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Autore: emme30    06/09/2017    13 recensioni
[Otabek/Yuri]
“Buonanotte zhanym, a domani.”
Yuri arricciò le labbra, non capendo bene il termine che aveva appena usato il suo ragazzo, ma si limitò a rispondergli senza pensarci troppo. “Buonanotte, Beka.”
La chiamata si chiuse e Yuri rimase al buio mentre quella parola gli rimbombava ancora nelle orecchie.
Zhanym. Era kazako? Cosa avrà voluto dire?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Otabek Altin, Yuri Plisetsky
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Far Away, So Close!'
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Zhanym


La prima volta che successe, Yuri ne rimase quasi spiazzato.

Era passato un mese dal matrimonio di Victor e Yuuri; un mese da quei baci in mezzo ai petali di ciliegio; un mese dalla promessa di provarci insieme, anche se a distanza; un mese da quando il suo amico Otabek Altin era diventato il suo fidanzato.

L’abitudine di passare le serate su Skype non era nuova, visto che era stata una costante quando ancora non sapevano di essere così indispensabili l’uno per l’altro, ma, nonostante tutto, Yuri aveva notato che moltissime piccole cose erano cambiate.

Quando si collegavano, il sorriso di Otabek era più luminoso e genuino, anche se era stanco morto e Yuri esordiva lamentandosi della sua pesantissima giornata senza neanche salutarlo. Quando Yuri apriva la chiamata mezzo svestito perché si stava rivestendo dopo la doccia, gli occhi di Otabek si facevano un po’ più scuri e le guance più rosse; dopotutto, era abbastanza sicuro di avere la stessa identica impressione ogni singola volta che Otabek gli rispondeva senza t-shirt e a petto nudo. Si mordeva sempre il labbro quando udiva il suo kazako pronunciare parole come “ragazzo” o “fidanzato”, o alludeva alla loro relazione. Yuri amava essere uno spirito libero, eppure la sensazione di appartenere ad Otabek Altin gli piaceva da impazzire. Infine, ogni singola sera, mentre si davano la buonanotte, Otabek lo guardava con così tanto sentimento e Yuri percepiva il proprio cuore cominciare a battere più veloce. Si sentiva sempre così prezioso e importante quando Otabek lo guardava così.

Era una sera di fine maggio ed entrambi stavano cominciando a definire il programma per la successiva stagione competitiva. Non erano ancora nel periodo di allenamenti forsennati, il che per fortuna permetteva loro di rimanere a parlare fino ad orari disumani la notte.

Yuri ogni tanto si sentiva in colpa, visto che per via del fuso orario Otabek andava comunque a letto tre ore più tardi di lui, eppure non proveniva mai da lui l’idea di chiudere la conversazione. Aspettava sempre fosse Yuri a dirgli di andare a dormire

Quella sera non era stata diversa da molte altre. Erano entrambi sotto le coperte a chiacchierare del più e del meno tramite l’applicazione di Skype al cellulare; a San Pietroburgo era appena mezzanotte, ma ad Almaty erano quasi le tre e Otabek continuava a sbadigliare tra una parola e l’altra.

“Beka, chiudiamo qui? Mi sembra di parlare con le tue tonsille visto quanto stai sbadigliando,” mormorò Yuri, sistemandosi una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio.

“Non è vero, non sono stanco,” replicò il ragazzo, sbadigliando nuovamente poco dopo e rendendosene conto con una smorfia. “Mi sa che hai ragione.”

“Fila a dormire... ci sentiamo domani, dai.”

Otabek annuì e si sistemò meglio col capo sul cuscino, guardando ammaliato la webcam per qualche attimo.

“Buonanotte zhanym, a domani.”

Yuri arricciò le labbra, non capendo bene il termine che aveva appena usato il suo ragazzo, ma si limitò a rispondergli senza pensarci troppo. “Buonanotte, Beka.”

La chiamata si chiuse e Yuri rimase al buio mentre quella parola gli rimbombava ancora nelle orecchie.

Zhanym. Era kazako? Cosa avrà voluto dire?

Aprì in fretta l’applicazione di Google Translate e, dopo un paio di tentativi, riuscì a indovinare l’ortografia di quello strano termine che non aveva mai sentito, cercandone subito una traduzione in russo. Strabuzzò gli occhi quando ne apprese il significato, avvertendo il battito accelerare e le guance farsi più calde. Fissò quelle due parole per una quantità infinita di tempo fino a quando non si addormentò avvolto da una sensazione caldissima.

 

*

 

Nei giorni seguenti, Otabek continuò a chiamarlo zhanym nei momenti in cui sembrava più sovrappensiero. Ad esempio, quando si salutavano, oppure ridevano per qualcosa di molto stupido. Yuri aveva cominciato a notarlo, però non sapeva se Otabek fosse cosciente del fatto che lo stesse chiamando davvero in quel modo.

Arrivò addirittura a pensare che la traduzione che aveva letto fosse errata: in fondo, lui e Otabek stavano insieme solo da un mese... non era un po’ presto per darsi certi appellativi? Yuri sapeva di provare un grandissimo sentimento per lui, ma non aveva idea di che nome dargli. Forse era amore? Forse qualcosa di meno, o qualcosa di più? Non ne aveva la più pallida idea. Sapeva solo che Otabek doveva far parte della sua vita ad ogni costo, quella era la sola cosa importante.

Quel termine, però, continuava a farlo sentire in imbarazzo e a colorargli le guance di rosso; aveva un significato immenso e incredibilmente poetico, almeno agli occhi di chi non era mai stato il destinatario di così tante attenzioni romantiche.

Yuri impiegò una settimana per racimolare il coraggio di chiedere spiegazioni. Non sapeva perché, eppure percepiva una sorta di imbarazzo nel parlare apertamente con Otabek della loro relazione. In fondo, solo quello potevano fare a distanza. Troppe erano le sere in cui Yuri cercava di ricordarsi la sensazione di baciarlo e farsi stringere dalle sue braccia, troppe erano le volte in cui avrebbe voluto intrecciare le dita con le sue o farsi scostare una ciocca di capelli dalla fronte. Lo desiderava davvero tantissimo, ma, per qualche strana ragione, parlare esplicitamente di queste cose lo metteva a disagio.

Otabek era già a letto con il computer in bilico sulle ginocchia, intenti a raccontarsi la giornata appena trascorsa e le novità degli allenamenti e dei programmi che stavano preparando. Poco importava che fossero rivali, Yuri gli diceva sempre che l’avrebbe battuto in ogni caso e Otabek faceva finta di dargli retta. Se c’era una cosa che non era cambiata, era decisamente la loro competitività.

“Senti… devo chiederti una cosa,” esordì Yuri, arricciando il naso e incrociando le braccia al petto, provando quasi a nascondersi un po’ nella grossa felpa che indossava.

Otabek, come sempre di grandi parole, rispose con un semplicissimo mormorio d’assenso.

“Ho notato che mi chiami in un modo un po’ strano da qualche tempo a questa parte.”

Dall’altro lato dello schermo, il ragazzo alzò le sopracciglia. “Non mi dirai che te la sei presa perché ti ho chiamato Medaglia d’Argento!”

Yuri gli fece un piccolo ghigno. “Ti piacerebbe, Altin.”

Otabek distese le labbra in un piccolo sorriso, inclinando la testa di lato per invogliarlo a continuare.

“Tipo che è una settimana che mi chiami… ecco… com’è che mi hai detto… sì… una cosa come… zhanym.”

Yuri si aspettava qualunque cosa come reazione alle sue parole, ma non di veder arrossire Otabek in quel modo.

“L’ho fatto davvero?” chiese con un sussurro.

Yuri annuì, cercando di vincere il proprio disagio. “Però… mi chiedevo cosa volesse dire.”

“Sai benissimo cosa vuol dire, altrimenti non me l’avresti chiesto,” asserì Otabek, inarcando un sopracciglio.

“Beh, sì, potrei sapere il suo significato… ma forse mi sto sbagliando, sai, Google Translate dice che vuol dire anima mia, ma magari tu lo intendi in un altro modo! Che ne so, in qualche dialetto strano del Kazakistan è un modo per prendere in giro, oppure non lo pensavi davvero. In fondo, stiamo insieme da solamente un mese e quindi-“ Yuri arrestò il fiume di parole che gli stava uscendo dalla bocca non appena notò un grandissimo sorriso colorare il volto del proprio fidanzato al di là dello schermo.

“Perché mi stai guardando così?” domandò, tirandosi su il cappuccio della felpa nella speranza gli coprisse un po’ le guance rosse come due fragole mature.

“Perché in questo esatto momento vorrei zittirti con un bacio,” rispose Otabek con una semplicità disarmante, la quale lasciò Yuri parecchio interdetto e viola in volto.

“Zhanym per un kazako è… non saprei neanche come spiegarlo,” continuò il ragazzo. “E’ un termine che usiamo quando vogliamo indicare qualcosa di preziosissimo e indispensabile, qualcosa che per noi è tutto.”

Yuri si addentò il labbro e fece fatica a deglutire.

“Zhanym è quella cosa o persona senza la quale proprio non puoi stare.”

“Sono davvero questo per te?” Yuri lo chiese con un sussurro, quasi timoroso della risposta.

“Certo che lo sei, Yura. Lo sei sempre stato.”

Yuri fissò lo schermo del computer con il cuore che batteva all’impazzata e cercando di soffocare l’impellente bisogno che sentiva nel petto di baciare quello stupido kazako che gli faceva dichiarazioni d’amore del genere dal nulla. Dio, quanto odiava quei quattromila chilometri.

Inoltre, non aveva la minima idea di come rispondere ad affermazioni simili. Se l’avesse avuto davanti, lo avrebbe baciato fino a togliergli il respiro, ma così… così si sentiva vulnerabile, esposto e obbligato a ricambiare quelle parole così piene di affetto. Purtroppo però, Yuri non era mai particolarmente bravo con le parole.

Abbassò lo sguardo, ma la voce di Otabek gli fece alzare nuovamente gli occhi.

“Ehi, non devi dire nulla,” lo rassicurò. “Puoi baciarmi da pazzi non appena ci rivedremo.”

Yuri sentì un po’ del proprio disagio scivolare via insieme alla risata che riuscì a strappargli Otabek, grato e incredibilmente riconoscente a quegli occhi scuri e tenebrosi e a quel sorriso che lo ammaliava così tanto.

“E se vuoi, posso anche non chiamarti così,” continuò. “Non me ne sono neanche accorto... in tutta onestà, la prima volta deve proprio essermi sfuggito.”

“Non mi dà fastidio,” replicò Yuri, trovando di nuovo la voce. “E’… carino.”

Otabek fece un piccolo ghigno, poi puntò il gomito sulla scrivania e appoggiò il mento sul palmo della mano. “Oppure puoi utilizzare anche tu qualche nomignolo da fidanzati.”

Yuri storse il naso. “Che?”

“Dai, ci sarà un modo in cui i russi si chiamano tra loro che assomigli a zhanym.

Yuri alzò gli occhi al cielo e ci pensò per qualche attimo, facendo una smorfia.

“Non saprei, l’unica cosa che mi viene in mente riferito a te è… Medvejanok.”

Otabek scrollò le spalle. “Che vorrebbe dire?”

“Tipo… orsacchiotto,” spiegò, ridacchiando quando vide la stessa espressione stupita sul volto del suo ragazzo. “Di solito, tra fidanzati ci si chiama moi liubimi, più semplice e diretto.”

Si rese conto di ciò che aveva appena detto solo quando notò Otabek fargli un sorrisetto malizioso.

Moi liubimi? Amore mio? Mi chiameresti davvero così, Yura?”

Yuri era sicuro di non essere mai arrossito tanto velocemente in tutta la sua vita.

“Veramente, io preferisco chiamarti Beka,” spiegò alzando le spalle, dicendo la pura e semplice verità. Non c’era niente che adorasse più di quel soprannome.

Otabek si leccò un labbro e la malizia sul suo volto divenne genuina contentezza nel giro di un attimo.

“Anche io lo preferisco,” gli comunicò, non prima di aver fatto un sonoro sbadiglio.

Fu in quel momento che Yuri si rese conto del fatto che fosse l’una passata e che ad Almaty erano le quattro di notte già da un pezzo.

“Vai a dormire, orsacchiotto,” sghignazzò Yuri, facendo anche lui un sonoro sbadiglio.

Otabek alzò le sopracciglia sorpreso quando vide che ore fossero, portandosi una mano sul volto a massaggiarsi gli occhi. “Domani non mi alzerò mai più.”

“Fila, buonanotte!”

Otabek si limitò a sospirare e a guardare fisso la webcam. “Ci sentiamo domani, ti mando un messaggio appena mi sveglio. Buonanotte, zhanym.”

Yuri ricambiò il sorriso di Otabek, allungando la mano per sfiorare i pixel dello schermo con la punta delle dita.

“Buonanotte, Beka.”

Con una sensazione confortevole nel petto, Yuri spense il pc, si stiracchiò e si raggomitolò sul letto accanto alla sua gatta, accarezzandole piano la testa quando lei iniziò a fare le fusa.

Stava quasi per addormentarsi quando il suono di un messaggio catturò la sua attenzione. Afferrò il cellulare distrattamente, senza nemmeno controllare chi fosse il mittente. Fece un piccolo verso quando lesse il testo, spaventando Princess e facendola scappare indignata giù dal letto.

Fu in quel momento, con un sms all’una e venticinque di notte, rannicchiato sotto le coperte e con una gatta impettita in fuga, che Yuri Plisetsky si rese conto di essere irrimediabilmente e inconfutabilmente innamorato di Otabek Altin.

 

Lo so che è presto, lo so che siamo solo all’inizio, lo so che molto probabilmente mi considererai un inguaribile romantico da strapazzo, lo so che queste cose ti mettono ancora a disagio, ma sei davvero il mio tutto, zhanym, e non vedo l’ora di rivederti per potertelo dimostrare. Buonanotte, a domani.
 


Dizionario Russo/Kazako/Italiano:
 Medvejanok: orsacchiotto (nomignolo vezzeggiativo)
 Moi liubimi: amore mio
 zhanym: anima mia, ma in realtà è un termine che un kazako utilizza per indicare qualcosa o qualcuno che per lui è tutto

Grazie a chi ha letto questa storia ❤
Beta reading: Ilaria

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