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Autore: deine    04/09/2017    2 recensioni
Ogni madre soffre per la morte del figlio.
Anche quelle che li ripudiano.
Anche Walburga Black.
Dal testo:
Il giorno dopo la morte di Sirius Black una cappa scura e pesante avvolse Grimmauld Place. Era il silenzio. Walburga non lo sentiva da mesi.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Walburga Black
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Disclaimer: l'universo e i personaggi di Harry Potter appartengono a J.K. Rowling. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro. 
 
 
Enjoy the silence 
 
 
"Ahimè, questi giorni funesti spettano a me: i giovani periscono e i vecchi resistono; io dovrò vivere per vedere gli ultimi giorni della mia casata! "
[Theoden, ne Le Due Torri, di Peter Jackson]
 
 
Il giorno dopo dopo la morte di Sirius Black, una cappa scura e pesante avvolse Grimmauld Place. 
Era il silenzio.
Walburga non lo sentiva da mesi.
E in quel silenzio nero e opaco, un solo rumore spezzò la quiete; fu un fragore sommesso di legno e cristallo, appena ammortizzato dalle spire morbide e consunte del tappeto.
Fu così che Kreacher la trovò la mattina dopo: un quadro semidistrutto, con la cornice sbeccata e il vetro protettivo infranto.
Delirava parole senza senso, mormorate sotto voce come segreti tra amanti.
Prese la sua padrona tra le dita nodose, tremando. 
- Il padroncino Sirius ci ha provato per mesi, a... 
- Rimettimi a posto, stupida creatura, e smetti di farneticare.  
Kreacher annuì. La riattaccò al muro con un incantesimo che conosceva bene, riparò il vetro e la cornice, lisciò persino le pieghe del tappeto sottostante.
Fu così che la vita a Grimmauld Place tornò alla normalità.
 
                             ***
 
Sino al giorno prima, mio figlio era stato per me una macchia scura sull'arazzo di famiglia. Mi ero incaricata dell'iconoclastia di Sirius con zelo: non erano rimasti ritratti né foto né cimeli.
Tutti i suoi averi, bruciati.
Tutti i suoi ricordi, dimenticati.
 
Alcuni dicono che i figli sono parti dei propri genitori, che restano con loro per sempre.
Forse avevo provato addirittura soddisfazione, mentre perdevo il pezzo più caotico e disinteressato di sé, io, che avevo fatto del calcolo un dogma e dell'avidità una virtù.
 
E allora come lo spiegavo quello strano buco che sentiva nel petto? 
La mia durezza, la mia anaffettività non mi sembravano nulla di più di patetici orpelli e schermi, niente affatto diversi da quelli di una bambina capricciosa.
 
Le mie dita graffiarono spasmodicamente la tela. 
Le domande mi incalzavano; avrei voluto scappare, fuggire lontano dagli interrogativi di una vita, ma quando vivi in una tela gli angoli bui dove nascondersi finiscono presto.
 
Probabilmente sarei stata condannata ad amare Sirius per sempre, pensai con cinica amarezza, in quella tela claustrofobica come la mia mente, circondata da una cornice opulenta come la mia vita.
 
 
Fui una regina luttuosa, io, Walburga Black.
Odiai quello stupido vestito a fiori che avevo scelto di indossare per essere ritratta.
Avrei voluto che fosse nero, nero come le mie lacrime secche, nero come il mio nome.
Nero com'era il colore che Sirius si meritava.
 
E la vita a Grimmauld Place tornò alla normalità.
 
 
 
 
 
 
Solo un pensiero sciocco e probabilmente banale, buttato giù questa sera di fine estate.
Ho cercato di immaginare i pensieri di Walburga se avesse saputo della morte di Sirius il giorno dopo di essa.
Forse è un po' OOC, ma ho pensato che per Walburga come per ogni madre il momento della morte di un figlio fosse tristissimo.
Conoscendo il caratterino della signora Black forse sono stata un po' ottimista, ma non aveva grandi pretese di realismo.
Ho anche immaginato che fosse la volontà a sciogliere l'incantesimo che "incolla" il quadro al muro e che esso potesse venire riattaccato.
Avrei preferito utilizzare la frase di Theoden dal libro, che ricordavo più azzeccata, ma per una cosetta tanto stupida va benissimo anche quella del film.
Le ripetizioni (l'ultima frase del primo paragrafo e l'ultima della storia; la parola "nero" e il gioco di parole con il cognome di Walburga) sono volute, ma, di nuovo, vi invito a prendere questa storia come un semplice sfogo di ispirazione.
Ogni commento, positivo e negativo, sarà a ogni modo apprezzato, com'è giusto che sia.
Grazie mille a tutti.
   
 
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