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Autore: Crissy_Chan    01/09/2017    4 recensioni
"La strega riuscì a fuggire nel bosco, maledicendo gli abitanti. Da allora, chiunque cercasse di catturarla, non faceva più ritorno. Oppure, se tornava, moriva nel giro di poche ore per il poco sangue che gli rimaneva in circolo. La città venne dunque chiamata "Scary City" e col tempo gli abitanti se ne dimenticarono. Ma ricordiamoci che la strega è immortale e detesta essere ignorata"
Genere: Avventura, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli alberi attorno al sentiero erano prevalentemente querce, molto alte. La luce filtrava tra le foglie e ogni tanto un usignolo volava da un ramo all’altro. Dorian proseguì per un po’, inoltrandosi sempre più in fondo. Pedalando, la vegetazione si faceva più fitta e socchiuse gli occhi cercando di vedere dove stesse andando.

All'improvviso Dorian spuntò fuori da un cespuglio e venne colpito da una luce molto forte. Frenò di colpo e mise il piede a terra. Ci vollero un paio di secondi per riprendere la vista e rendersi conto di trovarsi al centro della selva. Lo spazio aperto era circondato dalle querce, disposte simmetricamente in ordine. Il corvino alzò lo sguardo e intravide il cielo azzurro e il sole che picchiava forte. Sembrava quasi la visione di un oculo.

Scese dalla bici lasciandola a terra. Guardò avanti e proseguì verso una vecchia casa disabitata che si ergeva in mezzo allo spazio. L’abitazione era molto rovinata, l’intonaco grigio era per metà caduto e mancavano varie ante alle finestre. Si fermò davanti ai gradini che portavano a una grande porta di legno scuro, quella d’ingresso.

La guardò a lungo: era stranamente intatta e quasi nuova e divisa in quattro compartimenti, in ciascuno dei quali era intagliato nel legno uno stemma che non aveva mai visto prima di allora.

Curioso” pensò.

Stava per mettere piede sul primo gradino, quando il silenzio venne squartato da un grido di terrore disumano. Dorian impietrì e spalancò gli occhi. Ebbe un nodo allo stomaco e buttò fuori l’aria, mettendosi poi a correre sui gradini. Spinse più e più volte la porta, ma non si apriva. Caricò e vi si lanciò contro di spalla, mettendoci tutta la forza che aveva in corpo.

La porta si aprì verso l’interno e Dorian perse quasi l'equilibrio. Uno sgradevole odore di morte gli impregnò le narici, facendogli venire il voltastomaco. Non aveva mai sentito un odore tanto rancido. Tossì e dovette bloccare i conati di vomito che minacciavano di far uscire fuori la sua colazione.

Si fece coraggio proseguendo nell’atrio della casa, ma inciampò contro qualcosa, cadendo rovinosamente col viso a terra e gemendo di dolore.

Si portò la mano sul naso dolente ed aprì gli occhi, ritrovandosene contro altri due eccessivamente spalancati, dalle iridi bianche. Gli si mozzò il fiato per la macabra sorpresa ma, vedendoli fermi, riuscì a tranquilizzarsi.

Fece perno sugli avambracci per tirarsi su, portando le ginocchia al petto. Vicino a lui giaceva una donna, i cui pochi capelli che le rimanevano in testa erano di un grigio sbiadito. La bocca spalancata mostrava le due arcate dentali: alcuni denti mancavano e quelli rimasti erano ingialliti ed ammaccati. I vestiti che portava, gonna e maglione, erano strappati e sporchi di terra mista a sangue.

Distolse inorridito lo sguardo dal cadavere e chiuse gli occhi. Scosse la testa cercando di togliersi dalla mente l’immagine appena vista e si incamminò con passo incerto attraverso la hall. Oltre al corpo di prima, più avanti, ce n’erano altri tre uno sopra l’altro e alla vista di questi si tappò il naso d’istinto.

Cominciò a correre veloce. Il pavimento del corridoio che stava attraversando era coperto da un tappeto di raso rosso e circa una ventina di dipinti erano attaccati alle pareti, disposti parallelamente uno di fronte all’altro. Ritraevano persone serie tra cui uomini, donne e bambini. Era molto strano che i quadri fossero puliti e i muri grondassero di sangue e interiora. Dorian bloccò un'altro conato di vomito.

Appena uscito dalla hall entrò in un’ampia camerata. Era illuminata da un candelabro a tre bracci posto in mezzo alla stanza e attorno, sul parquet di legno, era stato disegnato un enorme cerchio rosso, all’interno del quale le linee rette tracciate formavano una stella a cinque punte. Sulla circonferenza del cerchio c'erano varie scritte, forse ideogrammi di una lingua antica, che il corvino non conosceva.

Aggrottò la fronte. «Un’evocazione... » la voce gli morì in gola ed il battito cardiaco accelerò per la paura.

Stella a cinque punte inscritta a un cerchio… era il simbolo di Satana. Cercò di non pestare i segni rossi sul parquet e salì le scale dietro il candelabro. Cominciarono a sentirsi spari a raffica.

Dorian fu percorso da un brivido lungo la spina dorsale ed affrettò il passo, anche se una parte di lui voleva assolutamente tornare a casa a mangiare un cornetto, nonostante la voglia di vomitare.

Corse, ma sembrava che gli scalini non finissero più. Salì l’ultimo gradino e guardò verso il basso: il pavimento luccicava per via di un strano liquido che lo ricopriva. Il ragazzo osservò meglio e notò che c’era un lago di sangue.

«Oh, ma che ca-».

Non finì la frase e fece un passo indietro, cercando di non affondare le scarpe da ginnastica nel rosso.

L’odore di morte si stava facendo ancora più intenso e cominciava a non sopportarlo più. Portò un braccio sul naso e sulla bocca e voltò la testa da tutte le parti, in cerca di una parte di parquet ancora pulita. Niente da fare.

Sospirò, camminando con cautela e cercando di non sporcarsi ulteriormente o scivolare. La pozza conduceva davanti a una porta di legno scuro trasandata, lasciata semiaperta.

Giunto davanti all’uscio, come per magia, le urla e gli spari cessarono. Dopo un po' il silenzio si fece assordante. Deglutendo rumorosamente, spinse con cautela la porta, che emise un scricchiolio sinistro.

In mezzo alla stanza c’era una ragazza, magra e dalla pelle troppo bianca. I lunghi capelli rossi sfavillanti le ricadevano lisci sulla schiena. Indossava una canotta, dei jeans e delle scarpe da tennis neri. Respirava a fatica e Dorian notò che era ricoperta dalla testa ai piedi di piccole chiazze di sangue e i vestiti erano leggermente strappati.

Guardò ai piedi della rossa notando la moltitudine di corpi deturpati e accatastati uno sopra l’altro. La ragazza si voltò di scatto verso di lui, restando immobile. I suoi grandi occhi gialli avevano una pupilla spaventosamente allungata, simile a quella di un gatto.

Inarcò un sopracciglio, roteando sull’indice il grilletto della pistola nera che aveva con sé.

«Sei in ritardo» la sua voce era spaventosamente tranquilla e bassa, ma piacevole da sentire. «Oh, ti prego, non vomitare» fece una smorfia, vedendo il viso pallido di Dorian.

Il corvino rimase a bocca aperta, senza dire una parola. Lei chiuse gli occhi per una manciata di secondi e, riaprendoli, si tinsero di nocciola, facendo ritornare la pupilla normalmente rotonda. Lui la guardò attentamente, affascinato.

«M-Mi dispiace, Evelyn» bofonchiò. Non si sarebbe mai abituato alla sua trasformazione.

«Hai una guancia che sanguina» gli disse tranquillamente, piegando la testa da un lato. Abbassò l’avambraccio e strinse la pistola nel palmo.

Dorian sgranò gli occhi e si portò istintivamente una mano sulla gota. Sentì qualcosa di umido ed abbassò il braccio, guardando velocemente il palmo.

Sangue.

Chiuse gli occhi, cercando di resistere all’impulso di tossire per il ribrezzo. Cavolo, quella mattina aveva provato così tante emozioni che credeva di non riuscire più ad arrivare a fine giornata tutto intero o psicologicamente sano.

Sussultò. Mentre teneva gli occhi chiusi, la rossa gli si era avvicinata silenziosamente come un gatto. Aprì gli occhi blu e incontrò quelli nocciola di Evelyn.

«Non sei ferito, sarà il sangue di una di queste fecce» indicò i corpi inermi intorno a lei e sorrise compiaciuta, dandogli le spalle e tornando in mezzo alla stanza.

 


Salve popolo! Eccomi qui con un nuovo capitolo :)
Ho introdotto la nostra Evelyn, la seconda protagonista. Interessanti i suoi occhi, eh? ;)
Spero vi sia piaciuto e vi ringrazio di essere arrivati fino a qui! Recensite, per favore!!!
Alla prossima :)

Cri

   
 
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