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Autore: Giorgia_Farah    03/09/2017    0 recensioni
Una Terra divisa tra il Bene e il Male. Due Regni in balia all'odio li avevano portati a guerre sanguinose e stragi di morti innocenti.
Sigillare un patto era l'unico modo per riportare nel mondo la pace e la prosperità.
Ma ad un caro prezzo: ossia sacrificare la propria vita per amare una persona che meritava soltanto di essere odiata
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Threesome, Violenza
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«Amore», papà mi prende le spalle e mi volta verso di lui. «Non fare niente di cui potrai pentirtene. Stai attenta, e se sarai costretta a fare qualcosa, fallo purché tu viva. Ma allo stesso tempo lotta per quello che credi. Sei una ragazza furba, coraggiosa e combattiva, ormai sai cavartela da sola. Ma quello che conta di più è che tu torni da noi. Mamma e papà saranno sempre qui ad aspettarti», la sua voce si affievolisce nelle ultime parole. Mi abbraccia e piange. «Te lo prometto, papà», tremo. «Ritorneró, ve lo prometto. Grazie di tutto, non posso desiderare genitori migliori di voi. Vi scriverò sempre». Mamma mi bacia il viso. «Sei la mia eroina e il mio tesoro più prezioso. Tieni sempre gli occhi aperti», mi raccomanda. Annuisco e l'abbraccio talmente forte da sentire i polmoni soffocare tra la gabbia toracica. La porta d'entrata è aperta, fuori si è presentato tutto il paese per testimoniare al mio sequestro. Il mio volto si arrossa dal vergogno, mi sento così debole, eppure sono una ragazza che non si sottomette a nessuno. Per la prima volta non ho agito di conseguenza; spero che in cuor mio capiscano il significato del mio gesto, e non si limitano a sparlare di me. Conosco le loro ligue lunghe. Tra i visi riesco a riconoscere quelli di Lily, arrossato dal pianto, e quello della madre, spaventata con una mano in bocca. Ci sono i bambini a cui ho fatto ripetizioni, le loro madri mi guardano con pietà, e i colleghi di papà che mi conoscevano fin da quando ero piccola. Tutti vogliono l'attenzione su di me, guardandomi come una povera ragazza che avanza verso il patibolo. Ed è così che mi sento: condannata a morte. La folla si è separata in due parti, lasciandomi il permesso di camminare verso una carrozza d'altri tempi, ferma dietro le loro spalle. Fuori è freddo, ormai notte. Nonostante l'oscurità, le lanterne degli abitanti illuminavano il luogo come piccole lucciole. Infondo è un addio bellissimo il nostro, non mi sarei mai immaginata un gesto del genere. Tutta questa gratitudine scompare quando il demone di venti minuti fa dalla carrozza spiega le ali e vola fino a me. Atterra con estrema eleganza e mi tende la mano. «Permettetemi di alleggerirvi la partenza», prega. Lo fulmino. «Grazie, ho sopportato pesi peggiori», insistito, stringendo la valigia tra le dita. Sto per scendere l'ultimo gradino di scale quando un suo rapido gesto della mano mi immobilizza, mentre con l'altra afferra nella tasca dei pantaloni il cellulare di mio padre. «Questo non ti servirá piú», lascia cadere a terra l'oggetto e con tutta la forza del piede lo calpesta fino a ridurlo in mille pezzi. Reagisco urlando, le lacrime trattenute per più di un'ora escono rigandomi il viso, mentre guardo con tristezza l'unico oggetto che mi permetteva di comunicare con i miei genitori. «Noi usiamo delle comunicazioni alla vecchia maniera. Cerca di adattarti fin da ora», la sua voce tagliente rende l'atto  una punizione per essermi rifiutata al suo aiuto. Col cuore spezzato, rimango zitta, abituandomi all'idea che avrei ricevuto punizioni più servere di queste. Non parlo, inghiottisco tutto il dolore e corro ad abbracciare per l'ultima volta i miei genitori. È difficile staccarsi, ma lo faccio. Afferro di nuovo la valigia e lascio che il demone mi accompagni fino alla carrozza. Solo altri due demoni erano seduti nelle sedie parallele alle nostre. Il posto basta per quattro persone. Lascio che il mio nemico afferra la valigia e la appoggia dentro l'abitacolo. Volto per l'ultima volta lo sguardo ad Aaron, alla gente, a Lily, a Gloria e alla fine a mamma e papà. Il mio cuore lo lascio a questa terra, è lì che sarei ritornata; a costo di sopportare tutte le torture più crudeli, li avrei rivisti tutti. Sorrido, in modo da tranquillizzare loro piuttosto che me stessa. Poi ritorno alla carrozza, con le gambe tremanti salgo e partiamo verso il mio destino. Un destino che puzza di morte. ***** Buona sssseraaa tesori miei, come promesso, vi lascio a questo settimo capitolo del libro. Vi sta piacendo la storia? Spero di sì. Vi invito a scrivermi ogni tanto, in modo che io sappia cosa ne pensate. Inoltre vorrei ringraziarvi ancora ai lettori che spendono cinque minuti del suo tempo per leggere «The deal» o a lasciare una stellina. Grazie tante! Un bacio e buona serata ❤ Giorgia.
   
 
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