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Autore: Paradichlorobenzene_    03/09/2017    2 recensioni
[Eldarya]
[FF Interattiva] [Iscrizioni chiuse]
Era vestita di bianco e d’argento, e dal lungo velo si intravedevano i capelli castani e il volto ancora giovane.
Nessuno sapeva precisamente da dove venisse, quanti anni avesse, che tipo di faelienne fosse, ma tutti erano certi di una cosa: le sue previsioni non sbagliavano mai.
«Cosa ti porta qui, Ashkore?»
Gli chiese, mentre la sua voce riecheggiava tra le pareti del tempio.
Ma lei lo sapeva cosa ci faceva l’uomo mascherato in quel luogo sacro.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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2 – L’Intruso

 

«From the past that is trapped now with nowhere to go
You will braid all the voices that follow you around»

 
 
«Lilith … Non sono sicura che sia una buona idea. Non sarebbe meglio avvisare direttamente Miiko?» Chiese la ragazza all’elfa. Quest’ultima, avviandosi verso il refettorio, aveva notato degli strani movimenti tra le fronde della boscaglia dietro il Q.G., e aveva trascinato Erika con lei a indagare sulla questione. Dopotutto, chi se non un potenziale nemico si sarebbe aggirato al calar della notte, di nascosto, dentro il Quartier Generale della Guardia di Eel?
Per Erika, quella era una pessima idea. Si era già cacciata in troppe situazioni strane nell’anno che aveva passato lì, e non voleva aggiungerne altre alla lista. Non poteva nemmeno lasciare Lilith da sola a cacciarsi nei guai, però, quindi decise di seguirla – un po’ incuriosita, un po’ spaventata. Le mancava la sua vita sulla Terra, la sua famiglia … Ma dopo quella sciagurata faccenda della pozione, le speranze di poter tornare a casa erano via via scemate, fino a sparire. Quella parte dei giardini la sera era inquietante: i rami degli alberi si allungavano scuri contro il cielo plumbeo, come secche dita di mani minacciose, e il vento che sibilava tra le foglie perlopiù secche era come voci sussurranti nella testa delle ragazze. Il crepitio delle foglie come scoppiettare di fiamme. Non si vedeva nulla.
Lilith avanzava qualche passo avanti a lei, preoccupandosi poco della ragazza alle sue spalle, come incurante della sua presenza. I suoi capelli chiarissimi alla luce della luna erano l’unica macchia vivida in tutto quel nero.
Ad un certo punto una fitta alla tempia venne seguita da un fischio, acuto e ininterrotto, nel suo orecchio. Succedeva già da un po’, ed Erika non sapeva come controllarlo, o cosa fosse. La notte quei fischi prendevano forma e diventavano voci che si infiltravano nei suoi sogni. Si rannicchiò per terra e prese a respirare.
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei …
«Erika? Cos’hai, non stai bene? …» Lilith, che non vedendola più dietro di lei si era fermata, la guardava con aria stranita.
«Si, si … Va tutto bene. Va’ pure avanti.»
«Ne sei sicura? Non ti reggi neanche in piedi …»
«Qualcuno … Qualcuno deve assicurarsi che non ci sia nessuno di pericoloso al Quartier Generale. Vai … Mi riprenderò presto.»
Lilith annuì e, seppur riluttante, riprese a camminare verso il fitto della boscaglia.
 
Si guardarono, incerti sul da farsi. Ashkore sapeva che essere stato scoperto non era una cosa buona, ma aveva un compito da portare a termine. Aveva tre ragazze da studiare, osservare, e una di loro era lì, davanti a lui. Certo, avrebbe potuto chiamare i rinforzi, ma contava di essere comunque più veloce di lei – o almeno, lo sperava. A prima vista, la ragazza era un’elfa. Era alta e aggraziata, con lunghissimi capelli bianchi, e lo aveva appena beccato a spiarla. Non sembrava affatto bendisposta nei suoi confronti.
«Suppongo che questa sia la parte in cui devo dare delle spiegazioni» disse lui, perplesso, ma calmo. Lei aggrottò le sopracciglia, annuendo, sul piede di guerra.
«Mi manda Lady Aldaya» Il nome non era nuovo a Lilith. Tutti, ad Eldarya, conoscevano la Sacerdotessa delle Terre del Vento, la Somma Aldaya.
«Perché dovrei crederti?» Rispose lei, ancora insospettita. E soprattutto, che ci fai in incognito nei giardini del Q.G. se ti manda la Sacerdotessa?
«Perché ho le prove» rispose, sfilandosi un anello dal dito. Le prese dal mano, posandovi l’oggetto nel mezzo. Era dorato, sottile, di foglie d’alloro intrecciate. Le diramazioni formavano l’immagine di un’acqua che spiccava il volo, il sigillo di Lady Aldaya. Nessuno poteva toglierglielo senza il suo consenso. Lilith annuì, e gli chiese cosa volesse da loro, perché le stesse seguendo.
«Non posso dirvelo, ma la mai missione riguarda la salvezza di tutto il nostro mondo. Non posso dimostrartelo adesso, ma sto dicendo la verità». Lilith non seppe perché, ma qualcosa la spinse a credergli. Gli restituì l’anello, rimuginando su quanto le dita di lui fossero tiepide mentre sfioravano il palmo della sua mano.
«Puoi almeno dirmi il tuo nome?»
«… Ashkore».
 
Ma Caltha, che stava osservando la scena, non poteva aver sentito lo scambio di battute tra Lilith, una sua compagna di guardia, e quell’individuo misterioso di cui lei non conosceva il nome. Non sapeva se fidarsi o meno: lui era pur sempre un intruso e lei non si fidava particolarmente di Lilith, ma Nevra sì. Si chiese quanto potesse essere saggio riferirlo a lui, o a Miiko. Si chiese che fine avesse fatto Erika, quell’umana svampita, che aveva visto con Lilith qualche minuto prima. Nell’indecisione, si allontanò. Avrebbe tenuto quell’informazione per sé, almeno temporaneamente, ma sicuramente non avrebbe smesso di tenere d’occhio quella situazione.
   
 
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