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Autore: queenjane    06/09/2017    1 recensioni
Catherine Raulov cresce alla corte di Nicola II, ultimo zar di tutte le Russie, sua prediletta amica è Olga Nicolaevna Romanov, figlia dello zar. Nel 1904 giunge il tanto atteso erede al trono, Aleksej, durante la sanguinosa guerra che coinvolge la Russia contro il Giappone la sua nascita è un raggio di sole, una speranza. Dal primo capitolo " A sei settimane, cominciò a sanguinargli l’ombelico, il flusso continuò per ore e il sangue non coagulava.
Era la sua prima emorragia.
Era emofiliaco.
Il giorno avanti mi aveva sorriso per la prima volta."
Un tempo all'indietro, dolce amaro, uno spaccato dell'infanzia di Aleksej, con le sue sorelle.
Collegato alle storie "The Phoenix" e "I due Principi".
Preciso che le relazioni tra Catherine e lo zar e la famiglia Romanov sono una mia invenzione, uno strepitoso " what if".
Al primo capitolo splendida fan art di Cecile Balandier di Catherine.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Siberia estate  1918

Casa Ipatiev era al margine di una collina, le sue facciate erano  decorate con ornamenti di tardo stile impero,  fregi di stucco e ringhiere di ferro inserite nel tetto dipinto di verde, con due ingressi e un  piccolo giardino, la famiglia imperiale aveva a sua disposizione il primo piano, escludendo  la parte occupata dal comandante delle guardie.
E un salotto, con pianoforte e massicci mobili, vicino la sala da pranzo e tre camere da letto.
In una, d’angolo, con una gialla carta a fiori, in un letto matrimoniale dormiva lo zar con sua moglie, un lettino era occupato dallo zarevic , quella più grande, al fianco,  con un lampadario di vetro soffiato e una stufa e una specchiera era spartita dalle quattro granduchesse, la terza, intima e piccola era per la cameriera, la sorveglianza era strettissima, le guardie non davano requie, anche se ne avevamo infiltrata una.
L’ultima missione, per me e Andres,  per puro miracolo ci eravamo infilati fino a lì, nel mezzo della guerra civile, spie tra le spie, l’ultimo degli ingaggi.
Dovevo essere  lucida, preparata, senza cedimenti emotivi.
Tutti i piani di salvataggio e riscatto, l’esilio inglese, un sedicente piano di fuga si erano arrestati quando avevano portato  Nicola Romanov, sua moglie e una delle figlie da Tolbosk fino a là, gli altri ragazzi li avevano seguiti dopo, che lo zarevic non stava bene, aveva avuto un attacco quasi fatale di emofilia. E stava ancora malissimo, che a casa Ipatiev aveva avuto una nuova crisi. Era pallido e esangue, lasciava il letto per la  sedia a rotelle oppure lo tenevano  in braccio, nelle stanze o nel giardino, quando lo spostavano.
La casa era troppo sorvegliata, vi erano guardie su guardie, ogni tentativo di fuga avrebbe causato un massacro.
E tanto dovevano sapere che vegliavo, che non erano soli, che a breve la guardia bianca avrebbe preso la città,  gli spari si sentivano.
E avevamo due guardie infiltrate. Mi vietavo ogni ipotesi, non volevo cedere all’ansia e alla disperazione.
Nessun messaggio segreto, che se lo intercettavano erano morti,  il soviet poteva raccontare che vi fossero state collusioni con stranieri e disertori..
Era mio padre.
Olga, Tata, Marie e Anastasia, le mie sorelle, Alessio, il mio tesoro.
Poco importava che fossi la bastarda dello zar, una spia e un segreto, erano la mia famiglia, avevo combattuto per un sogno e una vendetta, dovevo fare l’impossibile, Aleksej era il mio bambino.
E Andres con me.
Era un pazzo, un eroe, un coacervo, due matti ne fanno uno sano, no? E non avrei cambiato nulla al mondo, quando entrai nella casa a destinazione speciale, gli dei mi concessero il dono di non sapere che era l'ultima volta che ci vedevamo su questa terra.
…..


Rocca di Ahumada, Spagna, agosto 1922
Lui è arrivato,  sempre puntuale e preciso.
“Principessa Fuentes”
“Monsieur Gilliard.”
“Principessa, è una gioia rivedervi.. come state?” mi bacia la mano, perfetto come un granduca dei bei tempi andati.
Gli racconto dei miei figli, cercando di non essere una madre che riluce di orgoglio, come in effetti sono,  che a volte sono a Parigi, ove mia madre Ella dirige la fondazione Raulov, che supporta e aiuta i profughi russi, che mio fratello Sasha ci visita spesso e che ..
“E voi, Monsieur?”si vanno scrivendo libri, articoli e saggi sui Romanov, una nuova moda che contagerà anche Gilliard, un tempo precettore dei principi imperiali, rifletto, meglio questo dei sedicenti zarevic o delle false Anastasia che spuntano spesso, per reclamare una possibile eredità, fama e .. Se sapessero cosa custodisce Ahumada...“Non siete qui solo per una amena chiacchierata, vero?”sospira.
“Devo consegnarvi una cosa da parte della granduchessa Olga” Afferro i bordi del tavolo fino a farmi sbiancare le nocche. “Ero andato con loro in esilio a Tolbosk, in Siberia, nel mese di agosto 1917,… la primavera dopo gli zar e Marie erano partiti per Ekaterimburg, gli altri li avrebbero poi raggiunti. Era il mese di aprile e si riunirono in maggio, in quelle settimane Olga Nicolaevna badava alla casa, Tatiana Nicolaevna allo zarevic, che stava sempre male, allora, per potersi muovere e anche Anastasia Nicolaevna faceva quanto poteva. “ Pausa.” Preparavano i  bagagli, impacchettavano oggetti, ma Olga Nicolaevna sottraeva tempo al riposo per scrivere su un quaderno, una specie di sfida..."
“Spiegatemi.” Come se LUI, LEI non me ne avessero parlato.
“Facemmo il viaggio in treno e all’arrivo appresi che ero stato congedato, che non li avrei seguiti oltre-“ una pausa ulteriore, i ricordi gli fanno sempre male” Mi diede questo pacchetto per voi, vi chiamò…”
“La mia principessa, lo so. “Annuisce.
Prendo il pacchetto, cerco di sorridere “Li aprirò con calma..”
“Capisco, principessa”
“Avrei  piacere se vi fermaste qualche giorno, e…” LUI non si farà vedere, lo ha detto chiaramente, sa che per me è importante, pure ..”Mio marito Andres tornerà  stasera, mio tramite il principe Fuentes insiste e..” lo convinco, alla fine è così che deve essere.
Sia Leon che Felipe somigliano ad Andres, alti e snelli, con i capelli scuri,la fronte ampia e il naso sottile. Leon ha le iridi color erba di suo padre, mentre gli occhi di Felipe sono di una particolare sfumatura di azzurro, indaco e zaffiro, che Gilliard ha visto in un altro bambino, nelle sue sorelle,  una vita fa.
Non fa domande.

I miei figli lo salutano con garbo, in francese, lo parlano come lo spagnolo e l’inglese, poliglotti come me e Andres, ora come ora non desidero che imparino il russo o il tedesco.
Siamo tutti sopravvissuti, alla guerra, al lutto ed ai massacri, cerchiamo di vivere in pace, giorno dopo giorno.
“Mamma, Xavier dov’è?” Felipe mi strattona per la gonna, in una pausa, mentre i raggi del sole al tramonto tingono di bronzo e miele le pietre della rocca, il vento stormisce tra l’edera e le rose.
“Al capanno di caccia.. Lo sai” starà lì fino a quando Gilliard non andrà via, me lo ha enunciato per tempo, LEI, invece, si è sposata l’anno scorso con uno dei tanti cugini di mio cognato, un matrimonio d’amore che le ha ridato il sorriso, si è forgiata una nuova vita, come Lui. E alla fine, Xavier ha preferito rimanere ad Ahumada, è la sua casa dice, saggio  che in fondo il suo nome significa casa nuova. Via via va a trovare Sasha a Parigi, è stato a Londra e Cambridge per un ciclo di lezioni, ha in mente di frequentare l’università. Attivo, curioso, adora stare all’aria aperta, il compagno ideale per le monellerie dei ragazzi. E sta sempre attento, sempre, si gode la vita.
“Lo so.. c’è andato con Castore” anni fa avevo un cavallo con quel nome, era leggiadro e superbo, anche lui lo amava, rievoco con una fitta un bambino vestito da soldato che in groppa a quel destriero si sentiva il re del mondo, la sua gioia senza pari nel fare  qualcosa che l’emofilia gli aveva sempre proibito, cavalcare, anche se più del passo e del piccolo trotto, non siamo mai andati, su un terreno liscio e senza rilievi.
“Dovete vedere come è alto, Monsieur Gilliard” lo informa Leon “Anche più di mio padre” Gilliard abbozza un sorriso, Andres è poco meno di un metro e novanta, LUI pare ancora più alto, per la figura sottile, elegante, ed in effetti lo ha superato.
“Ed è bravissimo, sa pescare e cacciare, imita tutti gli uccelli con la voce, solo a cavallo va sempre pianino..” gonfia il petto orgoglioso come se fosse un suo merito “Xavier è un portento” glissa di aggiungere come di tutte le fanciulle dei dintorni cadano in deliquio per lui, giovane ma non casto, forse, e tanto non è di mia competenza.
“Mio marito  lo ha adottato qualche anno fa, dandogli il suo cognome, insieme alla  sorella” spiego sottovoce, il suo nome, il nostro nome, Fuentes,  l’ha protetto, li ha protetti, Ahumada è diventata la loro casa, specie per LUI, è risorto dalla cenere e dalle tragedie, è diventato parte di Ahumada e della sua gente con naturalezza ed allegria, Ahumada e la sua gente lo hanno accolto, come me ai primi tempi, per sempre.
Molto spesso chiama Andres “Papà”, per età potrebbe essere davvero suo figlio e lui suo padre.
Quando eravamo in mezzo al nulla e all'oblio, avevo tirato fuori la storia del Talmud, che se  chiamavi una persona con  un altro nome ne potevi cambiare il destino. Ero disperata, come LEI, e Andres era uscito fuori con l’appellativo del suo primo figlio, Xavier, nato prematuro e morto troppo presto, Xavier come suo padre, un nome amato, Xavier .. Xavier Fuentes, e tanto lo amavamo a prescindere.
A LUI era piaciuto, da allora in avanti diceva che dovevamo chiamarlo solo in quel modo.
Gilliard non indaga oltre, non è di sua spettanza.


La serata scorre tranquilla, Andres torna e ceniamo tutti insieme, poi offre al caro svizzero una serata a base di chiacchiere virili e sherry, poi mi raggiunge e, secondo nostro uso consolidato, facciamo l’amore.
L’alchimia è rimasta, potente, lui è il mio porto sicuro, sempre. Quando mi chiese di sposarlo, mi promise che mi avrebbe amato per sempre, così è, così è stato e sarà.
 Ore dopo, in camera  mia,appoggio la fronte ai vetri e mi scruto, come da fuori, una ragazza alta e sottile in pantaloni, i corti capelli scuri tagliati fino alle spalle, al collo una collanina d’oro con una piccola e perfetta perla, un piccolo mondo perduto.
Torno ai miei diciotto anni a San Pietroburgo, le braccia strette contro il petto, la voce aspra e rotta contro mia madre, che le rinfacciavo che la mia esistenza era una menzogna enorme, le domandavo cosa voleva fare. La predicatrice della lealtà era solo una bugiarda, aveva mentito a me, al marito e al mondo intero, il rancore tornava… Che fare? Magari sbagliavo, come avevo fatto con lei..
Non ho sbagliato, oggi lo so tranne che ho pagato un prezzo altissimo.
Rompo gli indugi, scarto il pacchetto, ecco due quaderni scritti in modo nervoso e fitto, in francese.
Eccola che torna dalle distanze.
Scruto i quaderni, i libri, le foto.
Sul ripiano, lo spillone d’argento con una ametista che mi regalò Anastasia, suo dono di quando lasciavano il palazzo di Alessandro e andavano in Siberia. Aleksei invece mi diede un pezzo di legno intagliato, Tatiana e Marie due album di foto, il dono di Olga è giunto adesso, l’eco di ieri, di un passato trascorso ed immutabile.
Erede di un passato in frantumi, di una vita spezzata, che mi rimaneva allora?
La polvere sollevata dagli zoccoli del mio cavallo era un pulviscolo di lacrime.
 


Andres e Gilliard si arrestarono, per non disturbare un’animata conversazione tra la principessa Fuentes e un giovane, che dava loro le spalle e gesticolava, non litigavano, questo no, tranne che lo scambio di opinioni era vivace. Gli stava facendo visitare il castello alla luce del giorno, erano dalle parti delle scuderie quando li avevano scorti.
La principessa era sempre bella,  alta e sottile, con i magnifici occhi scuri e i capelli castani, erano innamorati, sempre, rifletteva lo svizzero, poi il ragazzo si girò, dopo avere dato un bacio sula guancia della principessa Fuentes,  e il fiato  si fermò in gola.
Era alto, elegante e sottile, vestito con paio di pantaloni marroni e stivali da cavallerizzo, il viso ambrato dal sole, che creava riflessi color rame sulla barba e i capelli castani.
Aveva gli occhi azzurri, una sfumatura zaffiro ed indaco.
Aveva buffe, tenere orecchie.

Un momento immobile, poi andò loro incontro.
“Papà, scusami se ieri non mi sono presentato al vostro ospite, ero .. occupato. “Fece un sorriso, ampio, radioso e stese una mano “Xavier Fuentes”
“Pierre Gilliard, lieto di conoscervi” conversarono dieci minuti, affabili, ameni, tranne che poi Gilliard non avrebbe saputo quantificare o qualificare gli argomenti.
“E’ un bel ragazzo, vero?”osservò Andres, quando furono soli. “Diciotto anni,  una vita piena di speranze e promesse..”
“Sì.. la stessa età dello zarevic, Aleksey Nicolaevic”le parole trovarono una faticosa via d’uscita.
“Sì..”
“Aleksey Nicolevic è  sempre stato legatissimo alla principessa vostra moglie, come le sue sorelle, l’adorazione reciproca e senza rimedio”Quella era una constatazione, Andres non replicò, omettendo che ne aveva parlato al presente, come se non fosse stato sepolto in una fossa senza nome in Siberia o i suoi resti dispersi. Aveva capito
“E mia moglie lo stesso” Ogni anno, il giorno dell’anniversario dell’eccidio, andava al torrente Moguer e disperdeva delle candide rose nella corrente, insieme a LORO, poi liberavano un aquilone. Catherine aveva fatto costruire una cappella votiva in onore dei Romanov, nonostante tutto, gli aveva detto in privato, se Dio esisteva avrebbe certo accolto Olga e i suoi, anche se le preghiere e le messe erano celebrate secondo il rito cattolico, Dio non doveva conoscere quelle differenze, no?.
“Quando erano a Tolbosk in Siberia, e stava male per un attacco di emofilia, il peggiore da anni, espresse il desiderio che.. se la passavano voleva stare con lei, con voi, con tutta la sua famiglia, che amava Ahumada, anche se non la aveva mai vista.. Non aveva paura della morte, ma di quello che potevano fargli e fare ai suoi in prigionia”
“Non abbiamo fatto abbastanza..”
“Principe Fuentes, l’Inghilterra non li ha accolti, il re Giorgio V ritirò la sua proposta di asilo e la ripropose quando fu troppo tardi, vennero organizzati piani di rapimento e riscatto quando erano stati spostati da Carskoe Selo in Siberia.. Figuratevi, la compagnia di San Ioann di Tolbosk, capeggiata dal genero di Rasputin, che solo per quello aveva la fiducia della zarina!! Che quando li spostarono da Tolbosk a Ekaterimburg era agli arresti, il prode campione..!! Hanno fucilato il granduca Michele, il fratello dello zar, messo ancora vivi in un pozzo la granduchessa Ella,la sorella della zarina,  e altri granduchi, tirando una granata, sono morti di fame e per le ferite..Altri li hanno fucilati” una pausa “Voi avete fatto l’impossibile e più ancora, come la principessa vostra moglie e lo sapete, no..” Un breve attimo “Mi ha fatto piacere conoscere i vostri figli, sia di sangue che adottivi..e tanto non fate differenze tra loro.. vero?”
“Avete indovinato,l'altra mia figlia peccato che non sia qui, si è sposata l’anno scorso, era il ritratto stesso della felicità. Spero che possano vivere felici, liberi e in pace, con Catherine abbiamo questa speranza. Non siamo certo dei santi, ma .. cerchiamo di fare meglio che possiamo”
“Principe Fuentes, voi siete un uomo d’onore.. credo che ripartirò oggi..”Non ci fu verso o modo di convincerlo a rimanere.
 
“Non dirà nulla”
“Non c’è nulla da dire, Catherine” un sorriso, obliquo, remoto.
“I quaderni..”
“I quaderni che ti ha portato sono tuoi, un regalo di Olga per te, lo sai..” una pausa
“Mamma”
“Cosa stai dicendo..?  Ho 27 anni, 28 a gennaio, come faccio a essere tua madre..?”
Siamo nella radura dei melograni, i cavalli, il mio e il suo impastoiati, brucano senza fretta, respiriamo l’estate, seduti sull’erba fresca, a tratti un tordo zirla..
“Mamma non è chi ti fa nascere, ma anche chi sta con te, ti regala un futuro anche se non lo vuoi.. quando stavo malissimo, chi c’era? Tu, mia cara, o sbaglio? Con Andres, con lei. E stavo male, non ne potevo più .. Ed era la disperazione. Non il dolore fisico ma la disperazione.” prendendomi una mano, palmo su palmo, sono grandi e protettive. Ed allora, come dopo che era successo lo avevo avvolto tra le braccia, serrato addosso facendo attenzione alla sua gamba lesa, incurante del sangue, dello sporco e del sudore, gli avrei voluto trasmettere tutta la mia voglia di vivere, la mia rabbia, lo avevo stretto come a non volerlo più lasciare. Quando mi aveva riconosciuto, aveva cercato di mettersi in piedi, ero volata da loro, ci eravamo stretti, tutti e tre, senza parole, così forte da farci male. Dopo, lui mi aveva buttato le braccia sul busto, la testa sul petto, sentendo le mie spalle che sussultavano mi aveva baciato una guancia, asciugato le lacrime con le mani, già non era il momento per quello... Io altrettanto, dovevamo calmarci e andare via.
Una radura, eravamo in quella maledetta parte di foresta, e il buio e la disperazione mi stavano sommergendo. E sentivo Olga a un battito, vicina, anche se sapevo che era morta, solo quello, che mi era vicina, che sarebbe rimasta sempre, nei ricordi e nella memoria. E ancora non era il momento, avrei pianto dopo, per loro e mio padre, come per Alessandra, vite spezzate in nome di nulla
..  
Olga e il suo sorriso.
Tatiana, il lampo grigio del suo sguardo che raccontava quello che non diceva... e mille e mille cose, petali e frammenti, ricordi e risate, una vita da vivere anche per loro. E la speranza era il bagliore di quei grandi occhi, ora come allora, una delicata sfumatura di azzurro come quando sorge l'alba, era un miracolo che fossero scampati all'eccidio, altro miracolo che avessimo lasciato la Russia senza farci ammazzare.
“Ti ho poi detto .., che eri coraggioso..” un nodo alla  gola “Che eri il ragazzo più' coraggioso che conoscessimo.. Che dovevi rincominciare a parlare .. E camminare, che ti ho sempre voluto bene..E non eri tu ad avere bisogno di noi ma noi di TE, sempre.. ”
“E la storia del cavaliere, alla fine ero io, giusto..il cavaliere ero io”
“Sì, un sogno per cacciare un incubo, un ragazzino che era passato da un ambiente protetto al Quartiere Generale.. Malato, che non poteva fare nulla..che pensava di non poter fare nulla” enuncia ancora.

Avevo detto..” Chiudi gli occhi, c’è una valle piena di fiori, siamo tra le montagne e le punte acute sono piene di neve (sst.. rilassati, tranquillo) .. Un bosco a sinistra, verde, un basso rimbombo di zoccoli .. Luce, foglie, profumo d’erba. Ed ora il cavaliere, su un baio altissimo, procede senza timore, ogni tanto si diverte con qualche numero, non ha nessuna fretta, quindi il cavallo rampa sulle zampe posteriori, saluta il cielo e l’estate,  corre nel vento che porta il rombo del mare. Al suo passaggio la gente lo acclama, lo applaude e il baio cammina su un tappeto di fiori, lo amano, che è forte e coraggioso ..I suoi capelli scintillano, mogano e rame sotto il sole, ha gli occhi azzurri e grandi mani (gli sfiorai   i capelli, si era rilassato, un mezzo sorriso sulle labbra) Via, verso l’orizzonte, dopo essersi fermato a bere un bicchiere di vino con i suoi amici e avere scambiato dei baci con qualche  bella ragazza  (Sorrise apertamente, finalmente rilassato) Nessun timore o paura, la semplice gioia di essere vivo, le strade del mondo il suo regno, solo limite l’immaginazione”

Torno al presente, a lui che mormora. “Quando successe, volli convincermi che era un incubo, e che il cavaliere era venuto a prendermi e sarei stato bene..” Una pausa “E quel ragazzino non c’è più, Catherine, in un dato senso è disperso in Siberia, come lei, una morte metaforica..” Una pausa “Cerco di godermi la vita, di stare bene, sempre attento.. Come ti dissi una volta, per quello di cui soffro non c’è cura, ma ogni giorno in più è una vittoria..  Sto attento, insomma, abbastanza..“sardonico per stemperare la commozione.
“Cerco di non incombere troppo..”
“Lo so, sono stato a Londra, Parigi, cavalco, non  sono monitorato 24 ore al giorno..  alla fine vedi la persona che sono, pregi e difetti compresi, non la malattia, i pochi che passano l’infanzia  se la cavano e potrebbe … potrebbe succedere di tutto, anche un urto, potrei morire anche domani. E mi mancano, sempre, ogni giorno.. perché loro sì e io no?”  ha ragione, come al solito e per me è uno strazio, gli passo un braccio sulle spalle, un conforto vano, solo per dirgli che non è solo, che ci sono sempre e che per me è lo stesso, uno strazio e tanto vado avanti, sempre. “E anche per riprendermi.. tra il viaggio e tutto .. E abbiamo discusso tanto, la volta che ero scappato ti ho fatto morire di spavento. Ed eri arrabbiata e ti ho fatto piangere, tu non piangi mai.”distolgo il viso, per dargli modo di ricomporsi, è stata dura per tutti, oltre che per lui, non voglio ricordarlo, a parole, non oggi, è un giorno speciale. Ritorno nel passato, a quei momenti.Il mio bambino, quel disgraziato, capendo una cosa per una altra era sparito. Un equivoco incredibile, si era convinto che non lo volessimo e aveva pensato di togliere le tende, sparendo, eravamo impazziti a cercarlo.. " Non voglio andare a Copenaghen da mia nonna.. Avevi detto che decidevo io e mia sorella decideva .. non tu..." " Ascolta dieci secondi, prima di saltare alle conclusioni " avevo voglia di prenderlo a schiaffi ed era tutto dire, vedevo come apriva e stringeva i pugni e reagiva, finalmente, dopo giorni. E parlava, il viso arrossato per la collera " Si tratta di Andres.. È lui che deve andare a Copenaghen, a vedere sua figlia. Aleksej, dobbiamo lasciare il Paese, il prima possibile, e poi deciderai cosa fare, dove andare, tu e tua sorella ..ma ad Andres glielo devo, vuole vedere la sua bambina, si chiama Sophie, sai, come sua madre, ha sei anni e..ha gli occhi verdi, come lui.. E lo ha saputo per caso, solo lo scorso anno." " Non mi mandi via?"basito "Mi vuoi?" ma che pensava, nella sua testa? Che non lo volessimo? " Tesoro, non era riferito a te.. Sei grande.. Non decido io per te.." era rimasto tramortito, glielo avevo spiegato, in fretta, e per completare il quadro mi ero messa a piangere, come una stupida esaurita, egoista.. Doveva scegliere, essere libero, sono passati quattro anni, forse apprende ora quanto lo ho amato e lo amo.
Si calma e per scherzo mi tira un colpetto sul naso, fingo di sbuffare e guardo l’orologio da polso, tra poco sarà il momento.
“Oggi è il 12 agosto e sono circa le tredici e un quarto, sei nato a quest’ora”
“Non c’è verso di farti dimenticare nulla, eh, Catherine” dolce e spiazzante.
“No..” mi tiro in piedi, aiutata da lui, poi lo stringo, ricambiata.
Una volta, ero io a superarlo di statura ed appoggiare il mento sui suoi capelli, ora è il contrario, una gioia infinita, un conforto.

Ossa di fumo, capelli di seta, la sua voglia di vivere è infinita come il rosso oro dei Nibelunghi, sempre.
A fighter prince, un principe combattente, sopravissuto al massacro e all’esilio, che si è reinventato.
Rievoco un bambino paffuto che mi sorrideva e tendeva le braccia, piangendo,  quando andavo via,  che ho amato, stretto e cullato, il fanciullo che tenevo in grembo tra una crisi e l’altra, che mi ha fatto ridere e piangere, arrabbiare  e messo in imbarazzo.
“Grazie, Catherine”
Allora  pronuncio il suo nome, dico“Buon compleanno, Aleksey” 
 
 
NDA .. Sono ben consapevole che lo zarevic e sua sorella morirono nella cantina di casa Ipatiev, che i loro resti vennero sepolti separatamente da quelli degli altri e che sono ancora in attesa di  ricongiungersi con il resto della famiglia imperiale, dopo essere stati ritrovati e identificati.
Questo è un what if, grazie a chi è passato, ha letto e commentato, specie Lenovo 2015, in questo spaccato che è uno spin-off delle long “The Phoenix-The Segret Tzar’s Daughter” e dei “Due Principi”, comunque leggibile come storia a sè. Come Aleksej e sua sorella siano sopravvissuti, approdando dalla Siberia alla Spagna, sarà oggetto di un altro ciclo della saga. A presto e grazie .

 
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R. I. P. Aleksey Romanov,
You live in our Hearts.
A white Rose in Your Memory,
  last ZAR.
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