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Autore: MaDeSt    05/09/2017    4 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

FATHER AND MOTHER

Ci era voluto parecchio, ma alla fine avevano scelto un modo per incastrare i loro orari mantenendo gli stessi insegnanti con i quali ormai avevano un rapporto quasi d’amicizia, ma pur sempre rispettoso. Questa volta bisognava attendere alle lezioni della stessa materia due volte a settimana, e di nuovo fecero tutto il possibile perché riuscissero a entrare nelle aule insieme quando la materia fosse in comune, ma si resero conto che non avrebbero più avuto una mattina o un pomeriggio in cui sarebbero stati tutti liberi per andare in gruppo dai draghi.

I cuccioli intanto crescevano rapidamente, tanto che dovettero rinunciare alle vecchie tane di volpe perché nemmeno ampliandole riuscivano più a starci senza che diventasse un rifugio troppo visibile. Dovettero adottare un’altra tattica per poter dormire e decisero che uno alla volta sarebbero rimasti svegli a controllare che nessuno si avvicinasse mentre gli altri fratelli e sorelle si riposavano all’aperto.
Rubia ancora non aveva raccontato di quel lupo gigante a nessuno e si portava il peso di quell’errore, si era fatta vedere e aveva difeso due umani pur di non lasciarli morire; continuava a ripetersi che non avrebbe dovuto, che avrebbe dovuto lasciare che quel lupo li uccidesse e poi, eventualmente, uccidere lui per non farsi aggredire a sua volta. Eppure ogni volta che ci ripensava la figura del piccolo umano veniva sostituita da quella di Jennifer; vedeva lei aggredita da quel lupo e si diceva di aver fatto bene salvando la vita a quei due, che sicuramente da qualche parte anche loro avevano qualcuno che gli voleva bene e avrebbe sofferto la loro mancanza.
Ma con sollievo aveva notato che nessun umano si era addentrato nel bosco per cercarla, quindi forse quella donna e suo figlio avevano mantenuto la parola e non avevano raccontato come le cose fossero effettivamente andate. Si chiese cosa si fossero inventati per giustificare le ferite senza che la gente poi si domandasse come fossero sfuggiti a un predatore di quelle dimensioni.
Zaffir e Sulphane stavano approfittando della fitta nebbia per svolazzare sopra le cime degli alberi giocando a rincorrersi a mezz’aria, e quando la sera cominciò a calare anche Smeryld si unì a loro.
Umbreon preferì rimanere sotto le fronde a sonnecchiare e Ametyst a controllare che nessuno si avvicinasse alla loro tana allo scoperto, mentre Rubia pensava a Jennifer sperando che la prossima visita giungesse presto così avrebbero parlato, giocato, e avrebbe ricevuto tante coccole - anche se ne era in grado, ancora non le piaceva particolarmente volare.
Quando all’improvviso sentirono il familiare richiamo di Huran nelle loro menti e si voltarono all’unisono guardando a nord, senza aspettarsi di vederlo. Il drago bianco non atterrò infatti, si limitò a dire ai cuccioli di seguirlo perché avrebbe dovuto portarli da Garandill e Nerkoull; il motivo non lo espresse e i piccoli immaginarono che nemmeno lui lo sapesse con certezza.
Senza dirlo a nessuno? Ma... i nostri amici? domandò Sulphane con un tono ansioso.
È troppo rischioso cercare le loro menti all’interno di una struttura nella quale gli Umani si addestrano all’uso della magia, potrebbero rintracciare le nostre menti le rispose Huran Non temete, non starete via a lungo. Quando gli anziani avranno finito con voi vi riaccompagneranno qui.
Perché non sono venuti loro stessi? chiese Ametyst con sospetto.
Il drago più grande sembrò irritato dal tono di voce che i suoi pensieri assunsero: Perché, piccola Ametyst, il rischio di essere avvistati cresce con la tua stazza. Ugualmente il rumore che le ali producono.
Ma l’incantesimo... cominciò Zaffir.
E Huran prontamente lo interruppe: Per potervi parlare voi dovreste essere inclusi nell’incantesimo dall’inizio; non possono avvicinarsi alla città e parlarvi senza interromperlo. E per riprenderlo dovrebbero ruggire facendosi localizzare in un raggio di decine di miglia. Capite ora? Coraggio cuccioli, prendete il volo e seguitemi. I vostri amici staranno bene. Viaggiamo veloci finché è notte.
Tu non puoi usare l’incantesimo? gli chiese Rubia, poi precisò: Quando saremo abbastanza lontani dai villaggi.
Potrò farlo, sì. Attenderò il mattino, ma non durerà più di una giornata le rispose cambiando completamente atteggiamento.
Dopodiché i tre draghetti che ancora erano a terra corsero in cerca di una radura e appena la trovarono presero il volo, ritrovandosi presto davanti il grande drago bianco che si teneva fermo a mezz’aria.
Huran cambiò direzione da fermo e poi cominciò a volare verso nord seguito subito dai sei draghetti, spesso rallentava fino a quasi fermarsi per stare al loro passo, sebbene volassero notevolmente più veloci di un cavallo al galoppo.
Cosa vogliono da noi i draghi adulti? chiese Sulphane.
Non lo so con esattezza, immagino vogliano fare il punto della situazione, o insegnarvi la lingua, o capire come affrontare i cambiamenti... rispose Huran.
Cambiamenti? gli fece eco Zaffir preoccupato.
La magia avrà presto degli effetti su di voi. Ma non sono io che devo insegnarvelo.
Intervenne Umbreon: Andrew un giorno mi ha chiesto quando avrei sputato fuoco... non sapevo come rispondergli. Cosa vuol dire esattamente? So di non sapere molto del mondo ancora, ma da quanto ho appreso dalla mente di Andrew non credo sia possibile per una creatura... sputare fuoco.
Non lo è, infatti. Ma noi siamo diversi disse Huran, e prima di dargli la risposta che cercava si portò alle sue spalle con una virata e sputò fuoco con ferocia proprio addosso a lui.
Gli altri draghetti ringhiarono presi da un’improvvisa paura e virarono bruscamente per allontanarsi da Umbreon e non essere colpiti dalle fiamme bianche. Durante la manovra Rubia e Ametyst quasi si ribaltarono in volo rischiando di precipitare.
Umbreon invece ruggì spaventato, per la prima volta avvertendo direttamente un senso di calore attraverso la pelle; la fiamma bianca non durò più di qualche secondo, perciò non ebbe tempo di provare realmente caldo, né di farsi male. Lo spavento però lo destabilizzò al punto che precipitò e ruzzolò a terra in mezzo alla neve.
Huran e gli altri gli atterrarono intorno subito dopo, il primo con un’aria tranquilla e i secondi fremendo dalla preoccupazione: tutti gli si avvicinarono per annusarlo e accertarsi che stesse bene.
Ma il piccolo Umbreon non riportava ferite o ustioni dovute al fuoco, bensì soltanto qualche dolore sparso qua e là dovuto alla caduta da diverse braccia d’altezza.
Cosa ti è preso? ringhiò ferocemente Umbreon al grande drago bianco appena si fu ripreso.
Era solo una dimostrazione pratica di quanto ho detto prima, noi siamo diversi. Il Fuoco non ci tange, è il nostro più potente alleato. Qualsiasi altra creatura al tuo posto sarebbe morta, se non si fosse in qualche modo protetta con la magia. Ma tu non hai dovuto fare nulla per proteggerti, sei nato col Fuoco dentro e il Fuoco lo sa.
Potevi dirlo invece di farlo precipitare! lo rimbeccò Ametyst aspramente.
Huran la guardò e ringhiò divertito: Sono del parere che l’esperienza sia l’insegnante migliore. Ma ora riprendiamo il volo, la luce delle mie fiamme potrebbe avere attirato attenzioni indesiderate.
I sei draghetti obbedirono senza obiettare prendendo il volo subito dopo di lui, Umbreon ancora irritato dal suo atteggiamento e Zaffir al contrario lo prendeva in giro. Il cucciolo nero provò a mordergli la coda per ripicca, ma l’altro era troppo agile per lui e aveva un controllo sul volo maggiore, perciò si vide costretto a lasciar perdere prima che prendesse a ridere di lui anche per quel motivo.
Dopo diversi minuti di silenzio Rubia chiese a Huran: Tu quando hai cominciato a sputare fuoco?
Io poco dopo le due eclissi. Due anni, come direbbero gli Umani rispose il drago bianco Ma varia a seconda del drago, l’antenato di mia madre ha cominciato poco dopo la prima eclissi, mentre lei ha dovuto aspettarne ben cinque.
Dipende da quanto siamo bravi con la magia? chiese Sulphane Il nostro fuoco è dovuto a quello, giusto?
In un certo qual modo, sì.
Quindi i nostri amici potrebbero insegnarci a usare la magia prima di altri draghi?
No, un umano non potrebbe mai insegnarvi perché egli stesso non saprebbe come insegnarvelo. Possono sì aiutarvi con la comune magia e il normale controllo sugli elementi del mondo, ma non quel controllo di cui avete bisogno.
Per questo ci porti da Garandill e Nerkoull disse Smeryld, e la sua non era una domanda.
Loro potranno e dovranno insegnarvi assentì Huran Ma non è per questo che vi sto conducendo da loro, è ancora troppo presto.
Allora cosa vogliono da noi? fece Rubia confusa.
Ho detto che non lo so. Forse vogliano iniziarvi all’uso della nostra lingua per avere un maggiore controllo quando il Fuoco diverrà definitivamente parte di voi, o più in generale iniziarvi all’uso della magia.
Ci stai portando vicino a dove siamo nati?
Nella Foresta, sì. Ma non vicini al nido dei vostri amici.
E tra quanto tempo saremo arrivati? domandò invece Zaffir.
Huran sospirò con un debole ringhio costringendosi ad essere paziente perché aveva a che fare con dei cuccioli: Avrete bisogno di riposare più volte, ma dovremmo farcela in pochi giorni.
Di lì in poi viaggiarono in silenzio perché avevano capito di aver esagerato con le domande e non volevano infastidirlo ulteriormente. Si fermarono a riposare le ali poco prima dell’alba e appena il sole sorse ripartirono; Huran usò quell’incantesimo che rallentò il tempo e viaggiarono fino a che si fece notte, la quale parve arrivare almeno tre volte più lentamente.
Fu il turno di Umbreon a ridere di Zaffir, perché le sue fragili ali come quelle di Smeryld e Sulphane faticavano a sorreggerlo così a lungo ed era sul punto di implorare il grande drago bianco per fare una sosta.
Ma non servì chiederglielo, perché appena trovarono un boschetto sotto il quale ripararsi gli concesse di atterrare per dormire, interrompendo l’incantesimo per riposarsi a sua volta.

Il giorno dopo viaggiarono allo stesso modo, la lontanissima Foresta comparve all’orizzonte come una linea scura, mentre sotto le loro ali l’immensa distesa d’erba e neve chiamata Piana del Vento scorreva veloce accompagnata da qualche sporadica presenza di civiltà umana.
E il giorno successivo, quando ormai la Foresta distava soltanto qualche decina di miglia, Huran non usò la magia per rallentare il tempo, piuttosto dovette far addensare la nebbia attorno a loro in modo che li coprisse, non volendo chiedere ai piccoli draghi di volare ad alta quota. La giornata durò molto meno, riuscirono a raggiungere il vasto bosco che precedeva la Foresta prima di dover atterrare per riposare le ali stanche.
Il quarto giorno di viaggio se la presero più comoda perché non rischiavano più di essere individuati, essendo coperti dagli alberi. Huran faticò a trovare una radura abbastanza ampia da permettergli di prendere il volo e il vero viaggio riprese nel primo pomeriggio, sempre diretti a nord dritti verso la Foresta, ormai così vicina che gli alberi già sembravano alti quanto colline. Prima che finisse il giorno vi entrarono definitivamente.
Ma soltanto nel pomeriggio del quinto giorno di viaggio raggiunsero la radura dove i due fratelli, Garandill e Nerkoull, li aspettavano accucciati l’uno accanto all’altra. Appena videro i sette giovani draghi atterrare si alzarono e li salutarono uno alla volta con un ringhio che fece tremare la terra circostante.
Perché ci avete mandati a chiamare? domandò Ametyst, sbadigliando subito dopo.
Fu Garandill a prendere la parola: I vostri compagni stanno studiando per conto loro, non vedo perché voi non dovreste fare altrettanto.
Perché siamo lontani da loro! protestò Sulphane E non abbiamo nemmeno potuto dire loro che saremmo partiti!
Pace, giovane dragonessa disse Nerkoull con un tono pacato I vostri compagni sanno che non c’è motivo di preoccuparsi per la vostra salute.
Non con quegli uomini in vesti d’acciaio che ci cercano! esclamò Rubia alterata.
Garandill sbuffò dalle narici: Potremo fare in modo di mandargli un messaggio se lo desiderate. Ma non sarebbe saggio sprecare il tempo che avete ora a disposizione; sono già passati tre mesi senza che voi faceste altro che cacciare e crescere rimanendo nascosti, è giunto il momento che impariate ciò che un genitore insegnerebbe al proprio cucciolo.
Cos’avete in mente per noi? domandò Umbreon cautamente.
Rimarrete con noi per qualche tempo. Vivrete con noi. Vivrete con una famiglia di draghi e imparerete come una famiglia di draghi affronta il mondo. Imparerete a comunicare nella nostra lingua sia con la mente che con la voce.
Ci aiuterete con la magia? domandò Ametyst speranzosa Con il Fuoco e tutto il resto?
Non è ancora il momento rispose Nerkoull Non penso faremo in tempo prima che dobbiate tornare vicini a Eunev. Ad ogni modo non avevamo intenzione di trattenervi per più di tre o quattro mesi, saranno sufficienti perché impariate a comunicare fluentemente usando la nostra lingua quanto ora siete capaci di usare la loro.
Cosa vuol dire usare la voce? domandò Smeryld curioso.
In risposta Garandill ruggì al cielo mostrando i lunghi denti retrattili senza temere di essere sentita da creature che non fossero semplici animali o Krun - ai quali non importava nulla della presenza di uno o più draghi nelle vicinanze. O per meglio dire, gli importava sapere dove si trovassero per tenersi il più lontano possibile, ma non certo per aggredirli come avrebbero invece potuto pensare di fare certi umani.
Ma questo già lo facciamo... sussurrò Sulphane perplessa, e come sostenendo la sua tesi Umbreon liberò uno stridulo ruggito che non aveva niente a che vedere con quello spaventoso dell’adulta dalle scaglie argentate.
Lo fate, ma non per comunicare disse lei dolcemente, in netto contrasto con la ferocia di pochi attimi prima.
I piccoli draghetti si guardarono sbigottiti, non avendo mai ritenuto possibile poter comunicare in altri modi che non implicassero l’uso della mente o della lingua umana.
Qual è la parola che gridate per rallentare il tempo? Perché si tratta di una parola, giusto? È nella nostra lingua? domandò infine Zaffir, e tutti e sei i draghetti tornarono a guardare uno dei due adulti davanti a loro.
Rispose Nerkoull: Dici bene. La parola è kriij, e non significa altro che quello. Tempo. Ma non è ancora giunta l’ora per voi di provare una simile magia, dovrete attendere qualche anno prima di esserne capaci.
I vostri nomi hanno un significato nella lingua dei draghi? chiese Ametyst curiosa.
Precisamente rispose Garandill In lingua umana il mio nome significa luce-di-stelle, e il suo ali-della-notte. Il mio cucciolo porta il nome della pietra che brilla come le sue scaglie, opale. Gorall significa fiamma-dorata.
Il nome di vostra madre, mia figlia Khraalzeh, significava tempesta-viola concluse Nerkoull con voce triste e nostalgica.
Rubia gracchiò entusiasta e stese le ali per stirare i muscoli, poi domandò: Anche noi avremo dei nomi nella nostra lingua?
Potrete sceglierli voi stessi o potremo sceglierli noi per voi, ma solitamente si lasciano passare tre anni perché le caratteristiche del drago si delineino; ogni nome deve avere un significato, ed è più facile che lo sentiate vostro se vi definisce per ciò che siete.
Perché dovremo rispondere a quel nome completò Ametyst Così anche voi potrete chiamarci usando la magia come noi facciamo con voi. È così?
Ciò che dici è esatto disse Nerkoull Meglio il nome vi definisce, più facilmente riuscirete a rispondervi.
Ora riposatevi, sarete stanchi dopo questo lungo viaggio disse Garandill, tese un’ala per indicare loro un grande giaciglio di enormi rami di sempreverde ammucchiati per renderlo soffice.
Era così spazioso che avrebbero potuto acciambellarsi tre draghi delle dimensioni di Huran senza toccarsi.
I sei cuccioli si guardarono tra loro soppesando la proposta e alla fine Rubia fu la prima a muovere i primi passi verso i due draghi adulti seguita da Sulphane e Zaffir, e solo più tardi anche dagli altri tre.
Quando furono tutti sdraiati Zaffir, incapace di contenere la curiosità, domandò ancora: Se doveste scegliere il nome ora, quali sarebbero le nostre caratteristiche?
Al momento? fece Garandill pensierosa, guardandoli con occhio attento Tu saresti artigli-d’argento. Sulphane potrebbe essere piume-di-luce, ma suonerebbe piuttosto simile al mio nome. Smeryld lunghe-ali o dorso-nero. Umbreon occhi-di-sangue, dorso-spinoso o qualcosa che ricordi il colore nero delle sue scaglie. Ametyst spine-di-cristallo o serpente-alato. Per te sarebbe più difficile... disse poi rivolta a Rubia Forse punta-di-freccia, la tua coda è particolare.
Ametyst stortò la testa e commentò: Non sembrano suonare bene.
Questo perché non sono nella nostra lingua precisò Nerkoull Vi suonerebbero strani all’inizio, e finché non avrete un nome che sentirete vostro tanto da farvi fremere le scaglie continueremo a cercare.
Sulphane chiese curiosa: Ma se Gorall significa fiamma-dorata vuol dire che dovremo aspettare di poter sputare fuoco per avere un nome?
Non è detto, ma può aiutare nel caso in cui non si trovino nomi o caratteristiche migliori rispose Garandill.
Si può cambiare nome una volta scelto? domandò Umbreon.
Si può, nello stesso modo in cui puoi cambiare quello attuale. Ma è più difficile separarsene, soprattutto se si è già stati richiamati col nome che si vorrebbe cambiare. Come ora faticheresti a rispondere a un nome che non sia Umbreon; col tempo ti abitueresti, ma all’inizio avresti difficoltà.
I piccoli draghi tentarono poi di cominciare una conversazione riguardo la razza umana, volendo sapere più di quanto avessero appreso fino ad allora dai giovani a cui si erano legati, ma i due draghi adulti si rifiutarono di dargli lezione per il momento.
Rubia non cedette terreno facilmente quanto gli altri cuccioli, scosse la testa con determinazione e domandò: Perché noi siamo immortali? Gli umani non lo sono, vero? Questo significa che prima o poi ci abbandonerebbero?
Le rispose Nerkoull: Piccola dragonessa, nemmeno noi abbiamo una risposta alla tua domanda; nessun drago si è mai legato a un essere umano come avete fatto voi, quindi non sappiamo dirvi se la vostra immortalità toccherà anche loro o se vi abbandoneranno.
Ma se non dovesse toccarli, tra quanto... lasciò in sospeso la domanda incapace di pronunciare le ultime parole.
Gli Umani non vivono che un battito di ali in confronto a quanto possiamo vivere noi. I più fortunati possono superare le cinquanta eclissi, ma non tutti possono vantarsene.
Cinquant’anni... sussurrò Rubia incredula, presa da un improvviso terrore e senso di nostalgia al solo pensiero Cinquant’anni non sono niente... e pensò a Gorall di nuovo, la possibilità che lei stessa arrivasse a vivere a lungo come lui era concreta, e non riusciva a credere che avrebbe dovuto trascorrere più di duemila anni senza la sua amica umana.
Non lasciarti angosciare Rubia, è qualcosa che non si può cambiare. È la natura ribadì il grande drago nero.
Lei di nuovo scosse la testa e lo guardò dritto negli occhi rosso sangue con ardore: No! Per noi non sarà così, io cambierò la natura! Io la renderò immortale. Sono un drago!
Nerkoull ridacchiò con un ringhio acuto: La tua determinazione ti fa onore, e ti auguro di riuscire a realizzare il tuo desiderio. No, non sappiamo se diventare immortali inciderà sulle loro vite e sui loro fragili corpi aggiunse poi, anticipando la sua prossima domanda Gli Umani non sono fatti per vivere in eterno, è vero. Ma è vero anche che sono Umani speciali, legati a voi. Ciò che dovrà succedere lo vedremo insieme per la prima volta, tutti quanti noi.
Garandill per addolcire la pillola di quelle notizie incerte si sdraiò accanto a loro cingendoli tutti con la lunga coda e disse affettuosamente: Siete alla lontana sangue del mio sangue, essendo la progenie della progenie del mio compagno di nido. Pertanto abbiamo deciso insieme che se riteneste di avere bisogno di un legame affettivo simile a quello che i vostri amici umani possiedono potrete chiamarci madre e padre da qui fino a quando ne avrete bisogno.
Grazie Garandill disse Ametyst con una vocina flebile a confronto con quella della grande dragonessa A me farebbe piacere, e sicuramente anche ai miei fratelli.

  
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