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Autore: LightingThief    01/09/2017    1 recensioni
«Dovevamo passare il tempo…» si giustificò immediatamente Ace ricambiando il sorriso del fratello con un ghigno.
«E dovevo dimostrare ad Ace che io sono il più forte!» puntualizzò ovviamente Luffy.
«Tanto lo sapete bene che il più forte sono io!» concluse Sabo assumendo una finta aria seria.
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What if (non troppo seria) ambientata a Dressrosa ed ispirata dalla tavola di Oda in cui tutti e tre gli ASL sono vivi per merito di Sabo che interviene a Marineford.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace, Sabo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Erano davvero fastidiosi i baffi e quella barba sintetica che il giovane pirata era stato costretto ad indossare per non farsi riconoscere. Quando sentito la pubblicità dell’imminente torneo a Dressrosa non era riuscito a desistere dal voler partecipare. Monkey D. Luffy era fatto così. Quando si metteva in testa una qualche strana idea niente e nessuno avrebbe potuto dissuaderlo, men che mai Franky, che anzi, lo aveva aiutato a farli imbucare a quel torneo.
Perché Rufy non era stato l’unico a decidere di partecipare al Torneo organizzato da Dofflamingo, no. Infatti se fosse stato da solo, probabilmente, neanche gli sarebbe passata per la mente l’idea di andare a tentare la fortuna. Era partito tutto da una sfida con suo fratello Ace. Insieme erano sbarcati sull’isola di Dressrosa, infatti poco dopo aver saputo di Punk Hazzard il giovane Pugno di fuoco era corso con il suo striker ad intercettare la rotta della Sunny e da allora, anche se sotto copertura, aveva deciso di dar una mano in quella folle impresa capitanata da Trafalgar Law. Ace non aveva visto di buon occhio quell’alleanza, frutto di un qualche disturbo mentale del fratello minore, ma pur di proteggerlo ed impedirgli di fare stupidaggini, cosa neanche troppo improbabile visto il temperamento di Luffy, aveva deciso di accompagnarlo come ai vecchi tempi. In fondo gli doveva un immenso favore.


«Hai sentito quello che hanno appena detto alla radio?» domandò il giovane Ace Pugno di Fuoco mentre sistemava sui capelli corvini quel cappello largo che il samurai del fuoco fatuo aveva fatto apparire. Era decisamente troppo vestito: giacca, camicia, pantaloni lunghi, baffi finti, occhiali da sole ed il suo immancabile cappello. Il tutto per evitare di farsi riconoscere da Doflamingo.
Pochi metri più in la, Luffy, intento ad addentare un cosciotto che si era portato via dall’ultimo locale, dove forse Ace si era addormentato sul tavolo, si fermò di botto a guardare il fratello.
«No, stavo mangiando. Che hanno detto?» chiese con aria particolarmente incuriosita mentre la camicia hawaiana, che ad Ace piaceva tanto, svolazzava per via della leggera brezza.
«Hanno parlato di un torneo, ma poi mi sono addormentato. Però sembrava divertente!» ed allora sul viso del giovane Pugno di Fuoco si delineò, sotto i baffi finti, il miglior sorriso da schiaffi di cui era disposto, che lasciava intendere tutto.
Non era la prima volta che i due fratelli si sfidavano e l’idea di disturbare i piani di Doflamingo era quanto di più sensato passasse per la mente di Ace.
«Torneo? Davvero? SI COMBATTE?» chiese con estremo entusiasmo il ragazzo di gomma, che non lasciò cadere il proprio cosciotto nonostante avesse iniziato a saltellare tutto contento.
«Ovvio, i tornei sono fatti per combattere. Scommetto che potrei vincere ad occhi chiusi!» lo schermì il maggiore dei due fratelli prima di passargli a fianco mettendosi le mani in tasca.
Ed allora il giovane Mugiwara lanciò uno sguardo scettico ad Ace, prima di additarlo con molta poca grazia.
«Non dire sciocchezze Ace, adesso anche io sono più forte di te!  Lo vincerei io quel torneo!» rispose ovviamente a tono Luffy, che nonostante gli anni non ci stava a farsi sottomettere dal maggiore.
Franky, che come sempre non era stato il tipo da tirarsi indietro in quel genere di cose, li prese entrambi sotto braccio, accostandoli.
«Suuuuuper! Visto che abbiamo tempo prima che Trafalino e gli altri giungano al punto d’incontro per scambiare lo scienziato… che ne dite di una sfida?»
I due fratelli si scambiarono un’occhiata sbieca prima di sogghignare capendo benissimo dove il cyborg volesse andare a parare.
«Vincerò io!» urlò allora Lufy divincolandosi dalla stretta del compagno per poi iniziare a correre in direzione del Colosseo.
«Scherzi? Non mi farò battere da un moccioso come te. Sei pur sempre mio fratello minore!!!» gli fece eco Ace imitando le mosse del fratello prima seguirlo diretto verso l’entrata dell’unico posto dove si sarebbe tenuto il torneo.
«SUUUUPER andiamo, Kinemon, Zor—… Zoro? Dove diamine è finito? D’accordo ritroveremo anche lui!» e perfino il Cyborg, che aveva dato inizio a quella sfida, seguì i due fratelli iperattivi.


Ace si fissò ancora una volta davanti ad una grossa statua, che in parte riusciva a specchiare la sua figura totalmente celata da abiti improbabili. Era stato terribilmente divertente scegliere i pezzi d’armatura da gladiatore che avrebbero usato per gli scontri, perché la prima regola che i due si erano imposti era stata: niente poteri. Si era liberato della fastidiosa giacca, sostituita da una camicia ben più consona al suo solito modo di vestire. Le lentiggini sulle sue gote e sul naso erano state coperte dai baffi finti ed un paio di enormi occhiali da vista, che in realtà gli servivano ben poco ma gli davano un’aria decisamente più intelligente. Marco lo avrebbe preso in giro vedendolo in quello stato. Un pesante elmo era stato posto sul capo mentre il cappello, era nascosto sotto il mantello che aveva sulle spalle. Aveva addirittura indossato una serie di protezioni dorate, fino a raggiungere il peso consentito, ed allora aveva decretato che nessuno lo avrebbe riconosciuto.
Pochi metri più avanti Luffy aveva intrapreso una discussione animata con una ragazza dai capelli rosa che si aveva inspiegabilmente vinto lo scontro nell’ultimo blocco, ovvero il D.


«Volete iscrivervi al torneo?» aveva domandato con assoluta noia la ragazza vestita da gladiatorie ferma all’ingresso del colosseo. «Come vi chiamate?»
«A…»

«Lu…»
Partirono in coro i due fratelli, sporgendosi davanti al bancone e dimenticandosi totalmente della loro missione in incognito, ma fortunatamente Franky li fermò prima che potessero continuare.
«Ave e Lucy. Loro sono Ave e Lucy!»
«Perché io un nome da femmina?» sussurrò sommesso Luffy mentre si iscriveva al torneo.
«Perché perderai, fratellino!» sogghignò Ace in tutta risposta.


Luffy aveva dato spettacolo con il suo amico toro durante gli scontri del suo blocco, Ace aveva sfruttato l’Haki dell’armatura solamente alla fine ed entrambi erano usciti vincitori dai rispettivi blocchi: C ed A. A vincere invece il girone del blocco B era stato un tipo assai strano, con il potere di creare barriere e che aveva mandato tutti all’inferno salendo sul ring. Bartolomeo, il capo fan club di Luffy, perché quel pollo dalla cresta verde aveva come mito insuperabile il magnifico Luffy. Ace rimase molto sorpreso da ciò, specialmente nel vederlo difendere il suo nome durante una lite nei corridoi, cosa che apprezzo in maniera silente, sogghignando sotto i baffi.
Sarebbe andato tutto bene se ad un certo punto non avessero sentito, per via delle urla di gioia, Bartolomeo correre verso di loro balbettando qualcosa riguardo un certo Zoro-senpai unito a parole del tipo “vi adoro”, per poi svenire. Era strano ma per lo meno si era fatto capire. A quanto pareva il piano di Law non stava andando come previsto e Luffy doveva andare ad aiutare gli altri compagni, in un modo o nell’altro.
«Ace… non possiamo rimanere qui a combattere per il torneo, Trafalino e gli altri sono in pericolo e dobbiamo fermare Mingo.» ammise il ragazzo da sotto l’emo prima di scuotere violentemente Ace, stringendolo per la camicia.
Pugno di fuoco annuì, cercando di fermare il fratello.
«Hai ragione… hai davvero ragione. Lo sapevo che il piano di quel pallone gonfiato aveva qualche falla. Era tutto troppo facile.» ed allora Ace si liberò dalla stretta di Luffy, che stava avvinghiando a lui. «Tu, Cresta verde, sei ancora vivo oppure devo darti farti riprendere?» chiese voltandosi verso Bartolomeo, che era ancora disteso a terra con aria sognante.
Il Cannibale deglutì, indicandosi il petto, e poi annuì deciso.
«A… Ace-senpai! Luffy-senpai!»
«Siamo noi, adesso basta ripeterlo, devi aiutarci subito!» lo apostrofò il maggiore dei due fratelli cercando di prendere in mano la situazione, perché adesso la loro priorità era solamente una: uscire dal colosseo.
«Agli ordini! Che—… che cosa posso fare?» chiese Bartolomeo inginocchiandosi davanti a loro mentre cercava di trattenere le lacrime per la commozione.
«Polletto!» urlò Luffy voltandosi verso il suo fan numero uno ed iniziando a scuoterlo ripetutamente. «Devi farci uscire da qui!»

Ecco, almeno questo suo fratello l’aveva intuito. Dovevano uscire da li per poi iniziare a cercare quella maledetta fabbrica di Doflamingo e distruggerla. Aveva capito il piano di Law, deciso a far scontrare il Re delle Cento bestie contro il suo sottoposto, ma c’era qualcosa che sfuggiva alla mente del ragazzo: perché tutta quella voglia di accanirsi contro Doflamingo? Sembrava quasi personale e lui sapeva bene quanto le faccende personali potessero influire sulle decisioni, prese anche avventatamente.
Avrebbe parlato con Law una volta da soli, ma adesso la priorità era un’altra.
«Non—…Luffy-senpai! Non si può uscire da qui!» balbettò la cresta verde prima di riprendere a piangere abbracciandosi al fratello minore.
«COSA?! Che significa che non si può uscire da qui?» chiese Ace stordito da quella notizia, anche se in realtà aveva intuito tutto e la cosa non lo sorprendeva più di tanto.
«Le—… le sbarre, Ace-senpai!»
Ma sì, era ovvio. Le sbarre del colosseo erano fatte di Algamatolite, ma forse lui, con il suo Pugno di Fuoco, sarebbe stato in grado di distruggere una parete e buttare giù quel posto, attirando l’attenzione più di quanto fosse necessario. Iniziò così a camminare avanti ed indietro per quella sala buia, la cui unica fonte d’illuminazione era una delle torce appese al muro. La situazione non prometteva niente di buono e la terribile idea che forse erano entrambi caduti in una trappola di Doflamingo iniziò a farsi strada in Ace. Possibile che erano stati tanto sconsiderati da cadere nella rete di quel maledetto Doflamingo?! Ebbene sì.
Sollevò leggermente i finti occhiali da vista, strofinando il palmo della mano contro l’occhio, in modo tale da asciugare il sudore che provocava il fastidioso elmo.
Ed allora dei passi quasi impercettibili, lo costrinsero a fermarsi.
Erano rimasti solamente in tre nella grande sala del Colosseum e nessuno di loro sapeva come uscire senza farsi notare, anche perché di li a poco sarebbe iniziato il round finale che vedeva lo scontro con uno dei generali di Doflamingo. Maledizione, li avrebbero cercati perché erano loro i protagonisti dell’incontro.
Così mentre Luffy cercava di estorcere informazioni ad un Bartolomeo sognante, che non sembrava saper niente ma che continuava a ripetere i loro nomi, una presenza si fermò alle spalle di Ace.
Il ragazzo era già pronto a cambiare tono di voce, usando quello di Ave, per intimare a quella persona di allontanarsi da li, in modo da poter pensare con più tranquillità, ma voltandosi si ritrovò faccia a faccia con la più inaspettata delle persone.
Le labbra schiuse, ma coperte dai baffi, si spalancarono in un’espressione di totale sorpresa, che lo pietrificò, impedendogli di pensare lucidamente per qualche istante. Luffy, che doveva aver percepito anche lui la nuova presenza, smise di strattonare Bartolomeo ed allora si voltò nella stessa direzione che stava fissando Ace.
I capelli biondi e scombinati erano vagamente più lunghi del loro ultimo incontro, avvenuto in circostanze non esattamente piacevoli circa due anni prima. Il sorrisetto da schiaffi, oltre che palesemente soddisfatto, era inconfondibile. La cicatrice era sempre al suo posto, rendendo quel viso unico. Ed il tubo. Il suo fidato tubo, era stretto in mano.
Anche lui indossava un mantello ed un elmo, forse perché aveva deciso di passare inosservato li in mezzo, accompagnati dai baffi finti e gli occhiali da sole.
Né Ace né Luffy avrebbero avuto problemi a riconoscerlo anche sotto montagne di vestiti, perché il legame che univa i tre fratelli era qualcosa di inscindibile. Si erano ritrovati a brindare da piccoli decretando di essere fratelli e da allora nessuno dei tre era mai venuto meno alle promesse che si erano fatti. Si guardavano le spalle a vicenda, anche nei momenti più improbabili.
Il loro era un legame che andava oltre il sangue. Erano le anime ad esser legate indissolubilmente.
Avevano promesso di proteggersi da piccoli, di rimanere insieme per affrontare il mondo e le sue mille avventure. Avevano promesso da grandi di continuare ad aiutarsi sempre, anche nelle situazioni più difficili, perché era così che sarebbe andata.
Ace. Sabo. Luffy. Nessuno di loro avrebbe mai abbandonato gli altri.
Ed ecco che quando ogni speranza sembrava esser andata in fumo il biondo aveva fatto la sua apparizione, pronto a salvare i due fratelli minori, per l’ennesima volta. Ace era in debito con lui per tanti motivi, ma soprattutto per quello che era successo a Marineford. Senza il suo intervento miracoloso probabilmente lui e Luffy sarebbero morti. Gli doveva la vita e questo Sabo lo sapeva, ma allo stesso tempo il rivoluzionario non glielo avrebbe mai fatto pesare.
«Allora, si può sapere che cosa ci fate voi due qui sotto? Mi distraggo un attimo e vi ritrovo a fare a botte nel colosseo di Doflamingo!» esordì il rivoluzionario muovendo un passo per avvicinarsi ai due.
Ma allora i fratelli esplosero e prima che Sabo potesse fare un altro passo lo assaltarono, nel vero senso della parola. Gli saltarono addosso, pronti ad atterrarlo, mentre tutti e tre si stringevano in un abbraccio, stritolandosi a vicenda. Ci fu un cozzare di metallo, per via degli elmi che andavano sbattendo, le urla di gioia e così caddero tutti e tre a terra, perdendo ognuno una parte del proprio travestimento.
«NON CI POSSO CREDERE!» aveva urlato Luffy allungando il proprio braccio in modo da avvinghiarsi al petto del fratello, che disteso a terra rideva per quella loro reazione.
«Ma tu guarda un po’ chi si rivede!» Ace, invece, era stato più discreto ma gli aveva strofinato i capelli con un pugno, solo per prenderlo un po’ in giro. «In realtà potremmo farti noi la stessa domanda: che ci fai tu qui sotto? Non avevo idea che l’armata dei Rivoluzionari fosse qua a Dressrosa!»
Ace si sistemò i baffi finti prima di rimettersi gli occhiali da vista, ed allora Sabo rivolse ad entrambi un sorriso, accompagnato da una risata sincera e divertita.
«Dunque si vede che lavoriamo bene. Nessuno doveva sapere della nostra missione su quest’isola. Solita prassi da rivoluzionari!» li prese in giro il maggiore dei tre prima di mollare ad entrambi un pugno sulle spalle. «E voi due, invece, ve ne andate in giro a fare a botte senza di me?»
«Dovevamo passare il tempo…» si giustificò immediatamente Ace ricambiando il sorriso del fratello con un ghigno.
«E dovevo dimostrare ad Ace che io sono il più forte!» puntualizzò ovviamente Luffy.
«Tanto lo sapete bene che il più forte sono io!» concluse Sabo assumendo una finta aria seria.
I due mori lo fissarono per qualche istante, scambiandosi uno sguardo altamente scettico di chi non credeva molto a ciò che aveva appena sentito, ed allora entrambi gli diedero in contemporanea un pugno, ognuno ad una spalla.
«Smettila di dire idiozie e spiegaci che cosa ci fai qui, Sabo!»commentò Ace prima di mettersi in ginocchio sulla nuda pietra.
«Questioni da rivoluzionari, ovviamente. Non so se l’avevate notato ma qui a Dressrosa c’è sotto qualcosa di strano e losco…»
«I giocattoli. Decisamente i giocattoli.» borbottò Luffy mentre si sedeva a terra e cercava di riprendere il controllo di sé stesso.
«Oltre la questione dei giocattoli, io mi riferisco a quello che fa a che fare con Doflamingo ed il suo regno!» spiegò allora il rivoluzionario prima di rimettersi in piedi. «C’è molta oscurità e noi vogliamo far luce, così sono venuto di persona per capire che cosa stesse succedendo ed indovinate un po’? Mentre stavo facendo colazione sento la telecronaca del torneo e di come due certi Ave e Lucy abbiano vinto rispettivamente nei loro gironi. Così ho pensato “curioso, io ho due fratelli con nomi molto simili” e Koala mi ha rimproverato dicendo che mi stavo distraendo… ma poi vi hanno inquadrati.» la spiegazione di Sabo, fu molto precisa e dettagliata ma alla fine si ritrovò a puntare le iridi scure verso le figure dei fratelli, additandoli quasi come colpevoli. «Come avete osato presentarvi a questo torneo—… senza di me?!»
Per un attimo, un singolo attimo, Ace pensò che effettivamente Sabo potesse essersi arrabbiato per quello che entrambi avevano fatto, ma sentendo le sue ultime parole si rilassò. Era ovvio che l’avesse presa in quel modo perché la rivalità fra loro tre era sempre stata alle stelle. Ognuno si dichiarava come più forte in assoluto, proprio come quando erano piccoli.
«E’ stata un’idea di Ace!» urlò Luffy, ridendo divertito prima di indicare il maggiore dei tre fratelli.
«Ehi! Andiamo è stato divertente sgranchirsi un po’ prima di affrontare Doflamingo. Sicuramente avrei vinto.»
«Ma che dici, avrei vinto io…»
«Mi dispiace interrompere nuovamente questa discussione inutile perché… avrei chiaramente vinto io… però mi sembrava di aver capito che voi due, geni della fuga, abbiate bisogno di un modo per uscire dal Colosseum senza farvi vedere.» ed allora Sabo li separò, poggiando una mano sulle loro spalle, così anche gli altri due ragazzi si rimisero in piedi annuendo all’unisono per le parole del biondo.
«E scommetto che il secondo dei rivoluzionari ha un piano per farci uscire! Sei sempre così previdente, Sabo!» ghignò Ace incrociando le braccia all’altezza del petto.
«Sabo—… hai ragione dobbiamo uscire perché Traffy e gli altri sono in pericolo. Zoro ci aspetta fuori ma se non ci sbrighiamo potrebbe perdersi un’altra volta.» precisò Luffy cercando di non sembrare eccessivamente preoccupato, perché lui aveva sempre fiducia nei suoi compagni, ma in quel caso non vedeva l’ora di uscire per andare da Mingo.
«Fuori c’è anche la Marina, quindi dovete stare attenti, Luffy! Questa situazione non è da sottovalutare, lo capite, giusto? Oppure vi state di nuovo imbarcando in una situazione folle e suicida senza averci pensato?» li schermì il maggiore dei tre fratelli.
«In realtà quella è una specialità di Rufy. Secondo te perché sono qui? Da quando ho sentito che ha accettato un’alleanza con Trafalgar Law mi sono precipitato per capire che cos’avesse intenzione di fare!» spiegò Ace lanciando uno sguardo di sbieco, da dietro gli occhiali da vista, in direzione di Luffy.
«Non mi piace quel Trafalgar Law… hai fatto bene a raggiungerlo.» gli fece eco Sabo fissando a sua volta il fratello minore, che si sentiva praticamente sotto scacco.
«Trafalino è un bravo ragazzo, abbiamo fatto un’alleanza ed insieme sconfiggeremo Kaido!» spiegò con tutta la tranquillità di questo mondo.
Ed allora Sabo si voltò verso Ace, decisamente non molto convinto.
«Tu continua a controllarli lo stesso, stanno creando parecchi guai nel Nuovo mondo e non so dove quel chirurgo voglia andare a parare. Devo ancora capire i suoi piani.» gli sussurrò stringendo maggiormente il tubo fra le mani.
«Tranquillo, qui ci penso io!» rispose risoluto Ace prima di guardarsi itorno, notando ancora Bartolomeo mezzo morto a terra, forse per la troppa emozione, e così si rivolse nuovamente al fratello. «Quindi, adesso che si fa? Ci stanno cercando sul ring.»

«Dovrete affrontare Diamante, uno dei generali, ma non preoccupatevi. A questo ci penserò io!»
«Ci penserai tu? E come?» chiese immediatamente il minore dei tre fratelli prima di scuotere il biondino, stringendolo per la camicia.
«Secondo te perché mi sono vestito così?» chiese quello in tutta risposta rivolgendogli un ghigno totalmente divertito.
Allora il primo a capire fu Ace, che rispose con un sorrisetto soddisfatto.
«Vedi di non farti troppo male quando salirai sul ring. Ho sentito dire che Diamante ha ingerito un frutto che ha a che fare con le bandiere, ma probabilmente mi sono addormentato a metà discorso.»
«Che premuroso che sei, Ace… o Ave… potevate scegliere dei nomi migliori… comunque adesso se volete seguirmi vi faccio uscire da qui e  poi io mi occuperò della storia del colosseo.» ed allora Sabo si voltò di spalle facendo un cenno ai due fratelli di seguirlo verso il corridoio da cui lui era sbucato. «A proposito, Bartolomeo, anche tu dovrai venire, stanno cercando anche te per il round finale!»
A quelle parole il Cannibale, dai capelli verdi, s’alzò immediatamente animato da una nuova linfa vitale provocata da ciò che aveva appena detto il rivoluzionario. Ace sogghignò ancora una volta nel vedere l’espressione imbambolata di quel tipo, che a tratti faceva anche paura, magari sarebbe stato anche divertente provare a testare il proprio pugno di fuoco contro una delle sue barriere. Ma non era quello il giorno.
Così Ace iniziò ad incamminarsi al fianco dei suoi due fratelli, sorridendo in silenzio e rimembrando i bei vecchi tempi. Le bravate fatte insieme. Il brindisi che aveva cambiato la loro vita.
Nonostante l’istinto e l’adrenalina gli suggerissero di continuare quel maledetto torneo Ace sapeva che c’era altro da fare, specialmente vista l’espressione preoccupata che aveva al momento il fratello minore. Sapeva bene quanto ci tenesse ai suoi compagni, quanto legati fossero tutti quei ragazzi con strane storie alle spalle, e lui stesso avrebbe fatto di tutto per il bene del fratello. Di Sabo non doveva preoccuparsi più di tanto, visto il ruolo che ricopriva ed anche perché alla fine dei giochi era lui quello che giungeva a salvare il fondoschiena  a lui e Luffy.
Ecco chi erano quei tre ragazzi. Erano dei fratelli che non si sono mai persi di vista. Tre anime destinate a rimanere fianco a fianco nei momenti belli ed anche in quelli brutti. Tre sognatori che avevano deciso il loro futuro quando erano ancora piccoli e pieni di sogni. Tre ragazzi che avrebbero portato avanti i loro desideri anche a costo della vita.
Un rivoluzionario che inseguiva la libertà a qualsiasi prezzo, ripudiando le proprie origini. Un pericolosissimo comandante che aveva trovato nel mare  e nel fuoco la sua vera essenza e la sua strada. Un futuro re che non lasciava indietro nessuno e che non si sarebbe mai arreso.

Ecco chi erano quei tre.

   
 
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