03/09/2017
7 recensioniA quello che è l'amore della mia vita.
Abbandonai la mia lettura involontariamente, mi addormentai rannicchiata fra le rotondità e morbidezze del divano, con le pagine del libro che ancora sfioravano le mie gambe, e con la copertina di esso che copriva le mie cosce scoperte a causa della posizione.
Mi sentii sollevare, le mie articolazioni erano penzoloni, come fossi posta su un burrone. Sentivo il suo inconfondibile odore, così simile a quello di un demone – pungente ed intenso – ma allo stesso tempo simile a quello che potrebbe emanare un angelo custode – delicato e tenue –. In quelle braccia mi sentivo al sicuro, nulla avrebbe potuto scalfirmi, e Soul era a conoscenza del fatto che per me era come il re della giungla, chi protegge la sua famiglia, ed io, ero il suo personale branco.
Schiusi gli occhi ancora assonnati e stanchi, probabilmente mi stava portando a letto, ma volevo esserne sicura. Il mio sguardo si posò sulla mia mano; un filo similare a della lana di colore rosso, era intrecciato al mio mignolo, come a decorarlo con una sorta di anello. La stessa linea sottile, percorreva il petto di Soul, si legava attorno al suo collo come un guinzaglio, e terminava sulle sue dita da pianista, così lunghe, ossute, e terribilmente elastiche.Con la voce ancora impastata dal sonno, cercai di parlare
«Soul, lo vedi anche tu, vero? Il filo rosso, ci ha legati…»
«Il filo rosso? E che diavolo è?»
Mi mise per terra, in modo da ricevere al più presto una risposta alla domanda che mi aveva posto con scocciatura, ma che celava in realtà tanta curiosità.
Gli mostrai la mia mano sinistra, poi, presi la sua.
«Vedi? Le nostre mani sono unite dallo stesso filo, io e te siamo destinati a rimanere insieme per sempre!»
I suoi occhi mi guardavano senza mostrare la minima espressione, si alternavano a guardare le nostre mani vicine l’una all’altra, alla fine, scosse il capo.
«Mi dispiace, non vedo niente. Ammettilo che preghi di rimanere tutta la vita con un figo come me! Mi dispiace, ma io non potrei mai stare tutta la vita con una senza tette!» mi dedicò una risata che sembrava non essere intenzionata a fermarsi, poi, lanciai un urlo. Solo in quel momento cominciò ad incamminarsi verso le stanze da letto.
Probabilmente sperava non lo vedessi, non appena passò dallo specchio, notando la specie di collana che la cordicella aveva creato attorno al suo collo, si liberò da quella morsa immaginaria ed esclusivamente visiva, ma comunque per lui probabilmente fastidiosa, poi, studiò la sua mano, sfiorandone il filamento, sorridendo in maniera spontanea.
Mi aveva mentito, lo vedeva anche lui, e non aveva neanche tentato di distruggerlo, di affettarlo con la sua lama.
Lo spago era perfettamente in tinta con i sublimi rubini che la mia Falce aveva al posto degli occhi.
Il rosso mi ricordava tantissime cose; i suoi occhi, la sua ferita sul petto e da quel giorno, mi avrebbe ricordato anche quella che sembrava essere la nostra fede nuziale.