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Autore: _Cersei_    02/09/2017    1 recensioni
«Siamo in pericolo, John»
«Sì, lo so.»
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«John?»
«Hm?»
«Morirei per te, lo sai questo, vero?»
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Sherlock e John, John e Sherlock. Sempre loro due, il loro amore, il loro legame. Ma cosa succederà se nel frattempo Moriarty sta complottando per distruggere e uccidere Sherlock nei modi più orribili possibili?
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Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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John stava camminando per strada, con passo svelto e controllato. Stava tornando all'appartamento, quello che da ieri sera ormai era il loro appartamento. Stava ripassando con la mente la scorsa notte, accorgendosi troppo tardi di sorridere come un ebete.

John era seduto sul divano, con le gambe tirate su contro il suo petto. La tazza di caldo in mano, una coperta contro il freddo sulle spalle. Sherlock, di fronte a lui sulla sua solita poltrona, nella sua stessa posizione, è perso nel suo palazzo mentale, con lo guardo fisso sul viso di John. Quest'ultimo si sentirebbe in imbarazzo, ma sa che è invisibile in quel momento per il suo coinquilino, probabilmente perso in un altro enigma sul ritorno di Moriarty.
John cambia svogliatamente canale su un reality show di poco conto.
«John» si sente chiamare ad un tratto.
John rivolge lo sguardo all'uomo che ha seduto davanti a . Capelli neri e scompigliati in tanti riccioli, occhi azzurri, freddi e calcolatori che potrebbe scommettere, solo lui ha visto illuminarsi in sorrisi veri. Zigomi affilati e in bella vista.
«Hm?» chiede John, osservando il viso del suo amico.
«Siamo in pericolo, John» esorta Sherlock, accarezzando il suo nome.
Solo una costantazione, non un'allerta.
«Sì, lo so
Silenzio.
«John.»
«Sì, Sherlock
«Ogni momento potrebbe essere l'ultimo, potremmo essere presi alla sprovvista
«Lo so
«Se avessi la possibilità, prima di morire di dire e fare tutto quello che non hai mai detto o fatto per paura, lo faresti
«Certo» risponde il dottore, senza esitare.
Altro silenzio.
John si alza per mettere via la tazza e quando si volta, trova Sherlock in piedi, lo sguardo a terra.
«John, devi sapere che non sono mai stato capace di dire certe cose. Il mio modo di pensare freddo e distaccato mi ha sempre impedito di pensare o volere certe cose ma.. John, poi sei arrivato tu
John trattiene il fiato e inizia ad avvicinarsi al suo coinquilino, piano, quasi per paura di frantumare quel sogno.
«John, so che probabilmente non sarà la stessa cosa per te ma come hai detto tu, penso che sia meglio rischiare. John Hamish Watson, io ti amo. E..»
Sherlock ispira, brusco. Alza la testa di scatto, guardando John dritto negli occhi avvicinandosi a grande falcate. Fermandosi davanti al militare, lo scruta negli occhi, fin dentro all'anima, mettendolo a nudo, scoprendolo.
John vede la mascella di Sherlock irrigidirsi, scambiando lo stupore e il mutismo per rifiuto.
Sherlock, all'improvviso, gira le spalle a John chiudendosi in se stesso.
«Ti amo anche io» dice John, in ritardo, con voce flebile, insicura.
Sherlock scatta di nuovo, ritornando a guardare John negli occhi.
Quest'ultimo si avvicina al detective investigativo e alzandosi in punta di piedi, poggia un leggero bacio sulle labbra a forma di cuore che tanto lo hanno fatto soffrire.
Sherlock prende il suo John per il maglione, stringendolo a , abbracciandolo, amandolo, prendendolo e facendolo sprofondare dentro tutto quel mare d'amore che entrambi hanno ostinatamente ignorato per anni e anni.

John inizia addirittura a fischiettare, allegro. Non vede l'ora di tornare a casa, dal suo Sherlock.
Quando ad un tratto, il buio.

***

Dolore, tanto dolore. Sangue, tanto, troppo sangue. Viso lacerato, probabilmente. Costole rotte, quasi completamente. Denti rotti, bile e sangue in bocca. Troppa stanchezza per sputare il tutto. Polmone perforato. Fatica a respirare. Una sola parola ha in mente, una sola che lo tiene stranamente ancora in vita.
"Sherlock."
Un'altra sprangata sul viso e John preferisce ricordare.

Mattina presto, Baker Street. Due stanze da letto, solo un letto occupato. Sherlock e John sono abbracciati, uniti come una sola persona, una sola anima, un solo essere. John con il capo adagiato sul petto nudo di Sherlock, respira adagio, nel dormiveglia. Sherlock con le braccia intorno al corpo della sua ancora, del suo uomo, leggere dita che accarezzano la schiena nuda del soldato.
«John?» un sussurro, a malapena udibile.
«Hm?»
«Se ti succedesse qualcosa, io..»
«Shh, Sherlock. Non dirlo, non parliamone
Silenzio.
«John?»
«Hm?»
«Morirei per te, lo sai questo, vero
John non parla, si limita a dare un tenero bacio sul petto bianco come latte del detective.
«John?»
«Sherlock, dormi.»
Silenzio.
«John?»
Sospiro. «Sì, Sherlock
«Mi abbracci
Lenzuola spostate. Baci leggeri. Risate cristalline. Pochi minuti dopo, la stanza da letto al piano terra del 221B di Baker Street è immersa nel silenzio. Sherlock aggrappato e avvinghiato al petto e al corpo di John, del suo John.

***

«John Hamish Watson» esordisce la voce fredda «l'unico punto debole di Sherlock Holmes.»
John è troppo stanco.
"Sherlock."
«Prima di morire voglio essere gentile, hai la possibilità di lasciare un messaggio per il tuo amore.»
"Sherlock."
«Sei pronto, Watson?»

***

Sherlock corre, affannato. Disperazione.
"John" è come un mantra nella sua testa. L'edificio grigio e abbandonato si avvicina più in fretta di quanto vorrebbe.
Ha paura della verità, paura della scoperta.
Sherlock si fionda dentro all'edificio, la luce della torcia che balla sui muri.
Infine, trova la stanza. Quella orribile schifosa stanza.
Un corpo riverso a terra, ormai senza vita. Un corpo amato.
John Hamish Watson è steso a terra, in una posizione scomposta.
Un buco in mezzo alla fronte.
A Sherlock manca il fiato, spera che sia solo un'allucinazione, la accetterebbe al posto della cruda e brutta verità.
Di fronte a John, una sedia. Con una telecamera. Un video.
Sherlock si avvicina contro il suo volere, schiaccia "Play".

John è seduto sulla sedia, legato, impotente. Rotto, spezzato, sanguinante.
«Parla John, parla per lui» ordina, quella orribile voce.
John, chissà come, trova la forza per alzare la testa, aprire gli occhi ormai gonfi. Solo una piccola parte di verde è visibile, ma quella piccola parte basta.
«Sherlock. Io ti am-»
Parole troncate. Vita spezzata. La pallottola arriva da dietro, gli attraversa la fronte. L'obiettivo si sporca di sangue, il video si ferma.

***

Sherlock, con le lacrime salate che gli allagano il viso, prende il cellulare. Chiama l'unica persona di cui sa di potersi fidare, l'unica persona che può e finirà il lavoro.
Uno squillo.
«Da quando chiami invece di mandare messaggi? Cosa è successo?» chiede, la voce sarcastica e divertita di Mycroft Holmes.
«Mi aveva promesso che non l'avrebbe mai toccato. Aveva detto che era solo il nostro gioco.
Lui.. Lui aveva detto che non l'avrebbe mai-» un singhiozzo interrompe la voce del fratello minore.
«Sherlock? Che cosa è successo?» l'ombra d'ansia dentro la sua voce ormai perfettamente udibile.
«Lui aveva detto che MAI l'avrebbe fatto. Sono un idiota. Come ho potuto..»
«Di cosa stai parlando? Sherlock. Che cosa è successo?» panico nella sua voce, voci in sottofondo.
«Lui è-» singhiozzo, verso disumano di dolore «Lui è andato. John è morto. Io non.. »
«Ohmiodio. Sherlock ascolta, resta dove sei, sto arrivando. Sherlock? Cazzo!»
Ma nessuno sta più ascoltando. Sherlock chiude la chiamata e si inginocchia di fianco al suo John, sfigurato, irriconoscibile, morto.
Da' un bacio sulle labbra gonfie e piene di sangue che meno di 24 ore prima ha amato, baciato, avuto.
«John, sto arrivando.»

***

Mycroft si trova sotto una pioggia triste ed incessante. Guanti di pelle stringono il suo ombrello. Altre persone si trovano intorno a lui, ma le ignora. Davanti a lui, una di fianco all'altra, due lapidi nere con due nomi incisi sopra vengono bagnate e sferzate dalla pioggia.
"William Sherlock Scott Holmes" scrive su una e sull'altra, immancabile, "John Hamish Watson".
Un immagine gli si affaccia alla mente.

Due corpi uniti persino nella morte. Le mani intrecciate, come se camminassero insieme contro il loro crudele e triste destino. La testa del fratello minore girata verso John, in un'ultima contemplazione. Il viso ancora umido e gonfio per la disperazione di prima.

Mycroft inspira bruscamente, scacciando l'immagine dalla sua mente.
"Caring is not an advantage. Non ho saputo proteggerti, fratellino. Ma ti vendicherò. Dovesse essere l'ultima cosa che faccio."
Un ultimo saluto alla coppia di sfortunati amanti. Veramente vivi per solo una notte.
Mycroft chiude l'ombrello, lasciando che almeno la pioggia pianga per lui. Un cenno ai suoi uomini e voltando le spalle alla folla, si allontana.

   
 
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