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Autore: Castiel Who    17/06/2009    7 recensioni
E’ solo questo che voglio. Non chiedo molto dopotutto. Solo avere la possibilità di morire. Jack/Ianto
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: I want to come with you.

Personaggi e Pairing: Jack Harknerss/Ianto Jones

Raiting: Giallo

Genere: Sentimentale, Malinconico, Triste, Drammatico

Disclaimer: Jack e Ianto non sono miei, tutto quello che scrivo non è a scopo di lucro e purtroppo i l’intero Torchwood è di Russel T. Davis.

Note: Le parole in corsivo sono i pensieri di Jack.

 

Allarme generale.

L’alieno muta forma è riuscito a uscire dalle celle sotterranee.

Te lo ha appena detto Ianto all’auricolare da qualche minuto e tu ti sei affrettato a tornare alla base senza farti il minimo scrupolo del motivo per cui eri al porto.

- Sta attento, potrebbe essere pericoloso. –

Ti raccomandi mentre di fretta a furia manovri il SUV nero svettando fra le strade della città.

Nessuna risposta, a volte Ianto lo fa.

Rimane zitto e annuisce mentalmente, come se lo potesse sentire qualcuno. Te ne sei abituato ormai.

Quando arrivi, non ti preoccupi di aver chiuso la macchina e ti avvii dentro portando la mano al fodero della pistola e estraendola.

Passi tutte le porte di sicurezza, e arrivi dentro, finalmente.

C’è silenzio, troppo.

- Ianto! –

Lo chiami, ma non risponde.

Avanzi iniziando a preoccuparti.

- Ianto! –

Ancora niente.

Dove sei?Rispondi dannazione!

Il cardiopalmo aumenta, ti avvii verso i computer e non trovi nessuno.

Maledizione!

Ti volti verso le scale che danno alla piccola sala operatoria di Owen e vedi qualcosa o qualcuno a terra.

Lo riconosci subito.

- Ianto! –

Ti precipiti giù per le scale, e ti chini su di lui.

O mio dio.

E’ ricoperto del suo stesso sangue, a pancia in giù.

Lanci la pistola a terra, non sai nemmeno tu bene dove.

No, ti prego, no.

Lo giri e appoggi la sua schiena sul tuo braccio tenendolo su.

Vai nel panico.

Un coltello è piantato nel suo addome. Quella creatura lo aveva colpito, senza alcun minimo di pietà.

Il sangue coloriva ulteriormente la camicia rosa di Ianto, una chiazza gigantesca che lo ricopriva quasi per intero.

Non ha battito, o respiro. Solo gli occhi chiusi come se dormisse, anche se sei ben consapevole che non lo sta facendo.

Provi a baciarlo come hai fatto l’ultima volta quando è stata la sua ragazza a ucciderlo, ma la ferita è troppo fatale.

Ti stacchi e lo guardi, annebbiato dal dolore. Annebbiato dalla consapevolezza che non vedrai mai più i suoi occhi azzurri aprirsi e perdersi nei tuoi.

Dalla consapevolezza che non sentirai mai più la sua voce tranquilla e pacata volgersi a te, e molto spesso strapparti un sorriso o farti posare automaticamente le tue labbra sulle sue.

Ripensi a tutte le volte in cui vi siete scambiati quelle sottili proposte sessuali a ogni limite della perversione e a tutte quelle volte in cui lo avete fatto il sesso.

Ripensi a ogni piccolo segnale che vi lanciavate anche con gli altri vicino e inconsapevoli di cosa stessero a significare.

Ormai le lacrime hanno preso il sopravvento, rigandoti le guancie, cadendo finita la strada, su Ianto.

Il tuo Ianto.

Quello che silenziosamente hai amato da quando gli sei piombato addosso la volta in cui cercavi di addormentare lo pterodattilo che ora vola ignaro per la base.

Non glielo hai mai detto, non gli hai mai detto di amarlo. Sei sempre stato un maledetto egoista, te lo sei tenuto sempre per te pur sapendo di quel che provava lui.

Ti maledici con tutto te stesso.

Ti amo Ianto.

Ma non riesci a dirlo nemmeno ora, nemmeno ora che è morto. Che non ti potrà mai più sentire.

Ora che è nell’oscurità.

Ora che vorresti seguirlo, e tenergli la mano nell’infinito vuoto che è la morte.

Faresti qualsiasi cosa pur di riaverlo, nella vita o nella morte.

I guanti della resurrezione, “I guantoni risorti” come li chiamavi tu, sono andati distrutti. Erano due.

Forse potevano essere una possibilità per vederci, per salutarci.

Ricordo quel che mi avevi detto, i guanti vanno in coppia.

Come non saremmo dovuti andare noi.

No, non sarei mai dovuto innamorarmi di te.

Voglio morire. Ora.

Dannatissima immortalità, quando mai mi sbarazzerò di te? Non ti voglio, vattene!

E urli, in preda a un dolore che non hai mai provato.

Perché tu, Jack Harknerss, ti sei innamorato di lui, un semplice uomo del ventunesimo secolo, perché non hai mai potuto fare a meno di lui, perché da quando è entrato nella tua vita, mai ti sei immaginato di vivere senza lui.

Ma non ti sei ricordato della sua mortalità. Maledettissimo, stupido umano.

Più volte avresti voluto una vita normale, in cui non esisteva Tochwood, in cui se ti fai male per riguarire ci metti giorni, come tutti gli altri umani.

Come lui.

Porti la mano libera all’impugnatura del coltello e lo estrai gemendo di un dolore psicologico nel sentire il sangue di Ianto bagnarti le mani e tingendole di quel rosso sgargiante che da quel momento per sempre odierai.

Lo guardi per un attimo prima di abbatterlo violentemente nel tuo torace con la falsa speranza di morire, almeno questa volta.

La consapevolezza è forte tuttavia, non sei morto per cose peggiori, perché mai dovresti morire ora?

Voglio andarmene.

Voglio venire con te.

Ci riprovi, ancora, e ancora.

Quando lo estrai per la quarta volta dal tuo corpo, sei ricoperto di sangue, come Ianto, con la piccola differenza che non sei riuscito a morire.

E’ solo questo che voglio.

Non chiedo molto dopotutto.

Solo avere la possibilità di morire.

Rimani così per tutto il giorno e tutta la notte, con l’odore acre del sangue nelle narici.

Finché improvvisamente non vedi che passare tutta la tua vita davanti agli occhi.

Grazie.

E chiudi gli occhi continuando ad abbracciare Ianto.

Per sempre.

 

Fine

   
 
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