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Autore: Crissy_Chan    02/09/2017    4 recensioni
"La strega riuscì a fuggire nel bosco, maledicendo gli abitanti. Da allora, chiunque cercasse di catturarla, non faceva più ritorno. Oppure, se tornava, moriva nel giro di poche ore per il poco sangue che gli rimaneva in circolo. La città venne dunque chiamata "Scary City" e col tempo gli abitanti se ne dimenticarono. Ma ricordiamoci che la strega è immortale e detesta essere ignorata"
Genere: Avventura, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Saranno qui a momenti, dobbiamo cercare di ripulire tutto il macello che abbiamo fatto» si stiracchiò portando le braccia in alto.

Dorian cacciò le mani nella tasca dei jeans e si guardò intorno. «Che tu hai fatto» puntualizzò, dirigendosi verso il centro della stanza, evitando corpi o arti.

La rossa si limitò a guardarlo male aggrottando la fronte, poi si avvicinò a una delle tante finestre della camera. Quando la aprì, una ventata di aria pura invase la stanza e l’odore putrido e metallico di morte cominciò a dissolversi.
A Dorian sembrò di respirare per la prima volta ossigeno fresco.

Analizzò attentamente i corpi ammassati sul pavimento, che era effettivamente un macello.

“Venti? No... trenta, quaranta? Cristo...”.

«Cinquantadue» disse seccamente la rossa.

Dorian si voltò verso la ragazza. «C-Come?».

«I demoni zombie che ho ucciso. Cinquantadue» ripeté.

Il corvino si limitò ad annuire con la testa. Poi si bloccò e la guardò a bocca aperta. Aveva capito i suoi pensieri?

Eve si girò verso di lui, lo sguardo indecifrabile. «È qui» disse, fissando poi la porta alle spalle del ragazzo.

«Chi?».

La rossa osservò la pistola e fece una smorfia. Era scarica

«Finito!».

Una voce allegra maschile fece sussultare Dorian. Il corvino si voltò di scatto e vide un ragazzo sorridente, poco più basso di lui e dai capelli biondo sabbia, stare in piedi sulla soglia della porta.

«Jo» salutò freddamente Evelyn, controllando la sua pistola, nel caso avesse ricevuto ammaccature o graffi. Era una vecchia Smith&Wesson degli anni settanta, grigia luccicante. Le guancette avevano rappresentati, in rilievo, tre serpenti intenti ad intrecciare un pugnale, su sfondo rosso.

Dorian guardò confuso il ragazzo, poi Evelyn e poi nuovamente il ragazzo. Il biondo stava ancora sorridendo, aveva gli occhi azzurri e i capelli lunghi tirati indietro da una fascetta nera.

«Ehilà!» fece un cenno con la mano.

Evelyn lo fissò, sospirando. «Ti sembra di aver finito tutto?» indicò i corpi nella stanza.

Il biondo diventò serio per una frazione di secondo e dal pavimento in legno scomparvero tutti i corpi.

“Ma quando...?” Dorian si guardò intorno, sconcertato e Jo si sfregò le mani, calde e rosse.

«Come hai fatto?» mormorò il corvino, guardando il biondo con occhi sgranati.

«Magia, nulla di speciale» sorrise. «Me l’ha insegnata Evelyn» si girò verso di lei.

La rossa arricciò il naso infastidita. Odiava quando qualcuno si rivolgeva a lei col suo nome intero.

Si avviò verso la porta ed invitò gli altri due ad uscire dalla stanza. «Qui abbiamo finito, resta da fare il raduno».

Dorian se lo chiedeva da sempre. Come ci era finito in questa situazione? Non poteva avere una vita normale come tutti gli altri ragazzi della sua età?

Doveva sorbirsi il nauseabondo odore di demoni morti, una ragazza dai capelli rossi scorbutica senza una minima espressione facciale e un ragazzo che sembrava si fosse inserito del cemento a presa rapida sotto la pelle aspettando sorridendo mentre questo si asciugava?  

Ah già, era il suo destino. Così aveva detto Eve. Però un attimo. Come aveva fatto a convincerlo a subire questa sottospecie di suicidio psicologico?

Aggrottò la fronte.

«A cosa stai pensando, Dorian?» l’innocente domanda di Evelyn lo distolse dai suoi pensieri.

«A niente... sto solo ripensando a quella volta in cui mi hai trascinato sulla cattiva strada» commentò ironico.

Eve colse al volo la battuta, poi mimò un “oh” con le labbra e ghignò. «Non ero consapevole di aver compiuto un’azione così cattiva» scherzò, accennando un mezzo sorriso.

Era la prima volta che la vedeva incurvare le labbra all’insù. La fissò per qualche secondo. Era...stranamente attraente. Scosse la testa e assunse un’aria seria, aprendo bocca per ribattere.

«Dovevo» lo precedette, grave in volto.

Il corvino alzò gli occhi al cielo e sbuffò. Rispondeva così ogni volta, non dava mai spiegazioni.

Jo era sceso intanto al piano di sotto, il cerchio con la stella satanica non era ancora scomparso. «Cavolo» il biondo si inginocchiò per guardare meglio il disegno e fece un sonoro fischio di ammirazione.

Dorian ed Evelyn scesero velocemente le scale, raggiungendolo. Si misero uno a destra e l’altro a sinistra del ragazzo.

Il corvino deglutì, l’unica fonte di luce nella stanza era il candelabro al centro.

«Un vero professionista» commentò Jo sorridendo, iniziando a scorrere le dita sul liquido rosso con cui era stato tracciato. Dorian aveva alcuni sospetti su che cosa avesse potuto essere.

«Perché pensi sia stato un professionista?» chiese. Spostò gli occhi dal cerchio su Jo. Sembrava quasi contento che qualcuno gli avesse posto quella domanda. Evelyn sbuffò stancamente e incrociò le braccia al petto.

«Osserva bene i bordi, non ci sono sbavature» indicò il bordo interno e poi esterno del cerchio, perfettamente rotondo. «Poi guarda la stella, i lati sono tutti uguali e incredibilmente dritti».

Il corvino alzò le sopracciglia, non l’aveva notato. Ridusse gli occhi a una fessura e mise a fuoco le scritte all’esterno del cerchio, ma non ne capì il significato. «Eve, sei stata tu?» chiese ancora accigliato, guardando il simbolo.

«Uhm?» si girò verso di lui.

«Sei stata tu a disegnarlo?».

«No».

«Non sei stata tu?» intervenne Jo serio. Si alzò in piedi e guardò Eve.

La rossa inarcò un sopracciglio. «No» rispose nuovamente.

«Non sei stata tu?» prese Eve per le spalle e la scosse leggermente.

«Ti ho appena detto di no, testa di cavolo!» sbottò, scrollandosi di dosso il mago.

Dorian guardava la scena in silenzio. Perché Jo si era scaldato tanto?

«P-Pensavo l’avessi fatto tu!» si giustificò la rossa. «Credevo ti stessi lodando da solo quando hai detto “un vero professionista”!».

Jo rimase senza parole, a bocca aperta anche lui.

«Un momento, se non è stato nessuno dei due» Dorian esitò un attimo prima di continuare. «Allora, chi è l'artefice?» deglutì rumorosamente.

Prevalse il silenzio. I tre ragazzi si guardarono a vicenda negli occhi.
Non erano soli, a quanto pare.

La porta d’ingresso si chiuse di scatto, con un colpo secco e fece sussultare tutti e tre.

«Hey, questa cosa non mi piace» Dorian indietreggiò.

La temperatura della stanza si abbassò in un baleno e il pavimento cominciò a ghiacciare. Sembrava quasi la scena dei Dissennatori che fanno visita per la prima volta a Harry Potter, sul treno per Hogwarts.

«La pista di pattinaggio no!» si lamentò Jo, cercando di non scivolare.

«Ti sembra il momento?» lo rimproverò la rossa.

Le fiammelle del candelabro si consumarono e il cerchio emise una luce pulsante e verdastra.

«Questa cosa non mi piace» ripeté.

Il corvino cominciò a sudare freddo, il suo battito cardiaco stava accelerando, e gli stava quasi scoppiando il cuore in petto.

Anche Jo ed Evelyn si allontanarono dal simbolo. Le scritte intorno ad esso si alzarono di qualche centimetro dal pavimento.

“Ma che...”.

Cominciarono a roteare in aria sempre più veloce, formando un grosso vortice d’aria e producendo un rumore insopportabile.

«Non ho ordinato io il ventilatore!» urlò Jo, aggrappandosi al corrimano delle scale per non essere scaraventato via, il vento era molto violento.

«Stai zitto!» gridò la rossa, intenta a tenere fermi i capelli che le invadendo il viso.

Dorian guardò il vortice con gli occhi sgranati, mai visto niente del genere. Scivolò all’indietro finendo contro qualcosa di solido, su cui sbatté la testa. Si portò una mano sulla nuca dolorante, girandosi di scatto ed osservò l’oggetto alle sue spalle, un vecchio comodino ottocentesco. Ci si aggrappò in qualche modo e chiuse gli occhi, pregando che tutto finisse al più presto.

Il mulinello nella stanza si fece sempre più ampio e intenso. Dorian cercò di opporre resistenza reggendosi con più forza al mobile, ma il vento fu così violento che alzò tutti e tre in aria schiacciandoli contro il soffitto. Il corvino sfiorò appena il candelabro di cristallo. Il colpo gli fece male alla schiena e strinse i denti per il dolore.

«Ferma quella cazzo di cosa laggiù, Jo!» sibilò Evelyn in preda al dolore. Questa aveva malamente sbattuto la spalla.

«Ci sto provando!» si agitò il biondo.

«Mi sento male...» disse con un fil di voce Dorian.

«Tieni a bada lo stomaco, Evans!» gli urlò Evelyn.

La tromba d’aria cessò bruscamente e i tre caddero rovinosamente contro il pavimento. Eve sbatté nuovamente la spalla ferita e i due ragazzi atterrarono di faccia.

Rimasero fermi per una manciata di minuti in silenzio, gemendo.

ll biondo si tirò su a sedere. «Dopo questa...» incrociò le gambe e si portò una mano sulla fronte «...voglio un aumento da parte del Consiglio, come minimo» fece una smorfia di dolore, gli faceva male ogni fibra del corpo.

«Chiudi il becco...» mormorò Evelyn, stesa a pancia in giù, incapace di muoversi.

«Sempre gentile e premurosa» la incalzò Jo.

Dorian si girò lentamente a pancia in su e girò la testa dalla parte della ragazza. Per sua sorpresa lo stava fissando.

«In forma?» scherzò lui.

La rossa schioccò pigramente la lingua. «Fottiti»

Il corvino le sorrise.

«Ho scoperto la natura del mulinello d’aria!» urlò Jo, ormai lontano da loro due.

Dorian alzò leggermente la testa guardandosi intorno, ma il mago era sparito. «Dove sei?» chiese a voce alta. La rossa si issò a sedere, cercando di non lamentarsi per le fitte alla spalla.

«All’ingresso!».

«Dove diavolo la trova tutta quell’energia?» si lamentò il corvino, alzandosi in piedi. Guardò Evelyn e le porse una mano. Lei la afferrò saldamente e si alzò da terra

«È fredda» osservò Dorian, alludendo alla mano pallida della rossa.

«Non farci caso» commentò lei con tono freddo e distaccato.

Il ragazzo sospirò divertito e si incamminarono verso la porta d’ingresso, raggiungendo Jo.



 


Hello!
La mia mente ha appena finito di sfornare il capitolo alle 23.54 di questo giorno ;)
Spero vi sia piaciuto! Grazie di essere arrivato fino a questo punto, davvero!!
Ho introdotto il nostro mago Jo, il vero nome non si conosce, ma io lo svelerò nei prossimi capitoli, giustamente ;)
Alla prossima, gente! Recensite, recensite e recensite!! Fatemi sapere la vostra per favore!!

Cri

   
 
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