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Autore: Veni Vidi Jackie    02/09/2017    1 recensioni
Guidare sicuri in via Trieste, a Lido di Ciomarea
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo sapevo già cosa fare.

Alle 9 del mattino partii con la mia auto e raggiunsi in mezz’ora Ciomarea, tra le colline della Versilia. Lido di Ciomarea, infatti, era solo una delle tante frazioni di questo Comune. Parcheggiai vicino ad un asilo nido e presto fui sotto il palazzo comunale.

Entrai deciso e, seguendo le indicazioni su alcuni cartelli, mi ritrovai davanti all’ufficio del sindaco. Tuttavia, ero entrato così determinato di conoscere la verità da non essermi accorto che ero entrato in settori riservati e adesso una mezza dozzina di persone, uscite dai loro uffici, erano alle mie calcagna.

Decisi quindi di non perdere ulteriore tempo ed entrai, senza bussare, nell’ufficio del sindaco. Aperta la porta, mi ritrovai di fronte ad uno spettacolo surreale: il sindaco Francesco Del Santo, in smoking ed occhiali scuri, era sdraiato su di un divano mentre diversi fotografi lo immortalavano da angolazioni diverse.

- Okay, okay, ragazzi – disse alzandosi in piedi, dopo essersi accorto di me – per oggi abbiamo fatto. -

Quando tutti se ne furono andati, il primo cittadino mi accolse con un grande sorriso e chiuse la porta dietro di me. Quindi mi accompagnò fino alla sua scrivania, che dava su una piccola finestra di lato.

Francesco del Santo aveva poco più di quarant’anni e non era sicuramente un bell’uomo: stempiato, con i tratti del viso piuttosto marcati e un’espressione quasi assente.

In quel momento la porta si aprì di colpo ed entrarono tre uomini in camicia e cravatta.

- Eccolo qui! - gridarono, fiondandosi su di me – Prendiamolo! -

- No, no! Signori! - Il sindaco si alzò in piedi e fece segno a quegli uomini di fermarsi. - E’ tutto sotto controllo, andate pure -

- Ne è sicuro, signor sindaco? - chiese uno, guardandomi in tralice

- Assolutamente. Nel caso sorgano dei problemi non esiterò a chiamarvi. -

Dopo un’ultima occhiataccia nei miei confronti, i tre aggressori richiusero a malincuore la porta dietro di loro.

- Allora, giovanotto – fece il sindaco, tornando a sedere e incrociando le dita – cosa l’ha portata qui da me? -

Mi sistemai la t-shirt, tutta stropicciata dopo il tentativo del mio linciaggio.

- Vorrei chiederle delle cose, se permette... – dissi poi

- Certo, faccia pure -

- Via Tries...-

- AAAAARGHHH! -

Saltai sulla sedia: il sindaco aveva appena emesso un grido disumano!

- Sta bene, signore? - domandai, guardandolo con gli occhi spalancati

- Sì, sì...- sembrava scosso – ho avuto solo un attacco di...oh, è uguale. Vada pure avanti -

- Ma è sicuro? -

- Assolutamente. Prego, proceda. -

Benché ancora titubante, obbedii.

- Ecco, le volevo parlare di via Tries...-

- AHHHHHHH! -

Il sindaco urlò ancora, stavolta più forte di prima. Sobbalzai e nello stesso momento piombarono nella stanza gli stessi uomini di prima, accorsi dopo aver udito quell’urlo.

- Prendiamolo! - esclamarono di nuovo, correndo verso di me

- No, fermi! - Il sindaco si era alzato in piedi e aveva ordinato loro di fermarsi con un gesto della mano. Era tutto rosso in viso e completamente sudato. Ma cosa gli stava succedendo?

- Sto benissimo – proseguì – ho solo avuto un attacco di...oh, per favore, uscite di qui! -

- Signore, lei non sta affatto bene! Questo ragazzo le sta facendo del male? - domandò uno di loro

- Sto benissimo, ve l’ho già detto. E no, non mi ha fatto niente. Ora, per favore, uscite di qua? -

Il primo cittadino sembrava aver recuperato la calma ma aveva ancora un po’ di affanno, come se avesse appena fatto una grossa corsa. Inoltre era impossibile non vederlo sudare copiosamente.

I tre uomini mi guardarono minacciosamente.

- Se sento qualcos’altro di strano giuro che te la farò pagare! - mi minacciò uno

- Per favore, ragazzi – fece Del Santo – andatevene e fatemi ascoltare questo ragazzo. -

Una volta che se ne furono andati, il sindaco tornò a sedersi e sospirò.

- Allora, cos’è che mi stava dicendo? - chiese

- Signor sindaco, le volevo parlare di via Tries...-

- AAAAAARGHHHH! -

Il volto del primo cittadino si fece rosso mentre gridava a pieni polmoni, i capelli si rizzarono in testa e del fumo cominciò ad uscire dalle sue orecchie e dal naso. La sua testa adesso si muoveva velocemente a destra e sinistra, in alto e in basso mentre urlava...sembrava di essere in un film horror. Ben presto sentii picchiare con violenza alla porta: erano gli uomini di prima, accorsi a soccorrere il sindaco. Non so perché, ma adesso la porta era chiusa a chiave…

- Aprite! Aprite! - gridavano – Aprite o la buttiamo giù! -

Guardai il sindaco: era ancora in preda al delirio, con la sua testa che non faceva altro che muoversi in ogni direzione velocemente.

In quel momento, per una frazione di secondo, mi apparve l’uomo che avevo intravisto dietro ad un albero, il giorno prima. Stava di fronte a me, in piedi, mi fissava e teneva una mano sulla spalla di Del Santo. Ma fu veramente per pochissimo, dal momento che scomparve subito.

Non feci in tempo a chiedermi se avessi sognato o meno che apparve di nuovo, nella stessa posizione. Stavolta non se ne andò. Era un uomo di mezza età, vestito esattamente come Louis Sinatra. Mi fissava intensamente. Poggiava la mano destra sulla spalla sinistra del primo cittadino, ancora in preda alla sua pazzia. Ovviamente non si placavano neanche le minacce dei tre uomini fuori, che ora si preparavano a buttare giù la porta.

- Tu non dovresti essere qui – parlò lo sconosciuto, senza staccarmi gli occhi di dosso. Aveva una voce calda, che emanava fiducia.

- Cosa? - domandai alzando la voce, essendo difficile sovrastare le urla di Del Santo.

L’uomo mi fece segno di aspettare e poi schioccò le dita della mano sinistra: in quel momento calò il silenzio nella stanza. Il sindaco continuava a dimenarsi come prima e potevo ancora vedere la porta muoversi sotto i colpi degli uomini di fuori, ma non sentivo alcun rumore. Era come aver messo il silenzioso alla televisione.

- Tu non dovresti essere qui – ripeté lo sconosciuto

- Chi è lei? - domandai, più incuriosito che spaventato

- Nessuno di importante -

- Cosa vuole da me? -

L’uomo fece un sorriso triste. La cosa che più mi colpì del suo volto fu il naso adunco, tuttavia non si può dire che fosse un brutto uomo.

- Io non voglio proprio niente da te, anzi: hai già fatto troppo -

- Eh? -

Non ci stavo capendo più nulla.

- Alessandro, tu non dovresti essere qui. -

Non so perché, ma proprio non ero sorpreso dal fatto che sapesse il mio nome.

- Perché non dovrei? - chiesi

- Perché no, avresti dovuto fermarti quando sei tornato dal cielo col tuo motorino. Non avresti dovuto venire fino a qui, ci stai complicando le cose -

- Vi sto complicando le cose? E voi chi sareste? -

Il mio interlocutore sospirò. - Non importa chi siamo, importa solo quello che facciamo. E per quello che facciamo è importante che tu non venga qui -

- Ma perché? Che ho fatto? -

Lo sconosciuto spostò lo sguardo in basso sul sindaco, che intanto non aveva smesso di dimenare la testa di qua e di là, urlando qualcosa che non potevo sentire.

- Hai davanti agli occhi il risultato delle tue azioni. Questo non sarebbe successo se tu non fossi venuto qua. Avresti dovuto tornare dal cielo, dimenticarti di quanto accaduto e continuare la tua vita. E invece no, da testardo sei voluto venire qui in cerca di chiarimenti - rispose

- Mi sembra ovvio! -

Scosse la testa. - No, non lo è. Non lo dovrebbe essere, almeno -

- Chi siete voi? - ripetei

- Noi? Nessuno di speciale, se proprio vuoi sapere -

- Che fate? Che sta succedendo? Siete voi che mi avete fatto volare, ieri mattina? -

- Ehi, ehi, vai piano – rise – non posso rispondere a tutte le tue domande -

Malgrado fosse piuttosto inquietante nel suo completo nero e nei suoi “super poteri”, non mi trasmetteva tanta paura. Forse era per questo che lo bombardavo di domande.

- Sì, siamo stati noi a farti prendere il volo, ieri. Io, per la precisione -

- E perché mai? Chi è lei? -

Con mia sorpresa, mi allungò la mano. - Harry Melanzana -

- Eh? -

Mi sembrava di non aver capito bene…

- Alessandro – sospirò – vuoi davvero soffermarti sulla bizzarria del mio cognome? -

Un po’ confuso, ricambiai la sua stretta.

- So già come ti chiami – mi anticipò – ma penso che tu te ne sia già accorto. -

E infatti sì, me n’ero accorto poco fa.

- Insomma, esigo delle spiegazioni – affermai

- E le avrai, fin quanto io potrò dirtele. -

Non sapevo cosa volesse dire con quella frase, ma mi dissi di non indagare.

- Perché mai mi avete fatto volare, l’altra mattina? - chiesi

- Conosci la ruota panoramica, Alessandro? -

- Cosa? -

Harry Melanzana mi guardava serio e io non avevo idea di dove volesse andare a parare. - La ruota di Lido di Ciomarea, la conosci o no? -

- Certo che la conosco, ma cosa c’entra? -

- Vuoi che risponda alla tua domanda? Allora tu rispondi alla mia: la conosci? -

- Sì, la conosco – ripetei per la seconda volta

- Sai quando è stata costruita? -

Ci pensai un attimo. - L’anno scorso, mi pare...ma cosa c’entra questo con...-

- Esatto, la scorsa estate – mi interruppe – e ti assicuro che c’entra con la tua domanda. La ruota panoramica è stata realizzata sul lungomare per l’estate e smontata a fine agosto. Ora, sai invece quando verrà smontata quest’anno? -

- No...- risposi, senza capire cosa c’entrasse tutto questo con il mio viaggio tra le nuvole

- A settembre. E questo, mio caro Alessandro...- e qui mi guardò intensamente - è un grosso problema -

- E perché? -

- Perché il sindaco Del Santo...- e qui diede una pacca sulla spalla al primo cittadino - ha sperato in questo modo di aumentare il turismo della zona e aumentare quindi i profitti, della ruota e non. E questa, Alessandro, è una trovata molto interessante -

- E cosa c’è di male in tutto questo? -

Mi guardò. - Assolutamente niente, ecco qual è il problema: non c’è niente di male. Anzi, va troppo bene, mi capisci? -

Ovviamente non capivo.

- Se il turismo in zona aumenta e tutto va secondo i piani di Del Santo...- mi spiegò – il benessere di Lido di Ciomarea aumenterà, ancora di più di quanto non lo sia già adesso. E se già ora questa zona è rinomata in Italia e a livello internazionale, tra qualche anno lo sarà ancora di più. I turisti aumenteranno, gli incassi del Comune anche...-

- E che c’è di male? - mi intromisi

- Niente, te l’ho già detto. Niente. Non può andare tutto così bene, capisci? .

- Ma perché? -

- Perché no, Alessandro. Non può essere tutto così facile. Il sindaco Del Santo sta facendo molto per questa città, sta facendo troppo. Se anche Via Trieste funzionasse a dovere, cosa resterebbe di negativo a Lido di Ciomarea? Niente, purtroppo. E questo noi non lo possiamo permettere -

- “Noi” chi? Chi siete voi? -

- Nessuno di importante, ma quello che facciamo importante lo è. – Sorrise – Oh, se lo è. -

Scossi la testa, sperando di aver capito male.

- Mi stai dicendo che il compito tuo...anzi, il compito vostro... è quello di assicurarvi che tutto vada male? - chiesi

- Non tutto, Alessandro. Solo una parte. E a Lido di Ciomarea rientra in questa piccola parte Via Trieste, che non deve essere assolutamente una strada ben asfaltata, altrimenti tutto andrebbe troppo bene...- Harry Melanzana rabbrividì – troppo bene...-

- E se qualcuno si facesse male prendendo una di quelle buche? -

Alzò le spalle. - Quello non è un mio problema. -

Sperai che stesse scherzando. - Mi avete fatto volare! - esclamai – Potevo ammazzarmi! E poi dimmi un’altra cosa: come diavolo ho fatto a non precipitare a terra? -

- Non esiste un motivo ben preciso: succede e basta. -

“Succede e basta”...anche Louis Sinatra mi aveva risposto così.

- Fammi capire: voi, chiunque siate, fate in modo che non tutte le cose...vadano bene? -

Il signor Melanzana annui. - Esatto, è a grandi linee quello che facciamo -

- Quindi il responsabile della mancata manutenzione di via Trieste non è il sindaco Del Santo? Siete unicamente voi? -

L’uomo inclinò leggermente la testa. - Non è proprio così -

- Ma hai detto prima che Del Santo è un ottimo sindaco, che ha messo la ruota, che ha aumentato i guadagni della zona, che...-

- Lo so – mi interruppe – e tutto questo è vero. Del Santo sta facendo del bene a questa città, ma noi agiamo in luoghi dove abbiamo più possibilità di successo, non so se mi spiego -

- No. -

- Quello che sto cercando di farti capire – spiegò – è che noi interveniamo laddove abbiamo più possibilità di riuscita. Nel caso del Comune di Ciomarea abbiamo lavorato sul sindaco, un’ ottima persona ma allo stesso tempo incapace di far valere il proprio status per rimettere a dovere una strada -

- Quindi...se ho capito bene…voi avete influenzato Del Santo per far sì che non si mobilitasse per il rifacimento di via Trieste? -

Era piuttosto difficile cercare di capire cosa mi volesse dire, ma Harry Melanzana fece segno di sì col capo.

- Esattamente. Abbiamo insistito su una sua debolezza, vale a dire la mancanza di autorità in questo campo, per evitare definitivamente la ristrutturazione di quella strada. -

Abbassai lo sguardo a terra, ripensando a tutto quello che mi aveva detto. Ero incredulo e scioccato.

- Per questo – continuò – anche Del Santo ha una parte di colpa in tutto questo. Una minima parte, ma ce l’ha. Ed è stata quella di essere troppo debole per mettere in gioco la propria autorità al fine di proteggere i cittadini nelle strade -

- Ma se questo è un suo difetto e voi lo rimproverate per questo...perché mai voi stessi non fate nulla per migliorare le cose? Perché non agite per via Trieste? -

I suoi occhi si illuminarono. - Perché sarebbe troppo facile, Alessandro. -

Cominciavo ad odiare quella frase…

- Troppo facile, ricordi? - proseguì – Tutto troppo facile. -

In quell’istante sentii uno schiocco nelle mie orecchie e improvvisamente fu come risvegliarsi da un sogno: il sindaco Del Santo stava ancora urlando (adesso riuscivo a sentirlo fin troppo) e dalla porta arrivavano ancora le minacce dei tre uomini di prima, pronti a farmi a pezzi.

Del signor Melanzana nessuna traccia.

Mi guardai attorno, ma non c’era. Lo stavo ancora cercando quando udii abbattere la porta e mi sentii gettare per terra: i tre uomini mi guardavano sogghignando dall’alto al basso, felici di potersi finalmente gustare la preda.

- Pensavi di farla franca, eh – disse uno di loro

- Hai voluto scherzare fin troppo – esclamò un altro

-Ora ti conciamo per le feste. - fece il terzo

Detto questo, uno di loro mi colpì con violenza sul volto e persi conoscenza all’istante.

 

 

  
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