Serie TV > Hannibal
Segui la storia  |       
Autore: ArwenDurin    02/09/2017    1 recensioni
Un viaggio nell'evoluzione e accettazione di cosa Will provi davvero per Hannibal dal POV di Hannibal stesso.
DA NUOVO CAPITOLO
"«Dunque lascerai che io affoghi nelle acque profonde del mio essere?» il sussurro roco con il quale gli rispose e le loro mani unite, fecero correre dei brividi nella schiena di Hannibal."
«No Will, toccherai il fondo ma per risalirne con consapevolezza, ed avere così la risposta che cerchi. Allora, le mie braccia ti avvolgeranno, quelle acque si quieteranno, e diventeranno delle goccioline nel tuo immenso io.»"
"Hannibal notò come i ricci di Will catturassero quel vento e come la sua chioma si muovesse in una specie di danza. Si accorse di come il sole illuminasse i suoi ricci e rendesse i suoi occhi limpidi, di una chiarezza simile ad un lago, con mille riflessi d'infinito."
Murder Husband, Domesti Hannigram
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hannibal Lecter, Will Graham
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Hannibal era infastidito e irritato, guardò nuovamente l'ora e accorgendosi di quanto tardi fosse, sospirò portando di nuovo il suo sguardo al libro che stava leggendo. Il motivo di tale umore dipendeva dal fatto che Will era uscito senza avvisarlo. Graham dopo la mattinata passata insieme in quella chiesa, e dopo aver pranzato con lui, non gli aveva rivolto parola se non con poche monosillabi. Hannibal non si era allarmato, perché sapeva che era fatto così. Ma poi improvvisamente, verso l'ora di cena, era uscito e dopo due ore non aveva ancora fatto ritorno, e senza aver accennato a dove andasse. Era questo ultimo punto ad averlo irritato maggiormente.
Lo attese per quasi un'ora, dopodiché cominciò ad irritarsi; non cenò nemmeno, causa il nervoso che l'aveva assalito. E cominciò a leggere un libro qualsiasi per calmarsi. Non era abituato a provare tali emozioni, e questo lo infastidì ulteriormente. I pensieri che lo dominavano era di natura piuttosto violenta, ma, per quanto immaginare di fargliela pagare in modi sottili e studiati lo rendeva già più tranquillo, ciò non bastava.
Voleva vederlo e soprattutto sapere dove fosse andato!
Improvvisamente la porta si aprì con uno schianto e Hannibal poggiò il libro dirigendosi verso di essa, pronto a far iniziare la sua vendetta fatta di poche parole e sguardi piuttosto rivelatori. Ma quando lo vide, quei pensieri si bloccarono e si stupì, per quanto riuscì a mascherarlo all'istante.
Il motivo della sua sorpresa fu trovare Will coperto di sangue, che lo guardava con aria assente.
«Ti ho portato un dono.» il suo sussurro fu cupo mentre porgeva ad esso un qualcosa avvolto da un tessuto; pareva un pezzo di qualche camicia una volta stata rosa che era divenuta rossa impregnata di sangue come il qualcosa al suo interno. Hannibal guardò quell'involucro per qualche istante prima di aprilo; e quando lo fece, si stupì maggiormente trovando un cuore rosso al suo interno. Era talmente vivido, che pareva ancora battere. I suoi occhi piombarono su Will in un'estasi immancabile, bramava i dettagli, voleva sapere tutto. L'empatico pareva calmo, con un perfetto controllo di sé, che un tempo non avrebbe avuto e non lasciava trapelare alcuna emozione o tremore, arreso alla sua natura.
«Ero te,» lui esclamò con una risatina nervosa «Rammenti quel ragazzo sgradevole al ristorante dove siamo stati per pranzo? Quello che ha rivolto parole poco rispettabili alle nostre persone e anche al nostro orientamento sessuale...non starò a ripetere tali volgari esclamazioni, penso lo ricorderai.»
Hannibal ricordava eccome quell'individuo, che avrebbe volentieri servito in molti piatti in svariate ricette, tanto che uscendo dal ristorante memorizzò la targa del suo banale motorino. Fu più per sfizio, anche perché poi Will gli disse di non ucciderlo, non era detto l'avrebbe accontentato...ma in quel momento non lo fece, ancora doveva ragionare sul da farsi con quel ragazzo maleducato, ma Will l'aveva preceduto.
«Ti avevo chiesto di non ucciderlo e non sapevo se avresti seguito quello che credevo fosse il mio volere, ma io...l'ho fatto io.» in quell'istante un leggero luccichio prese le pupille di Will, che indietreggiò di qualche passo, scuotendo il capo. Hannibal si sentì oltraggiato.
Non poteva compiere passi indietro, era arrivato al baratro e si era buttato con  lui. Aveva assaggiato il gusto del sangue, aveva provato cosa significava sentire una vita scorrere tra le proprie mani...e diventare parte di essa. L'aveva provato con il Grande Drago Rosso, l'avevano provato assieme; ma adesso Will aveva compiuto quell'atto da solo e non per autodifesa. Era un grande passo nel suo divenire e non poteva fermarsi per seguire una morale che nemmeno gli apparteneva. Difatti Hannibal si prese quel momento di pausa per deporre il cuore in frigo, e pensare cosa dirgli per portarlo dalla parte che il suo animo ardeva d'essere. Poi si avvicinò di nuovo all'altro con la testa di lato per guardarlo meglio nel suo capo chino.
«Will, questa è una tua composizione, io ho sussurrato alla crisalide, ma questa è la tua melodia. E sono in ammirazione di quello che sei.» si trattenne dal toccarlo, poiché tutto nel corpo di Will gli suggeriva di non farlo. Infatti, esso si distanziò di qualche passo e rimase in silenzio per alcuni secondi poi alzò lo sguardo su di lui, di nuovo fermo e penetrante.
«Sono schiavo del mio stesso essere...»
«No Will, tu sei libero di essere te stesso con me.» lo interruppe facendo qualche passo verso di lui, e Will non rispose ma concordò in un tacito silenzio.
«Non avevo dubbi di quello che stavo facendo è stato naturale, ho preso, ho azzannato, ho trucidato, ho voluto, e ho bramato... ma non ho lasciato tracce, come tu desideri. Ho svolto tutto in modo impeccabile.» Hannibal a quel punto gli rivolse un leggero sorriso portando una mano dietro il suo collo, affascinato e innamorato di quella perfetta creatura che aveva dinnanzi.  L'agnello che abbandonava sempre più il suo stato per esporre il suo vero io, il leone... il suo.
«E quel cuore è l'unico segno della tua truculenta poesia,» si fissarono per qualche secondo, assorbendosi l'uno negli occhi dell'altro poi Hannibal lo lasciò e aggiunse.
«Vorrei dividere con te per cena questo tuo dono, un tuo ulteriore passo al tuo divenire.» Will però negò e posando lo sguardo altrove, rispose.
«È per te, un cuore per un cuore.»
Non ebbe bisogno di aggiungere altro, poiché  quel sussurro velato fu chiaro per Hannibal a cosa si riferisse. Firenze e il cuore che lui gli aveva lasciato...in quel momento ricambiato. Ma il suo non era spezzato quanto quello che Hannibal gli aveva offerto… tutt'altro. Era vivo e pulsante come l'animo di Will quando mostrava la sua vera essenza, ed era bellissimo.
Un calore gli avvolse il petto mentre rivolse il suo sguardo disegnato d'orgoglio e amore su Will. Avrebbe voluto baciarlo per quel gesto di poeticità che aveva compiuto, dalle tinte d'orrore oscuro ma intriso di romantico ardore, ma sapeva che Will lo avrebbe respinto al momento. Non lo stava nemmeno guardando dopo quella frase, ancora in lotta con il rimasuglio di umanità in esso rimasto; decise così di "svegliarlo"dalla sua caduta nell'abisso di se stesso. Prese la sua mano facendo sì che il sangue lo sporcasse: voleva condividere qualcosa con lui di quella sua evoluzione, visto che non era potuto essere presente. Pensò che a cena gli avrebbe chiesto qualcosa, perché aveva intenzione di preparare nel migliore dei modi il dono da Will offerto, e immaginarsi i dettagli. Avrebbe fatto in modo che parlasse, per quanto Will fosse diventato bravo con la manipolazione, Hannibal poteva ancora batterlo se lo desiderava e adesso doveva sapere!
«Will, amore mio vieni con me, ti serve una doccia.» Graham lo guardò per un istante ma poi annuì lasciandosi trascinare nel bagno.
Tra quelle mattonelle bianche tutto parve svolgersi in una quotidianità rallentata quando Hannibal aprì il rubinetto e Will poco distante da lui allo specchio, puliva la camicia dal sangue di quello scempio. Mentre il rumore dell'acqua scorreva, i due si trovarono a fissarsi attraverso lo specchio, il loro sguardo fu così intenso che l'oggetto parve sparire lasciando posto solo ai loro occhi. Hannibal si avvicinò a lui, prendendo la camicia dalle mani di Will, mettendoci più vigore nel pulire le macchie.
«Prenditi il tuo tempo, ho in mente una ricetta deliziosa per il dono che mi hai portato e non ci vorrà poco tempo nel produrla, dunque non preoccuparti.  E quando avrai finito qui sarei onorato se volessi farmi compagnia, ti preparerò un pasto perché devi mangiare qualcosa.»
«Non avrei molta fame.» abbassò lo sguardo ed Hannibal riconobbe quel gesto come vergogna e incomprensione verso se stesso; ma lui non poté che ammirarlo nuovamente poiché ben aveva compreso il chiaro segnale che Will si fosse nutrito di qualche parte della sua vittima. Un organo probabilmente, ma non il cuore quello l'aveva lasciato per lui
L'aveva donato a lui.
Il suo cuore rimbombò nel petto a tale pensiero, il battito fu vivo come la sensazione di tenere "l'evoluzione" di Will tra le sue mani.
«Ma ti farò compagnia e mangerò giusto qualche boccone, visto è tuo desiderio.» aggiunse ciò Will guardandolo nuovamente, ed Hannibal lo ringraziò inclinando il capo per poi uscire dal bagno.
 
Dopo aver lavato i piatti e gustato il pasto insieme, Hannibal ottenne le informazioni che voleva, almeno in parte. Will aveva seguito quel tizio, dopo essere uscito da un bar ubriaco fradicio, sino all’auto che trovò in panne, dato che Will stesso l’aveva sabotata; era bravo con i motori, cosicché non gli ci volle molto. Il ragazzo non riuscì, come previsto, a far partire l'auto che era rimasta in una zona buia, e Will lo colse, guidando con la sua auto sino ad un bosco dove gli diede il suo disegno.
Hannibal sapeva che gli era piaciuto....ancora, i suoi occhi brillavano nel raccontarlo e gli disse nuovamente quanto fu bellissimo per lui; ma quando lo psichiatra lo incalzò nuovamente su alcuni dettagli, da quel punto in avanti Graham non fu più chiaro . Hannibal era sicuro che fosse andato oltre i morsi e che avesse mangiato anche qualche parte di quell'essere, rivelando il suo lato animale e cedendo ai suoi istinti. Gli ci volle una doccia fredda per riprendersi dal sangue che bollente scorreva in lui, a immaginarsi Will nella sua vera natura...solo a pensarlo, e visualizzandolo nella sua mente, era la cosa più eccitante e sensuale che avesse mai provato.
Uscì dal bagno e si diresse nella sua stanza per apprestarsi a dormire, quando fu colto dalla sorpresa nel trovarsi Will dinnanzi alla sua porta.
«Voglio dormire con te, questa notte.» quell'unica esclamazione ebbe il potere di far di nuovo bollire il sangue allo psichiatra, che annuì piuttosto soddisfatto,  perché erano anni aspettava questo momento. Entrarono insieme in camera ed assieme tirarono giù il sottile lenzuolo uno da un lato uno dall'altro, lentamente come se si stessero toccando con quel gesto. I loro sguardi rimasero incollati persino quando entrambi si sdraiarono nel letto matrimoniale. Hannibal non si mosse aspettando e nel contempo pensando a cosa Will intendesse con tale esclamazione. Difatti si girò di lato con il braccio sotto il suo cuscino e passò lo sguardo al suo volto.
La luce della luna, assieme a un venticello fresco, entrava dalla finestra, illuminando Il profilo di Will. Egli era immobile a pancia in su e con gli occhi socchiusi; che stesse riflettendo era abbastanza chiaro. Hannibal continuò a osservarlo, godendosi la vista di quella sua personale opera d'arte dai capelli castani, passando lo sguardo dal suo viso al suo corpo, e scorgendo sotto la maglia aderente che indossava, parte di esso. Will dormiva sempre in boxer e maglietta al contrario di lui che usava dei pantaloni pregiati, ma nessun indumento a coprirgli il petto.
«Tu pensi che io sia innamorato di te?» improvvisamente Will esclamò questo e, per quanto fosse solo un sussurro, nel silenzio della notte quella frase riecheggiò forte, colpendo quelle mura con sonorità dolci e metalliche, rimbombando addosso allo psichiatra in una calda e piacevole melodia.
«Devi dirmelo tu, poiché devi scendere dentro di te.» Hannibal ovviamente, non si lasciò manipolare per quanto la risposta la sapeva eccome, e Will a quel punto si voltò d'un fianco a lo fissò stendendo il braccio sotto il cuscino di Hannibal e afferrando la sua mano.
«Dunque lascerai che io affoghi nelle acque profonde del mio essere?» il sussurro roco con il quale gli rispose e le loro mani unite, fecero correre dei brividi nella schiena di Hannibal.
«No Will, toccherai il fondo ma per risalirne con consapevolezza, ed avere così la risposta che cerchi. Allora, le mie braccia ti avvolgeranno, quelle acque si quieteranno, e diventeranno delle goccioline nel tuo immenso io.» anche lui usò un tono basso e l'empatico scostò lo sguardo, ma non lasciò la sua mano per qualche istante. Era l'ultima sera quella che avrebbero passato in quel luogo, ed Hannibal ipotizzò che l'altro avesse già intuito la risposta. Lo capì dal suo sguardo calmo e dal volto rilassato, e non teso com'era quando ne parlarono il primo giorno.
Will si staccò da lui e si sedette sul letto; lo psichiatra sentì una stretta al cuore nell’assurdo timore che se ne stesse andando. Graham però fece tutt'altro:  si tolse la maglietta, rivelando la parte superiore del suo corpo, e appoggiò il suo petto sopra Hannibal.
I loro occhi si incontrarono mentre Lecter si sentì completamente “risucchiato” da lui, come se Will a quel punto avesse aperto un varco dal quale non si poteva più fare ritorno. L'aria attorno a loro era densa e tutto il corpo dello psichiatra era avvolto dall’emozione, come se le più forti onde del palazzo delle memoria di Will, fossero uscite per ghermirlo e cullarlo. Hannibal non si trattenne, non a quel punto,e non in quel momento che Will era praticamente sopra di lui a fissarlo insistentemente.
Non disse una parola, ma Lecter poté leggere quello che gli stava dicendo con lo sguardo: c'era del sentimento, e lo vide chiaramente sul suo volto! Ed un riflesso del suo essere che aveva trattenuto troppo a lungo. Ma soprattutto i suoi occhi, poiché in quell'istante fattosi più scuri, gli stavano sussurrando che lui sapeva e confermava l'ipotesi di Hannibail.
Will era a conoscenza di tutto: dalla risposta alla sua domanda ai pensieri dell'altro, ma non disse ancora nulla. Era infido e crudele quando voleva e Hannibal lo sapeva bene. Oh sì….Lui sapeva che l'avrebbe dunque fatto attendere fino all'ultimo minuto; oppure, se anche in quel momento Will avesse superato la sua barriera e distrutto qualche mattone del suo muro, avrebbe potuto comunque costruirne subito un altro, e dunque tutto sarebbe stato vano.
Era sempre così con lui.
Hannibal sospirò pizzicato da un leggero fastidio; ma avere Will così vicino annullava altri pensieri sgradevoli che avrebbe potuto avere, anche perché sapeva gli avrebbe risposto massimo la mattina seguente. Dunque questo poteva essere l'inizio del loro futuro insieme, oppure l'inizio della vendetta di Hannibal: dipendeva da Will, in quanto aveva messo tutto nelle sue mani un'altra volta. Carezzò i ricci dell'uomo sopra di lui, con in volto disegnato tutto l'affetto per il suddetto. Will poggiò una mano nell'incavo del suo collo e con la punta delle dita sfiorò la sua pelle. Le emozioni che Hannibal provò non erano paragonabili a nulla; nessun concerto tra i più soavi da lui uditi, oppure piatti tra i più deliziosi da lui preparati, gli avevano fatto provare quell'estasi.
Will è l'essenza dell'emozione pensò, assorbendo le sensazioni che gli dava. Rimasero così alcuni istanti, sussurrandosi e coccolandosi in quelle piccole carezze, senza usare parole banali, poiché tra loro bastava uno sguardo.
Dopodiché Will appoggiò la testa sul suo petto, ed Hannibal lo accolse con commozione e felicità, tanto che delle lacrime pizzicarono i suoi occhi, e poi con passione gli diede un bacio sul capo.
_________________________________
Quando uscì dalla doccia, trovò Will nella stessa identica posizione nella quale l'aveva lasciato quella mattina; e cioè nei meandri della sua mente, immerso nel suo torrente di pensieri.
L'acqua era l'elemento dominante quella mattina, poiché oltre a Will e il suo palazzo della memoria, il cielo era plumbeo e delle gocce di pioggia, cadevano da diverse ore; ma, per quanto fosse la loro ultima mattinata in quel posto, l'atmosfera non era malinconica. Hannibal rimase a fissarlo per qualche istante, in quanto l'empatico non gli aveva ancora rivolto la parola, né aveva dato alcuna risposta, incantato com’era dalle gocce di pioggia e immerso in qualche frammento di pensiero. Era rimasto lì alla finestra già vestito e pulito, ed Hannibal quando si era svegliato e trovandolo lì, si era preso tutto il tempo possibile per osservarlo nella bellezza statuaria che possedeva.
Quel momento però decise di avvicinarsi, così tanto che poté finalmente sentire il suo odore misto a quel bagnoschiuma che rendeva la sua pelle davvero allettante.
«Stai giocando con le gocce della pioggia?» Will non rispose ma mosse leggermente il capo, segno che l'aveva sentito e a quel punto, Hannibal portò un braccio ad avvolgere la sua vita, attaccandosi a lui. Graham non oppose resistenza e questo era senz'altro un buon segno.
«Lo sai cosa si dice della pioggia?» sussurrò tra i suoi capelli e Will annuì.
«Che siano le lacrime d'angeli, che piangono le disgrazie di questo mondo.» Hannibal portò lo sguardo al grande vetro dello chalet, imbrattato di goccioline scintillanti.
«È una versione, per quanto c'è anche chi dice siano le lacrime di Dio in persona, piovute sulla terra per purificarla, erano così tante che si tramutarono in pioggia. Poi si cristallizzarono e divennero gemme.»
Will sospirò, rilassandosi tra le sue braccia «Una versione che penso ti si addica di più, per quanto tu stesso in un qualche modo ti ritieni un purificatore, non è così? Eliminando quelli che tu ritieni indegni.»
Hannibal sorrise per la mente geniale dell'uomo e gli diede un bacio sul capo, prima di lasciarlo.
«Vado a preparare la colazione.» e non aggiunse altro, mentre uscì dalla stanza. Non gli chiese la risposta che stava aspettando e non gli fece pressione; semplicemente attese, perché aveva tempo fino a sera, prima che l'aereo, che dovevano prendere insieme, decollasse.
 
Pochi istanti dopo mentre Hannibal si stava adoperando al meglio in quella piacente cucina americana, sentì una presenza alle sue spalle, poggiò il grande coltello con cui stava tagliuzzando sul tavolo bianco e si voltò. Will era lì appoggiato al bancone centrale, davanti alla caffettiera e con gli occhi chiari incollati su di lui a braccia conserte. Hannibal interruppe quello che stava facendo e lo guardò di rimando, concentrando tutta l'attenzione su di lui e aspettando quello che sarebbe potuto succedere. Will doveva parlare, questo era certo; ma era anche vicino ad un set di coltelli, difatti quando rilassò le braccia poggiandole sul bancone, lo psichiatra stette all'erta.
Poteva compiere qualsiasi mossa.
Will sfiorò il legno del contenitore di coltelli poi poggiò la mano al fianco di essi.
«Sono riemerso dalle acque del mio essere, e come avevi detto, ora sono consapevole. Non posso fuggire da ciò a cui sono condannato, non posso scappare da me stesso e da quello stesso io che ho ignorato di essere,» a quel punto si distanziò dal bancone, allontanandosi dalla minaccia dei coltelli e con sguardo più profondo aggiunse «So chi sono con te, so cosa siamo! E tu sai Hannibal, che non ho mai conosciuto me stesso prima di te! Tutto inizia con te...tutto è assorbito da te. Le tue braccia mi hanno accolto dalle profondità del mio abisso, lo hanno fatto anche quando sono riemerso con la risposta, come avevi promesso. La tua presenza annega quello che sono, lo divora.»
Hannibal sbatté le palpebre più volte, e un'immensa emozione si espanse in lui. Will aveva scelto finalmente: lo aveva scelto.
«Lo facciamo entrambi Will, l'uno con l'altro.» gli rispose in tono mite per quanto dentro di lui vi era una tempesta d'emozioni.
In passi sincronici si avvicinarono, senza togliere l'uno lo sguardo dall'altro, e quando furono vicini, così tanto che i loro respiri divennero uno, Will posò una mano sul suo fianco e fu un attimo, Hannibal cedette per un secondo e la mano di Graham piombò sul coltello che era appoggiato dietro Lecter.
La grande lama fu davanti allo psichiatra scintillante e minacciosa ma Hannibal fu agile quanto Will, poiché gli afferrò il polso di rimando. I loro sguardi erano ancora incollati l'uno all'altro, mentre il respiro di entrambi era come risucchiato dall'adrenalina del momento. Hannibal poteva sentire il cuore di Will battere forte dalle vene del polso che teneva stretto, e lo osservò, aspettandosi una sua mossa di sangue, ma pronto ad opporre resistenza, studiando come disarmarlo ma mantenendo la sua solita calma, anche se l'altro non pareva intenzionato a muovesi. Rimase piuttosto lì fermo con la lama del coltello puntata dinnanzi allo psichiatra, a fissarlo con sguardo scuro e penetrante e continuò a parlare.
«Ho capito che io voglio essere assuefatto da te e adesso, noi due siamo sbiaditi insieme sino a diventare della stessa forma. Tu mi appartieni e io ti appartengo.» usò un tono basso, quasi roco nel dirgli quella frase ed Hannibal nel frattempo, portò il coltello sempre più lontano dal suo volto, abbassandolo al suo fianco. Will non oppose resistenza, lasciando trasportare il braccio in verticale. A quel punto, con la minaccia al fianco per entrambi, l'altra mano di Will finì sul suo viso, accarezzandolo con la stessa delicatezza con la quale spesso lo psichiatra lo aveva trattato. Dei brividi percorsero la schiena di Hannibal, ma non furono solo di piacere, perché l'arma era ancora lì a pochi centimetri da loro, per quanto fosse lo psichiatra ad averne il controllo. Ma dall'altra parte, ricambiò quel gesto d'affetto, e con la sua mano prese il fianco dell'uomo, avvicinandolo a sé.
«Hai ottenuto quello che volevi Hannibal, perché non posso più negare quello che provo per te.» concluse così Will, lasciando che il coltello cadesse a terra producendo un rumore metallico che fu l'unico suono che si poteva udire tra i due. Portò poi l'altra mano priva di minaccia dietro il suo collo, sfiorando con la punta delle dita i suoi capelli e regalando allo psichiatra la più piacevole delle sensazioni. Hannibal di rimando prese il suo braccio e lo strinse, in un gesto di controllo, mentre portava l'altra mano dietro la nuca dell'uomo, avvolgendo con le dita i suoi ricci, con l’intenzione di ricambiare le stesse sensazioni che stava ricevendo da Will.
«Will, mio Will.» non poté trattenersi dall'esclamare ciò con emozione e l'altro sorrise fiero e dannatamente sensuale, consapevole dell'effetto che aveva su di lui.
Lentamente, Will avvicinò ancor di più il volto al suo e le loro labbra si unirono all'istante in un bacio lento di conoscenza e degustazione, nell'esplorazione l'uno della bocca dell'altro. Ma quando esso divenne più rude, quasi animalesco, e Hannibal sentì Will gemere tra le sue braccia, la passione li travolse e quel desiderio spinse l'empatico contro il frigorifero mentre lo psichiatra si strusciava su di lui.
«Hannibal, prendimi, ti prego... adesso.» quel sussurro roco e pieno di passione di Will, non fecero che aumentare il fuoco che era diventato il sangue di Hannibal, pulsando con violenza in lui. Se l'altro avesse continuato così, l'avrebbe preso lì su quel frigorifero con tutto il desiderio e sentimento che da anni conteneva, ma voleva di più...molto di più. Desiderava donargli tutto il piacere della terra e quel luogo non era adatto, bramava sentirgli gridare il suo nome e che fossero una persona sola, anche fisicamente (poi l'aveva supplicando, soddisfacendo non poco il suo ego), cosicché baciandogli il collo e poi la mandibola, lo staccò dal frigorifero per stringerlo a sé.
«Sì, ma non qui.»  e con quel sussurro ricco di sentimento, avvinghiati l'uno all'altro indissolubili creature legate nell'eternità, si diressero in camera da letto, senza staccarsi da quel bacio vorticoso.
Furono ben presto a contatto pelle contro pelle, dove profumi, odori e sensazioni si mischiarono e si fusero in un sol corpo, completando nell'estasi fisica di due anime già unite.
Lì si unirono in un vortice di passione e amore, sbiadirono e si completarono insieme.


fonte: 
https://tatarnikova.deviantart.com/art/I-can-t-get-you-out-of-my-head-697924630​

Angolo autrice: Ciao a tutti :) siamo giunti al capitolo conclusivo del racconto, spero anche qui di essere stata più IC possibile anche nell'aver fatto scegliere a Will quello che comunque, lui davvero vuole XD
La foto è perfettissima! La trovai dopo la scena che avevo scritto e avevo sclerato perché era simile all'idea che avevo in mente ahah, quindi anche se è un po' spoiler per chi apre il racconto, ho dovuto metterla XD
Grazie a chiunque leggerà e/o commenterà  ^_^


 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Hannibal / Vai alla pagina dell'autore: ArwenDurin