse la testa. "Non.. non posso," balbettó. "E comunque i festeggiamenti non sono ancora finiti. Non è che possiamo andarcene così. Non pensi che sia scortese?"

Alla parola andarcene, Haymitch, che prima era accasciato sul tavolo, alzò la testa e scrutó Effie con interesse. 

"Ce ne andiamo?" Chiese speranzoso. "Questa dannata cosa é finita?"

Senza aspettare una riposta, l'uomo si alzò di scatto, strisciando rumorosamente la sedia sul parquet.

"Vieni, Effie," le disse facendole segno di seguirlo.

La situazione le era sfuggita di mani. Non poteva lasciare che un Haymitch barcollante cercasse da solo la loro stanza. La capitolina scambió uno sguardo con Peeta, i suoi occhi che riflettevano l'incertezza che provava. La donna fece per seguire Haymitch, ma i suoi passi erano incerti e instabili, molto diversi dalla solita e sicura Effie Trinket che tutti conoscevano. 

Peeta troterrelló verso di lei, mentre scendeva gli scalini. "È la tua notte di nozze, quindi credo che vada bene se te ne vai prima che la cerimonia termini. Inoltre molte persone se ne stanno andando. Vi copriremo noi. E domani io e Katniss vi passeremo a trovare."

"Peeta, non credo che sia una buona idea restare da sola con lui," insistette lei.

Questo non era il modo in cui si era immaginata sarebbe stata la sua prima notte di nozze. La giovane Effie Trinket si era sempre sognata una notte romantica e ricca di amore, ma aveva imparato in fretta che la vita non sempre è come uno se la immagina. Non si aspettava di certo di doversi sposare con Haymitch. Ma sapendo che era lui l'uomo con cui si sarebbe sposata, la donna aveva abbassato le sue aspettative. Non era un uomo romantico, lo sapeva, perciò non aveva preteso una notte passionale, con un letto ricoperto di rose e della musica di sottofondo; ma almeno aveva sperato che sarebbe rimasto abbastanza sobrio, in modo da poter consumare il loro matrimonio senza rischiare che lui collassasse su di lei.

In questo momento Effie non voleva restare da sola con lui. Ci sarebbe rimasta, se fosse riuscita a rimandare di una notte "quel momento", o almeno finché Haymitch non avrebbe riacquistato le sue facoltà mentali. 

"Hai lavorato con lui per anni, Effie. Non è la prima volta che rimani da sola con lui in una stanza," constató agrottando le sopracciglia, non capendo perché la donna fosse così esitante.   

"Si, ma quello era diverso!"

"Effie," disse placidamente, "É tuo marito. Dovrai imparare a –"

"Trinket!" La voce di Haymitch rimbombó nel corridoio. "La porta é chiusa. Spero che tu abbia le chiavi, altrimenti giuro che butto giù la porta."

E, per dimostrare che non stava affatto scherzando, afferró la maniglia scuotendola violentemente. 

XxX
Entrando nella stanza, Haymitch prese la bottiglia di whiskey dal tavolo e si buttò sul letto.  

"Devi toglierti questi vestiti sporchi, prima di poterti sedere sulle lenzuola pulite," lo rimproveró Effie, ripetendogli la stessa frase che gli diceva quando lo riaccompagnava a letto durante i giochi, quando era ubriaco fradicio.

L'uomo ringhió infastidito, ma si alzò e si sedette sull'orlo del letto con i piedi ben piantati per terra e i suoi gomiti sulle ginocchia. Si toccó la punta del naso e chiuse gli occhi. 

Sapendo che non c'era altro da dire, Effie lo superò e si avvió verso il bagno, quando la mano dell'uomo afferró di scatto il suo polso. La donna strilló sorpresa. Poi la strattonó delicatamente,  sollecitandola ad avvicinarsi a lui. 

Gli occhi di lei guizzavano da lui alla porta del bagno, mentre si trovava di fronte all'uomo, non sapendo bene che cosa volesse. Le dita di lui erano ancora strette intorno al suo polso. Haymitch sbatté più volte le palpebre per mettere a fuoco le due immagini sfocate di sua moglie che si stagliavano davanti ai suoi occhi. 

Poi si schiarí la gola, il pollice che le sfiorò la parte interna del polso."Dobbiamo- "

"No," scosse la testa,"sei ubriaco."

"Che osservatrice," ridacchió. "Posso farlo,sai. E posso anche.. qual'era la parola che aveva utilizzato tua zia? Ah, si. Posso riprodurmi." 

Effie rise amaramente. "Questa é un'ottima cosa, ma resta il fatto che sei ubriaco. Io e te non consumeremo questo matrimonio mentre sei ubriaco marcio. Inoltre, credevo che non volessi andare a letto con me. Cos'è che avevi detto prima? Il solo pensiero di dormire con me ti faceva ribrezzo."

Haymitch corrucció la fronte, cercando disperatamente di rammentare se avesse veramente detto quella cosa. Era molto sicuro di non trovarla affatto ripugnante. Più cercava di ricordare, più la memoria gli sfuggiva. 

"Si, ma dobbiamo," ripeté. "Qualcosa circa la legge.. la legge.. dice..."

Ancora una volta le sue sopracciglia si aggrottarono per lo sforzo che stava facendo nel ricordarsi che cosa avrebbe voluto dire inizialmente. Cos'è che esattamente voleva la legge che lui facesse? 

Haymitch, con un sospiro frustato, decise di lasciar perdere . Pensare troppo gli faceva venire mal di testa, soprattutto quando non era in grado di formulare una frase chiara e concreta, visto la stato in cui si trovava. 

Lentamente, allentó la presa sulla donna e la vide avviarsi verso il bagno, lontano da lui. Si sentí poi il rumore della serratura.

Effie venne fuori dopo un bel po' di tempo.















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SPAZIO TRADUTTRICE:
Ciao, spero che questa storia vi sembri interessante. La storia NON è mia, ma di Allonsysilvertongue. É la prima volta che lascia tradurre le sue storie e ha anche detto che sarà l'unica. 
Ditemi se il testo vi sembra fluido, perché tradurre un testo non è così facile come sembri.
Giusto per chiarire alcune cose:
- Sono passati quasi tre anni e mezzo dalla fine della guerra 
-La legge che è pasata non è stata votata dai cittadini, ma da un concilio formato dai membri più importanti di Panem.
- La relazione tra Haymitch ed Effie assomiglia più a quella del libro.
- Ci sarà un lungo percorso per gli Hayffie. Perciò se cercate una storia tutta smancerie, questa non fa per voi.




Io sono Giuly_2905. Se volete passare dal mio account ho scritto alcune one-shot su Harry Potter e una sugli Hayffie 
   
 
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