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Autore: Placebogirl_Black Stones    05/09/2017    3 recensioni
Dopo la sconfitta dell'Organizzazione, tutte le persone che sono state coinvolte nella battaglia dovranno finalmente fare i conti con i loro conflitti personali e con tutto ciò che hanno lasciato irrisolto fino ad ora. Questa sarà probabilmente la battaglia più difficile: un lungo viaggio dentro se stessi per liberarsi dai propri fantasmi e dalle proprie paure e riuscire così ad andare avanti con le loro vite. Ne usciranno vincitori o perderanno se stessi lungo la strada?
"There's a day when you realize that you're not just a survivor, you're a warrior. You're tougher than anything life throws your way."(Brooke Davis - One Tree Hill)
Pairing principale: Shuichi/Jodie
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Jodie Starling, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Shuichi Akai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Tomorrow (I'm with you)'
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Capitolo 19: Il processo  -parte 1-
 
 
Erano ormai trascorsi più di tre mesi da quando l’FBI aveva fatto rientro negli Stati Uniti, tre mesi in cui avevano dovuto fare i conti con il fuso orario e in generale con il riadattarsi alla vita di sempre. Vivere per un anno interno in un altro stato aveva fatto perdere, almeno a lei, tante abitudini che prima erano normalissime, come la pizza tutti i venerdì sera o uscire per le vie di New York e sentire voci parlare in inglese piuttosto che quei suoni melodici tipici della lingua nipponica. Una cosa, tuttavia, era rimasta immutata: l’ombra dell’Organizzazione che ancora cadeva su di loro come un mantello oscuro che sembravano non riuscire a togliersi. Restava una sola di loro da abbattere per poter finalmente concludere quel caso durato anche troppo, la sua nemica storica.
Il processo a Vermouth era iniziato da qualche settimana, l’FBI aveva presentato al pubblico ministero tutte le prove raccolte per incastrarla e stessa cosa aveva fatto la CIA: era infatti venuta a sapere che anche Hidemi Hondou avrebbe presenziato al processo in qualità di testimone diretta dei fatti. Quando avevano presentato le prove, inizialmente il pubblico ministero aveva stentato a crederci (come del resto si aspettavano già), sia perché l’accusata era una famosa attrice, sia perché la storia di una pillola che faceva regredire all’età infantile o di un farmaco in grado di bloccare per sempre l’avanzare dell’età era davvero degna di un film di fantascienza. Tuttavia, non era nemmeno possibile che sia l’FBI che la CIA avessero tempo da perdere nell’inventarsi simili sciocchezze e mettere addirittura in atto un processo; perciò alla fine avevano comunicato a Vermouth, chiusa sotto stretta sorveglianza nella prigione federale, che era stata accusata di omicidio (tra l’altro verso un federale), di far parte di un’organizzazione criminale operante in tutto il mondo e di tutte le altre cose che aveva commesso in quegli anni. Chris Vineyard aveva dunque scelto di farsi rappresentare da un avvocato assegnatole dal Governo, cosa che aveva stupito tutti dal momento che credevano che un’attrice famosa avesse almeno un avvocato valido alle spalle e forse lo aveva anche, ma per qualche strana ragione aveva preferito non usarlo, come se si fosse rassegnata al suo destino ancora prima di partire. Le era sembrato strano, non era da Vermouth arrendersi senza lottare, ma se aveva preferito non usare le sue armi migliori era un punto a suo favore e non poteva lamentarsi per questo.
 Il pubblico ministero aveva poi convocato una grande giuria composta da una ventina di membri, come voleva la prassi, tutti selezionati da un gruppo di normalissimi cittadini estranei alla vicenda e quindi imparziali. Come nel caso del pubblico ministero, però, anche i cittadini avevano stentato a credere che una così bella e brava attrice, la quale non era mai stata oggetto di scandali o pettegolezzi, potesse aver commesso simili atrocità. Le faceva rabbia che il ruolo che ricopriva Chris Vineyard la portasse ad essere vista a prescindere come una persona degna di rispetto. La bella facciata esteriore che si era costruita era un punto a suo favore che le giovava non poco; per questo motivo quando era stata chiamata a testimoniare l’omicidio del padre, aveva cercato di essere il più convincente possibile: se la facciata esteriore contava tanto, allora anche lei in quanto agente dell’FBI doveva ricevere un minimo di rispetto. Era stata dura mettersi a nudo davanti a tutti quegli estranei, ricordare quella notte dove il fuoco le aveva portato via tutto. Raccontare la vicenda nei minimi dettagli l’aveva fatta sentire come se avesse rivissuto tutto da capo e la ferita nel cuore che non si era mai rimarginata si era riaperta. Insieme a lei aveva testimoniato anche Hidemi Hondo: aveva immaginato che anche per lei non fosse stato facile raccontare di come era morto suo padre. James insieme ad altri agenti dell’FBI avevano dato man forte, portando infine la grande giuria durante il voto segreto a stabilire di comune accordo che esistevano prove sufficienti per incriminare Vermouth e iniziare così il processo penale. Anche se alcune prove come l’aptx potevano risultare assurde e poco credibili agli occhi di chi non aveva vissuto l’intera vicenda, altre prove erano troppo schiaccianti per non essere considerate attendibili.
Il giorno dopo Vermouth  era stata convocata davanti a un giudice magistrale per una prima udienza, nella quale le erano stati illustrati con maggiore chiarezza i suoi diritti e i motivi per cui era stata accusata. Il giudice aveva infine deciso di tenerla in prigione fino alla data del processo, in quanto considerata troppo pericolosa per rilasciarla. Anche qui come nel caso dell’avvocato, Vermouth non aveva obiettato; tuttavia quando il giudice le aveva chiesto se si dichiarava colpevole oppure no, lei aveva sorriso maliziosamente e aveva risposto con un provocatorio “me lo dica lei”. A seguito era iniziata la vera e propria preparazione al processo, dove entrambe la parti si erano organizzate al meglio. Il pubblico ministero aveva poi riletto nuovamente tutti i fascicoli forniti da FBI e CIA, parlato nuovamente con i testimoni ed elaborato la strategia migliore. Quanto a Vermouth, probabilmente cercava con il suo avvocato di trovare un appiglio per discolparsi, non si aspettava di certo che le andasse bene l’idea di trascorrere il resto della sua vita dietro le sbarre.
Due settimane dopo si era tenuta l’udienza preliminare, una sorta di mini-processo che precedeva il processo vero e proprio: lì il pubblico ministero aveva invitato i testimoni come lei a presentare tutte le prove che incriminavano l’accusata, mentre dall’altro lato la difesa li aveva interrogati cercando di metterli in difficoltà e di trovare anche solo un errore nelle loro testimonianze che potesse mettere in dubbio la loro veridicità. Tentativo inutile, dal momento che alla fine il giudice aveva dichiarato nuovamente colpevole Chris e stabilito così la data definitiva del processo e il luogo dove si sarebbe tenuto: il 10 ottobre al tribunale distrettuale federale a sud di New York.
Quelle quattro settimane prima del processo le erano sembrate anni, le aveva trascorse con l’ansia di essere sul punto di fare giustizia alla morte di suo padre ma al tempo stesso con la paura di non riuscire ad ottenere nulla. Continuava a chiedersi se ci sarebbe stata, in ogni caso, una giusta punizione per Vermouth. Nulla le avrebbe ridato indietro suo padre, la sua casa o gli anni in cui si era dovuta nascondere fingendo di essere un’altra persona. Anche in quel momento, seduta fuori dalla porta in attesa di entrare in aula e cominciare, stava pensando la stessa cosa. Il gran giorno era finalmente arrivato e lei era molto nervosa. Alcune persone erano già entrate, in particolar modo coloro che intendevano assistere come spettatori al processo; lei invece stava aspettando fuori insieme a James.
 
- Ti sei calmata?- le chiese quest’ultimo, che non aveva smesso per un attimo di far scorrere gli occhi dal suo volto alle sue mani tremanti.
 
Annuì, consapevole di mentire: non sarebbe mai riuscita a calmarsi, c’erano in gioco troppe cose per poterla prendere anche solo per un secondo alla leggera.
 
- Allora forza, è il momento di entrare- la esortò ad alzarsi e seguirlo.
 
Aprirono la porta dell’aula ed entrarono camminando fianco. Mentre procedeva verso i primi posti, si guardò intorno e si accorse della presenza di alcuni volti noti, tra cui Yukiko Kudo(probabilmente venuta per assistere al processo della sua ex collega e rivale) e Shuichi, il quale era seduto negli ultimi posti come se non volesse essere troppo coinvolto. Si sorprese di trovarlo lì, chiedendosi se fosse venuto per lei o solo per assicurarsi che anche l’ultimo membro di quell’Organizzazione da lui tanto odiata avesse avuto ciò che si meritava. Le lanciò un’occhiata non appena la vide entrare, facendole poi un cenno e abbozzando un sorriso, come a volerla tranquillizzare. Senza dire nulla, lei ricambiò.
Prese posto al fianco a Hidemi, la quale la salutò con un cenno e la guardò come se volesse chiederle se si sentiva pronta a tutto ciò, forse perché anche lei era visibilmente nervosa. Dal lato opposto, Vermouth che era già presente in aula con il suo avvocato, la guardò e sorrise maliziosamente, facendole stringere i pugni per la rabbia. Continuava a prendersi gioco di lei nonostante tutto, non si rendeva conto della situazione e soprattutto non mostrava nessun segno di pentimento per tutto quello che aveva fatto. La tuta arancione che stava indossando non era una minaccia abbastanza forte, l’idea di indossarla per il resto dei suoi giorni non sembrava minimamente toccarla. Per non innervosirsi ancora di più, si girò dal lato opposto, dove si trovava la giuria di dodici persone che il pubblico ministero e l’avvocato difensore avevano scelto fra tanti nella lista dei potenziali giurati di quel distretto federale. Confidò nel loro buon senso e pregò perché prendessero la giusta decisione. In quel momento entrò il giudice, il quale prese posto e diede finalmente inizio al processo con il rituale colpo di martello. Invitò poi il pubblico ministero e l’avvocato difensore a presentare brevemente i fatti accaduti. Fatto ciò, il pubblico ministero poté esaminare il suo primo testimone: James in qualità di capo della squadra dell’FBI che aveva svolto l’indagine sull’Organizzazione. James prese posto al banco dei testimoni e l’avvocato del pubblico ministero cominciò a interrogarlo.
Trascorse un’ora buona dove l’uomo illustrò tutti i dati che avevano raccolto sull’Organizzazione e in particolare sul ruolo di Chris al suo interno. Terminata la testimonianza di James, venne chiamato il secondo testimone: nell’aula risuonarono il suo nome e cognome. Prese un lungo respiro, cercando di combattere contro quei battiti accelerati del cuore che rischiavano di farle mandare in fumo quel momento a cui aveva lavorato tanto, si alzò e andò a sedersi al banco dei testimoni di fianco al giudice.
 
- Giura di dire la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità?- le chiese quest’ultimo, nella rituale formula di giuramento.
- Lo giuro- annuì con un cenno del capo.
 
L’avvocato del pubblico ministero cominciò dunque a farle tutte le varie domande che si erano preparati in precedenza:
 
- Signorina Starling, lei è stata testimone diretta dell’omicidio di suo padre, come lei agente dell’FBI, avvenuto per mano della qui presente Sharon Vineyard più di vent’anni fa, giusto?-
- Sì, è così-
- Potrebbe raccontarci come è andata di preciso?-
 
Ancora una volta quella domanda a cui agli occhi degli altri sarebbe stato semplice rispondere, ma che per lei equivaleva ancora una volta a ricordare ciò che in fondo avrebbe preferito dimenticare. Si fece coraggio e cominciò ad esporre i fatti.
 
- Mio padre si trovava nel suo studio per controllare alcuni fascicoli contenenti informazioni su Sharon Vinyeard, all’epoca stava indagando su di lei e sull’Organizzazione di cui faceva parte. Mia madre era malata e non poteva muoversi dal letto. Io attendevo nella mia stanza che mio padre venisse a leggermi la favola della buonanotte come ogni sera, ma siccome tardava ad arrivare mi sono alzata dal letto e sono andata nello studio a chiamarlo: lì ho trovato Sharon-
- Quindi la Signora Vineyard si era introdotta in casa sua per rubare i fascicoli contenenti materiale incriminante su di lei?-
- Non so se il suo scopo fosse semplicemente quello di rubare i fascicoli o se avesse già premeditato di uccidere mio padre, alla fine anche liberandosi delle prove contenute nei fascicoli mio padre era già perfettamente a conoscenza del loro contenuto e avrebbe potuto semplicemente riscriverli. Eliminarlo era l’unico modo per far sì che portasse i suoi segreti nella tomba. Fra l’altro non ricordo di aver sentito il campanello suonare, perciò si è introdotta furtivamente nell’abitazione-
- Obiezione: la signorina ammette di non essere sicura del vero scopo per cui la madre della mia assistita si trovasse a casa sua, senza contare che sta solamente facendo supposizioni basate su nessuna prova concreta- la interruppe l’avvocato difensore di Vermouth.
- Obiezione respinta- lo fermò il giudice -Prego, continui pure-
- Ricordo ancora com’era vestita: indossava una tuta nera e un berretto dello stesso colore che le teneva raccolti tutti i capelli, probabilmente per non lasciare prove di DNA sulla scena del crimine. Le chiesi chi fosse e lei mi rispose che non poteva dirmelo perché era un grande segreto. Poi aggiunse una frase che non scorderò mai, una frase che ho continuato a ripetere per anni per non scordarmi le parole e la voce dell’assassina di mio padre: “A secret makes a woman woman”. Mi accorsi che teneva in mano gli occhiali di mio padre e così lei me li ridiede. Erano tutti storti, come se avessero subito un urto-
- Obiezione: gli occhiali potevano essere in cattive condizioni anche da prima di quella notte- la interruppe nuovamente l’avvocato difensore.
- Obiezione accolta-
- No, li ricordo bene ed erano in perfetto stato. Ad ogni modo non mi preoccupai troppo degli occhiali quando vidi il corpo di mio padre steso a terra, con la schiena appoggiata ad una parete. Ingenuamente, pensai che so fosse addormentato dimenticandosi di venire a leggermi una storia. Sharon mi chiese di restare lì con lui fino a quando non si fosse svegliato e io accettai. Poi se ne andò, ma non prima di aver appiccato il fuoco in casa-
- Suo padre era già morto quando la casa è crollata tra le fiamme?-
- Sì, era già morto sin da quando avevo messo piede nello studio. Sharon gli aveva sparato al petto e poi aveva modificato la scena del crimine in modo tale da far passare il tutto come un suicidio. Una mossa stupida, dal momento che un agente dell’FBI con una bella famiglia e una figlia che adorava non avrebbe avuto nessun motivo per compiere un gesto simile- lanciò un’occhiata di disprezzo a Vermouth, forse senza nemmeno accorgersene tanto era presa dalle sue stesse parole.
- Obiezione: il commento della testimone non è di nessuna rilevanza per il caso-
- Obiezione accolta-
 
Strinse i pugni, cercando di calmarsi e di non uscire troppo dalle righe con altri commenti simili, nonostante quell’avvocato da quattro soldi stesse facendo di tutto per provocarla e farla uscire di senno. Se credeva di cavarsela con quelle obiezioni insensate si sbagliava di grosso, così come sbagliava il giudice ad appoggiarle.
 
- Come si è salvata dall’incendio?- riprese l’avvocato del pubblico ministero.
- Ero uscita per comprare il succo d’arancia che mio padre era solito bere non appena si svegliava. Quando sono tornata ho trovato l’intera casa in fiamme-
- Dopo questo episodio ha incontrato di nuovo la signora Vineyard?-
- No, ma non avrei potuto nemmeno volendolo dal momento che i colleghi di mio padre mi avevo posto nel Programma di Protezione Testimoni, modificando completamente la mia identità e il mio indirizzo. Sono stata cresciuta da James Black, un caro amico e collega di mio padre- cercò con lo sguardo James e abbozzò un sorriso, che venne ricambiato dall’uomo.
- Però afferma che la signora Vineyard l’ha cercata per eliminarla non appena saputo che nei resti dell’edificio in fiamme erano stati ritrovati solo due corpi invece di tre-
- Sì, me lo ha confessato lei stessa quando ci siamo trovate faccia a faccia un anno fa in Giappone-
- Obiezione: non ci sono prove che tale conversazione sia avvenuta- provò ancora una volta a farla franca quell’imbecille.
- Obiezione respinta. Proceda pure-
- Grazie, Signor Giudice. Signorina Starling, lei sostiene inoltre che la qui presente Chris Vineyard, figlia di Sharon Vineyard, in realtà sia la stessa Sharon. Due nomi per un’unica identità in poche parole. Può spiegarci perché afferma ciò?-
- La prima volta che vidi Chris Vineyard fu al funerale della sua presunta madre Sharon. Davanti alla tomba la sentii pronunciare le stesse parole che Sharon disse a me la notte dell’omicidio di mio padre: “A secret makes a woman woman”. Così cominciai subito a fare delle ricerche nella speranza di trovare delle risposte. La notte dell’omicidio avevo portato gli occhiali di mio padre con me, per questo sono scampati all’incendio: sopra di essi vi erano rimaste le impronte digitali di Sharon, raccolte in seguito dall’FBI. Le confrontai con quelle di Chris e sorprendentemente scoprii che erano esattamente le stesse. Come tutti sanno, anche se fra due persone c’è uno stretto legame di parentela, è geneticamente e scientificamente impossibile che due individui abbiano le stesse identiche impronte digitali. Così non restava che un’unica soluzione: Sharon e Chris erano in realtà la stessa persona- spiegò con chiarezza.
- Tutti noi però abbiamo visto Sharon Vineyard con un volto diverso da quello della qui presente Chris. Lei come ricorda Sharon?-
- Con lo stesso volto di adesso, motivo per cui quando scoprii che le impronte combaciavano non fui in grado di capacitarmi di come fosse possibile che dopo vent’anni Sharon non fosse invecchiata nemmeno di una virgola- ammise.
- Finché durante le ricerche dell’FBI in Giappone non ha incontrato una giovane scienziata che in passato aveva fatto parte della stessa Organizzazione in cui era coinvolta la signorina Vineyard, giusto?-
- Esatto. L’Organizzazione aveva diversi traffici loschi e fra questi vi era la creazione di un farmaco dalle proprietà incredibili, il Silver Bullet. Le ricerche e le varie prove scientifiche erano iniziate già da parecchi anni e portate avanti da un team di scienziati scelti, fra i quali spiccavano i genitori di questa ragazza. Ma l’Organizzazione li eliminò per qualche ragione ancora sconosciuta, prima che potessero ultimare il progetto, il quale passò poi nelle mani della figlia minore, diventata una scienziata come loro-
- Lei ci ha fornito alcune pillole di questo farmaco che la stessa ragazza le ha dato di persona-
 
L’avvocato prese la busta trasparente contente le pillole bianche e rosse e la portò al cospetto del giudice, il quale le osservò attentamente.
 
- Quelle pillole purtroppo non sono quelle del Silver Bullet, bensì quelle dell’APTX 4869 ideato dalla ragazza dopo la morte dei genitori. Purtroppo tutti gli appunti per la creazione del Silver Bullet originale sono andati perduti nell’incendio dove hanno perso la vita i due scienziati- specificò.
- Ci parli di questo APTX 4869-
- É un farmaco che l’Organizzazione aveva creato per uccidere le proprie vittime senza lasciare tracce, gli facevano inghiottire una pillola e in pochi istanti avveniva il decesso. Tuttavia durante gli studi la giovane scienziata si accorse che una delle cavie da laboratorio che aveva usato per testare il farmaco, invece di morire era ringiovanita, come se il tempo fosse tornato indietro. Non svelò questo particolare ai vertici dell’Organizzazione, per questo quando usarono il farmaco su alcune persone ottenne lo stesso effetto. Anche la stessa ragazza lo prese e anche su di lei l’effetto fu quello di farla ringiovanire di dieci anni-
- Obiezione: tutto questo non ha senso, è un puro racconto di fantasia!-
 
Forse questo era l’unico intervento sensato che quello stupido avvocato aveva fatto da quando era iniziato il suo interrogatorio. Effettivamente, per chi non aveva seguito tutta la storia, era normale credere che quelle fossero tutte bugie o per lo meno invenzioni degne dell’immaginazione di un regista di Hollywood, avevano messo in preventivo questo genere di reazione fin dall’inizio. Ciò che la sorprese fu la risposta del giudice.
- Obiezione respinta. Prego, continui-
- Abbiamo delle prove su quanto sostenuto dalla signorina Starling- la sostenne il pubblico ministero -Abbiamo ritenuto opportuno ripetere l’esperimento con le cavie, filmando e monitorando tutto in modo da provare che le cavie all’interno delle gabbie non sono state sostituite-
 
L’avvocato accese lo schermo di una televisione che era stata fatta portare in aula e inserì la videocassetta premendo il tasto “play”: le prime immagini che si materializzarono mostrarono le diverse gabbie con le diverse cavie che erano state sottoposte alla somministrazione dell’APTX. Durante tutto l’arco del video si vide chiaramente che le gabbie non vennero mai aperte e che quindi nessuno avrebbe avuto modo di sostituire le cavie. L’ultima parte del video mostrò la maggior parte delle cavie morte e due che invece sembravano più piccole rispetto all’inizio. Vennero dunque fatte entrare le due gabbie con le cavie in questione, più una gabbia con una cavia allo stato originale, com’erano anche quelle prima dell’esperimento. Il giudice le esaminò con la massima attenzione, ancor più di quanto non avesse fatto prima con le pillole di APTX e come tutti i presenti in sala (esclusi quelli che sapevano già) restò visibilmente sorpreso del fatto che si potesse chiaramente notare la regressione di taglia e di aspetto delle due cavie sottoposte all’esperimento rispetto a quella originaria. Si sentì un brusio generale di commenti che la spinse a guardarsi intorno, notando tutti che bisbigliavano alle orecchie di tutti. Per la prima volta da quando aveva messo piede in quell’aula si sentì più sollevata: forse avevano fatto centro.
 
- Questo spiegherebbe il mistero, tuttavia lei sostiene che già vent’anni fa il volto di Sharon Vineyard fosse quello attuale, perciò quando in seguito è comparsa ai media con il volto di una donna di mezza età era solo frutto di un travestimento?- riprese con le domande il pubblico ministero, riportando tutti all’attenzione.
- Sì, Sharon è famosa per essere una maga nei travestimenti. Tuttavia vorrei precisare che il farmaco assunto da Sharon non è l’APTX, creato solo in seguito, ma bensì l’originario Silver Bullet. Credo che quel prototipo avesse effetti diversi rispetto all’APTX, perciò se quest’ultimo è in grado di far ringiovanire, probabilmente il primo era persino in grado di bloccare per sempre la crescita fisica di una persona-
- Come può essere certa che la signorina Vineyard abbia assunto proprio quel farmaco?-
- Perché mentre cercava di ucciderla ha confessato alla figlia dei due scienziati che doveva incolpare solo i suoi genitori, i quali l’avevano costretta a vivere in quelle condizioni-
 
Nei successivi minuti le vennero poi fatte domande sugli scontri avuti con Vermouth in Giappone, in particolar modo quello avvenuto durante l’Halloween Party. Non sapeva quantificare di preciso quanto tempo era passato da quando si era seduta al banco dei testimoni, ma le sembravano passati giorni invece che ore. Era provata da tutto ciò, le faceva male ricordare il padre e la sua infanzia rovinata e Vermouth e il suo avvocato non facevano altro che innervosirla ulteriormente, la prima con i suoi continui sorrisetti maliziosi e il secondo con il suo “obiezione” .
Quando l’avvocato del pubblico ministero terminò con le domande, si rese conto che in realtà la parte più dura da affrontare stava arrivando proprio in quel momento: il controinterrogatorio. L’avvocato di Vermouth si alzò e andò davanti a lei iniziando da subito a farle domande per metterla in difficoltà e far perdere di credibilità a tutto ciò che aveva appena detto. Lo aveva fatto anche prima con James, ma lui si era dimostrato molto bravo a rispondere, come del resto ci si aspettava da un capo dell’FBI. Si chiese se anche lei sarebbe riuscita a mantenere la calma ed essere altrettanto brava.
 
- Signorina Starling, lei afferma che all’epoca in cui è avvenuto l’omicidio di suo padre aveva otto anni, giusto? Come faceva a sapere che i fascicoli che suo padre stava visionando erano esattamente sulla mia assistita, che lei sostiene essere Sharon Vineyard? Non credo che suo padre le permettesse di leggere i suoi appunti di lavoro, né tantomeno che la tenesse al corrente di cosa faceva al lavoro, senza contare che dubito lei possa ricordare dei particolari così precisi considerando la giovane età che aveva-
- Non ho mai letto quel fascicolo né tanto mento sentito mio padre parlarne: quello che ho saputo mi è stato riferito in seguito dai suoi colleghi fra cui in primis il signor James Black. Dubito che degli agenti dell’FBI avrebbero mentito su una questione del genere, lei non crede?- rispose sprezzante, trovando insensata quella domanda.
- Sono io che faccio le domande qui, se permette.  Lei sostiene anche che Sharon Vineyard abbia sparato a suo padre per poi modificare la scena del crimine facendo passare il gesto come un suicidio, però non ha assistito direttamente alla scena, quindi non può considerarsi una vera testimone oculare-
- Non c’era nessun altro in casa a parte me, i miei genitori e la signorina Vineyard, quindi chi altri potrebbe essere stato? Inoltre, se mio padre si fosse suicidato davanti a lei, perché Sharon non avrebbe cercato di fermarlo o per lo meno chiamato i soccorsi invece di preoccuparsi di raddrizzare gli occhiali di mio padre che si erano stortati?-
- Le ripeto che le domande le faccio io. Ha affermato con certezza che dopo aver ucciso suo padre Sharon Vineyard ha appiccato il fuoco alla sua casa, ma anche in questo caso non ha visto nulla, poiché lei stessa ci ha detto poco fa di essere uscita a comprare del succo d’arancia per suo padre e di aver trovato la casa avvolta dalle fiamme solo dopo il suo ritorno-
- Se mio padre era morto e mia madre a letto malata, chi altri avrebbe potuto appiccare l’incendio se non l’unica persona che quella sera non avrebbe dovuto trovarsi in quella casa?!- alzò i toni, stanca di quelle insinuazioni volte ad infangare le sue verità.
- Signorina Starling, moderi i toni e la prego di rispondere alle mie domande con risposte chiare e non con altre domande- la riprese l’avvocato, cercando con lo sguardo la complicità del giudice.
 
Fece un respiro e cercò di calmarsi, scusandosi poi per i toni usati. Doveva mantenere un certo contegno se voleva che i presenti in aula credessero a lei e non a quella criminale.
 
- Veniamo al punto più importante: lei accusa la mia assistita Chris Vineyard di essere la stessa Sharon, che fino ad oggi era conosciuta da tutti come la madre- riprese l’avvocato difensore -Ha affermato di essere stata al funerale di Sharon, dunque chi si trova nella tomba adesso? Ha inoltre detto di aver sentito Chris Vineyard pronunciare le stesse parole che la madre Sharon disse la notte dell’omicidio di suo padre e da questo ha subito dedotto che fossero la stessa persona? Erano madre e figlia, supponendo che Sharon abbia davvero ucciso suo padre quella notte, la figlia Chris avrebbe potuto sentirla dire dalla madre in un’altra occasione. Quanto alle impronte digitali uguali, potrebbe essere benissimo una contraffazione, esattamente come l’esperimento con quelle strane pasticche che lei sostiene abbiano un effetto miracoloso quanto disastroso. Si rende conto che questo genere di cose si vede solo nei film di fantascienza, vero? Lei è un agente dell’FBI, l’orgoglio dello stato americano, dovrebbe essere abbastanza intelligente da capire che non può illudere le persone che hanno fede nelle istituzioni con favoline da quattro soldi, non gioverebbe alla vostra reputazione-
- Obiezione: l’avvocato sta solo provocando la mia assistita senza porle domande precise di alcun tipo e senza permetterle di rispondere- intervenne in sua difesa il pubblico ministero.
- Obiezione accolta. Avvocato, si limiti a fare domande alla testimone- lo ammonì il giudice, evitandole così di fare un’altra sfuriata per difendere l’onore dell’FBI.
- Mi perdoni signor giudice. Dunque, lei sostiene che due scienziati di questa Organizzazione abbiano creato un farmaco chiamato Silver Bullet, assunto poi dalla mia assistita, che ha il potere di bloccare per sempre il processo di invecchiamento di un essere umano. Tuttavia ha affermato che i due scienziati sono deceduti e che insieme a loro sono scomparsi anche tutti i progetti dietro a questo farmaco. In poche parole non ci sono prove concrete della sua esistenza, giusto?-
- Le prove stanno nel fatto che la figlia dei due scienziati è riuscita a ricreare un nuovo farmaco sulla base di quello vecchio-
- Però lei stessa ci ha detto che è un altro farmaco, non quello assunto dalla signora Vineyard-
 
Si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo: a quella domanda, purtroppo, non sapeva come rispondere. Era la pura verità, non c’era modo di uscirne. Nemmeno Shiho era stata in grado di spiegarle a suo tempo come fossero andate realmente le cose: le uniche due persone che sapevano si erano trascinate il segreto nella tomba.
 
- Ammesso che, ipoteticamente, la mia assistita possa aver assunto questo nuovo farmaco invece del vecchio prototipo, dagli esperimenti da voi condotti risulta che il corpo di alcuni individui può ringiovanire di diversi anni, ma poi il processo di crescita riprenderebbe a scorrere normalmente. Dunque, se la persona che lei ha visto la notte dell’omicidio aveva la stessa età e lo stesso volto della qui presente signorina Chris Vineyard, oggi seduta a quel banco dovrebbe esserci una donna con almeno vent’anni di più o sbaglio?-
 
Di nuovo non riuscì a trovare una risposta logica a quella domanda. Si limitò a fissare con odio quell’avvocato che sembrava essere riuscito a metterla all’angolo del ring: purtroppo ciò che stava dicendo era la pura verità ed era questo, più di ogni altra cosa, a infastidirla. La verità fa sempre male, specie quando ti si ritorce contro.
 
- Chris è la figlia di Sharon, quindi è logico che possa assomigliarle anche molto fisicamente. Non sarebbe il primo caso in cui la figlia somiglia perfettamente alla madre da giovane. Dunque esiste la possibilità che la donna che lei ha visto quella notte fosse Sharon da giovane, mentre la donna che ora si trova in aula sia la figlia Chris, giusto?-
- Due persone non possono essere identiche!- rispose, mostrando una sicurezza che alla fine non aveva.
- Ha inoltre affermato che Sharon era considerata una maga dei travestimenti oltre che un’eccellente attrice: cosa le fa pensare che quella che lei ha visto non fosse la madre della mia assistita con indosso una maschera che celasse il suo reale volto?-
- Mi spieghi com’è possibile che potesse sapere esattamente quale volto avrebbe avuto la figlia vent’anni dopo per poi riprodurlo in una maschera teatrale usata per commettere un omicidio?! Quale donna incolperebbe la figlia di un crimine?!- alzò nuovamente il tono di voce, ormai giunta all’esasperazione.
- Mi risulta che i rapporti fra la mia assistita e la madre non fossero rosei. Ad ogni modo, credo che lei abbia scambiato la mia assistita Chris Vineyard per la madre Sharon, incolpandola di un delitto che non ha commesso. Ho concluso-
 
Senza nemmeno aspettare una sua ipotetica risposta, l’avvocato di Vermouth tornò a sedersi a fianco della sua assistita, sul suo volto vi era dipinta un’espressione soddisfatta. Quanto a lei, restò seduta al banco dei testimoni, poiché come voleva la prassi doveva essere nuovamente interrogata dal pubblico ministero per chiarire eventuali dubbi alla giuria. Tuttavia, nonostante rispondesse in modo chiaro alle domande, il suo tono risultava spento, come se si fosse rassegnata al fatto che qualunque risposta o spiegazione avrebbe dato non sarebbe mai stata sufficiente a convincere la giuria.
Alla fine anche lei ritornò a posto, piena di rabbia e frustrazione per come erano andate le cose. Quell’avvocato che all’inizio le era sembrato un incapace, in realtà si era rivelato più bravo di quanto avesse immaginato a rigirare il coltello. Ormai aveva capito il suo intento, probabilmente tutti in quell’aula lo avevano capito: anche se non poteva discolpare Vermouth dai crimini che aveva commesso all’interno dell’Organizzazione, voleva evitare che pagasse anche per l’omicidio di suo padre. Si chiese se questa strategia fosse stata elaborata dalla stessa Chris, che voleva prendersi gioco di lei fino alla fine: il solo pensiero le fece ribollire il sangue nelle vene. Cento anni di carcere non le sarebbero bastati per provare anche solo il minimo pentimento per ciò che aveva fatto.
Sperò che quella situazione si risolvesse al più presto, confidava nella testimonianza successiva che sarebbe stata quella di Hidemi, ma ormai erano trascorse diverse ore da quando avevano iniziato e tutti erano stanchi e provati. Si sapeva sin dall’inizio che sarebbe stato un processo lungo e faticoso. La voce del giudice riecheggiò nell’aula, ponendo fine a quella prima parte di processo.
 
-La corte si aggiorna domani-  
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
 
Rieccomi finalmente con la prima parte del processo a Vermouth che molti di voi hanno atteso! Ho deciso di dividere il processo in “prima parte” e “seconda parte” primo perché non volevo fare un capitolo stralungo di venti pagine di Word, che sarebbe secondo me risultato pesante anche da leggere; secondo perché volevo creare un po’ di suspence nell’attesa del verdetto finale. Ovviamente la bozza della seconda parte è già pronta, non dovrei poi metterci molto a scriverla in bella e pubblicarla! ;) Spero davvero di non avervi deluso, ho dato del mio meglio per questo processo e fatto ricerche a non finire per farlo sembrare il più realistico possibile. Non vi nascondo che è stata una fatica e un ringraziamento speciale va alla mia amica americana Shannon (la trovate su Tumblr con il nickname “luxheorica”) che mi ha aiutata tantissimo spiegandomi come funzionano i processi da loro e fornendomi ottimi siti da consultare. Come avrete visto ho velocizzato la parte che precede il processo vero e proprio, poiché non volevo dilungarmi troppo in cose tipo la scelta della giuria o altro, che potevano sembrare noiose e togliere spazio alla parte importante. Ho voluto più che altro mettere in evidenza la testimonianza di Jodie e le sue emozioni. Spero di aver fatto per lo meno un discreto lavoro se non buono!
Ne approfitto per dirvi che a breve inizierò un tirocinio e quindi il mio tempo a disposizione per stare online e anche per scrivere (non potrò più fare l’una di notte XD) si ridurrà notevolmente: vi chiedo quindi di pazientare se i miei aggiornamenti diventeranno più lenti di quanto non lo siano già ora, però la vita reale viene prima ovviamente. Non ho intenzione di lasciare incompiuta questa storia, quindi non preoccupatevi! ;)
Grazie a tutti quelli che mi stanno sostenendo! ♥
Bacioni
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