Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: ChiaraBJ    02/09/2017    2 recensioni
Quando tutto sembra scorrere di nuovo sui binari della normalità la vita di Ben viene nuovamente sconvolta e di conseguenza anche quella del suo socio Semir. Una verità rimasta nascosta per troppo tempo, complotti, fughe, tradimenti sono alcuni ‘ingredienti’ di questa nuova avventura che vedrà i nostri ispettori indagare lontani dalla loro città.
Soli…o quasi.
Questa storia fa parte della serie ‘Legami speciali ed indissolubili’.
Consigliata, ma non indispensabile, la lettura delle storie precedenti.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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Irruzione…con sorpresa

“Guarda il cartello stradale Semir” esordì Ben sbuffando “Siamo quasi arrivati…”
“Quasi arrivati?” rispose con una faccia stralunata l’amico “C’è scritto che a Cottbus mancano ancora tre chilometri…sono due ore che camminiamo”
“Non è colpa mia se ti hanno distrutto l’auto e se da queste parti non passa nemmeno un cane” rimbeccò l’altro “Dai muoviamoci e nel frattempo studiamo un piano”
“Direi che per prima cosa dobbiamo procurarci un mezzo, possibilmente che non dia nell’occhio, ma al contempo veloce e affidabile in caso d’inseguimento o fuga” propose Semir “Tu che sei il socio ricco metterai i soldi…spero tu non abbia lasciato a casa il portafoglio come sempre”
“Non ti preoccupare, dispongo di una discreta somma e se occorresse ho pure la carta di credito. Caso mai sfrutterò il mio cognome e le mie conoscenze come garanzia. Se questo Junker è un magnate dell’edilizia conoscerà sicuramente mio padre…”
“Sarebbe un’ottima alternativa” sentenziò Semir “Ma io lascerei stare Junker…quell’uomo non mi piace”
“Come vuoi, di solito il tuo istinto raramente sbaglia…” confermò Ben.

I due ispettori giunsero finalmente in città appostandosi davanti allo stabile dove aveva sede l’ufficio dell’avvocato Porfidier dopo aver preso a noleggio un’auto.
Avevano anche acquistato una macchina fotografica con un discreto obiettivo; sarebbe servita per scattare qualche foto in caso di necessità.
Durante l’appostamento Semir cercò di intavolare con Ben un minimo di discorso, ma con scarso successo. Il socio non sembrava incline al dialogo rendendo l’attesa snervante.
Solitamente le ore passate ad aspettare erano abbastanza divertenti. Spesso nell’abitacolo scoppiavano grasse risate nel rammentare le loro passate avventure o gli anni prima di diventare amici; la radio era un piacevole sottofondo, a volte sovrastata dal loro incessante sgranocchiare di pistacchi, patatine o altro.
Ma questa volta nemmeno la radio rompeva quell’innaturale silenzio che c’era tra i due.
“Vado a prendere qualcosa da mangiare e da bere, ho le gambe indolenzite, vuoi qualcosa in particolare?” alla fine Semir decise di abbandonare momentaneamente quel posto in cui aleggiava un’atmosfera decisamente pesante.
“Prendi quello che vuoi per me è lo stesso” fu la laconica risposta di Ben.
“Senti se Wust è…” Semir tralasciò volutamente la parola morto “Non è colpa nostra”
“Forse non abbiamo cercato abbastanza” rimbeccò Ben.
“C’erano crepacci ovunque, il terreno era franoso, rischiavamo di morire anche noi nel cercarlo…e poi potrebbe essere morto nell’esplosione dell’auto o finito in qualche crepaccio nel saltare dal mezzo” Semir attese per qualche secondo un’ulteriore risposta, poi decise di andare.

Il piccolo ispettore fece ritorno dopo pochi minuti, in mano aveva due panini, qualche bottiglietta d’acqua e due caffè fumanti.
“Senti, direi che se entro la mezzanotte non succede nulla” suggerì Ben addentando il suo panino “Ce ne torniamo a Colonia”
Semir non osò replicare, il tono usato dal ragazzo non ammetteva dinieghi, tantomeno repliche.
Ma verso l’imbrunire accadde qualcosa.
Porfidier uscì dallo stabile.
“Ehi Ben” indicò Semir “Ci siamo, sta uscendo teniamoci pronti”
L’avvocato appena uscito dalle porte scorrevoli del palazzo diede una rapida occhiata in giro, senza allontanarsi molto dall’entrata dello stabile.
“Dà l’impressione di essere alquanto spaventato” fece notare Ben al socio “Si guarda continuamente attorno, come se avesse paura di qualcuno o di qualcosa, e sta usando ancora quell’enorme fazzoletto per asciugarsi la fronte”
“Già…” replicò l’altro “Sembra stia aspettando qualcuno è impaziente, continua a fare avanti e indietro per il marciapiede”
Qualche minuto dopo arrivò un’Audi grigia con i finestrini oscurati e l’avvocato dopo una rapida occhiata all’autista salì.
“Sembra la stessa auto che ci ha speronato alla cava, purtroppo i vetri ci impediscono di vedere chi c'è a bordo” delucidò Semir annotando la targa su un piccolo taccuino.
Ben non rispose nemmeno limitandosi a scattare qualche foto, mentre il socio senza dare troppo nell’occhio si accodò all’auto.
Nell’abitacolo dei due ispettori regnava sempre il silenzio più assoluto, mentre l’auto li stava portando nuovamente fuori città.

Venti minuti dopo l’Audi con a bordo l’avvocato si fermò nei pressi di un enorme cantiere, in attesa che i pesanti cancelli che ne delimitavano il perimetro si aprissero.
Qualche minuto d’attesa poi si aprì un varco e l’auto entrò nell’immenso piazzale.
Ben e Semir, per non farsi scoprire decisero di fermarsi prima proseguendo a piedi.
“Sembra che l’avvocato debba incontrarsi con qualcuno in gran segreto” il tono usato da Semir era un lieve sussurro.
“Speriamo che questo sia il luogo dell’appuntamento e non un passaggio per accorciare la strada altrimenti ci sarà difficile seguirlo” replicò Ben.
“Un po’ di ottimismo non guasterebbe” sbottò Semir “Stai diventando acido, socio”
L’auto che trasportava Porfidier non percorse molta strada fermandosi in una piccola piazzola dove ad attenderlo c’era un’altra auto.
Da una Maserati nera anche questa con i vetri oscurati scese l’autista che con fare quasi reverenziale aprì la portiera posteriore.
“Guarda Semir…” additò Ben “Quello sembra il suo capo, chissà chi è”
“Quello è Junker, ne sono sicuro…durante l’appostamento ho fatto alcune ricerche su internet”
“Col cellulare?” Ben era basito “Ero così assorto nei miei pensieri che manco mi sono accorto. Inoltre tu che fai ricerche con un smartphone. Wow, e io che pensavo che tu fossi quello dell’era del telefono a disco”
“Spiritosone, mi sono evoluto, comunque quello è un pezzo grosso qui in città, aveva ragione Wust”
Ben seguiva tutta la scena attraverso il teleobiettivo, scattando ogni tanto delle foto.
Junker sembrava il classico uomo nero.
Portava un lungo cappotto nero e un cappello a tesa larga. Si reggeva ad un bastone, ma secondo Ben era più per difesa che per altro.
Stava per dire chi gli rammentava quando Semir lo anticipò.
“Sembra Seytan, scommetto che quel bastone nasconde un bel pugnale” ricordò Semir.
“lo penso anch’io” confermò Ben “Sta a vedere che ci tocca intervenire per salvare quel viscido avvocato…”
 
“Avvocato sbaglio o la faccenda le sta sfuggendo di mano? Sa che chi lavora per me viene pagato molto profumatamente, ma se sbaglia paga altrettanto” Junker si avvicinò con aria minacciosa al piccolo avvocato.
“La colpa non è mia” l’avvocato quasi balbettava “Wust…non so come è evaso e ha contattato due sbirri della polizia autostradale di Colonia, ma qui non hanno agganci e…”
“Fortunatamente i miei uomini che lavorano per lei sono riusciti ad eliminarli, ma la sparizione dei due sbirri potrebbe insospettire qualcuno, potrebbero aver avvisato qualcuno, ora lei deve sparire per un po’…” e quella di Junker alle orecchie dell’avvocato non suonò come una proposta.
“E come? Al momento non dispongo di tanto denaro da potermi volatilizzare…” chiosò l’avvocato.
“Di questo non si deve preoccupare, fortunatamente ho pensato a tutto io, basta solo che lei si procuri il passaporto, dovrà sparire per un po’…dicono che le Maldive in questo periodo siano poco frequentate” poi rivolgendosi al suo autista “Amber, prendi la valigetta”
L’autista si avvicinò al bagagliaio dell’auto, l’aprì estraendovi una ventiquattro ore, poi la porse all’avvocato.
“Dica al suo autista di aprirla per favore” ordinò l’avvocato, ma la sua voce tremava.
“Non occorre che la apra qui, lo farà in auto” Junker aveva un tono quasi minaccioso.
“Mi spiace, ma le precauzioni non sono mai troppe, voglio che sia il suo autista ad aprirla” replicò con tutto il coraggio che disponeva in quel momento l’avvocato, Junker in quel momento gli faceva davvero paura.
“Avvocato” chiese con tono mellifluo Junker consapevole dell’effetto che aveva sull’uomo “Mi sta forse minacciando? Non si fida più di me?”
“Diciamo che la faccenda scotta e le precauzioni non sono mai troppe. Ho imparato a conoscerla in questi anni, so che non si farebbe tanti scrupoli ad eliminarmi”
“Come vuole” rispose accomodante Junker abbozzando un mezzo sorriso “Amber apri la valigetta”
Porfidier diede una rapida occhiata all’interno poi senza nemmeno tanti convenevoli la richiuse, la prelevò dalle mani dell’autista e risalì sull’auto.
“Riportami allo studio” ordinò l’avvocato al suo autista “Devo prendere alcune cose”
 
Anche Junker si diresse verso la sua auto “Amber sai cosa devi fare” ordinò al suo autista mentre gli apriva la portiera.
“Non si preoccupi signore. È tutto sotto controllo, ho già predisposto tutto” replicò Amber aprendo la portiera della Maserati.

“E adesso che facciamo? Chi seguiamo?” domandò Semir.
“Io direi di seguire l’avvocato” propose Ben “Nella valigetta mi sembra di aver scorto non solo un discreto quantitativo di denaro, ma anche alcune cartelline, potrebbero essere documenti scottanti. Per adesso l’unico che possiamo interrogare è l’avvocato, prove contro Junker al momento non ne abbiamo”
“Sempre che sia implicato anche lui nell’assassinio della madre di Livyana, di Wust e del nostro tentato omicidio” ribadì Semir “Torniamo velocemente all’auto, non sappiamo di preciso dove ora sia diretto Porfidier, anche se una mezza idea ce l’ho”
 
L’auto riportò Porfidier allo studio legale, lo fece scendere poi ripartì lasciandolo solo.
Tenendo la valigetta stretta al petto l’avvocato si avvicinò alle porte dell’edificio, si guardò attorno, poi furtivamente, come fosse quasi un ladro entrò nello stabile.
 
“Semir hai notato?” chiese Ben.
“Se ti riferisci al fatto che ho notato che l’avvocato ha paura anche della sua stessa ombra, sì. Quando esce lo sequestriamo…” propose Semir.
“Cosa? Ma sei matto?” replicò Ben.
“Hai altre soluzioni?” rimbeccò Semir “Senti abbiamo foto compromettenti…Junker lo ha comprato…”
“Ma che ne sappiamo? Potrebbe essere tutt’altra cosa” incalzò Ben.
“Ascolta Wust è morto per colpa sua e noi siamo vivi per miracolo. Solo lui sapeva che eravamo qui a Cottbus” sentenziò Semir “Aspettiamo che esca, vediamo dove va poi entreremo in azione”
 
Passarono un paio d’ore, i due ispettori erano di nuovo appostati davanti all’edificio.
“Ma che starà facendo l’avvocato? È quasi mezzanotte…dorme in ufficio?” sbuffò Ben “A meno che non abbia deciso di uscire da un’uscita secondaria”
“Ho paura che ci abbia gabbato alla grande” proferì Semir “Scendiamo e andiamo da lui, a questo punto non vedo altra soluzione”
Ben non disse nulla, assecondando il socio, forse Porfidier era davvero uscito dallo stabile usando un’altra porta.
“Caso mai se l’ufficio fosse vuoto, potremmo sempre perquisirlo, dare un’occhiata al suo computer, magari troviamo qualche legame che ci sfugge, sai ho preso lezioni da Hartmut su come aggirare le password” sogghignò Ben.
“Va bene genietto appena avrai il suo computer tra le mani ti lascerò fare, ma nello stabile come pensi di entrare?” chiese Semir “Le porte a quest’ora saranno tutte allarmate e l’entrata principale è sorvegliata. Ti ricordi? Vicino all’entrata c’era una guardiola ci sarà un portinaio, sicuramente armato”
“Siamo del parere che ci sia una entrata secondaria giusto?” domandò Ben.
“Tutti gli edifici devono averla, anche per la sicurezza, ma sarà sorvegliata da telecamere”
“Troviamola” disse con fare compito Ben “Poi tu penserai ad oscurare le telecamere per una decina di secondi quando te lo dirò io”
“E tu?” chiese Semir aggrottando le sopracciglia.
“Io aprirò la porta trovando la combinazione”
“E se la porta non avesse combinazione?” lo incalzò Semir.
“E poi il pessimista acido sarei io?” rimbrottò Ben.
“Scusa, ma come farai?” domandò ancora Semir.
“Fidati il mio cellulare è passato sotto le sapienti mani di Hartmut”

Passarono una decina di minuti, poi una piccola porta secondaria si aprì.
“Cavoli Ben, sei davvero bravo, pure gli allarmi hai disattivato…” si complimentò Semir.
“Quando torniamo a Colonia ti do lezioni private” propose Ben.
Furtivamente i due ispettori si addentrarono nell’edificio, arrivando davanti alla porta dell’ufficio dell’avvocato Porfidier.
“Ben …” sussurrò Semir; non dovette aggiungere altro entrambi silenziosamente sfoderarono le loro pistole togliendo la sicura.
 
La porta dello studio del legale era semiaperta, con cautela e cercando di non attirare l’attenzione dell’agente di guardia Semir la spalancò del tutto ed entrò. Ben seguì l’amico chiudendosi la porta alle spalle.
Entrambi accesero le loro piccole torce, pochi secondi per abituarsi a quella semioscurità poi la sgradita sorpresa.
“Maledizione, siamo arrivati tardi” esclamò Semir “Qualcuno ha deciso di mettere a tacere per sempre il principe del foro. Ora non potrà più dirci nulla”
Il corpo senza vita di Porfidier giaceva a terra davanti a loro, un foro all’altezza della tempia.
“L’agente di guardia è ancora al suo posto…credo non si sia ancora accorto di nulla” replicò Ben avvicinandosi anche lui al corpo di Porfidier.
“Forse non ha l’obbligo di girare per lo stabile” sentenziò Semir “Però uno che si suicida non mette il silenziatore, che motivo avrebbe? E poi guarda come impugna la pistola”
“Porfidier era mancino, ma la pistola è retta dalla mano destra, qualcuno vuol farci credere che si sia suicidato” fece notare Ben “Ma chi?”
“Perché non lo chiediamo a lui?” chiese Semir.
“Ma se è morto!” esclamò scocciato Ben.
Semir con cautela e con la pistola spianata davanti a lui si avvicinò alla scrivania.
“Dovrebbe essere più accorto, ha pestato delle gocce di sangue prima di nascondersi qui sotto” spiegò Semir mentre riponeva la pistola nella fondina.
“Lei?” esclamò stupito Ben anche lui riponendo l’arma.
 
Angolino musicale: Chi è ‘lei?’… direi che è abbastanza scontato…
U2I Still Haven't Found What I'm Looking For’ (Non Ho Ancora Trovato Quel Che Sto Cercando)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=e3-5YC_oHjE
Ho scalato la montagna più alta Ho corso attraverso i campi Solo per stare con te Ho corso, ho strisciato Ho scalato questi muri della città Solo per stare con te Ma non ho ancora trovato quel che sto cercando…Ho parlato la lingua degli angeli Ho tenuto per mano un diavolo Era calda nella notte Io ero freddo come una pietra Ma non ho ancora trovato quel che sto cercando…




 
  
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