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Autore: Jack Joker    05/09/2017    0 recensioni
Nella terra divisa tra uomini e bestie, scopriremo la storia di due ragazzi. Ma il loro incontro è stato un caso o era destino?
Un futuro incerto e un passato tormentato daranno loro l' opportunità di conoscersi meglio e tante prove ed innumerevoli rischi saranno un mix fantastico per un amore millenario.
E poi... tante altre cose da scoprire.
Piacere di conoscervi io sono Jack e questa è la mia prima storia, spero vi piaccia
E vi auguro buona lettura
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Restammo abbracciati per tutta la notte, sussurrandoci dolci parole nelle orecchie.
Avvolta nelle braccia di Jack e con la schiena appoggiata sul suo petto avrei voluto che quegli istanti rimanessero eterni; ma tutte le cose devono finire…
In pochi minuti, la porta fu spalancata e un drappello di soldati entrò di corsa, l’uomo che li guidava si presentò come Lord Eigol. Era lo zio di Jack.
Lord Eigol era un uomo basso e paffuto, la pancia prosperosa era stretta in una tunica nera e l’abito era ricoperto di pietre e gioielli tanto da farlo assomigliare ad un lampadario. No, se ve lo state chiedendo, non mi era perniente simpatico.
Perché era venuto da noi? Cosa aveva di tanto importante da disturbarci? E i soldati a che servivano?Sentivo puzza di guai.
‘’ Sono onorato nel dirle, mio sire… che abbiamo trovato il mandante dell’omicidio…’’ Sia io che Jack sapevamo che il mandante era lui. L’espressione di Eigol non era quella di uno che si stava costituendo,però. I suoi occhi… ardevano di vendetta. ‘’Il sicario ha confessato di essere stato assoldato da Lady Black per uccidervi, mio sire. Le prove sono inconfutabili e la sentenza incontestabile del consiglio è già stata resa pubblica. Lady Black sarà giustiziata all’alba di domani... nella grande piazza.’’ Impossibile, pensai. Lo sguardo cattivo e l'enfasi su quelle ultime due parole erano indirizzate verso di me. Lui sapeva di chi ero figlia, senza ombra di dubbio perchè il cognome era lo stesso di Aiden. Perchè poteva permettersi di accusarmi, per il mio status sociale ero inattaccabile... aspetta, Consiglio? C'era un consiglio che emetteva le sentenze? Era per questo che potevo essere condannata? Non erano ne il re ne il suo braccio destro, mio padre a controllare la legge?
In un attimo mi crollò il mondo addosso, non ci potevo credere, sarei morta all’alba, nella grande piazza, come… lei… come la mamma.
Ero in stato confusionale con la vista offuscata dalle lacrime e dai ricordi, sentivo delle urla, poi mi accorsi che probabilmente ero io ad urlare. Passò un eternità o forse pochi secondi prima di riuscire a riprendermi. Tornò la vista e finalmente riuscii a vedere quello che stava succedendo.
 Jack stava cercando di oltrepassare le guardie per venire da me, erano troppe. Mentre alcune di loro lo bloccavano altre mi trascinarono verso la porta.
Mentre i battenti si chiudevano riuscii a scorgere Jack che discuteva con Eigol, il primo era disperato il secondo aveva un aspressione finta quanto una spada di vetro. '' Bugiardo!'' gridai alle sue spalle, lui si girò e mi sorrise mentre le porte si chiudevano per separarci. Avrebbe pagato questo affronto con il suo stesso sangue.
Otto ore dopo...
Le segrete erano gelide, piene di spifferi ed io con solo una vestaglia ero sul punto di morire assiderata.
Non mi erano concesse visite per cui, quando la porta del corridoio si aprì, pensai fosse solo una guardia che portava acqua e cibo e invece… scoprii che ai condannati erano concessi solo sgradevoli sorprese oltre al cibo.
L’ uomo che entrò dalla porta era Aiden Black, mio padre. Incredibile ma vero aveva trovato il tempo di farmi visita? Esilarante quasi quanto un gatto che scava la fossa per un topo.
Si avvicinò con passo sicuro alla porta ed a un suo cenno la guardia ci lascio soli. Non mi sorpresi, fin da piccola, sapevo che tutto era servito e riverito al Gran Generale dell’ impero. Mi ero sorpresa solo quando avevo scoperto che la legge era amministrata da Eigol anche se indirettamente, era stato uno dei prigionieri a dirmelo.
Lui rimase sulla porta ad osservarmi e proprio quando pensai che se ne sarebbe andato così… senza dirmi nulla, iniziò a parlare.
‘’Ho un messaggio da parte di tua madre.’’ Esordì.
‘’ Ma che dici, hai bevuto per caso? La mamma è morta.’’  Risposi aggressiva, non mi piaceva quando tentava di fare il padre. 
‘’ Povera Velian... quante cose che non sai.’’ Detto questo scoppiò a ridere tanto da piegarsi in due. Io rimasi allibita a guardarlo, mai lo avevo visto ridere cosi. Non lo avevo mai visto ridere e basta. I miei occhi non credevano a quello che vedevano. Quando riprese un contegno mi consegnò un diario ed io ci misi degli interminabili secondi per afferrarlo dalle sue mani.
‘’ Cerca le risposte col sangue perché il sangue è la chiave di tutto.’’ Era tornato ad essere il solito enigmatico che dice la metà del discorso aspettandosi che tu capisca il resto… quanto mi faceva incazzare! Sto per morire, stronzo! Non potresti essere più chiaro? Quando presi il diario lui si era già incamminato verso la porta, quindi mi trovai ad urlare alle sue spalle.
‘’ Cos’è che non so!’’ Non si fermò. Ma io insistei. ‘’Dimmelo!’’ Era già alla porta ma prima di uscire si girò, gli occhi blu mare che mi fissavano erano bellissimi ma allo stesso tempo facevano anche paura. Perché sembravano quelli di un folle.
‘’ Chiedilo al diario lui conosce tutte le risposte. Forse troppe ma non hai tempo quindi penso vada bene anche cosi.’’ Me lo disse con un alzata di spalle sulla parte finale e poi scomparì, letteralmente divenne polvere nera e cadde al suono come se fosse solo un illusione. Io ancora non sapevo, che quella era l’ultima volta che lo avrei visto. Cosi rimasi stupita solo per la sua uscita di scena senza chiedermi che fine avesse fatto e mi sedetti a terra, con il diario in grembo e la confusione più totale in testa.
Due ore dopo...
La porta si aprì di nuovo. Ero confusa dall’incontro con mio padre e sicura che fosse la guardia del pasto, questa volta, quindi quando la porta si aprì cigolando sui cardini non alzai nemmeno lo sguardo. Dei passi si avvicinarono alla cella e una voce titubante mi chiese…       ‘’Velian, che ti hanno fatto?’’ Non ci potevo credere, era la voce di Jack!?
Mi alzai di scatto e lo abbracciai attraverso le sbarre, lui ricambio l’abbraccio. 
‘’Adesso che ci sei tu sto meglio.’’ Gli risposi.
‘’ Anche io sono felice di rivederti, ma dobbiamo fare presto.’’ Si stacco da me e apri la cella  con un mazzo di chiavi che comparì dal nulla nella sua mano.
‘’Jack ma che fai ?!’’ Stava cercando di liberarmi?
‘’ Ti faccio evadere, mi sembra ovvio.’’ Evadere, certo, come no! Non feci altre domande: mi fidavo di Jack e meno tempo perdevamo meglio era. Prima di uscire dalla cella, mi cadde l’occhio sul diario  che mio padre mi aveva dato, anche se mi metteva inquietudine mi ritrovai costretta a portarlo con me, c’erano troppi segreti da svelare.
Jack prese la mia mano e mi trascinò per le gallerie sotterranee che costituivano le segrete, imboccammo una piccola scala celata dietro una parete, sicuramente un passaggio che conoscevano pochi e ci ritrovammo su un terrazzo che era diverso da quello delle stanze di Rose, era un’ ala differente del palazzo che dava una vista mozzafiato del mare in tempesta. Il cielo grigio era pieno di lampi e tuoni. Non capii che ore erano ma probabilmente eravamo vicini all'alba.
Mi abbracciai a Jack e guardai il mare sotto di noi che sembrava sull’orlo della distruzione. Il vento era fortissimo e tentava di spingerci di sotto.
Le guardie tradirono la loro presenza salendo rumorosamente le scale del passaggio segreto. Jack mi guardò negli occhi e mi disse ‘’Quanto ti fidi di me?’’ 
‘’ Cos’ hai in mente Jack?’’ Lui fece un sorriso furbo, mi prese in braccio e mi mise a sedere sulla ringhiera con le gambe verso l’esterno. Non vorrà buttarmi in mare, spero.
Invece fu esattamente quello che fece. Mi diede un rapido bacio sulla guancia e poi mi spinse di sotto. Precipitai per un tempo che mi sembrò infinito, poi arrivò l’impatto con l’acqua gelida e affondai per alcuni metri  mentre cercavo di nuotare per tornare a galla. Non ci riuscii e trasportata dalle onde sbattei la testa contro una roccia. Vidi tutto rosso, non sapevo se il problema fosse la vista o se davvero l'acqua si stava tingendo del mio sangue. Persi completamente la vista e precipitai nell’oblio mentre andavo sempre più affondo. Stupidamente pensai ad una spada d'argento che avevo visto affondare nell'acqua, non mi ricordai dove o quando ma alla fine nella mia mente si formò il nome di quella spada, Veritas era magnifica anche mentre spariva tra i flutti del mare. Mi chiesi se anch'io cadevo con la stessa grazia o se il mio corpo tradiva la mancanza d'ossigeno. Restai ferma mentre scendevo, non riuscivo a muovermi e quando con la schiena toccai il fondo, la mia bocca si spalancò in cerca d'aria. Era la fine questa volta...
  
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