Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Sospiri_amore    03/09/2017    0 recensioni
❤️SECONDO LIBRO DI UNA TRILOGIA❤️
Ritorneranno Elena, Kate, James, Jo, Adrian, Stephanie, Lucas, Rebecca, (Nik ??).
Ci saranno nuovi intrecci, guai, incomprensioni e amori.
Elena avrà dimenticato James?
Chi vivrà un amore proibito?
Riuscirà il Club di Dibattito a sconfiggere la scuola rivale?
Nik sara sempre un professore del Trinity?
Elena andrà al ballo di fine anno?
IL FINALE di questo libro corrisponde alla fine del liceo, il terzo libro sarà incentrato sulla vita adulta dei personaggi. Più precisamente quattordici anni dopo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

IERI:
Pronti a combattere




Papà crede che stasera stia a casa di Kate, gli ho fatto credere che dormirò da lei. Una bugia bella e buona. Hanna e Roger non sanno nulla ovviamente, non credo riescano nemmeno ad immaginare che la figlia possa mentirgli in quel modo. 

 

Sono le undici di notte, mi devo sbrigare.

 

Kate controlla per la centesima volta che tutto sia in ordine: zainetto, giacca, cappello. Mi abbraccia. 

«Ciao, a dopo», le dico con la voce strozzata in gola.

Kate sorride. È nervosa quanto me, non è difficile capire come si sente, le si legge in faccia.

Scavalco la finestra della cameretta, percorro lentamente un piccolo tettuccio che mi porta verso un grosso albero. Nonostante il cappotto e lo zainetto mi ingombrino i movimenti riesco a mantenere l'equilibrio. Lucas e Adrian mi aspettano lì sotto, hanno appoggiato una scala in alluminio alla fine del tettuccio. Con una mano mi attacco a un ramo del grosso albero per poter scendere, roteo e infilo i piedi in un piolo. Per qualche secondo cerco l'equilibrio necessario per reggermi, poi con un gesto deciso mollo il ramo cercando di agguantare la scala. Traballo un po', ma Lucas e Adrian tengono ben saldo tutto evitando di farmi sfracellare a terra. In pochi secondi tocco l'erba del giardino degli Husher.

«Andiamocene prima che ci veda qualcuno e chiami la polizia», dice Adrian piegando la scala in alluminio e sollevandola con il suo amico. 

Nessuna replica, ha perfettamente ragione.

Corriamo verso una strada laterale dove ci aspetta James. Appena ci vede scende ad aprirci le portiere e caricare la scala su un sedile posteriore.

Siamo pronti, partiamo.

Direzione anfiteatro del Parco Franklin.

 

Non è facile quello che sto per fare. Cercare di incastrare Andrew non è una cosa da tutti i giorni, tutt'altro, ma sembrano tutti così convinti che alla fine hanno rassicurato anche me. Più o meno. Dopo giorni di indecisione ho accettato di seguire il piano di Nik. Devo fidarmi di lui, ha sempre fatto di tutto per aiutarmi.

Ripasso nella mente le parole che devo dire. C'è silenzio in macchina, nessuno parla, guardiamo fuori dal finestrino in attesa di arrivare al punto prestabilito. 

Ci vuole poco, non c'è molto traffico a quest'ora. 

James frena, con il motore ancora acceso mi guarda attraverso lo specchietto retrovisore:«È ora che tu vada, il bus sarà qui tra pochi minuti. Non puoi perderlo, è l'ultima corsa della giornata. Noi ti seguiremo con la macchina».

Annuisco. Senza aggiungere altro scendo e mi metto ad aspettare il bus seduta su una panchina.

 

Mi trema la gamba, la muovo ritmicamente su e giù.

Elena non agitarti.

Gioco nervosa con le unghie della mano.

Elena non preoccuparti.

Fisso il vuoto, ho il cervello vuoto.

Elena andrà tutto bene.

 

Il bus arriva.

In meno di dieci minuti arrivo alla fermata del parco Franklin. Quando scendo mi guardo intorno, la limousine di Andrew è parcheggiata poco lontano, la riconosco subito, stona in mezzo a le monovolume ferme. Nik aveva previsto tutto, se fossi arrivata con la macchina di James avrei rovinato tutto.

Come se nulla fosse imbocco l'entrata del parco. La ghiaia del selciato scricchiola sotto ai miei piedi. È buio pesto, ma questa volta non ho paura. Disseminati per tutto il percorso ci sono Rebecca, Jo, Stephanie e Adrian a tenermi d'occhio. James e Lucas si uniranno agli altri quanto prima. 

Mi dirigo verso l'anfiteatro in pietra, quello del magazzino in cui sono stata rinchiusa pochi giorni fa, quando ho confessato agli altri cosa ho combinato.

So quello che devo fare, sedermi e aspettare Andrew, arriverà tra poco.

 

Elena respira con calma.

Eccolo, sento i suoi passi.

Elena ricorda quello che devi fare.

Sta scendendo i gradini.

Elena distruggi quel bastardo.

È seduto vicino a me.

 

«Allora dolcezza, che cosa hai da dirmi? Sembrava una cosa importante per telefono», Andrew indossa una giacca in cachemire molto elaborata e scarpe in pelle lucida nera, se ne sta in piedi per non rovinare i vestiti.

«Si sono fatti sospettosi, non so come boicottarli», dico decisa. Devo cercare di farlo parlare.

«Chi si è fatto sospettoso?», mi chiede.

«Il mio amico Jonathan. Anche Rebecca mi fa un sacco di domande, ha detto che secondo lei sto nascondendo qualcosa. Non so che fare, se mi beccano rischio l'espulsione», inizio a piangere o almeno ci provo. Le indicazioni che Miss Scarlett ha dato agli attori l'anno scorso mi sono molto utili: devo crederci e immedesimarmi nel personaggio.

«È un problema tuo dolcezza. Non me ne frega nulla di quello che dici, i patti sono chiari: o trovi il modo di far perdere il Trinity o renderò pubbliche le foto di quella mezza sciacquetta della Parson e di quel damerino di McArthur. Non puoi tirarti indietro. Ricorda che tuo padre potrebbe trovare per caso le foto di te mezza nuda a fare la puttana al Masques. Non ci sono sconti o vie d'uscita, o fai come dico o vi distruggo tutti». Andrew è a un palmo dal mio naso, mi parla con rabbia mentre scuote le mie spalle.

«Ma è un ricatto... Io mi sono fidata di te, mi hai usata. Non sono capace di fare quello che mi chiedi», mugolo disperata. 

«Mi hai fatto venire qui solo per farmi sentire le tue lagne? Potevi risparmiartelo, non cambio idea, niente potrebbe farlo», dice Andrew ridendo sguaiatamente.

 

Un rumore di foglie, un cespuglio si muove.

Andrew si guarda intorno stupito, uno ad uno tutto stanno uscendo dai cespugli: Jo, Stephanie, Rebecca, Adrian, Lucas, James.

 

«Hai chiamato l'artiglieria? Ti credi furba?». Andrew estrae il cellulare dalla giacca componendo un numero: «Mi basta una chiamata per mandare le foto alle persone giuste. Mi credi così scemo?».

«No, ma non dovresti sottovalutarci. Mai», dice James.

«Voi siete così prevedibili, ho previsto ogni vostra mossa. Sapevo che Elena non avrebbe retto lo stress andando a piagnucolare dai suoi amichetti. Quindi, se non vi dispiace, adesso ho da fare. Per prima cosa la telefon...». 

Viene interrotto bruscamente da Nik: «Fossi in te non lo farei», dice a Andrew mentre scende con un saltello il palco dell'anfiteatro.

«Che diavolo ci fa lui qui?». Andrew ha i denti digrignati, pare furioso.

«Ho chiesto aiuto... Tutto qui», gli dico con un sorrisetto malizioso stampato sul volto.

«Brutta bugiarda...». Andrew alza la mano verso il mio volto per colpirmi.

Metto le mani sulla testa per cercare di proteggere la testa, ma James fa scudo con il suo corpo, sento le sue braccia avvolgermi.

«Fossi in te cercherei di stare tranquillo. Potremmo aggiungere aggressione alla lista delle cose scorrette che hai combinato». Nik allontana in malo modo Andrew da me e James.

«Che cosa intendi?». La voce di Andrew vacilla, è molto nervoso, non riesce a stare fermo.

«Hai organizzato una festa al Masques dove c'erano escort, credo tu sappia che la prostituzione è illegale. Inoltre hai offerto alcool a minorenni, credo non sia difficile trovare qualche ospite disposto a raccontare come tu li abbia forzati a bere», spiega Nik.

«Io... Io non ho obbligato nessuno a bere, è una bugia!», urla Andrew.

«Dici? Cosa succederebbe se uscisse la storia del festino al Masques? I rampolli di New Heaven e Boston a chi credi darebbero la colpa, una volta che i giornali pubblicassero le foto di quella serata? A te, mio caro. La colpa sarebbe la tua. Vedo già i titoli: L'erede dell'Impero Cossé-Brissac fuori controllo, organizza orge a base di alcool con minorenni». Nik prende dalla mano del ragazzo il cellulare e con strafottenza cancella il numero che Andrew ha digitato poco prima.

«Nessuno di loro mi tradirebbe, mai. Hanno bisogno di me, li tengo in pugno». Andrew prova a reagire.

«È se si spargesse la voce che i locali dei tuoi genitori, famosi per la privacy, diventassero improvvisamente poco sicuri? Credo che i guadagni crollerebbero e il cognome Cossé-Brissac verrebbe associato alle parole tradimento, sfiducia e ricattatori. Ti assicuro che sono bravissimo a spargere voci, molto molto bravo». Nik sussurra l'ultima frase nell'orecchio di Andrew.

«Bastardo! Che cosa vuoi?».

«Ho qui delle carte da firmare, servono per tutelare i miei studenti. Non potrai mai, e dico mai, pubblicare le foto e raccontare in giro quello che è successo. Il rischio è che l'impero dei tuoi genitori venga... Come dire... Distrutto». Nik allunga dei fogli al ragazzo che pallido li strappa di mano all'uomo.

«Non cederò mai! Ho subito per anni le lagne di questi patetici esseri, ho sopportato di tutto per incastrarli. Quando ho saputo di Elena e James ho capito al volo che era lei l'anello debole: la ragazza italiana ingenua e sprovveduta», dice con voce isterica, «Un bocconcino talmente facile che ho fatto ben poco per arrivare dove siamo adesso».

«Se non ti fosse ben chiaro tutta la tua famiglia rischia grosso. Non vorrai distruggere quello che i tuoi hanno costruito nella loro vita?», chiede Nik mentre si sistema gli occhiali con disinvoltura.

«Stai bluffando. Non coinvolgeresti mai mia madre e mio padre. Sai benissimo cosa comporterebbe a livello mediatico per i tuoi preziosissimi studenti», ringhia Andrew.

«Dici? Credo potresti chiederglielo, così tanto per toglierti ogni dubbio». Nik estrae dalla tasca della giacca un telefonino con un microfono collegato che è attaccato al bavero.

«Che diavolo significa?». Andrew è terrorizzato.

«Tu hai ricattato Elena dicendole che avresti mostrato le foto a suo padre. Io ho fatto lo stesso con te, ho pensato fosse carino far sentire di cosa era capace di fare loro figlio. Non c'è cosa che terrorizzi di più un diciassettenne, spocchioso e arrogante, se non l'ira dei genitori preoccupati di perdere l'onore e l'impero che hanno costruito con tanti anni di sacrificio e dedizione», dice Nik.

«Non puoi... Non puoi...», dice Andrew spaventato a morte.

«Fossi in te porterei questi documenti ai tuoi genitori. Mamma e papà ti aspettano a casa, credo siano curiosi di conoscere tutta la storia, ma soprattutto di firmare questi fogli».

Andrew tentenna un attimo, guarda negli occhi ognuno di noi. C'è disgusto, rabbia e fastidio. Se potesse ci prenderebbe tutti a sberle, lo si capisce da come stringe i pugni.

Poi, senza dire nulla, si allontana verso l'uscita del parco.

 

Andrew è sconfitto.

Annullato.

Finito.

 

Crollo, le mie gambe non reggono la tensione. Stephanie mi abbraccia stritolandomi, Jo salta come se avesse preso dieci in un test, Adrian e Lucas si danno grosse pacche sulle spalle.

James stringe serio la mano a Nik:«Grazie. Non mi dimenticherò quello che hai fatto per me e la mia famiglia. Te ne sarò grato per sempre».

Rebecca ha le lacrime agli occhi:«Grazie professore, io... Io...».

«Il contratto che ho stilato per Andrew e la sua famiglia è inattaccabile. Non potrà mai usare il materiale che possiede, se lo facesse ho i miei assi nascosti, la reputazione dei Cossé-Brissac verrebbe rovinata per sempre. Ricordatevi che ognuno di voi ha un ruolo sociale molto forte, ogni vostra azione al Trinity si riflette nella vita reale. Se fate del male raccoglierete guai. Capito Rebecca?». Nik accarezza con dolcezza la ragazza che scoppia in un pianto disperato. Stephanie abbraccia l'amica come se non fosse passato un giorno da quando erano migliori amiche, si stringono con sincerità e affetto. 

Adrian commosso mi scuote i capelli sulla testa:«L'avevi combinata grossa, eh? Chi ti faceva così perfida». Ridiamo insieme mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime.

Jo e Lucas discutono animatamente sui fatti appena successi, mentre tutti insieme ci dirigiamo verso l'uscita del parco.

Nik mi prende un secondo in disparte:«Quello che è successo nel magazzino l'altro giorno è stato...». 

Lo interrompo:«È stato un grave errore. Tu sei il mio profess... Eri il mio professore preferito. Non sono più nel Club di Dibattito, ma resterai sempre nel mio cuore».

«Chi ti ha detto che non sei più una mia studentessa?», mi dice Nik ridacchiando.

«Ho compilato il modulo in segreteria, insomma ormai non posso tornare più indietro», spiego confusa.

«Il modulo l'hai compilato ed è anche arrivato alla mia scrivania, peccato però che io l'abbia accidentalmente stracciato».

«Stracciato?», gli chiedo.

«In tanti piccolissimi pezzettini», mi dice sghignazzando.

«Quindi faccio parte ancora del Club?».

Nik mi schiaccia l'occhio complice, poi mettendo le mani dietro la testa fischietta felice.

 

Improvvisamente mi rendo conto che tutto ciò che ho amato di più nell'ultimo anno è lì di fronte a me, Kate inclusa. Le lezioni di Dibattito, i miei amici, l'amore. 

La serenità e la complicità che mi lega con tutti loro è qualcosa di speciale che va coltivata. Non ho più intenzione di piangermi addosso, non ho più voglia di stare male. Voglio solo ciò che mi fa star bene e con tutti loro io sto benissimo.

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Sospiri_amore