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Autore: Sjmelle    04/09/2017    3 recensioni
«KOUSHI CHE TI PRENDE?» Daichi lo prese tra le mani, alzando di poco il capo, l'amico riaprì gli occhi e lo guardo fisso; «KOUSHI!», urlò nuovamente disperato il capitano.
Dove il destino riservà a chi non meriterebbe una cosa orribile
:1 se volete un continuo dovete dirmelo!
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Daichi Sawamura, Koushi Sugawara, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sugawara sospirò per poi tirare lo sciacquone del water, era la terza notte che passava attaccato alla tavoletta impegnato a vomitare; portò una mano a massaggiarsi lo stomaco con l'intento di far svanire quel dolore lancinante, ma ovviamente, non accadde.
Sconsolato si alzò e traballante si diresse verso la sua camera, guardò l'orologio: erano le quattro di notte spiccate da poco; calcolò un istante dopo che mancavano ancora tre ore prima degli allenamenti e non riuscendo a riprendere il sonno oramai andato perso, decise di provare a prepararsi una buona tazza di caffè così per evitare di cadere a terra stanco morto il giorno che ne sarebbe andato a seguire. 

Così, una volta entrato in cucina, mise la moca sul fuoco e mentre la bevanda si preparava, l'odore amaro arrivò fino alle sue narici e l'albino si dovette portare una mano alla bocca dalla nausea, corse al bagno e si ributtò nuovamente a capofitto sulla tazza del water.

«Falso allarme», esclamò sollevato, si sarebbe voluto rimettere in piedi per andare a spegnere il fornello prima che il caffè andasse bruciato ma non aveva più forza nelle gambe, così rimase fermo sul tappeto del bagno per quasi mezz'ora, e quando accumulò tutte le sue forze e a tentoni si rimise eretto era già sorto il sole.

«Oh caspita, che ore sono?», si chiese mentalmente, andando di fretta a spegnere il gas, e ignorando il dolore atroce allo stomaco si vestì e lavò a tempo record; poi fissò l'orologio che segnava le sei.

«Tra quindici minuti devo andare da Daichi...», deglutì al pensiero del capitano della Karasuno, si sistemò in automatico un ciuffo di capelli argentei, prese un bel respiro e si recò alla porta di casa, una volta fuori dal palazzo riempì i polmoni di boccate d'aria fresca del primo mattino; la sua attenzione successivamente si posò sul suo cellulare che suonava a tutto volume, Suga non perse un attimo in più per recuperarlo dalla borsa; era un messaggio di Daichi che chiedeva dove fosse finito, Koushi sorrise al pensiero dell'amico che lo aspettava impaziente, mosse i primi passi ma un bruciore lo costrinse a fermarsi, portò una mano a tapparsi la bocca mentre con l'altra frugava nel borsone alla ricerca delle sue medicine.

Oh no, le ho dimenticate su a casa, così pensando, ripercorse a grandi passi la strada, risalì al suo appartamento e senza curarsi di chiudere la porta andò in bagno a rimettere un'altra colata di vomito, una volta finito ripulì tutto, si guardò allo specchio della stanza spaventandosi quasi; aveva gli occhi gonfi, rossi e lucidi, le occhiaie marcate ed era più pallido del solito, in poche parole il suo aspetto era orribile.
Cacciando questi pensieri dalla mente, si richiuse la zip della giacca nera della squadra, aprì lo specchio che nascondeva uno scomparto dove teneva i medicinali, afferrò le pillole per lo stomaco, lo richiuse e si recò una seconda volta alla porta.

«Sugawara che ti prende!» borbottò tra sé e sé, mentre ricominciava da capo l'uscita da casa per recarsi dagli amici che sicuramente erano innervositi dal suo tremendo ritardo.

Anche se era già ora degli allenamenti Suga non si scompose, continuò a camminare lentamente a passo di lumaca, un'anziana che portava la spesa lo superò senza problemi, una volta intravisto l'edificio scolastico Koushi accelerò e a grandi balzi giunse alla palestra, aprì di scatto la porta.

«Scusate sono in ritardo ma non è suonata la sveglia!», si giustificò tutto d'un fiato, i compagni fermarono i palloni solo per limitarsi a dargli il buongiorno.

«Suga sei in un ritardo enorme! Non è da te!», lo sgridò con un'aria seria, l'allenatore.

«Ukai su, Sugawara avrà avuto i suoi problemi!» lo rassicurò Takeda, «Koushi dato che hai saltato il riscaldamento vai a farti alcuni giri del campo da Basket!».

L'argento non si oppose, accennò un lieve sì col capo, poggiò il suo borsone e senza levarsi la felpa corse fuori fino al campetto.

«Ok... un giro di campo!», si disse deciso, iniziò il suo riscaldamento, inizialmente andava tutto bene, dopo un paio di giri non aveva nemmeno il fiatone, ma prima di completare il terzo dovette deviare ad un cespuglio per vomitare nuovamente, si rimise in piedi tremante e con un capo giro che lo fece ricadere a terra, si sdraiò sul prato osservando per qualche attimo il cielo azzurro.

Si rese conto di essersi addormentato solo quando si risvegliò da una voce che lo chiamava in lontananza.

«Suga!», aprì piano un occhio e successivamente l'altro, per ritrovarsi un secondo dopo il viso di Yamaguchi a un palmo dal naso. «Menomale! Ti sei svegliato!» sospirò sollevato.

«Uhm... cosa?», chiese innocentemente l'argenteo, «io... mi sono appisolato!?» si rialzò di scatto, «avevo solo... chiuso gli occhi un attimo... oh, caspita!», scosse la testa ancora mezzo intontito dalla ronfata. «Ora torno dentro... gli allenamenti e...» iniziò a borbottare in modo confuso.

«Finiti. Li avevamo interrotti per cercarti dato che non tornavi, è passata un'ora... adesso andiamo da Daichi e gli altri, saranno sollevati nel rivederti!» il verde si rimise in piedi e prese una delle mani di Sugawara, che era visibilmente stravolto, quando afferrò il polso lo trovo stranamente freddo.

«Suga... sicuro di stare bene? Sembri un morto vivente con quelle occhiaie!» ridacchiò nervoso Yama, mentre camminava trascinandosi il senpai.

«Tranquillo, sto benissimo. Al cento per cento!» sorrise l'argento, non era bravo a mentire e nemmeno gli piaceva imbrogliare ad un suo compagno di squadra, ma il suo falso sorriso sembrò convincere il verde che dal canto suo, non perse un attimo di più a ricambiare.

«Ragazzi l'ho trovato!», urlò il verde per farsi sentire dagli amici, sparsi nel cortile della scuola, in poco tempo accorsero tutti.

«O dio Suga-senpai ci hai fatto prendere un colpo!», esclamò Noya.

«Meno male che stai bene...», seguì sollevato Asahi.

«Anche se abbiamo perso gli allenamenti mattutini ci restano pur sempre quegli pomeridiani, ADESSO FILATE TUTTI IN CLASSE! Ci vediamo alla fine delle lezioni!», si raccomandò l'allenatore, anche se sbuffanti e imprecando qualcosa su una certa verifica i primini se ne andarono via subito.

«Suga tu forse dovresti farti portare a casa... oggi non sembri in forze!» si preoccupò Ukai, ma Sugawara rispose come aveva fatto con Yamaguchi.

«No no sto bene!» e funzionò nuovamente, rimase solo, in palestra, a recuperare le sue cose, prese una pastiglia e la ingurgitò. «Koushi ce la puoi fare... sono solo un paio di orette, nulla di più, poi potrai tornare a casa!», continuò a ripetersi mentre cercava la porta della sua classe, aprendo però lo sgabuzzino delle scope.

Finalmente il dolce e fastidioso suono della campanella si sentì rieccheggiare per tutta la scuola, il segno che le dure e noiose ore di lezioni più o meno inutili erano finite.

Sugawara alzò la testa dal banco e si stiracchiò, aveva sonnecchiato tranquillamente per due ore di storia dell'arte, recuperò la sua borsa e affiancò Daichi, che stava uscendo dalla classe.

«Suga scusa per caso hai preso appunti? Io non sono riuscito a seguire molto! E quindi mi chiedevo se...» il moro si girò in direzione dell'argenteo che però sembrava non stare coi piedi per terra.

«Suga?» lo richiamò un paio di volte ma l'amico continuava a fissare il vuoto camminando al suo fianco, Daichi gli sfiorò una spalla e fu solo allora che Koushi sembrò riprendersi dal suo stato di trance, scosse la testa e andò a schiantarsi contro il bidello che stava pulendo il pavimento.

«Ragazzo sta attento!» lo sgridò l'uomo, Daichi afferrò Sugawara per il colletto della felpa. «Lo perdoni signore! Oggi non sta con la testa apposto!» e si allontanò.

«Sugawara non capisco che ti prende!», affermò innervosito il capitano della squadra.

«Nulla Daichi! Proprio nulla!», borbottò l'argento mentre si lavava le mani; il moro lo aveva portato al bagno per far sì che si rinfrescasse la mente.

«Stai con la testa da un'altra parte... sei molto strano ultimamente... è successo qualcosa? Stai male? Dimmelo! E non mentire!». Daichi voleva delle risposte a quelle domande e Sugawara gliele avrebbe anche volute dare ma Asahi fece il suo ingresso dalla porta del bagno, interrompendo il discorso.

«Uhm, ragazzi... ops... ehm... forse ho interrotto qualcosa, ehm... ecco...» l'omone alla porta si trovò impacciato dinanzi a quella situazione.

«No, assolutamente nulla Asahi! Anzi stavamo giusto venendo in palestra! Giusto Daichi!?» il moro sbuffò capendo che il discorso era stato rimandato in un altro momento, e così si diresse alla porta.

«Sugawara tu non vieni?» chiese, voltandosi, il moro.

«Devo solo andare un attimo al bagno e poi arrivo!» sorrise, mostrando i denti bianchi e tenendosi stretto le spalle. «Poi vi raggiungo!». Non appena i due compagni uscirono dalla stanza l'argento si precipitò ad uno dei water a vomitare per la terza volta in quella giornata.

Entrando in palestra non poté che essere felice di vedere con quanto impegno i primini si stessero allenando.

«TANAKA, PASSA!» gridò Noya al rasato, stavano facendo dei passaggi, cosa in cui erano migliorati molto ma tenevano a perfezionare, Sugawara salutò con la mano Yamaguchi e si diresse alla panchina a posare il suo borsone, ma mentre si chinava si dovette portare una mano alle tempie per via di un improvviso dolore alla testa.

«Che fine hanno fatto Hinata e Tobio?», domandò Ukai alla piccola Yachi, «No, non lo so.... di solito sono i prim-»

Non finì neanche di rispondere che una zazzera arancione apparve all'entrata della palestra.

«BAKEYAMA SONO ARRIVATO PRIMO!» gridò entusiasta, poco dopo il numero nove lo raggiunse.

«È PERCHÉ SEI PARTITO PRIMA IDIOTA!»

«Su, su ragazzi non iniziate già a litigare!» intervenne la piccola manager provando a calmare i bollenti spiriti dei due.

«Sugawara andresti a prendere qualche altro pallone dalla cesta!?» chiese cortesemente Kyoko accennando un lieve sorriso e stringendosi una teca blu sul petto.

«M-ma certo!», così Koushi si recò verso la cesta, ma la stanza iniziò a girare, si poggiò con una mano al bordo dell'enorme cestello che conteneva i palloni, portò una mano alla testa e si strinse una ciocca di capelli, la nausea cominciò a riaffiorare nel suo stomaco, non riuscendo a mantere le forze cadde a terra, piegandosi in due dal dolore portando anche a cadere l'enorme cestone che produsse un tonfo netto attirando tutta l'attenzione della squadra.

Daichi fu il primo ad arrivare, si trovò con i palloni sparsi ovunque e il suo amico steso a terra a contorcersi dal dolore.

«KOUSHI!» andò ad inginocchiarsi accanto all'alzatore; Sugawara strizzava gli occhi e teneva le mani sullo stomaco, mugugnando ogni tanto o emettendo dei piccoli lamenti acuti.

«KOUSHI CHE TI PRENDE?» Daichi lo prese tra le mani, alzando di poco il capo, l'amico riaprì gli occhi e lo guardo fisso; «KOUSHI!», urlò nuovamente disperato il capitano.

«DAICHI CHE SUCCEDE!?» allarmato, l'allenatore si precipitò con al seguito le manager .

«Oh santo cielo...» sussultò Takeda.

Anche gli altri ci misero poco a raggiungerli e la scena non piacque a nessuno, ovviamente.

«Cosa dobbiamo fare?» domandò nervoso Tobio, per pochi secondi vi fu solo silenzio e qualche lieve lamento di Sugawara, che si fermarono, il numero due si alzò di scatto levandosi dalla presa di Daichi, gattonando riuscì ad afferrare il piccolo bidone della spazzatura e ci vomito dentro, quando fini si portò una mano alla bocca e guardandola notò che quello appena rimesso nel cestino era rosso cremisi, qualche goccia ricadde sul pavimento in legno, l'argento sentì il suo cuore fermarsi, anzì non sentì più nulla, nelle sue orecchie aveva solo un fastidioso ronzio.

«Q-quello è sangue!?» Hinata indietreggiò un attimo, fu più di uno dei suoi compagni a guardarlo storto, il piccolo arancione sembrava spaventato, Kageyama notò come tutto l'esile corpicino del numero dieci tremasse come una foglia, avrebbe voluto dargli dell'idiota; nessuno reagisce così a qualche goccia di sangue ma una nuova vagonata di vomito scarlatto da parte del numero due lo costrinse a tacere.

«PRESTO CHIAMATE UN MEDICO!» ordinò Ukai mentre si avvicinava al ragazzo chino a vomitare in un cestino dell'immondizia.

«VADO IO!» si propose l'esca, nessuno osò ribattere mentre l'arancione si allontanava a tutta birra, Daichi fisso l'argento rimproverandosi mentalmente per non aver capito prima che ci fosse qualcosa che non andava in Sugawara, avrebbe potuto farlo andare a casa a riposare evitando quella situazione, si sentì il cuore in gola a vederlo circondato dai paramedici e trasportato d'urgenza in ambulanza che partì subito con le sirene accese verso l'ospedale.


ANGOLO AUTRICE:
Allora...vi piace?
piacere per chi non mi conosce!!!
io sono Sj e...scrivo! 0-0
ho bisogno di sapere se volete o meno un continuo di questa storia!
dipende tutto da voi! :D
allora ci si risente FORSE a un prossimo capitolo! ;3
   
 
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