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Autore: queenjane    05/09/2017    1 recensioni
Catherine Raulov cresce alla corte di Nicola II, ultimo zar di tutte le Russie, sua prediletta amica è Olga Nicolaevna Romanov, figlia dello zar. Nel 1904 giunge il tanto atteso erede al trono, Aleksej, durante la sanguinosa guerra che coinvolge la Russia contro il Giappone la sua nascita è un raggio di sole, una speranza. Dal primo capitolo " A sei settimane, cominciò a sanguinargli l’ombelico, il flusso continuò per ore e il sangue non coagulava.
Era la sua prima emorragia.
Era emofiliaco.
Il giorno avanti mi aveva sorriso per la prima volta."
Un tempo all'indietro, dolce amaro, uno spaccato dell'infanzia di Aleksej, con le sue sorelle.
Collegato alle storie "The Phoenix" e "I due Principi".
Preciso che le relazioni tra Catherine e lo zar e la famiglia Romanov sono una mia invenzione, uno strepitoso " what if".
Al primo capitolo splendida fan art di Cecile Balandier di Catherine.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Dalle memorie mai pubblicate di Boris T., membro del corpo di guardia, già soldato dell’esercito imperiale, ora rivoluzionario “.. A Tolbosk, in Siberia, era freddo, una cosa indicibile, anche per noi soldati ..  Giorni immobili, portavo biglietti, razioni di cibo in più, cercavo di non essere troppo volgare e opprimente..
Non dovevo farmi scoprire, pena la morte e la tortura..

Nicola II era lo zar dei miei giorni di bambino, volevamo la libertà, ma lui era stato l’imperatore, con sua moglie aveva portato il paese allo sfacelo, ma i loro figli che colpe avevano?.
La famiglia imperiale cercava di trarre conforto dallo stare insieme, uniti, la fede li sosteneva ma era dura, pareva (e in effetti era) che tutti li avessero abbandonati..
Non i principi Fuentes, Andres mi aveva salvato la pelle, anni addietro, la gratitudine rimaneva. Inviavano lettere ufficiali e ufficiose, soldi per il cibo, e giacche e guanti e sciarpe, per Natale, e libri, erano saldi ed immutabili.
Il cibo era razionato, la noia imperversava, la sorveglianza era stretta, il freddo si tagliava con il coltello, meno 56 gradi sotto zero.. Ricordo le granduchesse che passeggiavano nel giardino recintato, gonne nere, mantelli grigi e berretti di angora azzurra, le loro lamentele per la noia, il tempo non passava mai.
Era organizzata una ruotine, i pasti, le lezioni, il pomeriggio la passeggiata, segando i ciocchi di legna, la sera le commedie recitate dai ragazzi..
A Natale si scambiarono dei doni fatti a mano, quaderni rilegati, nastri e sciarpe, il tempo dell’opulenza finito, il primo e ultimo Natale trascorso in esilio ..
Le cerimonie religiose erano ben poche, come le missive che giungevano, è ben vero che in prigione ogni evento che rompeva la monotonia era degno di rilievo.
Le umiliazioni senza motivo, gratuite, come sbattere addosso alle pareti di una stanza un animale in trappola per il solo gusto della crudeltà
Poi, giunse la primavera e dovevano ripartire, verso Ekatenerinburg, prima lo zar e la zarina e la principessa Maria, poi le altre granduchesse e Aleksej.. che aveva avuto una crisi e .. non si poteva affatto spostare.
Aleksej Romanov.
In principio era l’erede, l’atamano di tutti i cosacchi, viziato e coccolato, poi fu un prigioniero, il figlio di un uomo senza nessun titolo.. tranne che Colonnello Romanov. ..
Sembrava tentare il fato e ferirsi di proposito, in Siberia usava scivolare per le scale di casa su una tavola di legno, come una slitta e rimase ferito, una volata, all’inguine.
 Sapeva che poteva morire, e non ne aveva timore, la sua paura riguardava quello che potevano fargli in prigionia, a lui e ai suoi..
L’emorragia fu severa e dolorosa, non poteva spostarsi quando i bolscevichi ordinarono di andare verso la Siberia più profonda..
Quel ragazzino di nemmeno 14 anni aveva il coraggio di un leone..
Leon Fuentes era il nome del secondo figlio dei Fuentes, quando arrivò la notizia che era nato strappò un sorriso ai prigionieri
. “

Pierre Gilliard annotò che quando gli zar e Marie se ne erano andati, Alessio pianse disperatamente nella sua stanza, la testa verso la parete, come le sue sorelle rimaste con lui, era allo stremo, Olga si stese accanto a lui e lo tenne stretto per ore, come avrebbe fatto Catherine Fuentes, le si spezzava il cuore. E Catherine era sempre con lui, nella memoria, non doveva dimenticare quante ne avevano passate insieme, erano una squadra, sempre anche se distanti, come loro, che lo amava sempre, che lo adorava, Aleksej la ascoltò cercando di tranquillizzarsi. E si addormentò tra le.sue braccia, come aveva fatto tante volte con Cat, come appellava Catherine, la sua principessa
 
Pierre Gilliard raccontò nelle sue memorie l’ultima volta che vide i principi imperiali a Yekaterinburg, nel Maggio 1918 : " Il Marinaio Nagorny, che aveva cura di Alexei Nikolaevitch, passò sotto  il mio finestrino del treno, portando il ragazzo malato tra le sue braccia, dietro di lui venivano le Granduchesse portando le valigie e i loro piccoli averi personali. Cercai di uscire per aiutarle, ma venni trattenuto bruscamente dentro la carrozza.. Tornai al finestrino,  Tatiana Nikolayevna veniva ultima e cercava di tenere in braccio il suo cagnolino e lottava contro una pesante valigia scura. Pioveva e a ogni passo affondava nel fango. .."

La nuova prigione era circondata da un alto muro, le finestre sprangate e verniciate di bianco, le guardie e il loro comandante li insultavano in modo costante, entravano nelle stanze in ogni momento, barzellette e canzoni oscene, frugando tra gli oggetti.  Andare in bagno era un incubo, le pareti scrostate erano ornate di disegni pornografici che rappresentavano Alessandra e Rasputin, il monaco siberiano che sancivano essere stato suo amante.
La colazione era dopo le preghiere, pane nero e tè, il pranzo una minestra e poco più, i guardiani non si peritavano a togliere il piatto allo zar o prendere con le mani luride dei bocconi.
A casa Ipatiev, Olga e le sue sorelle dovevano provvedere da sole a lavare la propria biancheria e impararono a fare il pane.
A turno, le ragazze facevano compagnia alla madre e al fratello, che era sempre confinato a letto e soffriva per il suo ultimo incidente, non si alzava e non camminava. Appena giunto nella nuova prigione si era fatto male ad un ginocchio, cadendo dal letto..come se lo avesse fatto di proposito, annotò lo zar nel suo diario, una nuova crisi che si sommava alla precedente.
Per i testimoni, Olga appariva depressa e smagrita, pallida e sottile, come ebbe a dire una delle guardie, Alexander Strekotin, nelle sue memorie, e trascorreva molto tempo con il fratello, uscendo poche volte nel giardino, circondato da una alta palizzata.
Un’altra guardia annotava che quando camminava fuori, spesso il suo sguardo era tristemente fissato sulla distanza, in un passato che non poteva più tornare. Il marinaio Nagorny, che era rimasto sempre con loro, devoto ad Alessio in ogni battito e respiro, venne allontanato e messo nella locale prigione, ove fu poi fucilato, dopo che aveva protestato per il trattamento inflitto ai prigionieri e la ennesima ruberia, volevano sottrarre a un ragazzino malato una catena d'oro con delle sacre immagini.. ( è facile essere smargiassi verso un inerme...e Alessio si era difeso sferrando calci e pugni, tre contro di lui, attaccava per difesa)
 
Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine: “… Mia principessa, ti ho scritto senza fronzoli o censure, per sfogo, un talismano contro la mia cronica insonnia  e i cattivi pensieri. I ricordi tornano, potenti come il rombo di un tuono lontano, delicati come  una perduta armonia.
Immagini, impresse come quelle di un quadro, una foto. Due ragazzine con le trecce, io bionda, lei castana di capelli, le iridi di suntuosa ambra, come un remoto antenato spagnolo ..  che giocano a carte o scacchi.. e mi facevi sempre vincere, lo so..  trovando il modo senza che apparisse troppo palese, di palmare evidenza.. Che pattinano su un lago in inverno,ghiacciato,  sottili come danzatrici,  che parlano sotto una pergola di glicini e edera, nell’estate, dopo una passeggiata a cavallo.. I libri, passando da Cervantes a Flaubert a Omero, senza ordine, come le nostre parole .. E le tue storie, eri una narratrice di portentoso talento …
Avermi fatto ridere quando era tutto nero, senza uno spiraglio di luce ..

Bisogna sempre celebrare il caso di essere vivi, respirare, al diavolo tutto .. diresti così, giusto.
E hai fatto ridere e sorridere Tatiana, Marie, Anastasia, confortato Alessio. Il mio fratellino, il tuo prediletto, ti ama Cat.. Ti adora .. E non hai dimenticato di portare i primi lillà della primavera nelle stanze di mia madre, in barba ai divieti delle guardie, che le negavano anche quel conforto ..
Saresti venuta, lo so, my dear, pure non ti volevo esporre al rischio, alle umiliazioni .. Non sei scappata, non sei fuggita, hai obbedito a un mio ordine ..  E ti ho spezzato il cuore, anche se non volevo.
Catherine.. quando saremo liberi, ti verrò a trovare e  berremo un bicchiere di vino e rideremo .. Ci sarai quando mi sposerò.. E ci sarò quando avrai degli altri figli (ricorda, per una bimba il secondo appellativo deve essere Olga..), mi sarebbe piaciuto conoscere il tuo secondo bambino, Leon..  Ora andiamo a Ekaterinburg, ma spero che presto saremo liberi .. Ti penso, sempre, ricordati di me, tua Olga Romanov..”Aveva poi aggiunto e cancellato qualcosa, cambiato idea e  rimesso altro“… see you soon, my friend, my sister, you are my memory and  my reflection. I love you, forever yours sister Olga Romanov.. Se ci dovesse succedere qualcosa, farai e sarai la mamma di Aleksey, sara' il tuo bambino”
 
Come noto, lo zar e la zarina, i loro cinque figli e quattro membri del loro seguito, vennero fucilati  nella cantina di casa Ipatiev in una notte del luglio 1918, senza pietà, i loro corpi dispersi e frammentati, sepolti in una tomba senza nome.

Il 25 luglio 1918 la città cadde in mano ai bianchi, l’esercito controrivoluzionario, per alcuni mesi.
Vennero condotte alcune inchieste, la più esaustiva da parte del giurista Sokolov, che raccolse un gran numero di indizi. Le pareti della cantina erano crivellate di sangue e proiettili, trovò un telegramma che informava, in codice dell’avvenuta esecuzione. Quattro membri del plotone di esecuzione gli rappresentarono che erano morti, anche se avevano avuto l’informazione di terza o quarta mano.. Raccontarono che non erano deceduti subito, che portavano dei corsetti imbottiti e li avevano finiti con le baionette.
Uno raccontò che, per sviare eventuali ritrovamenti, avevano messo insieme nove corpi da una parte, dopo averli spogliati e bruciati con acido corrosivo, mentre gli altri due erano stati bruciati , dopo averli spostati altrove, ovvero quello dello zarevic e di una delle sue sorelle.

 
   
 
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