Fissava ostinatamente davanti a sé, avanzando lentamente.
Si era dileguato cercando di non farsi scoprire, in modo che nessuno lo seguisse, che nessuno l'accompagnasse.
A casa sua ci sarebbe tornato da solo, con le proprie gambe.

Era stanco, gli girava la testa, e gli doleva praticamente ogni centimetro del corpo.
Si teneva l'addome con il braccio mentre dalla ferita continuava a scorrere il sangue, senza sosta.
Ne aveva già perso così tanto che temeva che potesse finirgli da un momento all'altro.
In fondo era piccolo, era ancora un bambino, nonostante avesse già combattuto così tante guerre.

Gli faceva male eppure non si fermava. Doveva andare.

La guerra era finita e lui aveva perso.
Quella era sicuramente la fine del Sacro Romano Impero.

Però lui andava avanti.

Intravide casa sua. Sorrise.

Un ultimo sforzo e ce l'avrebbe fatta.
Sarebbe poi giunta la morte e ne era consapevole.
Era giusto così, era stato sconfitto d'altronde.
Accettava questo destino.
Ma c'era ancora un'ultima cosa che doveva assolutamente fare.

Le gambe gli cedettero e lui cadde a terra.
Ansimando, si girò a pancia in su fissando il cielo.

No, non poteva finire così. Non ora. Era quasi arrivato.

Volle alzarsi ma non riuscì a muovere nemmeno un muscolo.
Il dolore era insopportabile, la vista gli si stava appannando.
No. No!

Aveva promesso di tornare appena finita la guerra, l'aveva promesso a lei.
Non poteva arrendersi.

Provò di nuovo ad alzarsi ma riuscì solo a girarsi e a strisciare per qualche centimetro.

Il Sacro Romano Impero che strisciava a terra, in un mare di sangue.
Si era ridotto proprio male.
Gli venne da sorridere all'idea. In fondo fino a poco tempo prima faceva lo sbruffone, illudendosi di diventare il più forte di tutti, superando anche l'antico Impero Romano.

L'impero da cui lei discendeva.

Sospirò. E dire che l'aveva pure avvertito.
Gliel'aveva detto che più sarebbe diventato forte più si sarebbe avvicinato alla sua rovina.
Gli aveva detto che non voleva che ciò accadesse, non voleva che diventasse come suo nonno.

Forse avrebbe dovuto darle ascolto.
Se l'avesse fatto, forse, ora sarebbe stato in quella casa insieme a lei.

Si ristese a terra a pancia in su a fissare il cielo, ormai rassegnato.

Non riusciva nemmeno più a percepire bene il dolore, il che era un cattivissimo segno.
Non era nemmeno sicuro di stare ancora respirando.

Chiuse gli occhi e le immagini che gli tornarono in mente erano tutte su di lei.

Il suo sorriso, le sue lacrime, la sua voce.
Così debole e delicata, gentile e infantile come avrebbero dovuto essere tutti i bambini.
Come, forse, avrebbe meritato di essere anche lui.

Le aveva promesso che si sarebbero rivisti. E lei aveva promesso di aspettarlo per sempre.

Avrebbe voluto tener fede alla parola data.
In realtà avrebbe voluto tornare e vivere insieme a lei per sempre. Magari senza cercare di essere così forte ma semplicemente cercando di mantenere la pace sulle sue terre.
Senza volere sempre di più, senza voler diventare più grande e forte.
Avrebbe dovuto accontentarsi.

Ma ormai non c'era più nulla da fare. Era tardi per pentirsene.
Non gli era nemmeno concesso rivederla un'ultima volta.

Si sforzò di riaprire gli occhi e allungò una mano al cielo.
Di nuovo, la figura di lei gli tornò in mente.

- I-Italia... - mormorò faticosamente - ... mi dispiace. -

"La mia promessa… non posso più mantenerla. Anche tu… non attendermi ancora.

Però, ti prego, non dimenticarmi mai..."



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Questa fiction è una di quelle che mi erano venute in mente insieme alla Liet/Polonia e la Liet/Russia. Me n'era venuta in mente anche una con Polonia e Italia e un'altra Polonia/Lituania ma non credo le metterò su scritto, per ora. Ci ho provato con entrambe ma non mi convincevano assolutamente. Quindi ho scritto la HRE/Italia, l'ultima fiction che mi era venuta in mente ieri. Come sempre ringrazio cry_chan (cavolo, a sapere che odi le Polonia/Lituania ma ami le Russia/Lituania ti ringraziavo nell'ultima fiction e non nella penultima, avresti apprezzato di più XD) e _pEaCh_. Grazie mille. ^^