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Autore: Vault boy    02/09/2017    1 recensioni
ciò che avrebbe potuto pensare il solitario abitante del Vault 111 appena uscito dal suo rifugio bicentenario, senza ne moglie ne figlio e vedendo per la prima volta quello scenario apocalittico ormai iconico dell'opera.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: sole survivor maschio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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E adesso mi rendo conto di essere solo, che tutto ciò che mi rendeva orgoglioso di essere uomo, adesso è sparito per l’eternità.
Eccolo, un piccolo puntino blu e giallo in mezzo ad un enorme ed orribile panorama.
La piattaforma saliva verso l’alto sempre più velocemente, facendomi di nuovo uscire dopo tanto tempo. Solo dopo avrei saputo che restai lì per più di 200 anni.
Il sole era forte, ma non fu quella luce a far sì che i miei occhi si riempissero di lacrime, bensì la visione di un mondo lacerato e raso al suolo. Lo stesso mondo che lasciai verde e rigoglioso, dove le abitazioni e le persone fiere di vivere si perdevano a vista d’occhio.
Solo allora che mi ricordai della grossa esplosione dalle sfumature arancioni che vidi poco prima di essere inghiottito dall’oscurità del Vault 111.
Lo scarno nonché unico triste ricordo  che rimaneva della mia vecchia vita era quella tuta blu che spiccava in quel contesto. Sarei stato per sempre legato a quel numero…il 111. Il numero che mi salvò la vita ma che avrei preferito lasciare in prospettiva di ciò che avrei dovuto passare in seguito. La mia amata, il piccolo Shaun. Erano persi.
Scrutavo, mentre avanzavo a passi lenti, la mia bellissima fede nuziale che portavo ancora dopo tutti quegli anni.
Mi sarei volentieri ucciso là, facendola finita una volta per tutte appena uscito dal Vault, ma non lo feci. Non lo feci per la piccola speranza che ancora avevo di ritrovare il mio piccolo. Tanto, se mi fossi sparato mi sarei confuso alla perfezione in quel mondo che altro non era che un’enorme tomba, sarei morto esattamente come ho iniziato quell’orrenda avventura, un’insulsa cavia da laboratorio della Vault-Tec, che veniva chiamata “abitante” solo per la cortesia di non farla sentire inutile quale era in realtà.
Allora non mi interessa cosa avrò davanti una volta lasciata questa visione malinconica, ma troverò mio figlio e forse un giorno, quando lui sarà capace di vivere da solo in questo inferno radioattivo, potrò uccidermi.
Non mi resta che andare verso la mia sorte che fino a quel punto mi aveva sempre giocato brutti scherzi, facendo passare una fortuna come quella di essere scelto per alloggiare in un Vault, ad una orrenda disgrazia. Qualunque cosa succederà…chiunque io incontrerò, qualunque cosa farò,  sono e sarò sempre, il triste e solitario abitante del 111…
   
 
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