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Autore: mughetto nella neve    01/09/2017    1 recensioni
"Più il tempo passa e più Tony si sta convincendo che questi lo lascia partecipare alle lezioni perché la sua mediocrità nel disegnare lo intenerisce. Magari c’è bisogno di uno come lui a lezione: serve una schiappa che faccia sentire gli altri più bravi."
[ HighSchool!AU | Teacher!Steve | Stony ]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Autore: mughetto nella neve [ AO3 - WW ]
Fandom: The Avengers
Personaggi: Tony Stark, Steve Rogers; [citati] Natasha Romanov, James Rhodes, Bruce Banner
Coppia: Tony/Steve
Generi: Introspettivo, Sentimentale
Avvertimenti: HighSchool!AU
Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Back to School” a cura di Fanwriter.it!
Numero Parole: 1864 parole
Prompt/Traccia: Studente!A ha una cotta per Insegnante!B



Il suo cane ha la testa che è due volte il corpo. Tony sbatte le ciglia per qualche istante. Se ne è reso conto mentre sta a metà della colorazione. Allontana il pennello dalla tela ed osserva quello strano ibrido che, fino ad un minuto prima, è stato fonte di grande orgoglio. Per un attimo si è illuso: ha davvero creduto di saper disegnare e che quest’ultimo lavoro non avrebbe fatto piangere dal ridere i suoi compagni di classe. 
Osserva il muso del cane con l’espressione di un padre tradito dal proprio figlio. A guardarlo meglio ha anche gli occhi asimmetrici. Sospira, definitivamente sconfitto, e posa il pennello sul tavolo.
Passa una mano sulla mandibola, massaggiandola. Pensa sul da farsi: se fa in fretta, può prendere la vernice nera dall’armadio e passarla sulla tela, può coprire quel disastro col nero ed inventarsi un altro disegno astratto che tanto pare piacere al professore. 
Si guarda attorno. Gli studenti sono presi dal completamento delle loro opere, consapevoli che ormai la lezione sta per terminare; se si sporge un poco può vedere ciò che la Romanov sta finendo di dipingere, un paio di pappagalli sapientemente ritratti ed ora lentamente colorati. Tony osserva il suo cane e lo trova ancora più brutto. Si gira, quindi, verso l’armadio e silenziosamente tira fuori la vernice nera. Si guarda, di nuovo, in giro. Nessuno lo sta guardando. Prende a rovistare nel mobile, in cerca di un pennello abbastanza grande da riempire la tela di nero in poche passate. Lo trova nascosto sotto un paio di volumi sull’impressionismo e, con fretta lo afferra e pulisce la punta dalla polvere accumulata.
La campanella suona ed i suoi piano vanno immediatamente in frantumi. La tensione che ha sulle spalle improvvisamente svanisce, tanto che si scopre a ciondolare esausto mentre il resto della classe velocemente consegna i propri lavori al professore. Osserva la vernice nera tra le sue mani e, con un sonoro sbuffo, la sistema di nuovo nell’armadio con il pennello sopra.
Gli studenti borbottano: c’è chi parla del proprio doposcuola, chi dei compiti che deve fare per l’indomani e chi della partita di football che andrà a vedere nel fine settimana. Tony si passa una mano tra i capelli e respira lentamente. Sta ancora guardando la vernice nera. Forse, se si fosse reso conto prima dell’orrore che aveva creato, sarebbe riuscito ad usare la vernice – anche se probabilmente i compagni lo avrebbero notato con maggiore facilità, dato che non erano presi dal rifinire i loro disegni. Non lo saprà mai. Si gira, quindi, e fa per tornare a posto quando nota un’ombra vicino al suo cavalletto.
Il professore sta davanti alla tela ed osserva in silenzio il suo lavoro. 
Gli volta le spalle, quindi gli è impossibile capire che espressione stia facendo in questo momento; Tony è, però, convinto che l’uomo stia già ridendo di lui. Trattiene un poco il fiato, faticando ad ingoiare la saliva che riempie la sua bocca, e li si accosta in silenzio.
L’altro si fa un poco a sinistra, quasi a volerlo fare avvicinare ancora di più: « Stai migliorando tantissimo, Tony! Questo ti è venuto davvero bene! »
Steve Rogers sorride e quella lucentezza nello sguardo quasi lo convince che sia sincero. Guarda di nuovo il cane – che si sembra sempre più storto e orribilmente macrocefalo – e mentalmente da all’uomo del pessimo bugiardo. Il cane pare guardarlo con pena, quasi a pregarlo di volergli bene e di non farlo finire nel cestino assieme agli altri precedenti tentativi. 
« Ha la testa più grande del corpo » comincia, abbozzando un’espressione schifata. Se è abbastanza bravo nel commiserarsi forse il professore gli lascerà tenere la tela e, almeno questa volta, eviterà l’umiliazione pubblica.
« Si, ma non è sgraziato » parla ancora l’uomo, non volendosi arrendere all’evidenza. Gli sorride, ma Tony non ricambia. Steve, quindi, fa vagare il dito sul volto della bestia – indicando più precisamente il suo sguardo pietoso. « Gli occhi ti sono venuti molto bene, per esempio. Sembrano davvero quelli di un cane! Mi piace anche il colore che hai usato. »
« Sono asimmetrici » brontola l’alunno, distogliendo poi gli occhi dal disegno. Cerca la propria cartella e la trova stipata sotto il banco. Si piega e la raccoglie con fretta. Di certo, il professore insisterà nel tenere la tela e l’indomani a lezione tutti sapranno del suo ultimo scempio.
Come ha fatto a ridursi in questo modo? L’anno prima ha portato alla vittoria la squadra dei Matematici ai campionati di stato ed ora si ritrova ad arrancare per la sufficienza nella classe di arte. Non avrebbe dovuto iscriversi a quella classe. Aveva ragione Rhodes: lui e l’arte non andranno mai d’accordo. Tony può smontare e rimontare il più vecchio e complesso computer, risolvere equazioni in dieci secondi e perfino tenere testa a Banner durante le lezioni di chimica; ma quando si tratta di tenere in mano un pennello diventa improvvisamente un bambino di quattro anni con in mano dei pennarelli. Ci manca solo che Rogers, alla prossima lezione, chieda di fare un paesaggio e Tony ritragga il sole con un bel sorriso in viso! Si sente un idiota.
Steve Rogers afferra la tela e si muove verso la scrivania. Tony continua ad osservare con occhi sempre più carichi d’odio quel cane che pare implorare di avere vita salva, salvo poi concentrarsi sul viso dell’altro uomo. Sorride, il professore. Gli trasmette, in una certa misura, serenità. Più il tempo passa e più Tony si sta convincendo che questi lo lascia partecipare alle lezioni perché la sua mediocrità nel disegnare lo intenerisce. Magari c’è bisogno di uno come lui a lezione: serve una schiappa che faccia sentire gli altri più bravi.
« L’arte non è solo simmetria e bilanciamento » parla d’improvviso Steve, accostando la tela del ragazzo a quella degli altri compagni. Si volta verso di lui, per accertarsi che lo stia ancora ascoltando. « Molti artisti hanno dato vita ad opere che infrangevano i comuni canoni di bellezza ed è per questo che li ricordiamo! C’è chi ha rappresentato la parte più povera della società, chi ha dipinto servendosi di colori nuovi, chi dipingeva all’aria aperta, chi con tecniche mai utilizzate! »
« Tipo Picasso? » domanda Tony, alzando un sopracciglio confuso.
« Tipo Picasso » incalza l’uomo, sorridendogli con entusiasmo. Sembra un bambino intento a parlare del suo cartone animato preferito. I suoi occhi brillano di un luce pura, tanto che Tony non se la sente di condividere la sua opinione su quell’artista in particolare. Steve Rogers si fa vicino alla cattedra e vi si accosta, volgendo però il viso verso Tony. « Ma non solo lui! Tutto il Novecento vanta artisti che hanno rielaborato il mondo attorno a loro in soluzioni geniali e mai viste prima! »
C’è silenzio nella stanza. Qualche studente sta ora passando nel corridoio, tanto che Tony gli lancia una breve occhiata salvo poi tornare subito ad osservare il professore d’arte. L’uomo lo stava ancora guardando mentre sta appoggiato con entrambe le braccia a quella vecchia scrivania. Tony guarda il suo viso e si domanda perché un tipo del genere – che avrebbe potuto tranquillamente fare il modello di Intimissimi per tutta la vita – ha deciso di fare l’insegnante. Non ha senso. Steve Rogers sembra uscito da una rivista: capelli biondi, fisico scolpito, occhi chiari e quel sorriso da bravo ragazzo che lo ha già portato a scalare le classifiche di Uomo Più Sexy della Scuola. Quanti anni ha? Può davvero insegnare un uomo così bello e giovane? Se la classe d’arte vanta così tante iscrizioni quest’anno – tra cui anche la sua – è solo opera di quel bel faccino e di quella voce calma e ferma con cui è solito spiegare.
L’uomo si passa una mano sul viso e prende un bel respiro. Sembra che qualcosa sia appena tornata alla mente e, a giudicare dall’espressione che fa, non è particolarmente piacevole. Tony stringe un poco la presa al proprio zaino che lascia ancora mezzo per terra.
« Il Professor Pym mi ha detto che l’anno scorso hai brillato nei Campionati della Matematica. La foto che sta nel corridoio è quella della vostra squadra, non è vero? Siete stati davvero bravi! » parla l’uomo, mostrando un sorriso – ora palesemente falso e forzato. Tanto che Tony storce un poco la bocca e si guarda in giro, cercando di dissimulare simile fastidio. Steve si stacca dalla scrivania e torna ad avvicinarsi. « Posso farti una domanda, se non è troppo indiscreta? » 
Tony scuote semplicemente le spalle perché tanto sa che domanda sta per fargli. Non è ancora diventato uno stupido. Nemmeno la folgorante bellezza di Steve Rogers può ridurlo in simile stato.
« Perché non sei tornato nella classe di Pym? Cosa ti ha spinto ad unirti a questo corso? »
Steve Rogers lo guarda dritto negli occhi e Tony è troppo preso da simile visione per realizzare quanto gli sia realmente vicino. Quell’uomo è più alto di lui e le sue iridi sono di un azzurro così chiaro da ricordare il cielo. Osserva il viso di Steve, quella pelle chiara e gli zigomi in carne. Passa poi lo sguardo sulle cortissime ciocche di capelli bionde che sfiorano appena la fronte corrucciata.
Il suo viso prende fuoco ed il cuore si accartoccia nel proprio petto, creando in lui uno spasmo.
« Tu » parla con un filo di voce, tenendo gli occhi fissi su di lui. « Mi hai spinto tu »




~Il Mughetto dice~
But no homo, gente. 
Scherzi a parte, è bello tornare in questo fandom dopo un’estate passata tra otite e febbre. 
Inoltre, sì, con la sessione di settembre che si avvicina non c’è niente di meglio che unirsi ad un contest scolastico in ricordo di quel bel tempo speso (inutilmente) al liceo!
Non mi sono mai innamorata di un mio professore quindi raccontare la cotta di Tony per Steve è stato un pelino difficile. Ci ho pensato a lungo, ma a conti fatti penso di essere soddisfatta. Questa storia non vuole essere uno studio su un personaggio o su di una coppia (come poteva essere la precendente storia sulla FrostIron), ma più un desiderio di inserire in un contesto scolastico questi due cari fanciulli che non vogliono saperne di darmi una gioia.
Mi è piaciuto scrivere di Steve come insegnante d’arte. Penso che sia uno di quei tipi che è super appassionato in quello che fa ma che, se provi a fare casino durante la sua lezione, ti mette in riga che gulag levate. Tony – invece – è, sì, un genio della matematica, della chimica, dell’informatica e di tanta altra roba che non ti farà mai scopare ma, fondamentalmente, è un adolescente che si prende una gran bella sbandata per l’insegnante di una materia che non padroneggia. 
Questa sarebbe potuta essere una divertente long scolastica, ma ho preferito renderla una breve shot così da lasciarvi col fiato sospeso perché ho altro da fare.
Grazie per aver letto questa storia, spero vi sia piaciuta, lasciate un commento e buon ritorno al liceo (se ancora ci siete intrappolati)!
  
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