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Autore: xX Eris Xx    01/09/2017    0 recensioni
Lyra ha un dono. Un dono che si trasmette di generazione in generazione. Un dono che molti dicono pazzia. Un dono che le ha causato molto dolore... al punto da considerarlo anche una maledizione. Un dono che continua a crescere, portandola a sentire più di quello che dovrebbe...
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lyra salì velocemente le scale, entrò nella sua camera e chiuse la porta a chiave. Espirò con forza appoggiando la fronte allo stipite e chiuse gli occhi; si voltò e, guardandosi intorno, ebbe una strana sensazione: quella stanza, prima accogliente e allegra, ora le sembrava estranea e troppo colorata.
Con un ultimo irato sguardo, iniziò a strappare i poster dalle pareti e a buttare via tutti i peluche presenti su mobili e letto. Dopo una decina di minuti la ragazza si fermò per ammirare la sua “opera”: vi erano pezzi di carta ovunque e i peluches fuoriuscivano dal minuscolo cestino per riposare tutt’intorno; da un certo punto di vista la stanza era peggio di prima, ma Lyra si sentiva molto più a suo agio: era così che si sentiva dentro… sottosopra e vuota come quelle pareti senza poster. Nel caos creato, la ragazza recuperò una foto incorniciata: erano lei e sua madre, prima che lei partisse per il college; sorridevano entrambe felici per quel grande traguardo. Pochi secondi e quella foto volò dalla parte opposta della stanza per poi frantumarsi contro il muro.
Il rumore fu udito da Amy, la governante, che iniziò a singhiozzare per l’enorme dolore suo e della padrona. Si asciugò rapidamente le lacrime quando Duncan entrò in casa e ricominciò a preparare il pranzo.
L’uomo notò il rossore degli occhi della donna, ma non fece tempo a parlare perché Lyra, sbattendo violentemente la porta dietro di se, corse velocemente fuori di casa dicendo: -Vado a fare un giro.-
Duncan la guardò allontanarsi ed emise un sospiro di rassegnazione.
Lyra oltrepassò le scuderie ma si fermò poco più avanti, si voltò e fece un lungo fischio; dall’edificio uscirono due bellissimi dobermann che si avvicinarono a lei trotterellando.
-Caos! Maia! Alt!- all’ordine i due cani si fermarono. -Seduti!- e si sedettero.
La ragazza si mise la mano in tasca ed estrasse due caramelle. -Bravi piccoli, venite qui!- e, guaendo felici, i due colossi corsero a prendere il premio dalla padrona e iniziarono a leccarle la faccia.
-Basta!- si alzò in piedi e si incamminò per la strada. -Andiamo?- disse rivolta ai cani che presero a seguirla.
Camminò per molto tempo. Doveva pensare… in tutto quel trambusto non era ancora riuscita a pensare. A sua madre, a suo padre, a se stessa… Cosa doveva fare? Come mandare avanti la pensione-maneggio già lo sapeva, sua madre le aveva spiegato ogni cosa e, da quando aveva compiuto diciotto anni, ne gestiva già una buona parte da sola. La parte finanziaria non era un problema: tra gare, lezioni di equitazione e altri introiti poteva quasi navigare nell’oro, e poi sarebbero arrivati anche i soldi dell’assicurazione.
Ma lei… Cosa doveva fare? Piangere? Ridere? Arrabbiarsi? Cosa?!
Tutto ciò che riusciva a pensare era che era stata colpa sua…
Caos parve capire la sua confusione e le diede un piccolo colpetto con il muso sulla mano. Lyra si fermò e sorrise all’animale, accarezzandogli la testa.
-Che c’è Caos? Sei triste?- il cane emise un piccolo guaito e abbassò la testa. Il sorriso della ragazza scomparve ma continuò ad accarezzarlo. -Tranquillo. Io sto bene.- Caos, per niente convinto, emise un altro miagolio e si allontanò.
La passeggiata continuò ancora per qualche tempo, poi Lyra richiamò i cani e riprese il cammino verso casa. Dopo pochi metri però, i due animali emisero un profondo ringhio in direzione della strada sterrata che conduceva alla sua tenuta; lì, fermo, proprio nel mezzo, c’era un ragazzo con una cartina in mano che cercava in tutti i modi di orientarsi. Vicino a lui c’era la sua moto e sulla sella vi aveva appoggiato il casco.
Nel sentire il ringhio, il giovane sollevò lo sguardo e la sua bocca si aprì in un sorriso alla vista della ragazza. Finalmente aveva trovato qualcuno che poteva indicagli la strada!
Iniziò ad incamminarsi verso di lei ma si fermò appena i due cani iniziarono ad abbaiare; cominciò a indietreggiare e si chiese come facesse lei a non avere paura di quelle due belve feroci. La risposta gli arrivò subito. Lyra avanzò e con una carezza sulla testa ed un semplice -Buoni…- calmò i due animali che ripresero a trotterellare per i campi.
-Hai bisogno di aiuto?- lo sollecitò lei quando gli fu vicina.
-Ah… ecco…- era molto stupito dall’accaduto. -Ma come hai fatto?- chiese con curiosità.
Lyra non capì subito e, quando lui le indico i cani, lei ribattè. -Io non ti ho visto come una minaccia, loro si fidano di me… ma posso sempre richiamarli.-
-No, no! Posso assicurarti che non ce ne sarà bisogno!- continuò preoccupato il ragazzo.
-Vedo che ti sei perso.- costatò Lyra indicando la cartina.
-Sinceramente non lo so. Devo andare a Gallager’s Home e mi avevano detto che era da queste parti, ma è più di mezzora che viaggio su questa stradina senza vedere alcuna tenuta. Devo sicuramente aver sbagliato strada!-
-Non hai sbagliato strada, dalla città alla tenuta ci vuole quasi un’ora e mezza di macchina. I terreni della tenuta sono molto vasti.- rispose divertita.
-Vuoi dire che mi aspetta circa un’altra ora di strada?!- al segno affermativo di lei emise un gemito.
-Mi dispiace… comunque sto tornando là, se non ti dispiace far aumentare la tua ora a circa due e portare la moto a mano.-
-Tu abiti là?- si informò quasi con paura.
-Si. Su, andiamo!- lo incitò ridendo della sua espressione di totale stupore.
Appena si riprese, il giovane, per quanto gli fosse possibile, corse dietro a Lyra e si presentò.
-Visto che mi hai salvato vorrei almeno presentarmi.- tese la mano reggendo col corpo la moto. -Il mio nome è Dale, Dale Ashton Holker.-
-Lyra, Lyra Gladys Gallager.- dichiarò stringendo la mano.
-Gallager? Come Gallager’s Home?- continuò lui sempre più stupito, ma questa volta l’espressione e il tipo di stupore era diverso dal precedente, come se qualcosa lo incuriosisse.
-Si, sono la proprietaria.- rispose ridendo.
-Io sapevo che la tenuta apparteneva ad una certa Faith Gallager, siete parenti?- appena finito di pronunciare quella frase, Dale si rese conto di aver toccato un argomento spinoso. Il volto delle ragazza divenne cupo e il sorriso si spense lasciando posto al gelo.
-Era mia madre… è morta quattro giorni fa…- Lyra si voltò per cercare i due cani che individuò vicino ad un albero.
-Forse è meglio se tu continui da solo. Non è giusto che ti faccia faticare così. La tenuta è sempre dritto lungo la strada.- si incamminò verso i cani senza più rivolgergli una parola.
-Caos, Maia! Andiamo!- chiamò a gran voce. Il ragazzo si sentì in colpa per l’accaduto, ma si rese conto che non avrebbe potuto fare nulla per rimediare; non la conosceva e non conosceva la sua storia. Pensò che fosse meglio continuare, così prese la sua moto e partì, destinazione Gallager’s Home.
  
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