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Autore: Sguido    04/09/2017    1 recensioni
Arnold è un giovane di Londra che, per una serie di coincidenze, scopre che i personaggi delle Fiabe non sono solo personaggi di fantasia, ma in realtà esistono davvero e abitano una realtà parallela alla nostra.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Il Principe sedeva sui gradini dell’entrata principale, quella da cui si aveva accesso a tutto il castello. La spada era ancora in parte sguainata e dalla tempia sinistra fuoriusciva un rigagnolo rosso acceso.

Doveva vomitare, ma non lo avrebbe fatto davanti ai suoi uomini. Non si sarebbe mostrato debole davanti alle persone a cui aveva chiesto di essere forti.

-Signor Principe!-

Alzò la testa.

-Signor Principe, abbiamo perso il fronte Est della fortezza!-

Egli si girò in direzione della voce, pallido e sporco di sangue.

-Com’è avvenuto?- chiese.

Verso di lui venne di corsa un omino dalla bassa statura, barba incolta e panciotto in bella vista. Ansimava ed era tremendamente agitato.

-Hanno sfondato il portone con un ariete!- disse affannato -Gli altri due fronti resisteranno ancora per poco, arriveranno qua in un baleno!-

Il Principe si alzò in piedi barcollando leggermente verso destra, sorretto dall’omino paffuto.

-Mio Signore, cos’ha intenzione di fare?-

Il Principe si schiarì la voce e iniziò a parlare: aveva davanti a se duemila uomini, pronti ad obbedire ad ogni suo comando, pronti a morire per una nobile causa, pronti a rinunciare alla propria vita in cambio della gloria eterna.

-Figli del Regno!- iniziò -Figli di questa meravigliosa regione di terra! Ascoltate ciò che il vostro Principe ha da dirvi!-

Fece una pausa per prendere fiato.

-Vi ho radunato qui, voi, pochi sopravvissuti a questa terribile battaglia, lasciando solamente un manipolo di vostri fratelli sugli altri tre fronti, per un motivo ben preciso!-

Tutti gli occhi erano su di lui. L’aria era irrespirabile e la tensione era semplicemente palpabile.

-Questo è il lato Sud del castello: se dovessimo cadere, gli invasori non avrebbero nessuna difficoltà a raggiungere la Sala del Trono per assassinare il nostro Re e la nostra Regina! Non avrebbero nessuna difficoltà ad assassinare mio padre e mia madre!-

Stava piangendo, ma nessuno disse nulla. Per la prima volta il Principe si stava mostrando così debole.

-Noi resisteremo! Respingeremo il nemico da dov’è venuto e libereremo la nazione dal giogo di questa grande oppressione. E sapete per chi lo faremo?!- chiese urlando.

Dall’esercito si levò un solo grande grido:

-Per Re Andrew e per Neve, Regina delle Fiabe e protettrice del nostro popolo!-

Il principe annuì. Ormai non piangeva più, anzi sul suo viso era spuntato un ghigno.

-Esattamente amici miei! Ora teniamo duro! Il nemico si avvicina, non facciamoci trovare distratti. In posizione!-

Simultaneamente duemila uomini si spostarono mettendosi in formazione difensiva.

Il piccolo uomo si avvicinò al Principe e lo prese per un braccio.

-Mio Signore, se posso chiedere … che razza di bestie sono quelle che ci stanno attaccando?-

Il Principe si girò, aveva ancora il ghigno stampato sul volto. Il piccolo uomo sobbalzò di fronte a questa visione: mai aveva visto il suo Signore in quelle condizioni.

-Sono creature infernali, caro mio. Vengono direttamente dalle profondità della Terra e sono qui per rispondere alla volontà di una sola persona. Tu sai di chi sto parlando.-

L’omino impallidì immediatamente: sapeva bene infatti che razza di persona era chi comandava quell’esercito di bestie. 

-Stiamo parlando di Greg, vero?-

-Un tempo si chiamava così - disse il principe - ma ora ha un altro nome: si chiama Matka, che significa “Immortale”.-

-Ora stammi vicino, amico mio. Li senti? Stanno arrivando da noi. Hai una spada con te?-

-Sì!- rispose prontamente l’omino - Si, è qui con me.-

-Bene.- disse sorridendo il Principe - Sguainala e preparati ad uccidere. Posso sapere il tuo nome?

-Mi chiamo Pok, Signore.-

Il Principe gli diede un colpetto sulla spalla.

-Bene Pok, non ho idea di come tu sia arrivato fin qui, ma oggi scriverai la storia di questo regno, qualunque essa sia. Magari, un giorno, le persone del Nuovo Mondo la leggeranno, e tu sarai il loro nuovo eroe.-

Pok sgranò gli occhi, eccitato.

-Il Nuovo Mondo? Allora esiste, Signore?-

-Certo che esiste. - rispose il Principe sorridendo -Lì ci sono persone che adorano le nostre storie, e le leggono in continuazione.-

Respirò profondamente.

-Qualcuno lo chiama “Altro Mondo”, qualcun’altro “Realtà Normale”, altri ancora lo disprezzano chiamandolo “Lato Diverso”. Io preferisco “Nuovo Mondo”, perché sono sicuro che, prima o poi, finiremo tutti lì.-

Pok fece un balzo all’indietro.

-Tutti lì? Ma mio Signore, è vero che in quel posto … non esiste la Magia?-

-E’ vero.- rispose - E’ proprio vero.-

Un urlo squarciò le tenebre, come una lingua di fuoco in una stanza buia. Pok rabbrividì al solo sentirlo, mentre il Principe tese l’orecchio per sentire meglio.

-Sono qui, non è vero?- chiese Pok.

Il Principe sguainò la spada.

-Già, sono proprio qui.-

Detto questo si gettò nella mischia. Colpiva, parava e feriva ad una velocità impressionante, lasciando dietro di se stuoli di corpi inermi. Ai suoi lati, decine di compagni cadevano sotto le armi nemiche.

Pok era rimasto indietro, paralizzato dalla paura, con gli occhi sgranati mentre fissava l’avanzare della guerra. Fu in quel momento che qualcuno lo portò via.

Pok iniziò a dibattersi con tutte le sue forze per liberarsi dalla morsa del rapitore, ma non ci fu nulla da fare. 

-Chi sei?-

La figura rispose con un bisbiglio: era chiaramente una voce di donna, molto giovanile e accattivante.

-Non preoccuparti Pok.- disse - Ti sto portando in un posto sicuro.-

Appena sentì quelle parole, il piccolo omino si sciolse in un sorriso.

-Red! Sei tu?-

La donna correva ad una velocità impressionante, testa bassa, con un cappuccio di colore rosso tirato fin sopra gli occhi. Indossava una lunga veste scura e nessun tipo di scarpe ai piedi. Saltò in mezzo a due tronchi infuocati evitando i fendenti delle armi nemiche, rotolò per terra, si rialzò, e corse a tutta velocità verso il bosco.

-Dannati Demoni!- gridò guardandosi il braccio -Mi hanno colpito!-

Si precipitò in mezzo agli alberi e si nascose dietro uno di questi. Mise a terra Pok e guardò indietro: la guerra impazzava davanti al castello, poteva intravedere un gruppo di nemici intento ad attaccare il portone principale, protetto da un manipolo di soldati, sorretti dalla voce del loro Principe.

-Cosa ci fai qui?- chiese Pok.

Red si voltò verso di lui e gli passò una mano tra i capelli.

-Sono qui per ordine di Neve. Nessuna Fiaba deve rimanere uccisa in questa guerra. Hai visto qualcun’ altro dei nostri in quella bolgia?-

Pok si mise una mano sulla fronte ed iniziò a pensare.

-Da quanto mi ricordo - iniziò - dovrebbero esserci i Sette ancora nel castello.-

-Ai Sette ci penserà Neve.- rispose Red -Sicuro che non ci sia … -

Un boato investì l’intera zona, causando uno spostamento d’aria che scaraventò Pok addosso ad un albero.

-Cos’è stato?- chiese.

Red sorrise mentre guardava verso il campo di battaglia.

-E’ arrivato, amico mio. Lui è qui.-

Pok balzò in piedi in un baleno.

-Allora ce l’ha fatta!- esclamò.

-Si, Arnold è qui.-

Il boato aveva preso tutti alla sprovvista, i soldati di entrambe le fazioni erano disorientati e faticavano a capire cosa stesse accadendo. Tutto lo spazio circostante era sommerso da una cortina di fumo grigio e nessuno riusciva più a vedere dove mettere i piedi. Dal fumo uscì una figura dondolante e sporca, con una lunga veste color porpora.

Il Principe, intanto, combatteva ferito e sanguinante, urlava ad ogni fendente, caricava continuamente i suoi uomini, restava in piedi nonostante l’enorme quantità di sangue persa. Ad un tratto anche lui fu sommerso dalla nebbia. Prese per un braccio uno dei suoi soldati e se lo mise accanto.

-Fratello mio, - iniziò - qual’è la causa di questa nube grigia che impedisce di combattere?-

-Mio Signore, - rispose il soldato - il vostro amico, quel tale chiamato Arnold, dev’essere arrivato.-

Quando la nebbia si diradò, il Principe si avvicinò alla figura misteriosa e gli tese la mano.

-Sono felice che tu sia qui, Arnold. Dimmi, sei qui per aiutarci?-

Arnold si voltò verso di lui, ma non afferrò la mano.

-Si, mio Signore. - rispose -Farò del mio meglio per liberarvi da questo sgradevole inconveniente.-

La battaglia ricominciò ad infuriare, ma nessuno riuscì a colpire Arnold. Camminava lentamente in mezzo ai soldati, come protetto da uno scudo invisibile.

Salì sui gradini del castello e si mostrò ai soldati in tutto il suo splendore. La veste risplendeva dei colori dell’arcobaleno e il suo volto emanava una luce solare.

-Matka!- tuonò - Mostra la tua vera natura e fatti vedere! Hai dato prova di saper controllare forze di immensa potenza, ma solo un codardo si nasconde per così tanto tempo nelle tenebre. -

Tutto si fermò, nessuno combatteva più ormai. Arnold aspettò qualche secondo, poi riprese:

-Non scenderemo a patti con te, Matka! Le Fiabe sono tutto ciò che rimane di noi nel Nuovo Mondo! Non ti permetteremo di infangare il loro nome!-

La terra iniziò a tremare. Gli alberi dei boschi caddero uno dopo l’altro, le torri iniziarono a sbriciolarsi come pane, la terra si crepò e una voragine si aprì sotto i loro piedi. La luna capitolò al di là del Mondo, le stelle sbiadirono e ci fu l’oscurità più totale. Una voce infernale cominciò a parlare:

-Il regno del terrore avanza, non sarai tu a fermarlo, Arnold. Presto tutte le Fiabe cesseranno di esistere e il Nuovo Mondo andrà incontro al destino che si merita.-

Arnold si guardò intorno, irrequieto. Sapeva che Matka era in grado di parlare attraverso il tempo e le dimensioni, ma era preoccupato lo stesso. Quell’essere poteva trovarsi ovunque, anche dentro lo stesso castello, se solo lo avesse voluto.

-Matka!- lo chiamò Arnold -Hai la possibilità di ucciderci solamente schioccando le dita, eppure hai messo in piedi un esercito di demoni per stanare Neve all’interno del castello! Perchè tutto questo?-

Il Principe si avvicinò ad Arnold, lo afferrò per la spalla e se lo portò vicino:

-Da quando il reattore è fuori uso, non solo le Fiabe sono in pericolo, ma gli stessi poteri di Matka si sono indeboliti. Non è più potente come una volta, anche se la sua forza rimane spaventosa.-

-L’avevo intuito, James.- rispose Arnold -Essendo un’intuizione, non ne ero completamente sicuro.-

James, il Principe, si staccò da Arnold e ripose la spada.

-Neve è intrappolata all’interno con i Sette. Sono omini molto fedeli, ma non posso abbandonare mia madre a un destino simile. Penserai tu a tutto questo?-

-Si, mio Signore.- rispose Arnold.

Il Principe si dileguò furtivamente mentre Arnold si stava preparando per la battaglia. Matka non era lì, non lo era mai stato. Comandava il suo esercito di demoni da qualche dimensione parallela o chissà quale altro luogo malefico. Arnold alzò le braccia e rispose a Matka:

-Greg! Fatti vedere e affrontami, pavido essere che non sei altro!-

Il frastuono cessò, la luce della luna tornò a illuminare il campo di battaglia e lentamente, dal cielo, scese Matka sulla terra.

-Tu! Ignobile essere! - tuonò Arnold -Affrontami se ne hai il coraggio!-

Matka non fece una piega di fronte alle provocazioni di Arnold. Rise e tirò fuori una testa mozzata da un sacco nero che teneva in mano.

-Lo riconosci, Arnold?- chiese sogghignando.

Arnold sgranò gli occhi in preda al panico. Di fronte a lui, penzolante e inerme, c’era la testa di suo fratello, tenuta in mano dal più temibile dei nemici. Poi si sentì un sibilo e un incantesimo oscuro colpì Arnold in pieno petto, facendolo cadere dalla torre. Matka si lanciò verso di lui e lo prese al volo.

-Sei mio, ragazzino.- gli sussurrò all’orecchio.

Poi tutto diventò nero.

Arnold cadde nel vuoto per un tempo indefinito che gli sembrò un’eternità. Girò e rigirò, vorticò su se stesso, si raggomitolò e aspettò che la caduta finisse. Quando questo successe, semplicemente atterrò. Non seppe come, non seppe dove, ma atterrò. Davanti a lui, solo un lungo corridoio bianco, mentre Arnold era immerso nell’oscurità più totale. Dopo essersi rialzato, si fece forza e si incamminò lungo il corridoio.

   
 
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