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Autore: elybetta    06/09/2017    9 recensioni
FANFICTION scritta su prompt di RITA DE ALMEIDA in occasione della SUMMER CHALLENGE organizzata dal gruppo "ASPETTANDO SHERLOCK 5 - SPOILERS" https://www.facebook.com/groups/366635016782488/
Sherlock ha deciso di fare un bel regalo alla sua Rosie per il giorno del suo secondo compleanno…e anche se non ha ben capito come fare, decide di proseguire da solo senza l’aiuto di John
[ParentLock] [Post Quarta Stagione]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Rosamund Mary Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A House Full Of Colours
 
Prendo la piccola spazzola rosa con le setole morbide e la passo sui suoi capelli biondi e mossi in teneri e piccoli boccoli che sembrano quasi boccioli di rosa. Lei canticchia, canta sempre, con la sua vocetta allegra e simpatica. A volte quando sono a lavoro mi manca a tal punto che non appena arrivo a casa quasi la costringo a cantarmi una delle sue canzoncine che, con molta fantasia s’inventa giorno per giorno. Con le mani raccolgo i suoi capelli tutti da un lato, poi avvolgo l’elastico in torno e faccio qualche giro. Se qualcuno un paio di anni fa mi avesse detto che un giorno avrei acconciato i capelli di una bambina in questo modo sarei scoppiato a ridere e gli avrei dato del pazzo. E invece eccomi qua, ad attorcigliare fra le dita il codino per far venire fuori un bel boccolo, e poi a pettinare la frangetta per bene da un lato assicurandomi che sia a posto.
“Ecco fatto puffetta” dico per poi prenderla in braccio ed avviarmi verso il soggiorno. In risposta lei ride divertita. Le piace quando la chiamo così, e ama sentire la storia di come mi sia venuto in mente questo nomignolo: Quando è nata e l’ho presa fra le mie braccia per la prima volta era talmente piccola che avevo paura di romperla. Aveva la pelle completamente blu, dovuto allo sforzo del parto, e stranamente aveva già molti capelli, una massa di capelli biondissimi che le circondavano il viso paffuto. Non appena la lascio sgambetta verso il suo mini tavolino e torna al suo hobby preferito, quello di colorare. Giusto due settimane fa le è venuta la brillante idea di creare un’opera d’arte a pennarello proprio sul muro bianco del corridoio. La signora Hudson è sbiancata quando l’ha visto, mentre Sherlock ha ben pensato di non fare nulla. La bambina era con lui quando ha avuto l’attacco d’arte, e secondo lui non bisogna mai frenare la passione dell’arte che possiede ciascun individuo.
“Non è giusto che Rosie sia limitata a un misero foglio di carta A4. Se vuole esprimersi in uno spazio più ampio perché no? Chi siamo noi per fermarla?” mi ha detto in modo serio mentre leggeva il giornale. Certo, bel ragionamento, molto responsabile, ma come posso pretendere che un bambino dia delle regole ad un altro bambino? Quella volta mi sono limitato a sorridere, in fondo è questo il bello di Sherlock e, quando lo vedo in qualche modo interessarsi alla vita di Rosie mi si scioglie un nodo nel petto. Penso che in fondo non sono solo e…Sherlock…con lui è tutto così diverso, noi siamo diversi eppure in una piccola parte di questa diversità qualcosa è tornato come prima, prima della sua finta morte, prima di Mary, prima di Eurus. Rimango qualche secondo incantato a fissarlo mentre poggia il suo quotidiano e prende a temperare alcune matite della bambina, per poi sorriderle teneramente, e tornare di nuovo a leggere.
Ormai sono molti mesi che sono tornato a vivere qui, con Rosie. Sherlock ha fatto di tutto per convincermi a tornare. Devo dire che in questo modo ho molte meno difficoltà economiche, e lui e la signora Hudson mi aiutano a tenere la piccola quando sono in ambulatorio e fanno un lavoro straordinario. E’ circondata da persone che le danno attenzioni e che le vogliono bene e fra pochi giorni compirà già due anni…due anni accidenti.
“Papi, guadda” mi chiama sventolando un foglio con energia. Mi precipito da lei ed inginocchiandomi osservo il suo disegno.
“Wow, è bellissimo amore” le dico anche se non capisco cosa siano questi scarabocchi ultra colorati. Lei gonfia il petto orgogliosa e poi continua a far scorrere la matita verde sul foglio riempendo i pochi spazi bianchi rimasti. Dopo qualche secondo scende dalla sua sediolina e si fionda su di me, facendomi finire col sedere per terra.
“Rosie ma, che fai?” dico ridendo e assecondando il suo abbraccio. Stringo il suo piccolo corpo contro il mio, e poi afferrandola per i fianchi l’allontano quel che basta affinché possa guardarla in viso.
“Pettè” mi dice porgendomi il disegno.
“Per me? Grazie amore” dico con entusiasmo e poi afferro il suo faccino e lo riempio di baci. Rosie ride e poi mi morde piano il naso. E’ un vizio, se la prende sempre col mio naso.
“Auch!” dico fingendo che mi abbia fatto male, poi le afferro il suo, piccolissimo, per farle un dispetto che però la fa divertire. La faccio accomodare meglio sulle mie gambe e prendo le sue mani fra le mie. Mi piace giocherellare con le sue piccole dita morbide ed è una cosa che la fa rilassare, da sempre. Come al solito lei comincia a canticchiare parole senza senso ed io sorrido e la guardo completamente innamorato. Alzo appena gli occhi e mi accorgo che Sherlock ci sta guardando ed ha un’espressione che, giuro non gli ho mai visto in viso. Non appena si accorge che lo sto guardando arrossisce appena e con un gesto veloce torna a leggere il giornale coprendosi con i suoi grandi fogli. Il cuore comincia a battere un po’ più forte, e vorrei dire qualcosa ma non riesco. Ho sempre saputo di provare qualcosa per lui, ma, non sono mai riuscito a concretizzare questi sentimenti, pensando di confondere l’amore con la forte amicizia, ripetendo a me stesso di non essere gay e cercando di dimenticarlo facendomi una famiglia con una donna. Le cose sono decisamente andate male, e riesco a pensare a lui in questo modo solo ora. Non so cosa lui provi per me adesso. Certe volte sono così sicuro di essere ricambiato che vorrei soltanto baciarlo. Baciarlo e basta e smettere di nascondermi. Altre volte invece mi assale l’insicurezza, Irene Adler, il matrimonio con Mary, e il fatto che lo abbia incolpato ingiustamente della sua morte. L’ho picchiato, l’ho preso a pugni e ogni giorno mi sento uno schifo per questo. So che mi ha perdonato ma, forse lui ora ha un pensiero diverso su di me. Poi c’è Rosie. Sarebbe difficile spiegarle un amore gay in futuro? Sarebbe deleterio per la sua tranquillità? Cosa penserebbe di me? E se non andasse a buon fine con lui? Se ci lasciassimo e tutto quello che abbiamo adesso andasse in frantumi?
“Adesso faccio un disegno a papi Sherlock!” fa Rosie sorridente ed il mio cuore si ferma. Immediatamente io e Sherlock ci guardiamo. E’ imbarazzato da morire.
“Rosie, io non sono…”
“Brava amore, tieni, usa l’azzurro” lo interrompo con una scusa a caso. La bambina mi urla un NO dritto in faccia per poi lanciare la matita per terra. Sospiro, l’età del no passerà prima o poi. Mi alzo e raccolgo la povera matita per poi rimetterla al suo posto.
“John…” fa Sherlock alzandosi in piedi.
“Non importa” dico sorridendo. Lui aggrotta le sopracciglia confuso.
“Ha due anni e, non capirebbe e daremmo troppa importanza a una cosa a cui è troppo presto pensare” gli dico mentre mi sistemo la camicia allo specchio. In realtà mi ha fatto piacere sentirlo chiamare papi, sentirmi in una vera famiglia. Lui non risponde, mi guarda, mi studia come fa sempre. Probabilmente ha già capito ogni cosa ma non me ne faccio un grosso problema.
Metto su il tè e la tranquillità ritorna nell’appartamento. Sherlock smanetta al computer, poi messaggia con Greg riguardo a chissà quale caso, mentre Rosie sforna decine di disegni spargendoli per l’appartamento. Ora ne fa uno per me, poi uno per la signora Hudson, poi un altro per zio “Mafrot” come lo chiama lei e addirittura uno per Lestrade. Io mi godo la scena dalla cucina mentre cerco di lavare qualche tazza. Quando ho finalmente ripulito praticamente mezza cucina, mi accascio sulla sedia pronto a bere il mio meritato tè ai frutti rossi.
“John, come sai fra poco è il compleanno di Rosie” esordisce Sherlock sedendosi di fronte a me. Nemmeno mi ero accorto che avesse smesso di fare quello che faceva, a volte è così silenzioso che mi dimentico di averlo in casa.
“Mmh…sì, so quando è nata mia figlia” ironizzo divertito dalla sua espressione annoiata.
“Ovviamente” fa congiungendo le mani sotto al mento e poggiando i gomiti sul tavolo.  Sembra fare sul serio, ho paura.
“Credo tu abbia già pensato ad un regalo” continua. La fa sembrare una questione di stato, come ogni cosa d’altronde.
“Sì certo” rispondo frettoloso, voglio capire dove vuole andare a parare.
“Diversamente dallo scorso Natale, voglio pensarci io al mio regalo per lei” dice serio. Ancora una volta mi commuove il suo interessamento, ma diciamo che fare i regali non è proprio il suo forte.
“E’ molto bello da parte tua ma, devi ammettere che non sai molto su cosa regalare ad una bambina piccola” gli dico finendo il te nella mia tazza. Lui sospira e chiude gli occhi.
“Lo so, forse non ho fatto i regali giusti in passato…”
“Davvero? Ma no dai, la collezione di farfalle morte era un regalo bellissimo” faccio spiritoso, adoro prenderlo in giro.
“Erano farfalle rarissime John, fra loro c’era anche un’esemplare di Bombice dell’Ailanto! Sono quasi estinte!” scatta alzando la voce di un semitono.
“Ma Sherlock Rosie aveva soltanto diciotto mesi!” continuo io ridendo.
“E poi, diciamocelo, non è detto che si appassioni alle farfalle o agli insetti o…”
“Direi che ho imparato la lezione e…”
“No, perché? Magari le farebbe comodo un altro di quei libri sulla fisica quantistica invece” vado avanti io facendogli perdere la pazienza. Sembra un bambino offeso e decido che per adesso l’ho preso in giro abbastanza.
“Posso darti una mano io” gli propongo in modo gentile. Lui scuote la testa energicamente.
“No, faccio da solo, e vedrai che questa volta le farò un regalo adatto. Un regalo semplice e banale, qualcosa che i marmocchi adorano!” fa sventolando la mano.
“Sei sicuro? Potrei…”
“No! Voglio farle un regalo che venga da me, e non limitarmi a mettere il mio nome su uno stupido bigliettino” esclama per poi alzarsi, sventolando la vestaglia blu come se fosse un mantello.
“Okey, come preferisci Sherlock” rispondo io, e questa è una di quelle volte in cui vorrei baciarlo, baciarlo e basta.
 


“Sei grande ormai eh?” fa la signora Hudson mentre tiene in braccio Rosie.
“Sembra solo ieri che le davo il biberon” continua facendomi sorridere.
“Incredibilmente invece adesso è svezzata” la prende in giro Sherlock serio. La donna scuote la testa e stringe a se Rosie, sbaciucchiandola sulle guance.
“Brontolone” commenta rivolta alla bambina che guarda Sherlock e ripete la parola divertita. La piccola festa organizzata per i suoi due anni è giunta al termine ormai. E’ stato bello, c’erano Greg, Molly e addirittura Mycroft. Abbiamo mangiato la torta e le abbiamo cantato la canzoncina, era felice in mezzo a tutti noi che le davamo attenzioni. Alla fine rimaniamo soltanto noi tre, esausti sul divano, beh, forse io e Sherlock siamo esausti, perché Rosie non fa che correre in giro e fare casino, contenta di tutti i bei regali che ha ricevuto. Ad un tratto Sherlock si alza, poi torna con un pacchetto in mano. Non mi dire!
“Alla fine gliel’hai preso!” constato tirando su la schiena. Lui si siede accanto a me e mi guarda con sufficienza.
“Rosie, vieni qua, ho una cosa per te” fa poi distraendo la bambina dal distruggere ogni cosa. Osservo la carta regalo: è rosa con dei coniglietti. Già questo è un passo avanti dato che solitamente avvolgeva le cose in una carta marrone da pacco. La piccola peste corre come una matta e salta fra le braccia di Sherlock che le porge il regalo. Lo scarta in poco tempo, ormai è perfettamente allenata nello stracciare carta, e direi anche che le piace! Quando vede il regalo le si illuminano gli occhi, a me un po’ meno invece.
“I trucchi? Sherlock davvero?” faccio io stupito.
“Così posso fammi bella!” fa Rosie entusiasta. Mi verrebbe voglia di dirle che lei è già bella, ma mi trattengo. Sherlock deve essersi reso conto della mia espressione, sorride, poi passa una mano sul mio braccio come per tranquillizzarmi. La cosa dura meno di un secondo ma il mio cuore ha già perso un battito.
“Sono trucchi per bambini, atossici! Le bambine adorano queste cose, e Rosie ama particolarmente i colori e disegnare. Ho pensato che potesse divertirsi a pasticciare con queste stupidate, fare collanine e cose simili, che inoltre stimolano la manualità e la fantasia” fa sicuro di sé e soprattutto contento che il regalo sia piaciuto. Non sono sicuro di essere pronto a vedere la mia bambina truccarsi e ingioiellarsi, ma poi sorrido. E’ soltanto un gioco e sarà divertente per lei. E’ felice, sorride, lui anche sorride ed io mi sento sereno per la prima volta dopo tanti anni.
“Bravo, ottimo lavoro” dico appoggiandomi un poco a lui con la scusa di avvicinarmi alla mia bambina. Lo sento irrigidirsi, per poi buttare fuori l’aria come se avesse trattenuto il respiro per troppo tempo. Sorrido nel constatare di fargli questo effetto.
“Come vedi non sono uno sconsiderato” risponde burbero ed io non faccio altro che sorridere cullandomi nel pensiero di essere insieme alle due persone che amo di più al mondo.
 


Fortunatamente oggi ho finito prima il mio turno. Mi sfilo il camice e lo appendo nell’armadietto che si trova nello spogliatoio, poi come al solito passo a salutare Sara alla reception. Le sorrido e mi appoggio al bancone stropicciandomi i capelli pensando che siano un po’ troppo lunghi, il ciuffo mi copre tutta la fronte ormai, lo sposto a lato passandoci la mano, poi passo il badge a Sara per timbrarlo, così da non dover fare il giro, è un piccolo favore che mi fa da sempre, da quando sono tornato a lavorare qui.
“Credo che sia ora di tagliarmi i capelli” dico esternando i miei pensieri, giusto per far due chiacchiere. Lei si gira facendo roteare la sedia, si da una spinta fino al timbratore e poi allo stesso modo torna indietro. Mi guarda e poi emette una piccola risatina.
“Secondo me stai benissimo così” mi dice senza smettere di guardarmi. Non sono sicuro di aver visto bene ma, sembra proprio che mi stia facendo gli occhi dolci. Molto tempo fa siamo usciti insieme, mi piaceva molto, ma dopo un primo appuntamento disastroso, in cui ha rischiato di morire per mano della mafia cinese, siamo rimasti amici. Rido un po’ imbarazzato grattandomi la nuca.
“Mi prendi in giro?” dico buttandola sul ridere, ma lei scuote la testa.
“Sei molto carino” dice poi sorridendomi dolcemente. Mi stringo nelle spalle senza sapere cosa dire, poi m’infilo la giacca. La saluto con un cenno della mano ma lei mi ferma chiamando il mio nome.
“John, forse potremmo uscire qualche volta, sai…in nome dei vecchi tempi” fa poi tormentandosi una ciocca di capelli. Non posso crederci, dopo così tanti anni vorrebbe riprovarci.
“Ehm, forse, beh ci penserò” rispondo mentre le mani mi sudano. La sua espressione non è delle migliori e lo capisco. Non ho mai dato una risposta più brutta ad una donna in tutta la mia vita. Scappo fuori e con una piccola corsa fermo il primo taxi che passa. Se me l’avesse chiesto molto tempo fa, forse avrei accettato, ma, ora non so perché ma l’idea non mi entusiasma per niente. Immediatamente penso a Sherlock e rido da solo, sono arrivato al punto di rifiutare una bella donna per lui. Appoggio la testa al finestrino e mi ritrovo a sperare di ritrovarlo a casa che mi aspetta. Mi sento ridicolo…ma felice.
Non appena apro la porta e faccio qualche scalino, sento Rosie ridere come una matta, incuriosito prendo a salire le scale di corsa e quando apro la porta la scena che mi trovo davanti agli occhi è a dir poco esilarante. Gli occhi di Sherlock mi colpiscono come saette, non si aspettava che tornassi prima e, nelle condizioni in cui è ora, credo che non abbia nemmeno fatto caso al rumore del mio salire le scale velocemente.
“Papà! Stiamo giocando alla truccratrice!” urla la bambina correndomi in contro.
“Si dice truccatrice” la corregge Sherlock mentre lei sgambetta allegra. Lascio cadere la mia borsa e la prendo al volo, stando attento a dove darle il bacio. Ha la faccia impiastricciata di trucco, il rossetto, l’ombretto steso in modo pesante sugli occhi, ma anche sulle mani e sulla magliettina.
“Amore ma, che cos’hai combinato?” le dico ridacchiando, poi la lascio tornare dal suo nuovo pupazzo e mi tolgo la giacca.
“Sherlock ha fatto il modello” mi dice tornando seduta sul tappeto di fianco a lui, circondata dai trucchi, che ora sono sparsi ovunque.
Mi avvicino e guardo meglio il viso del mio coinquilino: ha le labbra rosse, il rossetto è sbavato da una parte e straborda un po’ dalle sue labbra che, già carnose, ora sembrano ancora più polpose. Mi gratto la testa con forza, per cercare di non pensare alle labbra del mio coinquilino in questo modo a dir poco inappropriato e quasi malato. Ha le palpebre fuxia e rosa, in un mix di colori sgargianti che cozzano tra loro, e le guance sono due pomelli rossi tipo Heidi! Come se non bastasse Rosie gli ha anche raccolto parte dei capelli in un codino. Sto per ridere, devo ridere, devo farlo o esplodo. Cerco di trattenermi ma le guance mi si gonfiano a dismisura.
“Avanti, ridi pure John! Non vorrei ti venisse un’embolia!” mi dice Sherlock incrociando le braccia al petto serissimo. Non resisto più e stremato mi lascio andare in una risata liberatoria, una di quelle risate che non facevo da tempo, ho anche le lacrime per Dio! Rosie vedendo me ridere così forte, comincia a ridere anche lei, mentre Sherlock sopporta il tutto cercando di stare calmo ed inspirare dal naso.
“Oh Dio Sher-Sherlock sei, io non riesco a guardarti!” esclamo lasciandomi cadere a terra vicino a lui tenendomi la pancia con le mani. Lui annuisce, poi sbuffa con forza.
“Come dicevi? Che non è giusto che Rosie sia limitata a un foglio di carta? E…e che se vuole esprimersi in uno spazio più ampio noi non dobbiamo fermarla?” continuo asciugandomi le lacrime.
“Non è giusto tirare fuori questa affermazione proprio ora John!” mi sgrida facendomi ancora più ridere.
“Lo spazio “più ampio” sei diventato tu Sherlock!” vado avanti come se lui non mi avesse detto nulla.
“Divertente” fa guardandomi mentre cerco di riprendere fiato, ma non appena lo guardo ricomincio a ridere. Dopo qualche secondo però, sorride appena anche lui, arrendendosi e trovo il suo viso talmente bello che le risate scemano pian piano.
“Ok, credo che il mio regalo mi si sia ritorto contro” fa poi ridacchiando.
“Penso proprio di sì! Cristo sembri una pu…” mi ricordo improvvisamente della presenza di mia figlia così mi fermo in tempo!
“Pupa?” dico perplesso guardando Sherlock dalla testa ai piedi. Entrambi scoppiamo a ridere, di nuovo. Mi copro la faccia con le mani finché non recupero le mie facoltà mentali, almeno per ora.
“Papà adesso truccro te!” fa Rosie facendomi sobbalzare. Oh no!
“Ecco, sì Rosie dai una bella truccatina al tuo papà” fa Sherlock spiritoso. Io agito le mani come per difendermi.
“No, no dai…” cerco di oppormi ma ad un tratto sento una mano di Sherlock afferrarmi i capelli.
“Rosie, guarda che bei capelli lunghi e chiari come i tuoi, perché non gli fai un bel codino?” le propone tirando appena le mie ciocche lisce. Sentire le sue dita fra i miei capelli, che tirano appena mi fa sentire strano, mi piace? Sì cazzo, direi proprio che mi piace. Comincio a balbettare qualcosa senza senso mentre lo guardo un po’ stupito, e dopo qualche secondo la sua mano lascia i miei capelli piano. Forse si è reso conto solo ora della situazione ed è imbarazzato tanto quanto me. Rosie si alza in piedi e brandendo uno degli elastici rosa con le perline si avventa sui miei capelli e strappandomene anche qualcuno, fa un codino che mi ricade all’indietro. Devo essere proprio ridicolo.
“Ecco, contenti?” faccio rassegnato. Rosie applaude e ride, mia figlia ride di me, mentre Sherlock sorride stranito guardando i miei assurdi capelli.
“Sei molto carino” fa la bambina lasciandomi un bacio e sporcandomi di rossetto tutta la guancia. Passo una mano sulla sua schiena e la ringrazio.
“Grazie amore, non sei la prima che me lo dice oggi” constato io ricordandomi di Sara poco fa.
“Chi ti ha detto che sei bello oggi?” mi chiede immediatamente Sherlock. Mi giro verso di lui con uno scatto.
“Non bello, ma…molto carino, solo molto carino” rispondo sentendomi un cretino, perché cerco di minimizzare la cosa poi? Lui alza un sopracciglio e mi guarda come se in effetti fossi scemo.
“E’ uguale…” fa poi incitandomi col viso a rispondere. Non so perché fa così, ma è come se io glielo permettessi, è come se fosse giusto.
“Ehm, Sara” dico infine. Lui abbassa lo sguardo, ed io mi sento sempre più strano a parlare di questa cosa.
“Uscirete di nuovo insieme?” mi chiede subito dopo, ma senza alzare lo sguardo. Che Dio mi fulmini all’istante! Sherlock è geloso. È proprio geloso!
“Beh, lei le-lei credo che vorrebbe ma io, io non…” dico balbettando appena. Non posso credere che sia geloso, che gli abbia dato fastidio che qualcuno mi abbia fatto un complimento. Adesso mi guarda, ha un’espressione strana, diversa dal solito.
“Tu?” mi chiede. Io scuoto la testa con energia mentre Rosie si libera dal mio abbraccio.
“Io non voglio uscire con lei” dico deciso.
“O-ok” risponde lui. Rimaniamo in silenzio per qualche secondo. Osservo mia figlia accoccolarsi a lui. Appoggia la testa sul suo petto e si sistema fra le sue gambe per poi prendere il suo leoncino di peluche e fargli un altro codino. Lui le accarezza i capelli con una mano e con l’altra le sfiora la pelle scoperta delle gambe in modo tenero. Il cuore mi batte talmente veloce che mi fa male il petto e l’idea di baciarlo si fa sempre più forte, finché con uno slancio, afferro la sua maglia e poggio le mie labbra sulle sue. Dura un secondo, un solo secondo che ovviamente non può bastarmi. Porto una mano dietro la sua nuca e premo più forte spingendolo contro di me. Assaporo con più cura le sue labbra che sanno di fragola, o di amarena, apro appena la bocca per poi richiuderla sulla sua, in modo da approfondire il bacio ancora di più. Resterei qui così per ore, lo spingerei sul pavimento e gli farei vedere io come si bacia, ma non posso, c’è mia figlia di soli due anni in mezzo a noi che, per la cronaca, ora ci sta fissando. Mi separo da lui piano, lasciando scivolare la mano dal collo alla schiena. L’ho fatto, alla fine l’ho fatto. Sherlock ha un’espressione assurda, mi guarda fisso sbattendo gli occhi più volte, ha il rossetto sbavato, ed io sicuramente lo avrò sulle labbra, le lecco velocemente e sento il suo sapore misto a quello dolce e plasticoso del rossetto. Rosie fa una risatina che distrae entrambi dal guardarci come due idioti, poi come se niente fosse torna a giocare col suo peluche ignorandoci completamente.
“Scusa…” dico dopo qualche secondo di silenzio soffocante. Non mi sono affatto pentito per quello che ho fatto ma non mi sono minimamente preoccupato di sapere se lo volesse anche lui.
“No-non scusarti, no…” dice con la voce appena arrochita, mentre con una mano afferra debolmente il mio polso. Inevitabilmente sorrido, come un ragazzino.
“Quindi, ehm…a te va bene?” gli chiedo toccandomi il codino sulla testa. Lui annuisce velocemente.
“Sì, mi va bene, ehm…benissimo” risponde serio, imbarazzato e adorabile.
“Ok” rispondo stringendomi nelle spalle e giocherellando con un pennello che trovo per terra. Sorride anche lui, e di nuovo mi sento nel posto giusto con le persone giuste, non potrei volere di meglio.
“Papà vuoi un po’ di ombrettico?” mi chiede Rosie sbagliando l’ennesima parola. Io e Sherlock ridiamo, un po’ per la gaffe della bambina, e un po’ perché entrambi sappiamo che d’ora in poi tutto sarà migliore.


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Ciao! :)
Grazie (o per colpa LOL) alla Challenge del gruppo, è venuta fuori questa cosa e...BHO! XD
Stavo pensando di scrivere un seguito...voi che ne dite?
Aspetto le vostre recensioni :)
Baci <3
ely
PS: Il disegno è mio XD
INSTAGRAM ---> https://www.instagram.com/ilovedrawing89/
 
  
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