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Autore: painless    06/09/2017    3 recensioni
Due violoncellisti uniti dal legame con la musica.
Mark e Micol, compagni di scuola e compagni di leggio, iniziano a cercare la propria strada nella vita e il loro posto nel mondo, inconsapevoli del fatto che le loro strade si scontreranno in un turbine confusionario di emozioni.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
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Capitolo 1

Una schiena dritta, uno sguardo concentrato, delle labbra socchiuse e respiri profondi: era questa l'immagine che ogni giovedì alla stessa ora, mi si presentava davanti agli occhi come un eterno dejà-vù. Ad accogliermi nella stanza, già in lontananza, furono le note del concerto di Haydn in C maggiore per violoncello, e a suonarle era sempre lui. Sostai davanti la porta e lasciai che, ad occhi chiusi, la dolce melodia potesse penetrarmi fin sotto la pelle facendomi sorridere. Senza indugiare ancora entrai nell'aula sfoggiando una sicurezza che in contesti diversi sarebbe stato impossibile dimostrare. Tolsi il violoncello dalla custodia e, preso il necessario, mi sedetti accanto al mio compagno di leggio.

"Ancora Haydn?" - chiesi, cercando di adottare un tono di voce che dimostrasse nulla se non cortesia di circostanza.

Il suo sguardo si posò su di me, e sorridendomi abbattuto rispose:

"Già, ci sono dei passaggi a dir poco impossibili. Più passo il tempo a studiarli, più sembra che io non stia facendo assolutamente nulla per migliorare"

Prima che potessi rispondere, il maestro fece il suo ingresso in sala prove.

"Ragazzi buon pomeriggio, vi prego di sistemarvi nella maniera più veloce e silenziosa possibile, oggi abbiamo molto lavoro da fare"

Guardai Mark che mi accennò un flebile sorriso, e subito dopo mi concentrai sui brani che avremmo dovuto provare di lì a poco.

Stretti i crini al punto giusto, impugnai delicatamente l'arco con la mano destra ed iniziai a sfregarlo sulle corde suonando, come d'abitudine, una scala di re maggiore per riscaldarmi. Lasciai che la musica riempisse la stanza quanto più possibile fino a quando un suono molto più caldo si sovrappose al mio: Mark stava suonando con me. Sorrisi con la speranza che non notasse la mia espressione, ma quando sentii la sua leggera risata capii che ero stata scoperta. Le prove ebbero inizio, e furono dure molto più di quanto mi aspettassi. Intorno a me, i componenti di tutta l'orchestra bisbigliavano tra loro commenti poco carini sulla difficoltà delle prove di quel pomeriggio mentre io, ancora seduta al posto, mettevo via l'arco per lanciare un'occhiata al telefono che non aveva smesso per un secondo di vibrare durante l'ultima mezz'ora. Sarah, la mia migliore amica, non aveva fatto altro che scrivermi incessantemente lasciandomi una quantità innumerevole di messaggi dove continuava a chiedermi in maniera disperata di vederci dopo le prove perchè troppo annoiata per rimanere a casa da sola a guardare la tv. Sorrisi; digitai velocemente un messaggio in cui le dicevo che l'avrei chiamata non appena avessi finito tutto e riposi il telefono nella tasca della giacca appesa dietro la mia sedia. Mi guardai attorno per cercare Martha, ma prima che potessi anche solo trovarla con lo sguardo, una voce interruppe le mie ricerche.

"Che fai ancora seduta? Non vieni fuori con noi?" Mark era in piedi dietro la mia sedia con un caffè in mano, ed un sorriso meravigliosamente innocente sul volto.

"Oh si, certo. Ora vi raggiungo. Stavo solo cercando Martha" - Risposi, forse fin troppo secca e agitata perchè il suo viso cambiò espressione, mostrando quella che sembrava essere una sorta di delusione per il tono utilizzato per la mia risposta, ma era impossibile. Mark non poteva essere deluso per la mia risposta, a Mark non interessava nulla di me.

"Va bene, se volete raggiungerci sai dove trovarci" - Ribattè contrariato, e con passo deciso si diresse verso il corridoio per raggiungere il resto del gruppo.

Sospiarai: ero un casino, un disastro, un caso umano. Rimasi lì, seduta sulla mia sedia, per tutta la durata della pausa, a fissare un punto indefinito sul pavimento bianco a me sottostante e a domandarmi cosa ci fosse di tanto sbagliato in me, perchè diamine non ero in grado di avere una conversazione normale con Mark che avesse un inizio ed una dannata fine. Tutto con lui era così strano, niente aveva la sua logica, ed io per questo mi odiavo.

Il maestro entrò di nuovo in aula, segno che le prove stavano per ricominciare. Tutti i ragazzi che fino a poco prima gironzolavano in maniera disordinata per l'aula e nei suoi dintorni, si sedettero ai propri posti, e quando Mark giunse al mio fianco per riprendere il suo posto non mi girai a guardarlo. Mi accontentai di riuscire a percepire il suo profumo al mio fianco.

Le prove finirono e veloce come un fulmine riunii le mie cose e volai fuori dalla stanza senza rivolgere a Mark il minimo sguardo. Giunta fuori dall'edificio, chiusi gli occhi e tirai un gran sospiro di sollievo. Estrassi il telefono dalla giacca e chiamai Sarah, come avevo promesso.

"Pronto?" - La voce della mia migliore amica all'altro capo del telefono fu come una ventata d'aria fresca.

"Sar, sono io. Ho appena finito, sono fuori da scuola. Ti aspetto al Fastnet?" 
"Sì dai, io sono pronta... cinque minuti e sono lì. Ma tu che hai fatto? E' successo qualcosa?" "Nono, non è successo nulla, puoi stare tranquilla. Perchè me lo chiedi?" - Cercai di rispondere con la voce più calma e controllata che avevo. "Mi è sembrato ci fosse qualcosa che non andava dalla tua voce, sarà stata l'impressione o semplicemente questo telefono schifoso che dovrò cambiare al più presto. Dai prendo la macchina e sono lì. A dopo Mic!"

Chiusi la chiamata e a passi veloci mi incamminai verso il Fastnet Pub, da sempre nostro luogo di ritrovo.

Nonostante fossimo ad ottobre il sole, con il suo calore, si faceva stranamente sentire anche se accompagnato dalla classica brezza autunnale. Nelle strade tappeti di foglie alleggerivano il passo pesante degli abitanti di Newport, cittadina del Rhode Island, e gli alberi spogli facevano da cornice agli scorci pittoreschi che il paesaggio aveva da offrire. Le voci e le risate dei ragazzi che gironzolavano per le strade riempivano l'atmosfera di allegria. Tutto attorno a me sembrava così bello, così pieno di vita. Mentre il mondo proseguiva a colori, io mi andavo man mano sbiadendo. Ultimamente ero sempre così fredda, scontrosa, odiosa. Non ero più in me: era come se ogni motivo che avessi mai avuto per essere felice fosse scomparso all'improvviso dileguandosi nel nulla, ma il problema è che ogni cosa era ancora al suo posto, dove e come era sempre stata. Non era il mondo attorno a me ad essere cambiato, bensì io. Mentre il fiume dei miei pensieri mi sovrastava, le gambe continuarono a camminare verso il Fastnet senza che io potessi rendermene conto e, in men che non si dica, mi ritrovai davanti l'entrata ad aspettare Sarah. Impaziente attendevo che un' Audi rossa girasse l'angolo e che due occhioni color nocciola mi si presentassero davanti per spegnere, anche se per poco, tutti i pensieri che mi tenevano in gabbia. L'attesa non fu lunga, poco dopo infatti eravamo già dentro il locale davanti alla nostra solita tazza di caffè a ridere e scherzare. Ero felice di avere un'amica come Sarah. Era una delle poche persone con le quali potevo parlare di tutto senza avere paura di essere giudicata o biasimata. Era il mio punto di riferimento, la mia complice. Nonostante le nostre innumerevoli litigate, non c'era stato momento bello o brutto che non avessimo passato insieme.

"Allora, come sono andate le prove oggi?" - la domanda di Sarah mi fece destare dai miei pensieri.

"Mh si, sono state abbastanza faticose, ma tutto sommato sono andate bene..." - risposi, risultando forse poco credibile.

"E Mark?" "E Mark cosa, precisamente?" "Tu e Mark, non avete parlato?"

La guardai negli occhi senza elaborare una risposta. Un piccolo sorriso si tirò sulle sue labbra.

"Io proprio non capisco" - continuò - "Davvero, non riesco a capire come possiate essere talmente ciechi da non capire che vi interessate a vicenda"

"Sar per favore, non ricominciare di nuovo con questa storia. Sai che non è cosi"

"Siete due stupidi senza speranza" - disse accigliandosi giocosamente

Scossi la testa rivolgendole un'occhiataccia, subito dopo sorrisi.

"Possiamo parlare di cose serie, piuttosto che di queste sciocchezze? Pensiamo ad organizzare la serata di domani piuttosto"

"Ho già pensato a tutto io!"

I suoi occhi improvvisamente brillarono e lasciarono spazio ed uno sguardo entusiasta, come quello di un bambino a Disneyland.

"Ho chiamato le altre, ci sono tutte tranne Jenna. Voleva venire con Lucas, ma gliel'ho severamente vietato, tranquilla. Sarà una serata sole ragazze, ho anche comprato una marea di schifezze, sono in macchina. Sono o non sono l'organizzatrice perfetta delle nostre serate?"

"Sei la regina indiscussa di ogni serata che sia mai stata organizzata"

Ridemmo, finimmo di bere il caffè rimasto e ci mettemmo in macchina. Sarah accese la radio ed alzò il volume al massimo. Con i finestrini abbassati, la brezza autunnale sfiorava delicatamente i nostri capelli ed il sole riscaldava la pelle. Chiusi gli occhi e mi abbandonai sul sedile sorridendo, contenta di aver scostato Mark dai miei pensieri per qualche ora. Arrivate davanti casa presi il violoncello dalla macchina, mentre Sarah prese le buste della spesa con dentro tutte le varie schifezze di vitale necessità per la serata del giorno seguente. Entrammo e come al solito i miei non erano rientrati in casa, sicuramente ancora a lavoro.

"Allora io vado, ti lascio. Passo domani mattina come al solito?"

"Riesci a passare un po' prima? Vorrei andare in aula studio per provare uno o due pezzi prima delle lezioni"

"E va bene, vedo di fare il possibile. A domani allora"

Mi stampò un bacio veloce sulla guancia, e si precipitò fuori.

Non appena Sarah fu fuori dal vialetto, chiusi la porta di casa e andai in camera mia per buttarmi sul letto. Il silenzio di tomba che regnava in casa era quasi inquietante, decisi quindi di alzarmi per mettere un po' di musica. Cercai la mia playlist preferita e premuto play, la riproduzione casuale decise che quello di Haydn, doveva essere il concerto che doveva accompagnare quella mia infinita giornata. Ritornai a letto, lentamente le mie palpebre iniziavano ad appesantirsi e a chiudersi. Poco dopo, nonostante i miei sforzi di rimanere sveglia, la stanchezza ebbe la meglio e senza accorgermene, crollai in un sonno profondo.


Spazio autrice: Salve a tutti! Questa è la mia nuova storia: è un progetto al quale sto lavorando da un po' di tempo e mi farebbe piacere condividerlo con voi! La storia verrà pubblicata in contemporanea qui e su wattpad. Se volete supportarmi anche lì potete seguirmi e votare la storia! (@pajnless è il mio nome utente) Spero di vedervi al prossimo capitolo! Lasciate una recensione! Un bacio xx 
   
 
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