FALSE PRETENSE.
Niente e nessuno mi potrà mai
fermare.
Per un semplicissimo, ma
importante dettaglio: io sono io.
E non esiste in tutto il mondo una
persona come me perchè, anche se so di
avere una stima di me stessa molto superiore
alla media, io non voglio nessun contatto con il mondo.
Voglio stare da sola a pensare, a
riflettere e non fregarmene niente di quello che mi accade intorno; solo così,
si può pretendere molto facilmente di non soffrire: è questo il mio scopo.
Da un giorno all’altro, dopo aver
trascorso ore intere, se non giorni, a piangere
su quello che le persone che, in teoria, avrebbero dovuto volermi bene,
mi facevano…be’, ho deciso di cambiare.
Stufa di vedere sempre tutti pronti a
sfruttarmi in ogni modo, anche nel più strano, poiché essi erano certi che io
non avrei negato loro un favore.
Questo, finchè non ho compreso che
così non si guadagnano le amicizie delle persone, ma solo i loro problemi.
Fastidiose e
inutili faccende.
Ed ora sono stanca, troppo stanca per
continuare così, e poi, riflettendoci, perché dovrei volere degli amici?
Mi sono sempre battuta per averli,
stando zitta in molte occasioni in cui avrei voluto soltanto mettermi a urlare
contro quegli esseri in cui, sono assolutamente certa, non era presente nemmeno
una qualche parvenza di cervello.
Fastidiosamente gradevole e utile la
loro falsità in fondo; sono rimasti troppo stupiti quando, invece di strisciare
come al solito ai loro piedi, ho deciso di mostrare la vera me stessa: colei
che, alla fine e molto giustamente, ha ribaltato i ruoli.
E sorrido di questo, molto
velenosamente, quando mi accorgo che ho acquisito un potere e un’influenza
inimmaginabili.
Ma,d’altronde, alcune volte l’allieva
supera il maestro e io come potevo non essere più brava di lui anche
nell’essere malvagia?
Mi impegno mettendo a dura prova le
mie capacità in tutto ciò che penso possa ritornarmi utile : ora, sono l’ape
regina in un alveare in cui, nessuno,
osa disubbidirmi o anche solo pensare male di me.
È questo ciò che capita quando la
voglia di rivalsa prevale su tutti quegli sciocchi sentimenti in cui, non molto
tempo fa, credevo fermamente: ma essi non
ti rendono altro che debole e, quindi, una facile preda per coloro che,
invece, non hanno quell’anima così pura che, con tutte le accortezze possibili,
cercano di mostrare.
E no, miei cari, non si fa per niente
così, sibilo nella mia mente maliziosa.
A giocare con i cattivi, alla fine,
si rischia a rimanere scottati o, peggio, morti.
Deceduti con dei metodi arcani e
dolorosi, antichi come la nascita dell’uomo; ogni più minuscolo essere nel
mondo ha intrinseche in sé delle caratteristiche cupe, malvagie e uniche.
C’è chi si convince molto
scioccamente e ingenuamente dei propri buoni sentimenti: il cosiddetto “cavaliere senza macchia”; ma, ascoltatemi,
anzi leggete con estrema cura e attenzione le mie ultime parole lasciate in
questo libro maledetto: sono
estremamente felice di rendervi partecipi di una verità che molti tendono a
non vedere per quieto vivere.
Non esistono le persone con la p
maiuscola; solo imitatori pessimi di esse. La bontà non è presente in questo
mondo né in nessun altro poiché gli esseri umani cercheranno, sempre e in ogni
caso, di fregare il prossimo.
-Oh, è tempo di lasciar andare
Il mondo ha un modo divertente per
Quando un amico cerca di pugnalarti proprio davanti ai tuoi occhi
Perdendo fiducia in tutto quello pensavo speravo di sapere
Non affaticarti, era un falso pretesto-
E tutto quello che devi fare è
ripagare con la stessa moneta che, nella tua vendetta assolutamente
personale e significativa, acquisterà un
nuovo valore: sarà assai più potente perché ciò che viene commesso con
ardore e, soprattutto, con premeditazione consegue in un’azione
mortalmente grave che verrà, sull’ormai divenuta vittima, incassata con molte
sofferenze.
“Cosa c’è?” Poi gli domanderai quasi con preoccupazione “ Non ti piace
giocare?”
Perché la vita non è altro che un gioco eterno, senza regole in cui chi
prevale non è necessariamente il più forte, ma solo chi sa ragionare.
Gli astuti.
I vigliacchi che, così, non vengono
più sopraffatti dagli altri.
O coloro che, come detto prima,
guardano solo ai loro interessi: i bastardi.
-Allora gioca il gioco finchè non sei
eliminato
E gioca il gioco nella mia mano-
Ma ciò che mi sorprende tutte le
volte da quando ormai sono un’altra persona, è che non c’è maggiore
soddisfazione nel piegare ai propri voleri meschini il mondo e nell’essere malvagio; solo provando questo sottile
piacere si diventerà, senza più nessun tipo di redenzione, un drogato di esso.
E, quando non si può fare a meno di
un certo atto, perché tentare inutilmente in una parvenza di scontro inutile,
perdendo , così del tempo che sarebbe potuto essere impiegato in ben altri
scopi?
La mia iniziazione cominciò quando
frequentavo il sesto anno in questa scuola in cui ero cresciuta in modo
totalmente sbagliato; ma come si suol dire? Se un coraggioso tralcio di vite ha
sbagliato nel crescere, basta tagliarlo o, molto spesso, solo indicargli la via
giusta: c’è sempre un tempo per tutto.
E il mio tempo si avvicinava: il
momento in cui sarei stata la padrona incontrastata di Hogwarts, insinuandomi
molto silenziosamente, ma velocemente nel suo sistema, scombinandolo nel modo
che mi era più gradito.
Tutti sarebbero rimasti schiacciati
dalla mia enorme potenza che mi avrebbe aiutato a indagare nei loro animi
insignificanti e camuffati nella loro forma originale.
Abitanti di quel piccolo mondo in miniatura
sfuggito al controllo e imbevuto dalla falsità.
Se volevo cambiare la situazione,
prima sarei dovuta diventare come loro; chiesi a un ragazzo totalmente
inaspettato e malvagio di aiutarmi, grazie, però, a una piccola menzogna
raccontata a fin di bene: il fine giustifica i mezzi in ogni caso e mai
fuggire, nemmeno a testa alta, da ciò che si è bramato quando ormai è stato
ottenuto.
“Mi potresti aiutare a diventare la Regina delle Serpi?” chiesi maliziosa
avvicinandomi al mio consorte con passo felino e fermandomi davanti a lui.
“E perché io dovrei fare un favore a te, sporca Grifondoro?” . Malfoy non
credeva alle sue orecchie e,anche se perplesso, non voleva farmi comprendere
che lo fosse; così, si era appropriato del suo solito sguardo indifferente e
altezzoso che, di lì a due minuti, avrei visto levarsi completamente dal viso,
sostituito da ben altro.
“Perché..” iniziai a sussurrare, muovendo leggermente la lingua sulle
labbra, per catturare la sua attenzione “perché…” ripetei avvicinandomi
maggiormente e alzando la mano, pronta a commettere la prima azione di una
lunga lista, di depravazione “ io lo
voglio”.
Nessuna esitazione nella mia voce né nella mia mano che si era
posizionata, molto contenta, sulla sua patta dei pantaloni, abbassando la
cerniera e intrufolandosi come un serpente.
Gli sfuggì un gemito quando comprese le mie intenzioni .”Vedo che c’è del
materiale su cui lavorare… molto, molto bene”
“Immagino che fosse un si. Non ci sarà persona che non avrà terrore di me
i n questa scuola; li avremo tutti sotto il nostro controllo”.
Insetti fastidiosi atteggiati ad essere umani, ecco cosa erano: come
questo ragazzo biondo che avevo di fronte a me, troppo superbo nel considerare
realmente le sue capacità, sopravvalutandosi inevitabilmente.
Forse ti ucciderò quando avrò finito con te, dopo aver tratto i miei vantaggi
e dopo averti spremuto per bene ogni tua più minuscola goccia di malvagità.
O forse no; forse, in quel momento, ti renderò mio schiavo.
La vita può essere molto peggiore della morte, mio caro biondino e io ti
farò desiderare ardentemente la tua fine, dopo averti torturato, ma nemmeno in
quel caso te la concederò.
Da quel giorno, grazie a tutti i
libri che avevo scovato nella sezione proibita, mi intrufolai nel sistema di
Hogwarts manomettendolo completamente.
Un semplice incantesimo bastò e
io ghignai quando scoprii che i miei
desideri si sarebbero esauditi molto prima di quanto avessi sperato.
È un segno del destino,
evidentemente, pensai.
Con il mio re, che presto sarebbe
stato ridotto a un semplice servo al mio cospetto, trascorrevo tutto il mio
tempo nel mio regno; appena gli studenti mi guardavano, distoglievano lo
sguardo per timore che li torturassi con qualche maledizione oscura e si
inchinavano come delle stupide marionette delle quali io, con molto piacere,
manovravo i fili ai miei scopi.
Una volta, pensando che l’inchino di un mio ex caro amico non fosse
abbastanza accennato, lo sgridai:
“Piega di più quelle gambe o osi metterti contro di me, numero 21?”
Non esistevano più nomi nella mia scuola: solo una serie di interminabili
numeri affibbiati agli studenti in modo che nessuno si sognasse addirittura di
pensare che era diverso dagli altri. Numeri erano: tutti uguali. E questo
numero 21 non era altri che… Potter.
Egli mi guardò fiero e senza ascoltare minimamente le mie parole,
esclamò:
“Hermione, ma cosa ti è successo? Io non ti riconosco più, tu eri una
ragazza buona e adesso fai, semplicemente, pena!”
Non mi abbassai al suo livello: io avevo potere, lui no; muovendo la
bacchetta gli feci piegare talmente tanto le gambe che quelle scricchiolarono
pericolosamente. Ma non era mica finita lì: un simile affronto non poteva
essere tollerato.
“Descendum!” sibilai ancora mentre gli arti inferiori, non sopportando
più un simile sforzo, si sfaldavano dalla rotula del ginocchio, fratturandosi.
Urla di dolore uscivano dalla sua bocca: musica per le mie orecchie; ero
troppo esaltata da quel suono così stridente, quasi simile alle unghie che
graffiano una lavagna, ma diverso perché esso conteneva dolore, rabbia.
-Non sembro capire come tu sei diventato così freddo
Hai provato ma sei stato preso con le mani rosse,
sei contento nel tuo ruolo?
E' divertente per me come tu sei diventato una specie di scherzo...-
In pace con me stessa, ma non troppo ,aggiunsi:
“ E adesso immagino che vorrai
calmare un po’ il dolore, vero?”
Non mi giunse risposta e continuai:
“Lo prendo per un si…. Petrificus totalus!”
Scoppiai a ridere notando il mondo in cui contorceva il viso per la
sofferenza; le gambe fratturate, costrette a stare rigidamente dritte,
provocavano fitte di furiosa potenza nella mia vittima.
Essa comprendendo che la sua insolenza gli avrebbe soltanto arrecato
altro dolore, implorò perdono, ma no, mio caro, troppo facile.
Lo tirai su in piedi, afferrandolo per i capelli, e dicendo una
particolare variazione della maledizione Imperium nella mia mente, lo baciai
con foca e violenza, facendogli uscire
sangue dalla bocca: liquido di soave bontà, lo leccai elegantemente
mentre dagli occhi di Harry iniziarono ad uscire piccole lacrime sofferenti.
Quel tipo di maledizione consisteva nel poter rendere sì schiavo dei
propri capricci l’attaccato, ma egli rimaneva, comunque, con la mente lucida,
provando, con mia grande soddisfazione, sentimenti ed emozioni.
Rendendola una marionetta che poteva provare disgusto…
Un silenzioso pubblico osservava la scena straziante, senza avere il
coraggio di intervenire né di mostrare i sentimenti che gli scombussolavano
l’animo in quel momento: troppo timorosi e troppo egoisti- o intelligenti- nel
non voler provare ciò che il ragazzo dagli occhi verdi stava subendo.
Una raccapricciante scena, in fondo: una bellissima ragazza dai capelli
neri a boccoli, vestita in modo sensuale e provocante con una corta veste nera come la notte che le arrivava a metà
coscia, con stivali lungi di pelle del medesimo colore che fasciavano quelle
gambe semplicemente divine su cui ora scolavano succose gocce rosse che giocava
ad essere malvagia.
Sangue scarlatto:linfa quasi vitale per quella strana creatura, truccata
da un rossetto del colore di quel liquido e da strati di matita nera sopra e
sotto gli occhi; ma ciò mi rendeva
bella, bella in modo tetro e cupo. Una donna crudele che però attraeva gli
uomini solo con uno sguardo, tirandoli in una rete in cui io ero il ragno e
dominavo; utilizzavo il mio corpo in una maniera vergognosa incurante di
commenti inesistenti, nemmeno pensati dai miei coetanei a causa del terrore che
incutevo.
Il sangue mi colorava il viso in modo perverso in quanto ridevo e
ghignavo felice come una bambina, mentre apre il suo regalo tanto atteso.
Ma il mio dono era molto più particolare di un qualsiasi oggetto
inanimato: era un ragazzo a cui avevo voluto molto bene quando ancora la
stupidità mi colmava lo spirito e questo mio arrecargli dolore e vergogna non
poteva essere altro che una prova .
Se l’avessi superata, sarei arrivata in un punto di non più ritorno.
Feci scivolare senza alcun
contegno le mie mani sulle sue natiche, accogliendole dentro di esse a
coppa mentre lo spingevo contro il mio corpo in modo da avere un contatto più
diretto con ciò che,in quel momento, mi oscurava la mente rendendomi incapace
di pensare ad altro: il mio desiderio verso di lui.
Povero Potter: rendendo palese la sua ripugnanza nei miei confronti non
fa altro che accrescere a dismisura la mia passione.
Passione malata nata da una persona malata, in fondo.
Ero felice quando consideravo me stessa in questi termini: ciò
significava, infatti, che avevo raggiunto il mio obiettivo.
“Numero 21, lo vuoi fare all’aperto e agli occhi di tutti o in privato? Ti rivelerò un piccolo segreto: a me
piace farlo quando sono osservata da tutti. Non è che potresti accontentarmi?”
bisbigliai imitando il tono di una bambina nell’atto di scongiurare i suoi
genitori nel realizzare un suo desiderio.
Un singhiozzo sfuggì, incontrollato, dalla sua bocca subito seguito da un
conato di vomito che mi fece rabbrividire le membra per il disgusto.
Non ero poi mica così indifferente alle buone maniere e, soprattutto, al
comportamento da tenere in pubblico: riservatezza assoluta.
Lo gettai violentemente contro una colonna, incurante del fatto che
avesse sbattuto la testa contro di essa, iniziando a perdere sangue. Molto
probabilmente sarebbe stato peggio per lui se,invece, l’avessi notato, ma ero
troppo concentrata nell’osservare la mia figura, sperando disperatamente che i
miei occhi non constatassero una qualunque macchia del suo rifiuto a venire a
letto con me.
Dopo la mia attenta ispezione, gridai maliziosa indicando la figura che
giaceva sofferente nell’angolo in cui l’avevo gettato: “C’è qualcun altro che
ha voglia di prendere il suo posto nella mia camera”
Sorrisi maligna: nessuno aveva osato rispondere.
“Molto bene, avete rispettato la prima regola che ho fissato per la
nostra convivenza: non si deve mai e poi mai tentare di impormi qualcosa, pena
la tortura” cominciai a battere le mani in un applauso non gradito,
sicuramente.
Notando che un guizzo di paura aveva attraversato il viso di una ragazzo,
lo indicai “Tu. Vieni con me”
La mia preda piena di paura, mi seguì senza aprire bocca.
Almeno era intelligente, ma peccato che non fosse altrettanto coraggioso.
Vedremo se riuscirà a soddisfarmi.
Uno dei tanti episodi in cui detti il
meglio di me stessa, ma dovevo ancora migliorare, purtroppo.
Non mi è mai piaciuto il fatto che
non ottenessi subito e bene ciò che volevo, ma che dovesse trascorrere un po’ di tempo, esercitandomi spesso.
Dopo aver assoggettato ai miei voleri
anche tutti i professori e i quadri con un incantesimo inventato da me, la
strada si prospettò davanti a me, liscia e diritta, senza alcun ostacolo e
quando ne praticai un altro per racchiudere tutta Hogwarts in una sfera isolata
dal mondo, be’ ero molto soddisfatta. Ormai, nessuno poteva intralciare i miei
piani né poteva chiedere aiuti esterni.
Inizialmente, qualcuno cercò di
opporsi – qualche mentecatto- ma dopo aver subito una delle mie terribili
punizioni, non solo rimaneva profondamente traumatizzato e perdeva la ragione,
ma ciò era anche un efficace monito contro chiunque avesse voluto provare
quello in cui essi avevano fallito.
E poi, cosa molto importante, la
sfera in cui era racchiusa la scuola, permetteva agli studenti di non
invecchiare mai, ma di rimanere giovani sempre e fermi, nella loro età e nel
loro anno scolastico.
Certo, nessuno si sarebbe mai immaginato
che arrivassi a tanto e qualcuno avrebbe anche potuto spargere la falsissima
voce che io, in qualche modo, ero buona in quanto essi non potevano
invecchiare. Ma non era così: c’è sempre un lato oscuro di cui, quasi mai, si è
conoscenza.
Infatti, essi non invecchiavano, ma
perdevano a poco a poco, la loro forza di volontà , il loro carattere e i loro
sentimenti, riducendo i loro corpi a niente altro che a una ammasso di carne ed
ossa senza anima.
Ancora una volta l’uguaglianza
predominava nei miei piani.
Ma ciò non valeva per il mio re; non
avrei potuto nemmeno volerlo: egli mi aveva soggiogato con il suo amore per me
poiché da creatura superba, era diventato estremamente servile nei miei
confronti e una fievole fiammella si accendeva nei miei occhi quando osservavo
il suo sguardo così innamorato, ma non del tutto succube.
Il sangue Malfoy non permetteva
questo totale cambiamento ed ero
orgogliosa di ciò, in quanto da questo fatto si poteva notare il suo eterno
orgoglio, fattore a me molto gradito.
Dopotutto, anche se non avevo
accettato di provare gli altri sentimenti umani, l’amore non lo escludevo tanto
più che esso mi rendeva ancora più oscura e meno pura.
Sono trascorsi trent’anni da quando
ho preso il comando in questa scuola e niente è cambiato nella sua gestione:
gli studenti continuano ad apprendere sempre le stesse cose poiché non cambiano
mai l’anno di frequentazione ed è tutto tranquillo.
La mia fame di vendetta e di
prestigio non si è calmata, è solo diventata più sottile e più vantaggiosa
negli obiettivi che mi prepongo. La mia mente è giovane e colma di informazioni
che apprendo in continuazione dai libri che ordino e che trattano argomenti di
tutti i generi, ma, soprattutto, che trattano la magia oscura.
Penso che sia stato da questi libri
che Malfoy abbia ricavato quell’importante incantesimo che mi ha lanciato senza
me ne accorgessi.
Peccato, trent’anni vissuti sempre al
suo fianco amandoci nel modo in cui avevamo stabilito, senza carezze né
gentilezza.
Eppure di lui mi fidavo, molto
stranamente, perché è lui che mi ha
visto cambiare in tutte le mie fasi e che mi è stato d’aiuto, senza mai
contraddirmi in niente.
Eppure mi sta uccidendo; ha avuto il
sangue freddo di tramare alle mie spalle per il mio bene, dice.
Non ne sono convinta, ma non l’ho
ucciso….a cosa sarebbe servito?
Sto morendo inevitabilmente e con lui
accanto che non si sposta quasi mai dal mio letto, perché vuole mantenere nella
sua mente ogni mio più piccolo dettaglio mentre esalo l’ultimo respiro.
Per questo, ho deciso di scrivere un
libro di memorie su di me: per poter tramandare alle future generazioni ciò che
sono stata in grado di compiere; una volta, che io scomparirò, anche i miei
incantesimi su Hogwarts smetteranno di essere validi e la vita continuerà
tranquilla come era prima che attuassi il mio piano.
Nessuno si ricorderà di niente perché
ogni più piccola cosa è avvenuta in una realtà parallela, costruita da me e
quindi soggetta in tutto e per tutto solo al mio volere.
All’inizio del mio racconto ho
scritto che nessuno mi avrebbe potuto fermare, ma evidentemente mi sbagliavo e
ora, più di prima, sono convinta che le emozioni umane rendano deboli e
vulnerabili.
E l’allieva non ha superato il
maestro; egli glielo ha fatto solamente credere fino a che non è stato troppo
tardi ,per l’allieva, comprenderlo.
-E' un sacrificio
Falsa pretesa, tu ferirai ancora
Smettila di pretendere di negare
Falsa pretesa, tu ferirai ancora-
Lo sento: le forze mi stanno
abbandonano e la penna mi cade dalla mano.
Non riesco a fare niente; una
terribile morsa al mio cuore gelido mi impedisce persino di parlare e,
addirittura, di respirare.
Mi corre subito affianco e mi prende
la mano con una strana luce negli occhi.
“Abbandonati, amore mio, ci sono io
con te e ci sarò per sempre”
Se non fossi così debole,
rabbrividirei per il disgusto provocato da tutta quella dolcezza: non voglio
morire sentendo nelle orecchie tutto ciò per cui ho sempre combattuto affinchè
finisse.
“Ci ritroveremo e vivremo ancora,
solo in modo diverso”
Lo guardo interrogativa: cosa vuole
dirmi?
“Tu sarai diversa: non più cattiva,
tu non lo sei e non lo sarai mai. Nemmeno in trent’anni ci sei riuscita; hai
solo rovinato la tua vita e reso cupa la mia”
Mi bacia delicatamente sulla fronte e
aggiunge:
“So che se tu potessi, mi uccideresti
all’istante per quello che ti sto dicendo, ma io credo nelle mie parole e non
sarai mai sola, ricordatelo”
Tento di pronunciare anche una sola
parola, ma mi sento svenire: gli oggetti
mi danzano davanti agli occhi.
Solo il suo viso rimane fermo.
“Insieme rinasceremo; tra un po’
anche io ti raggiungerò. Non ti sei accorta delle mie condizioni perché ho
preso sempre una pozione per non renderle manifeste. Ma ora tutto è finito e
presto ricomincerà nel modo che ho sempre sognato: con te accanto, la vera te.
Quella che rideva e che mi incantava con i suoi occhi pieni di luce e di
sentimento. La ragazza di cui mi sono innamorato e per la quale sono stato
disposto a fare tutto”
Mi accarezza la guancia mentre una
lacrima galeotta mi scorre lungo il viso.
“Non ricorderemo niente di ciò che è
stato, perché così afferma l’incantesimo. Nasceremo come se non fossimo mai
esistiti, ma non ho paura: noi ci rincontreremo sicuramente, amore mio” afferma
fiducioso.
Non posso credere di non aver mai
capito cosa provasse quest’uomo nel suo cuore; è stato una serpe fino alla
fine.
Sorrido.
Ora si che tutto è destinato ad avere
un nuovo inizio.
Undici anni dopo.
Una classe di studenti non proprio come tutti gli altri, si trovava su un
parco con accanto tanti manici di scope. Il vociare era tremendo: causa
l’eccitazione. Era la prima lezione di volo e gli studenti del primo anno non
vedevano l’ora di mettere a dura prova le loro capacità.
La scuola di magia e si stregoneria di Hogwarts si ergeva sontuosa nella
sua grandezza e nel suo splendore su quel parco illuminato dal sole. Quei maghi
bambini, seguendo l’ordine della loro professoressa, gridarono all’unisono
“Su!” affinchè quei manici giungessero nelle loro mani.
Non tutti ebbero la soddisfazione di vedere il loro desiderio realizzato
e chi, invece, ci era riuscito, mostrava vanitoso il manico di scopa nella sua
mano.
“Stupido pezzo di legno!” sibilò rabbiosa una dolce Grifondoro dai
capelli ricci e crespi “perché non vieni su?”
Uno sguardo gelido la osservava in silenzio, gongolando del fatto che
proprio quella bambina non ci fosse riuscita a sollevare il manico di scopa.
Dopo dieci minuti, ormai tutti gli studenti erano riusciti nel loro
intendo e Madame Bumb decise che avrebbero potuto salirci sopra, ma senza
volare perché…
“Volare è pericoloso per voi, giovani inesperti”
Questa volta, solo quella ragazzina riccia non era riuscita a montare
sulla sua scopa.
Ma non per sua colpa; il manico continuava a muoversi senza controllo appena
elle iniziava ad avvicinarsi un po’.
Un ragazzino dagli occhi verdi che aveva conosciuto tre giorni prima
nell’Espresso di Hogwarts, le sussurrò all’orecchio:
“Guarda, Hermione, non è difficile. Devi solo restare calma”
Hermione, infatti, non riusciva a restare una attimo ferma in quanto
tremava tutta dalla paura.
Nessuno sapeva che soffriva di vertigini pensando addirittura a una
scopa.
“Lo so,Harry. Ma è più forte di me!” gridò disperata.
“Cosa c’è, Mezzosangue? Anche alla scopa fai così schifo che non ti vuole
nemmeno sopra di lei?” sibilò un ragazzino biondissimo, padrone di quello
sguardo gelido di poco prima.
Una vera serpe doveva sempre approfittare di ogni situazione
per mettere in ridicolo i
grifoni: prima regola non scritta di un buon serpente.
“No, Malfoy. È solo che non riesco a non pensare al fatto che tu non hai
un cervello, viste le tue battute così noiose” e come per dare maggior effetto
a quello che aveva detto, si coprì la bocca con la mano per nascondere un falso
sbadiglio.
“Come ti permetti!” ringhiò iroso il biondo. “Questa me la pagherai!”
ANGOLO DELL’AUTRICE
Salve a tutti!Ieri pomeriggio
stavo un po’ di umore tetro e così ho iniziato scrivere questa one-shot! L’ho
finita proprio adesso e spero che vi piaccia!XD
Non è nel mio stile , ma mi è
molto piaciuto scriverla!!XD
Sarei molto contenta se mi
faceste sapere cose ne pensate! E le frasi in grassetto-corsivo, appartengono
alla canzone “False pretense” dei Red Jumpsuit Apparatus che è stata la colonna
sonora di questa ff!XD
Alla prossima
*kat*