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Autore: SailorUranus    17/06/2009    1 recensioni
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C’è chi si convince molto scioccamente e ingenuamente dei propri buoni sentimenti: il cosiddetto “cavaliere senza macchia”; ma, ascoltatemi, anzi leggete con estrema cura e attenzione le mie ultime parole lasciate in questo libro maledetto: sono estremamente felice di rendervi partecipi di una verità che molti tendono a non vedere per quieto vivere. Non esistono le persone con la p maiuscola; solo imitatori pessimi di esse. La bontà non è presente in questo mondo né in nessun altro poiché gli esseri umani cercheranno, sempre e in ogni caso, di fregare il prossimo. -Il mondo ha un modo divertente per quando un amico cerca di pugnalarti proprio davanti ai tuoi occhi perdendo fiducia in tutto quello pensavo speravo di sapere. Non affaticarti, era un falso pretesto- E tutto quello che devi fare è ripagare con la stessa moneta che, nella tua vendetta assolutamente personale e significativa, acquisterà un nuovo valore: sarà assai più potente perché ciò che viene commesso con ardore e, soprattutto, con premeditazione consegue in un’azione mortalmente grave che verrà, sull’ormai divenuta vittima, incassata con molte sofferenze. “Cosa c’è?” Poi gli domanderai quasi con preoccupazione “ Non ti piace giocare?” Perché la vita non è altro che un gioco eterno, senza regole in cui chi prevale non è necessariamente il più forte, ma solo chi sa ragionare. Gli astuti. I vigliacchi che, così, non vengono più sopraffatti dagli altri.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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FALSE PRETENSE.

 

Niente e nessuno mi potrà mai fermare.

Per un semplicissimo, ma importante  dettaglio: io sono io.

E non esiste in tutto il mondo una persona come me  perchè, anche se so di avere una stima di  me stessa molto superiore alla media, io non voglio nessun contatto con il mondo.

Voglio stare da sola a pensare, a riflettere e non fregarmene niente di quello che mi accade intorno; solo così, si può pretendere molto facilmente di non soffrire: è questo il mio scopo.

Da un giorno all’altro, dopo aver trascorso ore intere, se non giorni, a piangere  su quello che le persone che, in teoria, avrebbero dovuto volermi bene, mi facevano…be’, ho deciso di cambiare.

Stufa di vedere sempre tutti pronti a sfruttarmi in ogni modo, anche nel più strano, poiché essi erano certi che io non avrei negato loro un favore.

Questo, finchè non ho compreso che così non si guadagnano le amicizie delle persone, ma solo i loro problemi.

Fastidiose e inutili faccende.                                 

Ed ora sono stanca, troppo stanca per continuare così, e poi, riflettendoci, perché dovrei volere degli amici?

Mi sono sempre battuta per averli, stando zitta in molte occasioni in cui avrei voluto soltanto mettermi a urlare contro quegli esseri in cui, sono assolutamente certa, non era presente nemmeno una qualche parvenza di cervello.

Fastidiosamente gradevole e utile la loro falsità in fondo; sono rimasti troppo stupiti quando, invece di strisciare come al solito ai loro piedi, ho deciso di mostrare la vera me stessa: colei che, alla fine e molto giustamente, ha ribaltato i ruoli.

E sorrido di questo, molto velenosamente, quando mi accorgo che ho acquisito un potere e un’influenza inimmaginabili.

Ma,d’altronde, alcune volte l’allieva supera il maestro e io come potevo non essere più brava di lui anche nell’essere malvagia?

Mi impegno mettendo a dura prova le mie capacità in tutto ciò che penso possa ritornarmi utile : ora, sono l’ape regina in  un alveare in cui, nessuno, osa disubbidirmi o anche solo pensare male di me.

È questo ciò che capita quando la voglia di rivalsa prevale su tutti quegli sciocchi sentimenti in cui, non molto tempo fa, credevo fermamente: ma essi non  ti rendono altro che debole e, quindi, una facile preda per coloro che, invece, non hanno quell’anima così pura che, con tutte le accortezze possibili, cercano di mostrare.

E no, miei cari, non si fa per niente così, sibilo nella mia mente maliziosa.

A giocare con i cattivi, alla fine, si rischia a rimanere scottati o, peggio, morti.

Deceduti con dei metodi arcani e dolorosi, antichi come la nascita dell’uomo; ogni più minuscolo essere nel mondo ha intrinseche in sé delle caratteristiche cupe, malvagie e uniche.

C’è chi si convince molto scioccamente e ingenuamente dei propri buoni sentimenti: il cosiddetto  “cavaliere senza macchia”; ma, ascoltatemi, anzi leggete con estrema cura e attenzione le mie ultime parole lasciate in questo libro maledetto:  sono estremamente felice di rendervi partecipi di una verità che molti tendono a non  vedere per quieto vivere.

Non esistono le persone con la p maiuscola; solo imitatori pessimi di esse. La bontà non è presente in questo mondo né in nessun altro poiché gli esseri umani cercheranno, sempre e in ogni caso, di fregare il prossimo.

 

-Oh, è tempo di lasciar andare
Il mondo ha un modo divertente per
Quando un amico cerca di pugnalarti proprio davanti ai tuoi occhi
Perdendo fiducia in tutto quello pensavo speravo di sapere
Non affaticarti, era un falso pretesto-

 

E tutto quello che devi fare è ripagare con la stessa moneta che, nella tua vendetta assolutamente personale  e significativa, acquisterà un nuovo valore: sarà assai più potente perché ciò che viene  commesso con  ardore e, soprattutto, con premeditazione consegue in un’azione mortalmente grave che verrà, sull’ormai divenuta vittima, incassata con molte sofferenze.

“Cosa c’è?” Poi gli domanderai  quasi con preoccupazione “ Non ti piace giocare?”

Perché la vita non è altro  che un gioco eterno, senza regole in cui chi prevale non è necessariamente il più forte, ma solo chi sa ragionare.

Gli astuti.

I vigliacchi che, così, non vengono più sopraffatti dagli altri.

O coloro che, come detto prima, guardano solo ai loro interessi: i bastardi.

 

 

-Allora gioca il gioco finchè non sei eliminato
E gioca il gioco nella mia mano-

 

 

Ma ciò che mi sorprende tutte le volte da quando ormai sono un’altra persona, è che non c’è maggiore soddisfazione nel piegare ai propri voleri meschini il mondo e nell’essere malvagio; solo provando questo sottile piacere si diventerà, senza più nessun tipo di redenzione, un drogato di esso.

E, quando non si può fare a meno di un certo atto, perché tentare inutilmente in una parvenza di scontro inutile, perdendo , così del tempo che sarebbe potuto essere impiegato in ben altri scopi?

 

La mia iniziazione cominciò quando frequentavo il sesto anno in questa scuola in cui ero cresciuta in modo totalmente sbagliato; ma come si suol dire? Se un coraggioso tralcio di vite ha sbagliato nel crescere, basta tagliarlo o, molto spesso, solo indicargli la via giusta: c’è sempre un tempo per tutto.

E il mio tempo si avvicinava: il momento in cui sarei stata la padrona incontrastata di Hogwarts, insinuandomi molto silenziosamente, ma velocemente nel suo sistema, scombinandolo nel modo che mi era più gradito.

Tutti sarebbero rimasti schiacciati dalla mia enorme potenza che mi avrebbe aiutato a indagare nei loro animi insignificanti e camuffati nella loro forma originale.

 Abitanti di quel piccolo mondo in miniatura sfuggito al controllo e imbevuto dalla falsità.

 

Se volevo cambiare la situazione, prima sarei dovuta diventare come loro; chiesi a un ragazzo totalmente inaspettato e malvagio di aiutarmi, grazie, però, a una piccola menzogna raccontata a fin di bene: il fine giustifica i mezzi in ogni caso e mai fuggire, nemmeno a testa alta, da ciò che si è bramato quando ormai è stato ottenuto.

 

 

“Mi potresti aiutare a diventare la Regina delle Serpi?” chiesi maliziosa avvicinandomi al mio consorte con passo felino e fermandomi davanti a lui.

“E perché io dovrei fare un favore a te, sporca Grifondoro?” . Malfoy non credeva alle sue orecchie e,anche se perplesso, non voleva farmi comprendere che lo fosse; così, si era appropriato del suo solito sguardo indifferente e altezzoso che, di lì a due minuti, avrei visto levarsi completamente dal viso, sostituito da ben altro.

“Perché..” iniziai a sussurrare, muovendo leggermente la lingua sulle labbra, per catturare la sua attenzione “perché…” ripetei avvicinandomi maggiormente e alzando la mano, pronta a commettere la prima azione di una lunga lista, di depravazione  “ io lo voglio”.

Nessuna esitazione nella mia voce né nella mia mano che si era posizionata, molto contenta, sulla sua patta dei pantaloni, abbassando la cerniera e intrufolandosi come un serpente.

Gli sfuggì un gemito quando comprese le mie intenzioni .”Vedo che c’è del materiale su cui lavorare… molto, molto bene”

“Immagino che fosse un si. Non ci sarà persona che non avrà terrore di me i n questa scuola; li avremo tutti sotto il nostro controllo”.

Insetti fastidiosi atteggiati ad essere umani, ecco cosa erano: come questo ragazzo biondo che avevo di fronte a me, troppo superbo nel considerare realmente le sue capacità, sopravvalutandosi inevitabilmente.

Forse ti ucciderò quando avrò finito con te, dopo aver tratto i miei vantaggi e dopo averti spremuto per bene ogni tua più minuscola goccia di malvagità.

O forse no; forse, in quel momento, ti renderò mio schiavo.

La vita può essere molto peggiore della morte, mio caro biondino e io ti farò desiderare ardentemente la tua fine, dopo averti torturato, ma nemmeno in quel caso te la concederò.

 

 

Da quel giorno, grazie a tutti i libri che avevo scovato nella sezione proibita, mi intrufolai nel sistema di Hogwarts manomettendolo completamente.

Un semplice incantesimo bastò e io  ghignai quando scoprii che i miei desideri si sarebbero esauditi molto prima di quanto avessi sperato.

È un segno del destino, evidentemente, pensai.

Con il mio re, che presto sarebbe stato ridotto a un semplice servo al mio cospetto, trascorrevo tutto il mio tempo nel mio regno; appena gli studenti mi guardavano, distoglievano lo sguardo per timore che li torturassi con qualche maledizione oscura e si inchinavano come delle stupide marionette delle quali io, con molto piacere, manovravo i fili ai miei scopi.

 

Una volta, pensando che l’inchino di un mio ex caro amico non fosse abbastanza accennato, lo sgridai:

“Piega di più quelle gambe o osi metterti contro di me, numero 21?”

Non esistevano più nomi nella mia scuola: solo una serie di interminabili numeri affibbiati agli studenti in modo che nessuno si sognasse addirittura di pensare che era diverso dagli altri. Numeri erano: tutti uguali. E questo numero 21 non era altri che… Potter.

Egli mi guardò fiero e senza ascoltare minimamente le mie parole, esclamò:

“Hermione, ma cosa ti è successo? Io non ti riconosco più, tu eri una ragazza buona e adesso fai, semplicemente, pena!”

Non mi abbassai al suo livello: io avevo potere, lui no; muovendo la bacchetta gli feci piegare talmente tanto le gambe che quelle scricchiolarono pericolosamente. Ma non era mica finita lì: un simile affronto non poteva essere tollerato.

“Descendum!” sibilai ancora mentre gli arti inferiori, non sopportando più un simile sforzo, si sfaldavano dalla rotula del ginocchio, fratturandosi.

Urla di dolore uscivano dalla sua bocca: musica per le mie orecchie; ero troppo esaltata da quel suono così stridente, quasi simile alle unghie che graffiano una lavagna, ma diverso perché esso conteneva dolore, rabbia.

 

 

-Non sembro capire come tu sei diventato così freddo
Hai provato ma sei stato preso con le mani rosse,
sei contento nel tuo ruolo?
E' divertente per me come tu sei diventato una specie di scherzo...-

 

 

In pace con me stessa, ma non troppo ,aggiunsi:

“ E adesso immagino che  vorrai calmare un po’ il dolore, vero?”

Non mi giunse risposta e continuai:

“Lo prendo per un si…. Petrificus totalus!”

Scoppiai a ridere notando il mondo in cui contorceva il viso per la sofferenza; le gambe fratturate, costrette a stare rigidamente dritte, provocavano fitte di furiosa potenza nella mia vittima.

Essa comprendendo che la sua insolenza gli avrebbe soltanto arrecato altro dolore, implorò perdono, ma no, mio caro, troppo facile.

Lo tirai su in piedi, afferrandolo per i capelli, e dicendo una particolare variazione della maledizione Imperium nella mia mente, lo baciai con foca e violenza, facendogli uscire  sangue dalla bocca: liquido di soave bontà, lo leccai elegantemente mentre dagli occhi di Harry iniziarono ad uscire piccole lacrime sofferenti.

Quel tipo di maledizione consisteva nel poter rendere sì schiavo dei propri capricci l’attaccato, ma egli rimaneva, comunque, con la mente lucida, provando, con mia grande soddisfazione, sentimenti ed emozioni.

Rendendola una marionetta che poteva provare disgusto…

Un silenzioso pubblico osservava la scena straziante, senza avere il coraggio di intervenire né di mostrare i sentimenti che gli scombussolavano l’animo in quel momento: troppo timorosi e troppo egoisti- o intelligenti- nel non voler provare ciò che il ragazzo dagli occhi verdi stava subendo.

Una raccapricciante scena, in fondo: una bellissima ragazza dai capelli neri a boccoli, vestita in modo sensuale e provocante con una corta veste  nera come la notte che le arrivava a metà coscia, con stivali lungi di pelle del medesimo colore che fasciavano quelle gambe semplicemente divine su cui ora scolavano succose gocce rosse che giocava ad essere malvagia.

Sangue scarlatto:linfa quasi vitale per quella strana creatura, truccata da un rossetto del colore di quel liquido e da strati di matita nera sopra e sotto gli occhi; ma ciò mi  rendeva bella, bella in modo tetro e cupo. Una donna crudele che però attraeva gli uomini solo con uno sguardo, tirandoli in una rete in cui io ero il ragno e dominavo; utilizzavo il mio corpo in una maniera vergognosa incurante di commenti inesistenti, nemmeno pensati dai miei coetanei a causa del terrore che incutevo.

Il sangue mi colorava il viso in modo perverso in quanto ridevo e ghignavo felice come una bambina, mentre apre il suo regalo tanto atteso.

Ma il mio dono era molto più particolare di un qualsiasi oggetto inanimato: era un ragazzo a cui avevo voluto molto bene quando ancora la stupidità mi colmava lo spirito e questo mio arrecargli dolore e vergogna non poteva essere altro che una prova .

Se l’avessi superata, sarei arrivata in un punto di non più ritorno.

Feci scivolare senza alcun  contegno le mie mani sulle sue natiche, accogliendole dentro di esse a coppa mentre lo spingevo contro il mio corpo in modo da avere un contatto più diretto con ciò che,in quel momento, mi oscurava la mente rendendomi incapace di pensare ad altro: il mio desiderio verso di lui.

Povero Potter: rendendo palese la sua ripugnanza nei miei confronti non fa altro che accrescere a dismisura la mia passione.

Passione malata nata da una persona malata, in fondo.

Ero felice quando consideravo me stessa in questi termini: ciò significava, infatti, che avevo raggiunto il mio obiettivo.

“Numero 21, lo vuoi fare all’aperto e agli occhi di tutti o in  privato? Ti rivelerò un piccolo segreto: a me piace farlo quando sono osservata da tutti. Non è che potresti accontentarmi?” bisbigliai imitando il tono di una bambina nell’atto di scongiurare i suoi genitori nel realizzare un suo desiderio.

Un singhiozzo sfuggì, incontrollato, dalla sua bocca subito seguito da un conato di vomito che mi fece rabbrividire le membra per il disgusto.

Non ero poi mica così indifferente alle buone maniere e, soprattutto, al comportamento da tenere in pubblico: riservatezza assoluta.

Lo gettai violentemente contro una colonna, incurante del fatto che avesse sbattuto la testa contro di essa, iniziando a perdere sangue. Molto probabilmente sarebbe stato peggio per lui se,invece, l’avessi notato, ma ero troppo concentrata nell’osservare la mia figura, sperando disperatamente che i miei occhi non constatassero una qualunque macchia del suo rifiuto a venire a letto con me.

Dopo la mia attenta ispezione, gridai maliziosa indicando la figura che giaceva sofferente nell’angolo in cui l’avevo gettato: “C’è qualcun altro che ha voglia di prendere il suo posto nella mia camera”

Sorrisi maligna: nessuno aveva osato rispondere.

“Molto bene, avete rispettato la prima regola che ho fissato per la nostra convivenza: non si deve mai e poi mai tentare di impormi qualcosa, pena la tortura” cominciai a battere le mani in un applauso non gradito, sicuramente.

Notando che un guizzo di paura aveva attraversato il viso di una ragazzo, lo indicai “Tu. Vieni con me”

La mia preda piena di paura, mi seguì senza aprire bocca.

Almeno era intelligente, ma peccato che non fosse altrettanto coraggioso.

Vedremo se riuscirà a soddisfarmi.

 

 

Uno dei tanti episodi in cui detti il meglio di me stessa, ma dovevo ancora migliorare, purtroppo.

Non mi è mai piaciuto il fatto che non ottenessi subito e bene ciò che volevo, ma che dovesse trascorrere un  po’ di tempo, esercitandomi spesso.

Dopo aver assoggettato ai miei voleri anche tutti i professori e i quadri con un incantesimo inventato da me, la strada si prospettò davanti a me, liscia e diritta, senza alcun ostacolo e quando ne praticai un altro per racchiudere tutta Hogwarts in una sfera isolata dal mondo, be’ ero molto soddisfatta. Ormai, nessuno poteva intralciare i miei piani né poteva chiedere aiuti esterni.

Inizialmente, qualcuno cercò di opporsi – qualche mentecatto- ma dopo aver subito una delle mie terribili punizioni, non solo rimaneva profondamente traumatizzato e perdeva la ragione, ma ciò era anche un efficace monito contro chiunque avesse voluto provare quello in cui essi avevano fallito.

E poi, cosa molto importante, la sfera in cui era racchiusa la scuola, permetteva agli studenti di non invecchiare mai, ma di rimanere giovani sempre e fermi, nella loro età e nel loro anno scolastico.

 

Certo, nessuno si sarebbe mai immaginato che arrivassi a tanto e qualcuno avrebbe anche potuto spargere la falsissima voce che io, in qualche modo, ero buona in quanto essi non potevano invecchiare. Ma non era così: c’è sempre un lato oscuro di cui, quasi mai, si è conoscenza.

Infatti, essi non invecchiavano, ma perdevano a poco a poco, la loro forza di volontà , il loro carattere e i loro sentimenti, riducendo i loro corpi a niente altro che a una ammasso di carne ed ossa senza anima.

Ancora una volta l’uguaglianza predominava nei miei piani.

Ma ciò non valeva per il mio re; non avrei potuto nemmeno volerlo: egli mi aveva soggiogato con il suo amore per me poiché da creatura superba, era diventato estremamente servile nei miei confronti e una fievole fiammella si accendeva nei miei occhi quando osservavo il suo sguardo così innamorato, ma non del tutto succube.

Il sangue Malfoy non permetteva questo totale cambiamento  ed ero orgogliosa di ciò, in quanto da questo fatto si poteva notare il suo eterno orgoglio, fattore a me molto gradito.

Dopotutto, anche se non avevo accettato di provare gli altri sentimenti umani, l’amore non lo escludevo tanto più che esso mi rendeva ancora più oscura e meno pura.

 

 

Sono trascorsi trent’anni da quando ho preso il comando in questa scuola e niente è cambiato nella sua gestione: gli studenti continuano ad apprendere sempre le stesse cose poiché non cambiano mai l’anno di frequentazione ed è tutto tranquillo.

La mia fame di vendetta e di prestigio non si è calmata, è solo diventata più sottile e più vantaggiosa negli obiettivi che mi prepongo. La mia mente è giovane e colma di informazioni che apprendo in continuazione dai libri che ordino e che trattano argomenti di tutti i generi, ma, soprattutto, che trattano la magia oscura.

Penso che sia stato da questi libri che Malfoy abbia ricavato quell’importante incantesimo che mi ha lanciato senza me ne accorgessi.

Peccato, trent’anni vissuti sempre al suo fianco amandoci nel modo in cui avevamo stabilito, senza carezze né gentilezza.

Eppure di lui mi fidavo, molto stranamente, perché  è lui che mi ha visto cambiare in tutte le mie fasi e che mi è stato d’aiuto, senza mai contraddirmi in niente.

Eppure mi sta uccidendo; ha avuto il sangue freddo di tramare alle mie spalle per il mio bene, dice.

Non ne sono convinta, ma non l’ho ucciso….a cosa sarebbe servito?

Sto morendo inevitabilmente e con lui accanto che non si sposta quasi mai dal mio letto, perché vuole mantenere nella sua mente ogni mio più piccolo dettaglio mentre esalo l’ultimo respiro.

Per questo, ho deciso di scrivere un libro di memorie su di me: per poter tramandare alle future generazioni ciò che sono stata in grado di compiere; una volta, che io scomparirò, anche i miei incantesimi su Hogwarts smetteranno di essere validi e la vita continuerà tranquilla come era prima che attuassi il mio piano.

Nessuno si ricorderà di niente perché ogni più piccola cosa è avvenuta in una realtà parallela, costruita da me e quindi soggetta in tutto e per tutto solo al mio volere.

All’inizio del mio racconto ho scritto che nessuno mi avrebbe potuto fermare, ma evidentemente mi sbagliavo e ora, più di prima, sono convinta che le emozioni umane rendano deboli e vulnerabili.

E l’allieva non ha superato il maestro; egli glielo ha fatto solamente credere fino a che non è stato troppo tardi ,per l’allieva, comprenderlo.

 

 

-E' un sacrificio
Falsa pretesa, tu ferirai ancora
Smettila di pretendere di negare
Falsa pretesa, tu ferirai ancora-

 

 

Lo sento: le forze mi stanno abbandonano e la penna mi cade dalla mano.

Non riesco a fare niente; una terribile morsa al mio cuore gelido mi impedisce persino di parlare e, addirittura, di respirare.

Mi corre subito affianco e mi prende la mano con una strana luce negli occhi.

“Abbandonati, amore mio, ci sono io con te e ci sarò per sempre”

Se non fossi così debole, rabbrividirei per il disgusto provocato da tutta quella dolcezza: non voglio morire sentendo nelle orecchie tutto ciò per cui ho sempre combattuto affinchè finisse.

“Ci ritroveremo e vivremo ancora, solo in modo diverso”

Lo guardo interrogativa: cosa vuole dirmi?

“Tu sarai diversa: non più cattiva, tu non lo sei e non lo sarai mai. Nemmeno in trent’anni ci sei riuscita; hai solo rovinato la tua vita e reso cupa la mia”

Mi bacia delicatamente sulla fronte e aggiunge:

“So che se tu potessi, mi uccideresti all’istante per quello che ti sto dicendo, ma io credo nelle mie parole e non sarai mai sola, ricordatelo”

Tento di pronunciare anche una sola parola, ma mi sento svenire: gli oggetti  mi danzano davanti agli occhi.

Solo il suo viso rimane fermo.

“Insieme rinasceremo; tra un po’ anche io ti raggiungerò. Non ti sei accorta delle mie condizioni perché ho preso sempre una pozione per non renderle manifeste. Ma ora tutto è finito e presto ricomincerà nel modo che ho sempre sognato: con te accanto, la vera te. Quella che rideva e che mi incantava con i suoi occhi pieni di luce e di sentimento. La ragazza di cui mi sono innamorato e per la quale sono stato disposto a fare tutto”

Mi accarezza la guancia mentre una lacrima galeotta mi scorre lungo il viso.

“Non ricorderemo niente di ciò che è stato, perché così afferma l’incantesimo. Nasceremo come se non fossimo mai esistiti, ma non ho paura: noi ci rincontreremo sicuramente, amore mio” afferma fiducioso.

Non posso credere di non aver mai capito cosa provasse quest’uomo nel suo cuore; è stato una serpe fino alla fine.

Sorrido.

Ora si che tutto è destinato ad avere un nuovo inizio.

 

 

 

 

 

 

Undici anni dopo.

Una classe di studenti non proprio come tutti gli altri, si trovava su un parco con accanto tanti manici di scope. Il vociare era tremendo: causa l’eccitazione. Era la prima lezione di volo e gli studenti del primo anno non vedevano l’ora di mettere a dura prova le loro capacità.

La scuola di magia e si stregoneria di Hogwarts si ergeva sontuosa nella sua grandezza e nel suo splendore su quel parco illuminato dal sole. Quei maghi bambini, seguendo l’ordine della loro professoressa, gridarono all’unisono “Su!” affinchè quei manici giungessero nelle loro mani.

Non tutti ebbero la soddisfazione di vedere il loro desiderio realizzato e chi, invece, ci era riuscito, mostrava vanitoso il manico di scopa nella sua mano.

“Stupido pezzo di legno!” sibilò rabbiosa una dolce Grifondoro dai capelli ricci e crespi “perché non vieni su?”

Uno sguardo gelido la osservava in silenzio, gongolando del fatto che proprio quella bambina non ci fosse riuscita a sollevare il manico di scopa.

Dopo dieci minuti, ormai tutti gli studenti erano riusciti nel loro intendo e Madame Bumb decise che avrebbero potuto salirci sopra, ma senza volare perché…

“Volare è pericoloso per voi, giovani inesperti”

Questa volta, solo quella ragazzina riccia non era riuscita a montare sulla sua scopa.

Ma non per sua colpa; il manico continuava a muoversi senza controllo appena elle iniziava ad avvicinarsi un po’.

Un ragazzino dagli occhi verdi che aveva conosciuto tre giorni prima nell’Espresso di Hogwarts, le sussurrò all’orecchio:

“Guarda, Hermione, non è difficile. Devi solo restare calma”

Hermione, infatti, non riusciva a restare una attimo ferma in quanto tremava tutta dalla paura.

Nessuno sapeva che soffriva di vertigini pensando addirittura a una scopa.

“Lo so,Harry. Ma è più forte di me!” gridò disperata.

“Cosa c’è, Mezzosangue? Anche alla scopa fai così schifo che non ti vuole nemmeno sopra di lei?” sibilò un ragazzino biondissimo, padrone di quello sguardo gelido di poco prima.

Una vera serpe doveva sempre approfittare di ogni  situazione  per mettere in  ridicolo i grifoni: prima regola non scritta di un buon serpente.

“No, Malfoy. È solo che non riesco a non pensare al fatto che tu non hai un cervello, viste le tue battute così noiose” e come per dare maggior effetto a quello che aveva detto, si coprì la bocca con la mano per nascondere un falso sbadiglio.

“Come ti permetti!” ringhiò iroso il biondo. “Questa me la pagherai!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

Salve a tutti!Ieri pomeriggio stavo un po’ di umore tetro e così ho iniziato scrivere questa one-shot! L’ho finita proprio adesso e spero che vi piaccia!XD

Non è nel mio stile , ma mi è molto piaciuto scriverla!!XD

Sarei molto contenta se mi faceste sapere cose ne pensate! E le frasi in grassetto-corsivo, appartengono alla canzone “False pretense” dei Red Jumpsuit Apparatus che è stata la colonna sonora di questa ff!XD

Alla prossima

*kat*

 

  
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