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Autore: Princess_Perona    03/09/2017    0 recensioni
Prompt Maritombola 7 : #41 - Aspettare chi non viene, andare a tavola e non mangiare, andare a letto e non dormire sono tre pene da morire.
Info: Breve storia di vita quotidiana di un malato di alzhaimer.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'erano giorni buoni e c'erano giorni brutti.
Nei giorni buoni, il sole splendeva alto in quel cielo così blu da sembrare irreale ed il vento caldo che soffiava da est, ti solleticava il volto dolcemente mentre sistemavi le rose nel giradino di fronte casa.
Dalla cucina provenivano odori invitanti di dolci e vaniglia mista ad agrumi e chissà come, semplicemente annusando l'aria, tu capivi che era ora di togliere la torta dal forno.
In salotto, la radio era accesa e trasmetteva allegra l'ultimo singolo di Elvis ed io, seduto sulla mia poltrona nuova, battevo con il pied il ritmo di quella musica così strana ma al tempo stesso travolgente.

Giorni buoni, giorni felici in cui mi crogiolavo nel vederti dalla finestra sorridermi, come se il mondo fosse davvero un buon posto dove vivere.

E poi…
E poi arrivavano i giorni brutti. Irruenti, bastardi e molesti come le bombe che scoppiavano sopra la mia testa durante la guerra.
Giorni brutti dove tornavo prepotentemente alla triste realtà.
Un presente grigio che mi mostrava una casa fredda e vuota, senza odori o profumi invitanti se non quello insopportabile del disinfettante che passava quella dannata infermiera su quei dannati pavimenti quasi tutti i giorni con dovizia maniacale.

Io, seduto sulla mia amata poltrona ormai logora, a fissare fuori dalla finestra quelle rose morte ormai da tempo ma che nessuno aveva tempo o cuore di strappare via dal terreno.
La radio che trasmetteva solo pubblicità su pubblicità di questa o quella marca di materasso ed anche se provavi a cambiar stazione, trovavi di peggio come, i politici.

Dieci dicembre millenovecentonovantanove. Questa era la data che segnava quell'orrendo calendario gigante di una ditta di trasporti e che stava appeso al muro al posto del tuo quadro preferito.
Cinque anni senza di te.
Senza ricordare nemmeno come è stato il giorno del tuo funerale.
Fisso le mie mani, così grosse e piene rughe ormai.
Troppo vecchie e devastate dall'artrite per prendersi cura del tuo giardino amore mio.
Ed anche se ne avessi le forze, la mia mente che si perderebbe. Si dimenticherebbe subito di quello che sta facendo, a volte settimane intere e che quando tornerei qui, realizzerei di nuovo che tu, non ci sei più da tanto tempo ormai.

Odio i giorni brutti, perché mi fanno ricordare che nessuno entrerà più da quella porta con un sorriso caldo come quel sole di giugno.
Nessuno più, siederà a tavola con me per dividere il pasto.
Nessuno, condividerà più con me il dolce tepore di due corpi stretti tra di loro sotto le coperte.
   
 
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