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Autore: Red_Coat    05/09/2017    2 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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Ci sono miliardi di stelle in cielo. Anzi, miriadi.
Galassie in cui si perdono smarriti pianeti solitari, strade senza un inizio e senza una fine distese nel buio più profondo, che brillano e girano, girano.
Da far quasi venire il mal di testa.
Si evolvono, crescono, esplodono, muoiono. Senza che nessuno si accorga di niente.
Nessuno, neanche il più distratto degli esseri umani.
I più piccoli insetti putrescenti nell'universo.
Centinaia e centinaia di migliaia di stelle e pianeti sconosciuti nella vastità del cosmo, e poi ci siamo noi.
Umani.
Molto più in giù, su questo pianeta maledetto e dimenticato, fogna putrida.
Siamo talmente presi da noi che ci dimentichiamo di essere semplicemente una millesima parte di qualcosa di più grande che ci ruota intorno senza che ci sia bisogno di accorgercene, un gioco iniziato senza che nessuno ci abbia mai chiesto il permesso.
E noi?
Pedine senza il minimo valore su una scacchiera che sta cadendo a pezzi.
 
 

Una città fatta di ferro come i suoi reattori, tentacoli che affondano saldamente e dolorosamente dentro il terreno ormai arido che la regge a fatica, essere parassita della vita del pianeta che ci ospita.
Passanti sui marciapiedi come piccole formiche svogliate che vagano senza una meta.
Nel buio frenetico acceso di Mako una ragazza dall'aria quasi spaesata va in giro vendendo fiori strappati al loro terreno per pochi gil, convinta che questo servirà a rendere ignorabile il resto dello squallore in cui sono nati.
Una macchina le passa davanti vomitando veleno, più in là l'ultimo treno della sera arriva in stazione e un idiota dai capelli biondi vestito da SOLDIER 1st class salta giù dal tettuccio su cui correva trucidando senza pietà i soldati che lo attendevano, prima di dileguarsi.
E la vicino, immobile di fronte ai cadaveri martoriati o agonizzanti, ci sono io che non riesco a distogliere gli occhi dalla sua ultima vittima, un ragazzo dai capelli castani e il viso acqua e sapone, ora completamente sporco di sangue.
Gli occhi sgranati nei suoi quasi esanime, il volto umido e rosso, la mano che stringe la katana quasi fino a farmi male.
Era ... uno dei miei ragazzi.
Il migliore.
E adesso ... sta morendo anche lui. Ucciso da ... Cloud Strife.
Il maledetto ... Cloud Strife.
Sempre e comunque Cloud.

<< C-ca-pitano ... >>

La sua mano si allunga piano verso di me, il cuore mi si spezza in petto.
Stavamo parlando, appena qualche attimo prima, al telefono.
Non era neanche tanto lontano dal suo congedo, mancava solo qualche altra settimana e poi avrebbe potuto smetterla con SOLDIER.
"Devo ringraziare questo infortunio alla gamba." Mi aveva detto sorridendo contento "Resterò zoppo ma almeno ho avuto la scusa per potermi ritirare senza dare altre spiegazioni."
Pensava già a veder crescere suo figlio, ai compleanni, le gite fuori porta e la scuola.
Invece è stato proprio quell'infortunio ad aiutare il suo assassino.
Mi avvicino, stringendo i denti per non cedere alle lacrime che pungono già i miei occhi.
Non ero lì per lui, stavo monitorando Strife.
Il destino a volte è davvero beffardo.
M'inginocchio, lo prendo tra le braccia alzandogli il petto per farlo respirare.
È messo davvero male.
Singhiozza, non so se per disperazione o in un riflesso condizionato del suo corpo al limite.
Vorrei piangere e vomitare, non me la sento di affrontarlo. Ma lo faccio, come al solito.

<< Shh. >> mormoro, la voce tremante << Sta zitto, Nigel. Farà più male se continui.>>

Ma lui scuote il capo deciso, sorridendo caparbiamente.
È coraggioso, come sempre. Come la prima volta in cui l'ho visto.

<< C-capitano ... >> mormora, stringendomi la mano << M-mio ... mio figlio ... ed Eris ... >>

Sospiro, annuisco.

<< Ci penserò io, tranquillo. >> poi lo prendo in braccio, lo tiro su con delicatezza e mi rialzo << Ora ti porto da loro. >> dico, senza neanche accorgermene.

È un attimo. Un breve, troppo breve, intenso attimo
Come l'ultimo battito d'ali di una farfalla.
Lui sorride.

<< Si ... >> mormora.

Poi il suo cuore pulsa l'ultimo battito, la sua mano molla la presa e i suoi occhi si chiudono, sereni.
Smette di respirare per sempre.
E io mi blocco, come un fermo immagine nel tempo.
In mezzo alla strada deserta, con l'ultimo treno che riparte e si allontana rumorosamente abbagliandoci, le prime lacrime che iniziano a solcare il mio sguardo serio e il suo corpo che rapido inizia a dissolversi, lasciandomi solo con in mano il suo ultimo lascito per la sua famiglia, per far loro sapere che il loro marito e padre se n'è andato combattendo a pochi mesi dalla liberazione.
Un ciondolo d'argento vecchio, quasi come il mio, con all'interno una foto di loro tre durante i giorni felici.
Lo guardo senza vederlo, dentro di me il vuoto.
Così ... è in questo modo che è finita?
Anche per lui ... come per Adam ... dovevo essere io a raccoglierli ...
Perché??
Dio santo, perché??
Vorrei piangere, urlare, strapparmi i capelli e dare sfogo al mio dolore.
Ma non posso. Perché ho promesso a Nigel che mi sarei preso cura di sua moglie e suo figlio, che non avrebbero fatto la fine di lui e suo fratello, soli e in miseria in questo schifo di città.
E io mantengo sempre le mie promesse.
Anche se adesso ho le gambe che tremano e gli occhi che continuano a lacrimare senza tregua.
 
 
 
\\\

Reno e Tseng stavano rientrando al quartier generale quando la sagoma nera al centro del marciapiede e il rumore dello scontro che stava avvenendo poco più in là tra un SOLDIER dai capelli biondi e le guardie cittadine attirarono immediatamente la loro attenzione.
Fu impossibile per loro non riconoscere sia l'uno che l'altro soggetto.
Reno sbalordito alzò una mano verso l'uomo vestito di nero, aggiungendo quindi sottovoce.

<< È ... Tseng, è lui. È Victor! >>

"E quella doveva essere una delle sue reclute." pensò tristemente il turk wutaiano, osservando la tragica scena che si susseguì quando il biondo, inconsapevole di essere visto, corse via tornando per la sua strada.
Probabilmente lo avrebbero seguito, in altre circostanze, ma stavolta Tseng preferì non immischiarsi.
Voltò la faccia da un'altra parte e riprese a camminare, in direzione opposta a quella in cui si trovava ora l'ex first class.

<< Hey! >> lo richiamò Reno sforzandosi di urlare il meno possibile << Hey Tseng, dobbiamo seguirli. Di sicuro Cloud Strife starà collaborando a qualche altro attentato dinamitardo con i suoi amici di AVALANCHE. >> gli ricordò.
<< Anche se fosse, se sono già in azione noi turk non possiamo immischiarci. >> replicò duro, proseguendo imperterrito il suo percorso.

Quindi estrasse il cellulare dalla tasca e digitò il numero adatto sulla tastiera.

<< Avvertiamo le guardie e lasciamo che ci pensino loro, noi torniamo indietro a fare rapporto. >>

"E lasciamo che Strife e Osaka risolvano da soli i loro conflitti, senza altre vittime inutili tra di noi."
E Reno, ancora una volta e sempre più mal volentieri, si vide costretto ad obbedire.
In fondo che c'era di così difficile da capire nel "seguire strettamente gli ordini e attenersi alla missione?"
Nulla, assolutamente nulla.
Ma prima o poi quella missione avrebbe pur dovuto incrociare la strada giusta. E allora finalmente lui l'avrebbe seguita più che volentieri, maledetto SOLDIER!


\\\


Dolore.
Solo un dolore incolmabile e un pianto ininterrotto.
È ciò che mi aspettavo di trovare e ciò che mi ha accolto, non appena sono riuscito a dare la notizia alla vedova di Nigel.
Ha stretto al cuore il ciondolo ed è caduta in ginocchio accanto alla culla in cui dorme il loro unico figlio, che ha il mio stesso nome.
Victor Jr.
Ora come ora non so se si tratti di una sfortunata coincidenza o un significativo segno del destino. Non importa.
Ciò che importa è il presente.

<< Gli ho promesso di prendermi cura di voi, perciò non devi preoccuparti. >> dico, con voce vergognosamente atona dopo aver rispettato per un pò quelle lacrime e quello strazio.

La giovane donna annuisce, si rialza a fatica e tenta di dire qualcosa, ma il dolore è troppo forte e ricomincia a singhiozzare.
Mi avvicino, la stringo e intanto penso a Hikari.
Sarà così anche per noi?  Chi dei due dovrà affrontare per primo tutto questo?
Le lacrime si affacciano di nuovo prepotenti ai miei occhi.
Spero solo ... non sia lei.
Anzi, spero non accada mai a nessuno di noi, anche se oggi la natura spietata e venefica di questa città e dei suoi abitanti mi ha riconfermato con prepotenza ciò che ho cercato di dimenticare per tutto questo tempo.
Nessuno è al sicuro qui.
Tantomeno i puri di cuore.

<< Grazie, Signor Osaka ... >> mormora commossa la vedova, tornando a guardarmi e ritrovando un po’ di dignità << Grazie di cuore. >>

Grazie ... di cosa?
Io non ... non è ancora il tempo di ringraziarmi.
Lo sarà quando il responsabile di questo omicidio avrà smesso di respirare per sempre.
La guardo senza dire o fare nulla, resisto all'istinto di stringere i pugni.
Vorrei crollare, ma ancora mi trattengo ...
Non so quanto resisterò.

<< Lui ... grazie per essergli stato accanto durante quegli ultimi istanti. >> aggiunge la donna spiegandosi.

E se dentro di me la imploro di non continuare fuori m limito a fissarla assorto, gli occhi nei suoi, umidi di lacrime.

<< Ha sempre cercato di imitarla, e sperava ...>> s'interrompe guardando la culla, soffoca un singulto portandosi una mano davanti alla bocca pallida e sottile  << Sperava di essere un buon padre ... come lei. >>

Sorrido.
Non so perché lo faccio, forse solo per tentare di salvarmi.

<< Lo sarà comunque. >>

Dal lifestream.
E al piccolo Victor Jr questo non basterà.
No di certo.
Lui ... avrebbe dovuto restare qui con suo figlio.
La donna annuisce, torna ad accarezzare il piccolo che ancora ignaro dorme profondamente.
Sospiro.
Nigel ...
Nigel Newell.
La mia recluta più promettente, il mio ragazzo più in gamba, fratello di Jonathan ma anche padre, e amico e compagno di sventure.
Non ... posso credere che non lo rivedrò più.
Non posso credere che per noi ... sia finita già qui, così.
Sembra tutto così assurdo, come parte di un sogno.
Anche io ... perfino le mie stesse parole, le mie emozioni ... sembrano così lontane dal qui e ora che sto vivendo che quasi non ci credo quando mi sento pronunciare con voce sicura e calma le ultime raccomandazioni prima di lasciarli soli al buio dell'ultima notte.

<< Non dovrete preoccuparvi di nulla. Per i primi tempi la Shinra vi concederà una somma di buona uscita e quando smetteranno di sostenervi ci penserò io, guadagno abbastanza per farlo.
Mandalo a scuola quando sarà il momento, e non andare da sola a prendere le medicine. >>

Potresti morire com'è successo ai genitori di Nigel e tuo figlio rimarrebbe orfano proprio come lui.

<< Ci andrò io per te. Tu pensa solo a star bene e ricordati che hai un bambino a cui badare, niente scherzi. Intesi? >> concludo serio.

La vedo sorridere, annuire di nuovo, e a quel punto penso di aver detto tutto e le volto le spalle, iniziando a camminare verso casa.
È un sogno, tutto un sogno.
Ma quando ritorno sul luogo del delitto e vedo le macchie di sangue la realtà cozza con la bugia che voglio inculcarmi, e capisco che non lo è.
Questa ... è la prima notte dopo la morte.
Sempre la più difficile, dicono.
Dopo è tutto in salita, se hai il coraggio di resistere agli spettri che ritornano durante gli attimi in cui non li cercheresti più.
Dalla stazione a casa mia è davvero un tratto breve.
Altri dieci minuti di cammino e sono arrivato, le mani nelle tasche e il cuore che quasi non si sente neanche più.
Estraggo le chiavi, apro il portone e salgo le scale fino alla porta del mio appartamento.
C'è silenzio, le luci sono tutte chiuse e io mi sento soffocare.
Accendo quella del soggiorno dall'interruttore vicino alla porta, abbandono le chiavi sulla mensola e mi spingo verso il piano bar in cucina.
Ho bisogno di qualcosa di forte, mi verso un alcolico in un bicchiere e lo mando giù tutto d'un fiato.
L'alcool brucia la gola e punge gli occhi.
Con un colpo di tosse il mio petto si smuove, sento le gambe cedere e mi accascio su una sedia.
E finalmente, aiutato e stordito dalla mia bottiglia, riesco a piangere.
Forte, ininterrottamente, disperatamente.
Mi accascio sul tavolo, sprofondo il volto rosso sul braccio destro e singhiozzo senza riuscire a fermarmi.
E quando, dopo un tempo che pare un secolo, i passi di Hikari si fanno udire all'ingresso e poi le sue dolci mani accarezzano la mia schiena, non resisto più e mia stringo a lei come un bambino, avvolgendole il ventre con le braccia e appoggiando la mia testa contro il suo petto.
Vorrei guardarla, ma non riesco a fare neppure questo.
Comunque sia, non c'è né bisogno.
La sento tremare appena, poi mi avvolge la testa con le mani affondando le dita nei miei capelli, e accarezzandomi appoggia la testa alla mia nuca, lasciandomi teneri baci su di essa.
E addolcendo appena l'amaro fiele che mi sono ritrovato a bere oggi, senza nessun preavviso.
Mi sento in colpa. La vedova di Nigel non ha nessuno che la conforti.
Ma non posso farne a meno.
Ne ho bisogno anche io adesso.
 
\\\
 
L'indomani Victor Osaka si svegliò nel suo letto con un cerchio pesante intorno alla testa che premeva sulle meningi e un forte senso di angoscia in petto.  Altre lacrime sgorgarono fuori dai suoi occhi stanchi quasi senza che lui lo volesse.
Non ricordava neppure come fosse riuscito ad addormentarsi dopo una simile esperienza, ma l'immagine di Hikari che entrava quasi in punta di piedi sorridendogli e stringendo tra le mani un vassoio dal quale si espandeva un forte odore di caffè caldo lo aiutò nell'impresa.
Era stata lei ad accompagnarlo a letto,  sostenendolo, dopo aver ascoltato per un pò il suo straziante pianto.
Poi era rimasta ad accarezzarlo fino a che esausto non aveva ceduto al sonno, e probabilmente solo allora lei era tornata ad addormentarsi.
Le fu grato, ma ancora una volta non riuscì a non sentirsi in colpa.
Il suo pensiero corse subito alla vedova. Chissà se aveva superato la notte?
Forse ... non avrebbe dovuto lasciarla da sola.
Lo disse ad Hikari stessa, subito dopo, quando le raccontò tutto.
E lei acconsentì volentieri ad accompagnarlo, comprensiva che forse parlare con una donna per Eris sarebbe stato meglio.
"Potrei aiutarla col bambino, nel pomeriggio. E se ti va invitarla a cena."
Victor annuì, gli occhi ancora lucidi e le guance rigate di lacrime.
Sorrise grato e commosso, e con una mano le accarezzò il volto sfiorandole una guancia.
Lei lo lasciò fare, sorridendo dolcemente e prendendo quella mano tra la sua.

<< Mamma ha davvero ragione, sai? >> le disse, amorevole << Sono davvero fortunato ad averti sposata. >>

E in risposta Hikari si sciolse e lo strinse in un abbraccio forte, in cui restarono legati a lungo e dal quale poi si sdraiarono sul letto, continuando a tenersi per mano.
Quel pomeriggio, al ritorno da scuola di Keiichi, fecero come avevano programmato e andarono insieme a portare sostegno e conforto alla povera vedova Newell.
Rimasero a cena, Hikari preparò e sparecchiò per tutti, aiutata da Erriet e Victor e anche un pò dal piccolo Keiichi.
Eris non riuscì neanche a parlare tanta era la commozione e il sollievo, quando se ne andarono.
L'ascoltarono e la confortarono al meglio delle loro possibilità, e alle fine le lasciarono la promessa che l'indomani sarebbero ritornati, dopo il lavoro e la scuola.
Keiichi fu felice di apprendere che per un po’ il piccolo Victor Jr. li avrebbe raggiunti a casa assieme a sua madre, quando possibile.
Così fu.
Ma quella sera l'assenza di Nigel gravitò come un macigno sull'atmosfera, anche se nell'aria c'era una strana sensazione, come se lui non se ne fosse mai andato e fosse ancora lì, a ridere con loro assieme a suo fratello John.
Victor Osaka non poté ignorarla.
E neppure poté evitarsi di pensare a lui mentre stringeva in braccio suo figlio e tentava di confortare la vedova.
Non poté evitare alla sua mente ... di rivedere la scena, e il volto del suo assassino.
E, nel mentre, giurare vendetta anche per quella vita spezzata inutilmente, di quelle lacrime ingiuste, mentre quella di Cloud Strife continuava a resistere invano, beffarda.

***

L’indomani sera ...
 
Il treno correva la sua folle corsa, come Cloud Strife contro il tempo.
C'era da far saltare un altro reattore, poi finalmente avrebbe avuto i suoi soldi e se ne sarebbe potuto andare dal 7th heaven, visto che quel periodo di permanenza lì aveva sorprendentemente finito per fruttare molti più soldi di quanti si aspettasse, anche grazie alla sua proverbiale e acuta abilità nel fare affari.
Vitto e alloggio gratis, un lavoro retribuito come si deve e un tetto dove ripararsi fino all'arrivo di tempi migliori, che finalmente erano giunti.
Un altro piccolo sforzo, e poi avrebbe potuto liberarsi dei pesi morti e darsi alla vita del mercenario.
Sorrise appena, pensando a questa prospettiva invitante, e gli occhi azzurri pregni di mako scintillarono di una luce sinistra quando si rialzò, deciso a raggiungere il tetto del vagone merci in cui lo aspettavano i suoi complici.
Ma proprio quando stava per riprendere la corsa un lampo accecante gli ferì la vista, forse non derivato dalla luce dei fari che illuminavano i binari visto che comunque vi era ormai abituato.
No, non doveva essere quello.
Anche perché faceva un male cane.
Ci mise un po’ a recuperare la vista, qualche istante di troppo, nel frattempo il treno proseguiva a correre e lui non si mosse, per evitare di cadere di sotto.
Il nemico era lì, che lo attendeva con pazienza senza fare neanche una singola mossa.
Non udì né rumore di spari, né di passi o un qualunque altro tipo di suono che non fosse il ritmico ticchettio del mezzo sulle rotaie e del vento contro la carrozzeria.
Ma quando finalmente riuscì a guardare nuovamente davanti a sé all'improvviso di nuovo il fiato gli si mozzò in gola.
Un'ombra nera, longilinea e alta lo stava a guardare con occhi felini quasi vitrei, iniettati di mako e sangue.
Gli era diventato così familiare, ormai. Sciaguratamente.
Ancora lui.
Lo riconobbe dalla ciocca bianca e dal lungo soprabito nero. Ma fu sorpreso di non vedergli nessuna arma stretta tra le mani, neanche la sua katana.
Non ebbe il tempo di chiedersi come mai, perché fulmineo come la luce con cui lo aveva stordito gli piombò addosso, gli sferrò un calcio ben assestato sui denti con le suole rinforzate dei suoi anfibi e mentre lui ancora cercava di riprendersi dal dolore atroce gli si avventò addosso, prendendolo per il collo e bloccandolo a terra così mentre con la mano libera gli riempiva la faccia di pugni.
Fu strano, davvero strano.
Ma all'improvviso ... gli sembrò quasi di averla già vissuta, una situazione del genere.
Solo che stavolta fu veramente difficile venirne fuori, perché lo spazio per muoversi era ridotto e il dolore non del tutto sopportabile.
Fece appello a tutte le sue forze, provò a respingerlo con un calcio ma quello continuò il suo lavoro dopo essersi scansato. Allora gli venne un'idea.
Allungò una mano e gli afferrò i capelli da dietro, spingendogli la testa all'ingiù.
Poi nell'attimo di esitazione che seguì gli sferrò di rimando un pugno sul naso che lo sbalzò lontano, costringendolo a mollare la presa e ritornare al punto di partenza coprendosi con una mano il viso.
Lo guardò con astio e sorpresa, come se non si aspettasse un simile affronto.
Cloud si rimise in piedi, affannato, riprese in mano la spada ch'era scivolata sul bordo del vagone.

<< Levati, ho da fare. >> gli ordinò.

Sul viso di Osaka, ancora pregno di odio, apparve una smorfia. Si toccò il naso dolorante, ancora stupito, poi ghignò e con gesto rapido richiamò una tempesta di fulmini che ricaddero a circondarlo. Cloud li evitò abilmente e si avventò su di lui con la Buster Sword sguainata, deciso a finirla, ma l'ennesima tempesta colpi il metallo così forte da far vacillare la presa sull'elsa, e successivamente con un calcio ben assestato questa si allentò del tutto, e la spada ricadde di nuovo al suolo. Fortunatamente nel frattempo il treno era giunto in stazione, e con una frenata aiutò il biondo a cavarsi da quell'impiccio senza troppi danni. O almeno a provarci, visto che una volta che fu saltato giù ed ebbe recuperato la spada il nemico tornò all'attacco, stavolta armato di katana e, a giudicare dalla precisione e letalità dei suoi attacchi, abbastanza determinato a infliggergli un sostanziale danno stavolta.

<< Cloud! >> urlarono in coro Tifa e Barret, scesi dal treno a qualche vagone di distanza proprio nel momento in cui con una stoccata venne ferito alla gamba destra.

Il dolore era tale da indurlo a zoppicare stringendo i denti, ma non ebbe tempo né di medicarsi e neppure di provare a comunicare con gli altri. Victor era impietoso e continuava a colpirlo con una rapidità tale da confondere, e a lui non restò combattere.
Barret fu il primo che accorse, ma non appena i proiettili sfiorarono l'allievo di Sephiroth questi si voltò e con un incantesimo lo indusse a cadere addormentato proprio lì sul posto, come successe anche agli altri tre che lo seguivano.

<< Statene fuori voi! >> tentò di avvisarli Cloud, reggendosi un fianco sanguinante, ma per Tifa, l'unica ch'era riuscita a sottrarsi alla magia,  l'avvertimento venne tardi.

Gli arrivò alle spalle e tentò di colpirlo a mani nude, ma Victor si abbassò per schivarla abilmente e poi, portatosi dietro di lei la immobilizzò, incatenandole con un laccio di lifestream le mani e i piedi e stringendola forte a sé per impedirle di dimenarsi, mentre  appoggiandole sul collo la lama della katana la mostrava serio e assetato di vendetta a Cloud, improvvisamente quasi senza parole, non tanto per paura ma colpito dalla brutalità e dalla rapidità dell'attacco, e deciso a vincerlo comunque ad ogni costo.
E poi perché ora si era fermato?
Un singulto strozzato.
Guardando Tifa, vide spuntare da sotto la lama che premeva sul suo collo un rivolo denso di sangue.
Victor Osaka stette fermo a fissarlo, in attesa.
Cloud guardò impassibile la scena.

<< Se lo vuoi fare fallo, non m'interessa. >> ribatté, spazientito.

Tifa sobbalzò, Osaka continuò a guardarlo come se lo stesse studiando.
Per un istante lungo un secolo sembrò come se il tempo si fosse improvvisamente congelato.
Poi all'improvviso Victor scomparve in un glitch, Tifa ricadde al suolo tossendo e Cloud avvertì un forte dolore alla schiena, prima di ricadere in ginocchio al suolo, senza fiato, con una profonda ferita di arma da taglio alla schiena.
"Non è niente." pensò
"L'ennesimo bluff, con un paio di pozioni mi riprenderò."
Ma subito dopo gli occhi gli si chiusero come spinti a farlo da una forza più grande di lui, che alla fine, inevitabilmente, fu costretto a cedere.
L'ultima cosa che udì fu la voce di Tifa che chiamava angosciata il suo nome e Victor che, in perenne silenzio in piedi di fronte a lui gli mostrava la sua bisaccia piena di ora nelle sue mani, con un sorriso quasi inquietante.
Poi, tutto si spense.

 
\\\
 
<< Cloud. >>

La voce di Tifa lo richiamò lentamente in superficie, dal buio nero in cui era avvolto.
O almeno ... forse era la sua.
Provò ad aprire gli occhi ma non ci riuscì.

<< Cloud! >> ripeté quella, e stavolta la sensazione fu più chiara.

Forse era lui ad essere stordito, ma decisamente non era Tifa. Anzi, non era soltanto lei.
Ce n'era un altra, maschile e più dolce, preoccupata, quasi
... familiare.
Non la riconobbe, ma comunque la udì ancora, e stavolta da sola, più forte.

<< Cloud, mi senti? >> chiese.
<< Mh. >> rispose semplicemente lui.

Sembrava ... sembrava di stare dentro ad una sorta di campana, ogni cosa rimbombava confusa intorno a lui, perfino il silenzio.

<< Chi sei? >> chiese.

Quello sospirò.

<< Non ricordi, eh? >> osservò, ma non accusatorio.

Piuttosto ... preoccupato, e premuroso.
Ma chi era, dov'era che lo aveva già sentito?

<< Cosa? >> chiese confuso << Chi sei? Dove sono? >>

Quello parve sorridere.

<< Lascia stare, c'è tempo. Ora però devi svegliarti. Svegliati Cloud, non puoi restare così troppo a lungo. >>

Continuava a non capire.
Ma di che stava parlando? Forse ... Victor...?

<< Se resti qui morirai! >> lo avvisò in ansia lo sconosciuto.

Scosse il capo, anche un po’ infastidito. Ma cosa pretendeva da lui?

<< Ci sto provando! >> replicò << Non ci riesco! >>

La voce sospirò, tesa.

<< Va bene. >> disse mesto << Va bene, ho capito. Non preoccuparti, tu pensa solo a restare vivo. >>

Che?
Perché, lo era ancora? E poi di nuovo, dannazione ...

<< Ma tu chi sei?! >>

Urlò quasi. Ma non ci fu risposta.
Non più.
E il buio e il silenzio tornarono ad abbracciarlo.

 
(continua ...)
 

Welcome to everyone into (mine)

 

NDA:
Heilaaaa :D Salve a tutti, e bentornati dalle vacanze e su questa storia <3
Mi è mancato scriverla, tantissimo … davvero, sono così felice che mi metterei a piangere. Ero stanca, Victor come ogni anno mi aveva sfibrato e avevo bisogno di staccare, assolutamente.
Ma … che dire, questa estate non è state delle migliori se non negli ultimi quindici giorni di agosto, e dopo una settimana avevo già voglia di ricominciare.
Mi è servito però, staccare. Perché ho potuto decidere come ricominciare, come impostare la storia e cosa scrivere e cosa no. Si, perché le idee ci sono e anche la voglia di scrivere. E davvero tantissimo! E sono talmente tante che, giusto per farvi un esempio, ho già scritto altri tre capitoli oltre a questo, che sono belli e pronti per essere pubblicati.
Per questo capitolo però mi sento particolarmente nervosa, perché ho voluto imbarcarmi in una missione quasi impossibile: omaggiare con la mia scrittura una delle più belle scene introduttive videoludiche di sempre, ovvero l’intro di Final Fantasy 7, così da rendere anche chiaro il punto di ripartenza per questa storia.
Se l’ho superata? Non lo so.
Ora come ora vi direi di no, un po’ perché per quante volte io abbia controllato e ricontrollato questo capitolo e per quante aggiunte io abbia fatto resto sempre insicura e insoddisfatta e un po’ perché è vero, siamo in final fantasy 7, ma nel mio, che è molto diverso.
Devo avvisarvi, lo sarà, e sarà un “what if” grosso come un casa.
Molti eventi cardine del gioco rimarranno, così come è rimasto intatto (o quasi) l’incidente di Nibelheim, il tradimento di Genesis e (ahimè) la morte di Angeal e Zack.
Tuttavia, ci saranno anche molti spostamenti temporali, soprattutto in questi primi capitoli, molti eventi inattesi, e colpi di scena non da poco.
Detto questo … ua, sono davvero, davvero felice di essere tornata! Mi sento come se finalmente mi fossi liberata di un peso, e questo vuol dire che Victor ahimè non ancora finito di tormentarmi/vi.
Bene, ora la smetto di lacrimare e torno ai miei affari. Grazie … a tu sai chi sei … per esserci ancora.
Nonostante i 102 capitoli, i cambi radicali di atmosfera e gli sbalzi di umore di Vic.
A martedì prossimo, bye
 
Sarah
   
 
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